rassegna stampa: LA UE TENTA DI AUTORIZZARE L'INQUINAMENTO DEL BIOLOGICO.



A cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 21/1072006
LA UE TENTA DI AUTORIZZARE L'INQUINAMENTO DEL BIOLOGICO.
Quale futuro potrebbero mai avere l'agricoltura e l'alimentazione biologica,
sapendoli contaminati da Ogm?
La risposta se la saranno data anche alla Commissione Ue, prima di
trasmettere al Consiglio Agricolo dell'Unione gli emendamenti che vorrebbero
introdurre nel Regolamento del biologico la soglia dello 0,9% di
contaminazione ammissibile da Ogm.

Che dire?
Che la tecnocrazia di Bruxelles ha prevalso a tal punto sulla politica da
permettersi di introdurre nella proposta emendativa persino elementi di
discrezionalità, per cui «...la Commissione può stabilire una soglia minima
per contaminazioni inevitabili da Ogm delle sementi usate nella produzione
biologica». Ammettendo con ciò che il confronto in corso con gli Stati
membri e la società civile per fissare le norme di «coesistenza» fra
agricoltura biologica, convenzionale e transgenica è una partita truccata.
Perché la Commissione sapeva che non c'è alcuna possibilità tecnica di
coesistenza e che l'agricoltura transgenica, una volta autorizzata,
contaminerebbe quella biologica e convenzionale e trasformerebbe, come negli
Usa, le aule dei tribunali europei nel caos di infinite cause risarcitorie.
La verità sulle scelte della Commissione Ue appare volgare.
Si blandiscono gli stati invocando la «coesistenza», mentre nei fatti la
Commissione opera per regolamentare il diritto delle multinazionali ad
inquinare le filiere agroalimentari, decretando il suicidio del modello
agricolo comunitario.

Che fare?
Ci si alza sdegnati dal tavolo truccato sin tanto che l'interesse generale
non venga ristabilito. Le Regioni possono ora riporre nei cassetti ogni
confronto sui piani di coesistenza e completare le leggi che dichiarino
«Liberi da Ogm» le proprie aree. Ma è al governo del paese, e segnatamente
al ministro delle Politiche Agricole, che si presenta l'occasione di
affermare l'Italia in un ruolo di leadership, a salvaguardia
dell'innovazione competitiva che rappresenta il modello di agricoltura
sostenibile. Sparigliando con ciò il trinomio che ingessa Bruxelles: la
debolezza della Commissione, la pigrizia conservativa della burocrazia, lo
strapotere delle lobby.

Utopia?
Non più. L'istituzione di una unità di crisi, guidata dal ministro alle
Politiche Agricole, segnerebbe un passo in questa direzione. Una unità di
crisi forte, legittimata dalla ricerca del più ampio consenso parlamentare,
capace di azioni istituzionali e diplomatiche come si conviene di fronte ad
una emergenza che, in Italia, manderebbe in fumo le 50.000 aziende che fanno
del nostro il primo paese produttore di biologico in Europa e far
precipitare i 180 miliardi di produzione lorda. Facendo capire a Bruxelles
che ogni diplomazia è ormai possibile solo con il ritiro o la bocciatura
degli emendamenti. Perché l'Europa non è il far-west e il metodo Bayer, che
prima inquina coi propri Ogm le filiere del riso e poi pretende
l'autorizzazione a commercializzarlo, è una dittatura economica buona per
una repubblica delle banane. Tutto ciò è a tal punto patrimonio comune delle
organizzazioni di rappresentanza della filiera agricola, della grande
distribuzione, dell'associazionismo consumerista e sindacale del paese, da
autoconvocarsi, l'8 di novembre a Roma, dando vita agli Stati generali della
«Coalizione Liberi da Ogm».
Con un solo ordine del giorno: la mobilitazione perché la Commissione ritiri
gli emendamenti.

Ivan Verga, direttore del Consiglio dei diritti genetici (Cdg)
(fonte: Il Manifesto, 21 Ottobre 2006)
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