Nasce Finansol, per cambiare Banca Etica



Comunicato stampa Finansol, il blog della Finanza Etica italiana
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La proposta dei soci della prima banca alternativa italiana
Nasce Finansol, per cambiare
le strategie di Banca Etica
Il senatore Iovene: "Una struttura che ha paura del confronto è destinata a morire"

ROMA        Si è acceso nei giorni scorsi a Roma - e da qualche tempo sul blog www.finansol.it - il dibattito sull'efficacia e le potenzialità della partecipazione dei soci alla vita imprenditoriale e culturale di Banca Etica. E' successo che molti componenti della base abbiano in mente linee strategiche che a volte divergono da quelle proposte dal consiglio di amministrazione. A Roma oltre 50 soci di Banca Etica si sono ritrovati per una iniziativa, la prima in Italia, che vuole scuotere i vertici della banca e ri-animare la base sociale. Ne è venuta fuori una miscellanea di intenzioni, lamentele, desideri e disponibilità che ha visto riuniti, accanto ai tanti soci, Nuccio Iovene, storico consigliere della Cooperativa Verso la Banca Etica e oggi senatore; Luigi Nieri, assessore al bilancio della Regione Lazio, tra i primi membri del primo Git romano; consiglieri d'amministrazione attuali come Ugo Biggeri e Silvestro Profico e del recente passato, Cesare Frassineti.

Iovene: "Una struttura che ha paura del confronto è destinata a morire".
Nieri: "I soci attivi sono una risorsa"
Al centro dell'incontro alcune domande chiave all'attuale amministrazione di Banca Etica a partire dagli impieghi, oggi sono fermi al 50% della raccolta, oppure per capire il perché al Sud vanno solo il 7% degli investimenti complessivi. Un focus è stato dedicato ai fondi pensione e ai fondi di investimento per comprendere se è giusto entrare nei primi e per definire i criteri di inclusione dei secondi. Si è parlato anche della valutazione sociale e dei tempi per attuarla. Ma soprattutto nel dibattito è emerso il protagonismo dei soci. Il senatore Nuccio Iovene ha sottolineato come "una struttura che non ha paura della vivacità della base - anche se non sempre ortodossa e plaudente - ma anzi la stimola, è viva, è capace di affrontare gli ostacoli e ha futuro; altrimenti è destinata a morire, se non è già morta". Per l'assessore Luigi Nieri "forse non tutti vogliono essere soci attivi, ma almeno quelli che hanno questa passione devono essere valorizzati come una risorsa per la banca".

Tutto nasce a Bari, nel maggio scorso
L'incontro di Roma segue la costituzione del blog Finansol ed è figlio dell'assemblea della banca che si è tenuta a Bari nel maggio scorso. Fu in quella sede che alcuni soci si distinsero dal coro plaudente, e nei giorni successivi parecchi convennero con chi aveva osato (il termine non suoni provocatorio, descrive solo quanto accadde) far notare che la partecipazione al 2% non poteva essere sufficiente; che la certificazione SA8000 era un timbro buono solo per chi non conosce il nostro approccio alla materia; che il denaro che i risparmiatori depositano doveva essere inteso come leva per una rivoluzione della filiera economica ormai improcrastinabile; che il rapporto col socio era il tratto distintivo della nostra impresa rispetto alle mille altre che si dedicano al "cause related marketing".
Niente di nuovo, è quello che ci hanno insegnato gli attuali dirigenti quando ancora la base sociale non raggiungeva le dimensioni di una cittadina di provincia. Forse nuove sono le motivazioni. Per una struttura di finanza etica la cura della trasparenza e della partecipazione devono rappresentare il punto di partenza, non tanto - o forse non solo -  per il loro valore morale, quanto perché solo questi due elementi permettono l'esistenza di quella cultura dell'economia solidale che gemma nella finanza etica. Sono la premessa, non qualcosa in più. Per Banca Etica questo è il momento di coltivare il contributo di tutti con particolare insistenza perché tra pochi mesi questa stessa base sociale sarà chiamata a rinnovare il proprio Consiglio di Amministrazione, in un momento cruciale per la vita della banca, della società civile organizzata e della nazione (economicamente intesa).

Se non ora, quando? Il ruolo di Banca Etica nel panorama italiano del credito
Dopo anni in cui abbiamo tutti insieme dimostrato che un'impresa dedicata solo ed esclusivamente alla finanza etica può restare sul mercato in modo efficace ed efficiente, il settore bancario tradizionale ha capito che anziché contrastare la crescita di queste strutture - così radicalmente differenti dalla propria natura speculativa - è molto più conveniente crearne di nuove, dotarle (grazie agli sproporzionati utili a cui ci hanno abituato in questi ultimissimi anni) di un capitale di base semplicemente impensabile per qualsiasi iniziativa pubblica (o popolare) e poi alimentarle con le speranze e le illusioni che le campagne di marketing saranno in grado di attirare.
Non si preoccuperanno dell'incoerenza tra questo approccio (che noi orgogliosamente chiamiamo finanza etica) e la perversa natura dei loro obiettivi, dei loro strumenti e delle loro politiche per il personale ed i clienti. Non si preoccuperanno della bruciante ironia che sostiene i loro bilanci sociali, buoni solo per essere sfogliati in un ufficio in zona centralissima, così come non verranno colti da rimorsi per non aver saputo coltivare una consapevolezza collettiva sull'uso del denaro e del risparmio (quando non del credito), ma al contrario di aver foraggiato squadroni di avvocati che preventivamente - e nei tribunali poi - studiassero e difendessero i limiti della deontologia per restare appena un passo al di qua del legale e riuscire a dire comunque sempre il meno possibile.
Chi si preoccuperà quindi di arginare l'asimmetria informativa, la forzosa (e artificiosamente stimolata) promozione dell'indebitamento che viene portato spesso ben oltre le capacità di produzione del reddito dei singoli, chi informerà i cittadini delle esternalità negative sull'ambiente e sulle piccole economie locali che questo modo d'intendere l'economia comporta inevitabilmente?
È normale attendersi che lo faccia il movimento della finanza etica, è normale attendersi che la più grande e visibile struttura di questo movimento si senta investita da una particolare responsabilità. Perché se non lo fa Banca Etica chi può farlo? Se non lo fa adesso quando lo farà? Quando ormai il nostro sarà solo un marchio come tanti nella selva di tutte le strutture eque, sociali, responsabili?

Per la banca è necessario un Consiglio di Amministrazione più competente
Il prossimo dev'essere il Consiglio di Amministrazione più competente, più appassionato, più determinato e più impegnativo che la nostra banca abbia mai avuto. Dovrà governare una squadra operativa che aumenta in numeri e complessità, dovrà allacciare vere alleanze con la società civile organizzata che in questi anni si è - almeno un po' ammettiamolo - allontanata, quando non anche dall'idea comunque dalla frequentazione quotidiana, dovrà approfondire il significato di etica e responsabilità in un contesto in cui le parole perdono continui pezzi del loro significato e dovrà far sapere a chi ancora non ci conosce che esiste una banca che può raccogliere il loro denaro senza considerarlo solo come una parte del budget, che lo gestisce senza acrobazie da paradiso fiscale e sperimenta innovazioni imprenditoriali che dimostrano la validità delle nostre "idee eretiche".
Perché non lo costruiamo insieme? Organizziamo delle conferenze per valorizzare ciò che ogni singolo territorio può dare, tante riunioni per capire cosa possono fare i soci fondatori, delle "primarie" perché i candidati siano poi letteralmente sommersi dalle preferenze dei tantissimi soci che riusciremo tutti insieme a portare a Padova nel 2007.
Finansol, che è solo un blog e rispecchia tutti i limiti e le potenzialità dei blog, è disponibile a dare una mano. ( www.finansol.it)