rassegna stampa - Wal-Mart: PREZZI BASSI MA COSTI ALTI. C OSA C'È DIETRO UN MIRACOLO



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" -
PREZZI BASSI MA COSTI ALTI. COSA C’È DIETRO UN MIRACOLO.
Wal-Mart: un prezzo basso ottenuto con alti costi sociali va nella direzione
opposta di ciò che il consumatore si attende.
"Every day low price". Lo slogan di WalMart (la più grande catena di
distribuzione del mondo con oltre 5000 mila punti vendita e, tanto per
fornire una tangibile testimonianza del suo dinamismo, l’apertura di un
nuovo supermercato alla settimana in Cina) sembrava il modello di
riferimento per gran parte della distribuzione.
E in parte anche per il mondo della produzione. Il termine WalMartisation,
come effettocontagio, compare sovente nella letteratura economica.
Si noti bene che WalMart non è una catena discount ma distribuisce prodotti
di marca così come le altre catene.
Si è spesso equivocata, di questi tempi, la forte sensibilità al prezzo del
consumatore come una sorta di assioma che certifica l’attesa e la ricerca
del prezzo più basso. Insomma un’ulteriore conferma – non solo l’imitazione
da parte dei suoi più diretti competitor ma anche il presunto, illimitato
favore da parte dei consumatori – che la promessa di base, la filosofia di
WalMart – al di là dei suoi successi commerciali – risultasse largamente
vincente.
I nodi però stanno, improvvisamente, venendo tutti al pettine.
L’alto costo sociale del prezzo basso ("The high cost of low price")
comincia a divenire un nuovo, popolare slogan.
Dopo che è stata elevata a WalMart una megamulta – 172 milioni di dollari ed
un film documentario di grande successo denuncia le continue illegalità
della grande multinazionale Usa.
Il solito vetero attacco ad una grande multinazionale?
C’è qualcosa di più, e di ben più importante, al di sotto di questa nuova
realtà.
Un grande sprazzo di luce su un diffuso cono d’ombra di quello che pareva il
nuovo Paese di Bengodi per il consumatore.
Ma forse anche su una potenziale, grave metastasi per tutto il sistema
scongiurata in tempo.
Un prezzo basso, si apprende adesso, ottenuto opponendosi a qualsiasi
ispezione sulle modalità di produzione in Asia (dove il lavoro minorile è
largamente diffuso), la lotta sistematica verso ogni forma di
sindacalizzazione dei dipendenti, salari da fame, sfruttamento degli
straordinari, scarsa attenzione ai problemi ambientali, il sistematico
taglieggiamento dei fornitori, la vendita di prodotti Ogm e via di questo
passo.
WalMart si va difendendo con argomentazioni speciose (A contorted vision;
Sensationalized; A disingenuos caricature) gridate a lettere cubitali: i
mezzi certo non mancano così come le possibilità di lobby (il management di
WalMart è uno dei grandi finanziatori/sostenitori di Bush).
Una strategia tutta centrata sui prezzi bassi, sulla rincorsa sistematica ad
abbassarli, ad offrire ogni giorno il prezzo più basso si scontra con l’
abbattimento della redditività delle imprese – che non dispongono di un’
organizzazione così capillare e militaresca come WalMart ma anche con un’
insistente richiesta di qualità e di sensibilità a tutta la filiera
produttiva di ciò che si acquista da parte del consumatore.
Che se è disposto a chiudere un occhio sulle merci più banalizzate e meno
emozionalmente investite – ed allora il prezzo più basso può rappresentare
un’alternativa – è invece sempre più esigente per le scelte che considera
rilevanti. Sia in termini di qualità – spendere bene e non spendere il
minimo possibile è l’orientamento oggi prevalente, ad esclusione dei
segmenti al di sotto o prossimi alla soglia della povertà ma anche in
termini di eticità di ciò che gli viene prodotto.
Un costo basso, ottenuto con alti costi sociali del tipo di quelli che
vengono imputati a WalMart, va nella direzione opposta di ciò che oggi il
consumatore si attende.
Un consumatore che ormai è consapevole che la qualità ha un costo al di
sotto del quale le performance divengono opinabili e i rischi reali.
Che non desidera che il costo contenuto sia realizzato a scapito di un
sistema di valori – un tempo appannaggio di una ristretta elite e che
comincia invece a diffondersi esponenzialmente.
(Giampaolo Fabris - Repubblica, 9 gennaio 2006)
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