rassegna stampa: I CONTADINI EUROPEI CONTRO GLI AGROCARBURANTI.



a cura di AltrAgricoltura Nord Est.
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tratto da "Il Manifesto" - 12/03/2007I
CONTADINI EUROPEI CONTRO GLI AGROCARBURANTI.
(di Marinella Correggia)
«Non contribuiscono a risolvere la crisi agricola, né quella climatica, ed
entreranno in concorrenza con la produzione alimentare». La Coordination
Paysanne Européenne (Coordinamento contadino europeo: www.cpefarmers.org)
che unisce sindacati e movimenti per un'altra agricoltura - fra i quali in
Francia la Confédération Paysanne, il sindacato di Bové, e in Italia l'Ari e
il Foro contadino - è molto critica verso i biocarburanti, quelli importati
ma anche quelli prodotti in loco, sui quali spingono anche i paesi Ue, come
molti altri, e che sono spesso presentati come una panacea per il mondo
agricolo. Intanto, meglio chiamarli «agrocarburanti», bio essendo un termine
equivoco e abusato.
Secondo la Cpe, sarà mediocre l'impatto sull'effetto serra della produzione
di carburanti industriali partendo da mais, frumento, barbabietola
(bioetanolo) o colza e girasole (biodiesel) ottenuti in monocolture
intensive annuali - del resto non avrebbe economicamernte senso la
coltivazione biologica, su piccola scala e a bassi input: per nutrire le
auto! Sul saldo fra energia (fossile) necessaria per produrre
l'agrocarburante e quella del prodotto finale la Cpe fa un po' di calcoli.
Se si produce etanolo da mais il saldo è 1: tanta energia mangiata quanta
prodotta; ma ricordiamo anche che il mais irriguo è incompatibile con
l'incombente crisi idrica. Nel caso dell'etanolo da frumento siamo a 1.06,
per quello da barbabietola a 1,14, e per il diestere da colza a 1,66. La
convenienza energetica sale un po' se si integrano le economie generate
dall'utilizzazione in alimentazione animale dei sottoprodotti. Un reddito
decente, poi, può scaturire solo da fortissime sovvenzioni, che favoriranno
le grandi aziende a detrimento dell'impiego rurale.
«La sola incorporazione del 5,75% di agro-carburanti nei carburanti da
petrolio - obiettivo Ue - necessiterebbe del 20% della superficie agricola
coltivata a cereali. Utilizzando tutta la superficie agricola europea si
potrebbe fornire solo il 30% dei bisogni attuali in carburanti. E se
l"Europa gli agro-carburanti li importa, sposta in altri paesi il problema
della concorrenza con l'alimentazione». Senza considerare il costo
energetico del trasporto internazionale, «invece di dare la priorità alla
riduzione dei trasporti, i paesi industrializzati sviluppano grandi progetti
di produzione di agro-carburanti in paesi tropicali quali la Colombia,
l'Indonesia, la Malesia, il Brasile, a scapito della sicurezza alimentare e
della biodiversità». Si veda l'appello a una moratoria rivolto all'Ue da
diverse organizzazioni e già pubblicato da terra terra
(www.corporateeurope.org/Open_Letter_EU_biofuels). E del resto non è un caso
che le industrie di bioetanolo e biodiesel si posizionino vicino a grandi
porti: «La priorità sarà comunque data all'importazione di agrocarburanti
tropicali, meno costosi».
Per la Cpe, le aziende agricole possono contribuire a ridurre la crisi
climatica in ben altri modi: cambiando i modelli di produzione (l'utilizzo
di concimi azotati è circa il 40% dell'energia consumata dalle aziende),
aumentando il tasso di materia organica nel suolo così da accrescere la
quantità di carbonio da esso sequestrato; sostenendo lo sviluppo di energia
solare sui tetti dei fabbricati agricoli. L'utilizzo di olio vegetale grezzo
va bene per l'autoconsumo dell'azienda agricola, ed è accettabile lo
sviluppo di carburanti di seconda generazione provenienti da altre biomasse
(filiera ligno-cellulosica, rifiuti organici) senza però mettere in pericolo
la materia organica dei suoli. Ma la riduzione rimarrà marginale rispetto al
fabbisogno. Insomma l'Ue deve cambiare modello di trasporti, e rilocalizzare
l'agricoltura e l'economia. È poi necessario avviare un dibattito su come
usare le terre: sotto accusa la massiccia produzione di carne che «consuma»
vaste superfici agricole. È la tradizionale competizione food-feed, cibo con
tro mangime, che ora si intreccia con quella food-fuel, cibo contro cibo per
le auto.
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