Rassegna stampa: QUELLA SPORCA CINQUINA.



A cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 30 Settembre 2007

QUELLA SPORCA CINQUINA.
Tre mais, una patata e una barbabietola da zucchero Ogm si apprestano ad
essere approvati dall'Unione Europea anche se la maggioranza degli stati
membri è contraria.

La settimana scorsa sono saliti a cinque gli Ogm che sono burocraticamente
avviati verso il sì europeo, dato che il Consiglio dell'Unione Europea li ha
respinti, ma non con la richiesta maggioranza qualificata. I ministri
dell'Agricoltura degli Stati che compongono l'Unione hanno bocciato, ma
"solo" a maggioranza semplice, i mais MON810xNK603, della Monsanto;
1507xNK603, di Pioneer e Dow AgroSciences; ed "Herculex" 59122, anch'esso di
Pioneer e Dow. Dunque l'ultima parola toccherà alla Commissione europea, che
finora in casi come questo ha ripetitivamente votato sì. Per la cronaca, a
proposito dei tre mais l'Italia per due volte ha detto no ed una si è
astenuta.

Si profila dunque l'Ok - questione di qualche mese - all'importazione in
Europa di questi tre mais, destinati non soltanto all'alimentazione del
bestiame ma anche alle nostre tavole. E' nella stessa situazione una
barbabietola da zucchero, anch'essa bocciata dai ministri a settembre ma non
con la necessaria maggioranza qualificata. E poi c'è la questione della
patata Ogm, che è nel limbo della bocciatura "non qualificata" da luglio.
Qui non è n gioco semplice importazione, ma la vera e propria coltivazione.
Questa patata, particolarmente ricca di amido, non è destinata
all'alimentazione umana o animale, ma ad usi industriali.

La maggioranza qualificata chiesta ai ministri dell'Unione Europea per
bocciare un organismo geneticamente modificato è più o meno quella che viene
richiesta in determinate assemblee condominiali: il voto di ciascuno vale in
base di millesimi di proprietà che egli detiene. In questo caso, ciascun
ministro ha un "peso" proporzionale al numero degli abitanti dello Stato che
egli rappresenta. "I ministri dell'Unione Europea hanno sempre detto no agli
Ogm a maggioranza semplice, ma sono riusciti a raggiungere la maggioranza
qualificata solo in pochissimi casi - nota Federica Ferrario, responsabile
per Greenpeace Italia della campagna contro gli organismi geneticamente
modificati - L'ultima è stato per mantenere la possibilità di dire un no
nazionale a un Ogm".

La procedura per l'approvazione degli organismi geneticamente modificati non
solo non tiene conto della volontà espressa dalla maggioranza degli stati.
Essa non prevede neppure un pronunciamento del Parlamento europeo. Parte dal
parere dell'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare che ha sede
a Parma. "L'Efsa prende il dossier della multinazionale proprietaria del
brevetto, lo legge e dice che quelle affermazioni a proposito della mancanza
di rischi per la salute e per l'ambiente sono plausibili - attacca Federica
Ferrario - Non conduce studi indipendenti, e tanto meno di lungo periodo. La
Commissione Europea avrebbe l'autorità di imporli, ma non lo fa. Studi
indipendenti sugli effetti degli Ogm semplicemente non esistono".

Patata a parte, gli Ogm nel limbo non verranno coltivati nell'Unione
Europea. Ma neanche questo tranquillizza Federica Ferrario: "Il problema è
l'importazione del seme intero. Lo si è visto in Giappone, in uno studio che
riguardava dieci porti nei quali attraccavano le navi con a bordo colza Ogm
proveniente dal Canada. Ebbene, attorno ad otto dei dieci porti cresce
quella colza Ogm, e lo stesso lungo le principali vie di comunicazione, fino
ad una distanza di 30 chilometri". Come dire: anche quando gli Ogm vengono
soltanto importati in Europa, la contaminazione è comunque in agguato. (di
Maria Ferdinanda Piva)
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SVIZZERA: NIENTE OGM NEI PANIFICI.
domenica 30 settembre 2007
"Gli artigiani panificatori sono i più ecologici fornitori di pane e di
prodotti da forno. Gli sforzi della grande distribuzione, tesi a tirare
l'acqua al proprio mulino investendo milioni in marchi ed etichette e a
legittimarsi presso i consumatori come protettori della natura, non potranno
cambiare le cose".
"Panissimo", settimanale svizzero di categoria, apre in questo modo un
articolo in cui l'Associazione panificatori ribadisce il proprio impegno per
tenere gli ogm lontani dai propri prodotti: "Il genio genetico non ha posto
nel forno", è il titolo dello scritto, che aggiunge: "Già da molto tempo
l'ASPBP ha annunciato la propria intenzione di adottare tutte le misure
necessarie per garantire una produzione di pane esente da organismi
geneticamente modificati".

Agli inizi degli anni '90, scrive il settimanale, l'Associazione ha
sollecitato i propri associati a preferire le farine derivanti da cereali
coltivati senza l'impiego di fungicidi, insetticidi e regolatori di
crescita. I panificatori artigiani hanno scelto così la coltivazione
estensiva dei cereali, preferibile a una natura chimicamente modificata. La
stretta collaborazione di coltivatori, mugnai e panificatori ha così
consentito di lanciare un progetto di protezione dei suoli e dell'ambiente,
grazie al quale i consumatori hanno potuto avere a disposizione pane
ecologico e contribuire alla promozione della coltivazione naturale dei
cereali senza dover mettere mano al portafogli.

Già nel 1997 - continua "Panissimo" - l'associazione di categoria aveva
preso posizione in materia di organismi geneticamente modificati, allora al
centro di una polemica, dichiarando "alto e forte" che i panificatori
artigiani non aspiravano affatto a utilizzare simili ingredienti nel loro
pane. E avevano richiesto a tutti i fornitori una dichiarazione ogm chiara e
conforme alla legge, che consentisse di informare la clientela, con appositi
volantini, che il fornaio non utilizzava grano transgenico per produrre il
pane e che, nel contempo, contribuiva a proteggere terreni e ambiente.

L'associazione, d'altra parte- continua il giornale - non si è mai opposta
alla ricerca genetica. Nel 1998 la linea dell'associazione venne
sintetizzata in questa frase: "Abbiamo bisogno di sviluppare scenari di
sopravvivenza necessari all'umanità, al fine di fronteggiare il futuro. Ma
siamo per la produzione di pane fatto solo con materie prime naturali e
riconosciute".  Siamo nel 2007, conclude il giornale, e questi concetti
restano attuali e immutati. (fonte: Fornaioamico.it)
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