rassegna stampa: USA, MANGIME CONTAMINATO PER POLLI



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 03/05/07
USA, MANGIME CONTAMINATO PER POLLI.
Il veleno presente nel cibo per animali e ritirato dal commercio, è entrato
nella catena alimentare.
Tutto ebbe inizio qualche settimana fa quando la Menu Foods, colosso
Nordamericano per la produzione di cibi in scatola per animali, dispose il
ritiro di 60 milioni di confezioni di mangime umido, commercializzate sotto
varie etichette, in quanto ritenute pericolose per la salute degli animali.
All'inizio si pensò che il cibo fosse stato contaminato con aminopterina, un
veleno per i topi, una volta usato anche come farmaco per indurre l'aborto,
e poi bandito dagli Stati Uniti. Poi si appurò che a contaminare il mangime
era stata la melammina, un sottoprodotto della plastica creato da industrie
cinesi e usato impropriamente in quel Paese come integratore alimentare
animale.
La Food and Drugs Administration - l'ente federale Usa che sovrintende a
tutti i prodotti alimentari e medicinali - sta indagando sulla morte di
quattromila tra cani e gatti per scoprire eventuali correlazioni tra i
decessi e il cibo contaminato, ma ora l'allarme potrebbe riguardare anche
l'uomo. Si è scoperto infatti che la melammina è stata utilizzata nei
pastoni per nutrire i maiali e nei mangimi per i polli d'allevamento.
Secondo quanto ha scritto ieri il Washington Post, la Food and Drug
Administration, pur non ritenendo che, allo stato, la melammina rappresenti
«una minaccia significativa» per l'uomo ha avvertito che questo prodotto
potrebbe essere entrato nella catena alimentare umana attraverso il consumo
di maiali e di polli. Ma mentre il numero dei suini alimentati con l'
integratore incriminato non supererebbe le poche migliaia di capi, sembra
che i polli (da carne) che hanno ingerito melammina siano stati almeno 2,5
milioni negli Stati Uniti. In particolare, circa 100.000 polli di un
allevamento dell'Indiana che hanno ingerito mangime contenente melammina
sono stati messi in quarantena e sino ad ora nessuno di essi risulta essere
morto per aver ingerito la sostanza tossica cinese. Ciò nonostante questi
volatili saranno soppressi a scopo cautelativo.
Sull'onda dello scalpore suscitato dal cibo per animali da compagnia prima e
ora anche da allevamento, la Fda ha messo nella `lista nera´ di cui è
proibita l'importazione una serie di prodotti sintetici cinesi che, al pari
della melammina, rappresentano integratori o succedanei proteici, come
glutini o concentrati di proteine.
La melammina, un sottoprodotto della plastica usato anche nell'industria
delle costruzioni e usato in Cina appunto come additivo in cibi per animali
domestici, è in crescente espansione e un produttore cinese avrebbe
addirittura demolito vecchie costruzioni per riciclare la melammina ricavata
dai materiali edili di risulta.
L'allarme scattato negli Stati Uniti dopo il ritiro di milioni di scatolette
di cibo umido per cani e gatti aveva avuto eco anche in Italia in quanto
alcune delle case produttrici di questi mangimi sono presenti anche nei
nostri negozi specializzati e nei supermercati. A tranqullizzare era
intervenuta per prima la stessa Menu Foods specificando che i prodotti
potenzialmente contaminati, commercializzati sotto i marchi Iams ed
Eukanuba, erano stati distribuiti solo sul mercato Nordamericano. Poi era
stata la volta della Procter and Gamble chi si occupa della diffusione del
marchio Iams: «I prodotti presenti sul mercato europeo - aveva spiegato il
responsabile delle relazioni esterne, Renato Sciarillo - sono confezionati
in Olanda con materie prime europee di cui si conosce la tracciabilità come
previsto dalle normative europee». Nesssun glutine cinese dunque. A
rassicurare era poi intervenuta anche l'Assalco, l'associazione nazionale di
imprese per l'alimentazione e la cura di animali da compagnia.
«L'Assalco - dettava una nota - dichiara che nessuno dei prodotti
attualmente considerati a rischio e provenienti dalle fabbriche della Menu
Foods Inc. in Kansas e New Jersey viene distribuito in Italia dalle aziende
ad essa associate (tutte le principali aziende del settore petfood che
rappresentano oggi oltre il 90% del volume complessivo del mercato
nazionale)».
(fonte: "Il Secolo XIX", 3 maggio 2007)
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