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rassegna stampa - Aviaria: aumentano i casi in Turchia.
- Subject: rassegna stampa - Aviaria: aumentano i casi in Turchia.
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Thu, 26 Jan 2006 12:06:27 +0100
a cura di AltrAgricoltura Nord Est -------------------------------------- tratto da "vita.it" - 20/01/06 Aviaria: aumentano i casi in Turchia. I nuovi dati del Ministero della Sanita' turco I casi di influenza aviaria accertati in Turchia sono aumentati nel corso della notte da 21 a 24, i casi sospetti sono passati da 49 a 73 e le province turche sospette di albergare il virus sono anch'esse aumentate nel corso della notte scorsa di tre unita', passando da 25 a 28. Lo rende noto questa mattina il Centro di coordinamento per l'aviaria del Ministero della Sanita' turco, aggiungendo che restano, pero', ancora 13 le province turche in cui la presenza del virus e' stata accertata. ------------------------------------ Tratto da "Panorama .it" - 20-12-05 Aviaria: l'enigma dei contagi cinesi. Secondo vari esperti, in Cina le vittime del virus H5N1 sarebbero ben più dei quattro casi ufficialmente dichiarati ». Dopo Vietnam, Thailandia, Cambogia e Indonesia, anche in Cina sono stati ufficialmente segnalati casi umani di influenza aviaria da H5N1 (in tutto, in questi cinque paesi le vittime registrate dall'Oms sfiorano la settantina). I casi cinesi sarebbero finora quattro, due dei quali letali; e gli esperti dell'Oms stanno lavorando con le autorità locali per accertare come è avvenuto il contagio. Ma davvero i casi cinesi di infezione sono soltanto quattro? Un numero così basso, in un paese enorme e con un'alta promiscuità fra allevatori e volatili, suscita perplessità tra gli esperti. A lanciare l'allarme, a un recente congresso a Marburg, in Germania, il virologo Masato Tashiro, responsabile del National institute of infectious diseases di Tokyo, centro che coadiuva l'Oms. Tashiro ha presentato una dettagliata tabella che riportava ben 300 vittime umane cinesi dovute all'influenza aviaria, negli ultimi anni, affermando, secondo le testimonianze di giornalisti ed esperti (come Hans-Dieter Klenk dell'Università di Marburg), di avere ricevuto le informazioni da fonti non ufficiali nel corso di una visita in Cina. Nell'occasione, inoltre, come riporta il Frankfurter Allgemeine, Tashiro avrebbe duramente criticato le autorità cinesi, responsabili di nascondere la serietà della situazione agli occidentali. E la notizia è apparsa nei giorni successivi su ProMed-mail, il bollettino web dell'International society for infectious diseases. In seguito Tashiro ha corretto il tiro: «Ho detto che i casi umani ufficiali di infezione da H5N1 in Cina sono quelli confermati in laboratorio e che potrebbe trattarsi solo della punta visibile. È ragionevole ritenere che, a causa della scarsa sorveglianza e dell'inadeguato sistema informativo, i casi siano molto più numerosi. Non penso però che le autorità cinesi stiano nascondendo la verità: dai tempi della sars, collaborano con l'Oms». L'esperto giapponese ricorda comunque che esse hanno limitate capacità di monitorare tutti gli eventuali casi umani, soprattutto nelle zone rurali. Già alla fine dell'estate un gruppo di anonimi ragazzi cinesi aveva scritto sul blog Boxun della morte di 121 persone a causa del virus H5N1, nella stessa area del lago Qinghai in cui si stava manifestando una moria di volatili colpiti dallo stesso virus (la fonte è il settimanale inglese New Scientist). I conti non tornano, dunque: del resto anche Science affronta la questione. Alcuni osservatori, infatti, giudicano non casuale che le autorità cinesi abbiano annunciato una campagna di vaccinazione del pollame (più di 5 miliardi di polli, anatre, oche) giusto il giorno prima di riconoscere il caso numero uno, mortale, di influenza da H5N1. Sempre su Science il portavoce dell'Oms a Pechino, Roy Wadia, esprime dubbi sul numero effettivo di casi umani riportati dalle autorità cinesi: «Un vero enigma, visto che il virus H5N1 è in circolazione in Cina almeno dall'inizio del 2004». Che si ripeta il copione già visto ai tempi della sars, quando il governo di Pechino tenne nascoste al mondo le reali dimensioni dell'epidemia di polmonite atipica? ---------------------------------------------------------------------------- - Tratto da "Le Monde Diplomatique" dicembre 2005 Alain Lecourieux Lo spettro di un'epidemia mondiale di influenza aviaria - ineluttabile secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che evoca centinaia di milioni di morti - ha fatto rinascere, negli Stati uniti, i dibattiti sulla necessità di aggirare i brevetti sulle medicine. Le autorità temono in effetti che la casa farmaceutica svizzera Roche, che ha l'esclusiva mondiale sulla produzione di Tamiflu, si riveli incapace di fornire un approvvigionamento sufficiente di questo anti-virale, di cui del resto nulla permette di stabilire con precisione l'efficacia contro il virus Hsni. Ma queste epidemie virtuali (ricordiamo che nell'ottobre 2001, dopo il caso di bioterrorismo con le buste contaminate dal bacillo del carbonio, Washington aveva allo stesso modo evocato la sospensione dei brevetti della casa farmaceutica tedesca Bayer sulla ciprofloxacina) tendono a mascherare le vere malattie che, da sole, dimostrano sufficientemente l'iniquità del sistema attuale dei brevetti. Per lottare contro l'aids, la tubercolosi, la malaria e il gran numero di malattie croniche che interessano la sanità mondiale, i paesi del sud subiscono sempre più gli effetti del preciso inquadramento che ha fatto seguito all'accordo sugli Aspetti dei diritti della proprietà intellettuale legati al commercio (Trips). Questo accordo, firmato il 15 aprile 1994, impone una regolamentazione a vocazione universale; entrerà in vigore per tutti i paesi all'inizio del 2005 e proibirà di produrre delle copie generiche di medicinali recenti. A Doha (Qatar), nel 2001, dopo una forte mobilitazione internazionale, era stato raggiunto un compromesso: in caso di emergenza sanitaria, diventa possibile per un paese far fabbricare medicinali generici facendo ricorso a una «licenza obbligatoria» - strumento giuridico che permette di sospendere l'esclusività del brevetto, in contropartita del versamento di una royalty intorno al 5%. Tuttavia, soltanto i paesi che dispongono di una capacità industriale nel settore farmaceutico - Sudafrica, Brasile, India, Kenya, Thailandia - sono interessati a questo compromesso. Per gli altri, un'altra soluzione avrebbe dovuto essere proposta prima della fine del 2002. Le multinazionali farmaceutiche hanno però fatto pressione sul governo statunitense perché facesse marcia indietro sui termini di questa dichiarazione. Il 20 dicembre 2002, Supachai Panitchpakdi, allora direttore generale dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), ha constatato che «gli stati membri del Wto non sono giunti a un accordo sull'accesso ai medicinali nei paesi poveri che non hanno capacità industriale». Un accordo temporaneo, firmato il 30 agosto 2003 al Wto, aveva però rimosso alcuni ostacoli, almeno sulla carta: in deroga alle regole dell'accordo sui Trips, a un paese non produttore veniva riconosciuto il diritto ad «importazioni parallele» di medicinali generici in provenienza da un paese che li fabbrica. Per questo erano necessarie due licenze obbligatorie: una in ciascuno dei due paesi implicati. Ma ad eccezione del Canada (dove esiste un'importante industria di generici), nessun grande paese esportatore si è impegnato ad intraprendere questa strada. Invece di farlo, gli Stati uniti hanno moltiplicato gli accordi commerciali bilaterali cosiddetti «Trips+», che limitano sistematicamente il ricorso ai generici, e vanno al di là delle clausole del Wto in materia di protezione dei brevetti. L'accordo del 2003, svuotato della sua sostanza, si è rivelato privo di effetti. Per questo motivo il gruppo dei paesi africani della Wto ha chiesto che la conferenza di Hongkong adotti una riforma di questo accordo, che permetta di uscire dal regime delle clausole obbligatorie - la cui inefficacia è ormai dimostrata - e di mettere in opera un sistema di regole stabili per l'import e l'export di medicinali generici. Alla riunione del Consiglio del Trips del 25 ottobre scorso, gli Stati uniti si sono rifiutati di andare al di là di transposizioni tecniche dell'accordo del 2003. Sono stati seguiti da Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Svizzera e Unione europea. Invece, gli africani hanno ottenuto l'appoggio di Brasile, Cina, India, Giamaica e Filippine. Numerosi paesi del Sud, al di là di questi aspetti sanitari, considerano gli accordi sulla proprietà intellettuale come strumenti di dominio. In effetti, comportano clausole leonine: obbligo di acquisto presso il detentore del brevetto; determinazione, da parte del detentore, dei modi di produzione; obbligo, per il ricevente, di comunicare al detentore i perfezionamenti realizzati sul procedimento di produzione; limitazione o proibizione delle esportazioni. L'industria farmaceutica si disinteressa dei pazienti non redditizi: solo il 10% della ricerca medica riguarda malattie che colpiscono il 90% della popolazione della terra. Tuttavia, ogni anno, 11 milioni di persone muoiono di malattie infettive, per mancanza di accesso alle medicine essenziali e 2 miliardi non hanno accesso alle cure sanitarie. La conferenza di Hongkong dirà se questi dati sono altrettanto pertinenti di quelli che riguardano gli utili del complesso medico-industriale. note:* Ingegnere civile delle Mines. (Traduzione di A.M.M) ------------------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com -- No virus found in this outgoing message. Checked by AVG Free Edition. Version: 7.1.375 / Virus Database: 267.14.23/240 - Release Date: 25/01/2006
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