rassegna stampa: Irraggiamento di cibi.



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Notiziario per calendifebbraio 2006" - Associazione veneta dei
produttori biologici.
Irraggiamento di cibi.
I raggi gamma sono usati talvolta per la conservazione industriale dei cibi.
La sorgente più consueta è qualche isotopo radioattivo, come il cobalto 60
od il cesio 137. I raggi gamma rompono la struttura molecolare della
sostanza organica, formando radicali liberi. Tali radicali reagiscono con il
cibo, formando nuove sostanze chimiche, chiamate “prodotti radiolitici”,
caratteristici dei cibi irradiati.
Le radiazioni gamma agiscono contro batteri, insetti o muffe che accorciano
la serbevolezza dell’alimento o della bevanda. Nelle patate, nelle cipolle,
nell’aglio, sono adoperate anche per distruggere la capacità germinativa.
È sembrato un facile sistema di conservazione, alternativo alle solite
scomode procedure di grande pulizia, d’essiccazione, di confinamento in
ambienti freschi, aerati, al riparo dalla luce. Addirittura, s’è pensato di
ripetere l’irraggiamento più volte al ricomparire di nuove infestazioni, per
prolungare all’infinito la conservazione di un alimento.
Quello che è comodo alle industrie, spesso non è altrettanto gradito ai loro
clienti finali. D’altra parte, un cibo irradiato è pericoloso per la salute
umana e per l’ambiente. Altrettanto pericoloso, in particolare per gli
addetti alle lavorazioni, è il trasporto e la manipolazione delle sostanze
radioattive.
Per nostra fortuna, grazie anche all’intervento delle associazioni dei
consumatori, la legislazione italiana e quella europea non consentono l’uso
diffuso di tali tecnologie. L’irraggiamento dovrebbe sempre essere indicato
nell’etichetta, ma, se è illegale, l’indicazione non è riportata. Da studi
condotti in vari paesi europei, risulta che molti integratori alimentari e
molti succhi di frutta sono stati sottoposti ad irraggiamento senza
autorizzazione. Occorre in ogni caso grande prudenza all’acquisto di certi
prodotti, in particolare di quelli erboristici, che sono in gran parte
importati da paesi privi d’adeguata legislazione in materia, mentre in
Europa è richiesta una dose molto bassa di inquinamenti microbici, non
ottenibile con il riscaldamento, per non perdere le essenziali
caratteristiche organolettiche. (Guido Fidora)
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