Mamme e neonati schedati per promuovere riviste e prodotti. Il commento di Lega Consumatori



Dal sito www.helpconsumatori.it
 

12/02/2007 - 11:50 
 
Il Garante per la protezione dei dati personali ha vietato ad una casa
editrice di proseguire la 'schedatura' di decine di migliaia di nominativi
di neo mamme e neonati raccolti e utilizzati in modo illecito a fini di
profilazione e marketing. "A renderlo noto - afferma Linda Grilli,
responsabile dello sportello 'SOS Mamma' di Lega Consumatori Acli Toscana -
è stato la stessa Authority che in una nota ha precisato i termini della
vicenda." Il provvedimento è scaturito in seguito alla segnalazione di una
coppia di genitori che lamentava di aver ricevuto, senza consenso, riviste
omaggio in occasione della nascita dei figli. Secondo le affermazioni del
Garante la casa editrice in questione - specializzata in tematiche relative
alla gravidanza e alla prima infanzia - avrebbe promosso i propri prodotti
avvalendosi anche di referenti esterni, scelti tra medici e infermieri di
strutture ospedaliere pubbliche o private che avevano il compito di
distribuire coupon con i quali venivano raccolti una serie di dati (nome e
cognome della mamma e del bambino, professione, data di nascita, numero di
telefono ecc.). Per svolgere questo compito il personale ospedaliero era
remunerato con regali di valore proporzionale al numero di nominativi
raccolti.
"Si tratta - prosegue Linda Grilli - dell'ennesimo vergognoso esempio di
quanto la nostra associazione va denunciando da anni: in Italia si spendono
cifre da capogiro e si ricorre ad ogni mezzo per convincere i genitori
all'acquisto. Del resto entrare nei data-base delle aziende che producono
prodotti per l'infanzia è semplicissimo: basta che la futura mamma
sottoscriva la fidelity card di un negozio specializzato in puericultura o
si abboni ad una rivista per future mamme, e si mette in moto un meccanismo
pubblicitario perverso, fatto di invii di opuscoli, guide all'acquisto,
campioni omaggio e quant'altro. Un meccanismo che, naturalmente, si
intensifica ulteriormente dopo la nascita del bambino e che ha un solo
obiettivo: quello di vendere il più possibile, anche se l'oggetto in fondo
non serve o è superfluo."
"Il problema - prosegue Linda Grilli - è che spesso questi prodotti sono
inutili, se non addirittura dannosi per la salute di mamme e bambini. Un
esempio su tutti sono i prodotti sostitutivi del latte materno: a cosa serve
inviare pubblicità e buoni sconto di latte in polvere se la mamma sta
allattando al seno? Oppure recapitare campioni omaggio di omogeneizzati
etichettati a partire dal 4° mese, quando l'OMS raccomanda di allattare al
seno i neonati, in modo esclusivo, almeno fino al sesto mese compiuto?
Inoltre, basta guardare le pagine di queste riviste o sfogliare gli opuscoli
inviati alla mamme - pieni zeppi di biberon e aggeggi per l'alimentazione
artificiale del bambino - per accorgersi che l'importanza dell'allattamento
materno è espressa solo a parole: nei fatti i produttori di alimenti per
l'infanzia cercano solo di ritagliarsi nuove fette di mercato."
Eppure gli strumenti per combattere il fenomeno esistono. Da tempo le
associazioni di tutela dei consumatori ribadiscono la necessità e l'urgenza
di far attuare pienamente il Codice Internazionale sulla Commercializzazione
dei Sostituti del Latte Materno OMS/Unicef, adottato nel 1981, allo scopo di
proteggere la salute dell'infanzia, sanzionando la scorretta
commercializzazione ed ogni forma di promozione dei sostituti del latte
materno. L'Italia - e le stesse ditte produttrici - hanno sottoscritto il
Codice fin dal 1981, benché l'attuale normativa italiana è in molte sue
parti più debole del Codice Internazionale e delle successive Risoluzioni.
"Ci appelliamo - conclude Linda Grilli - al Ministro Livia Turco Turco:
siamo certi della sua sensibilità riguardo al problema e confidiamo che
possa al più presto colmare questa lacuna."
2007 - redattore: SB