ParlaBenetton.com: "Il caso 'mapuche' è chiuso"



Ricevo da Marco Calabria di CARTA questo interessante contributo che  invito
a leggere e far circolare. Guido


ParlaBenetton.com: "Il caso 'mapuche' è chiuso"
La Fabrica di Ponzano sforna un nuovo portale e conferma che donerà 7.500
dei suoi 900.000 ettari al governo della provincia argentina del Chubut.
Secondo Benetton, questo è l'"esito finale" del conflitto aperto in
Patagonia da Rosa e Atilio Curiñanco, gli indigeni mapuche processati e
sgomberati dalla terra in cui hanno sempre vissuto
di Marco Calabria

C'è chi lo dipinge come il gruppo più dinamico dell'imprenditoria italiana e
chi sostiene che l'impero vacilla. Di certo, all'Headquarters di Ponzano
Veneto, si lavora sodo per restare, come si dice, al passo con i tempi.
Benetton vende maglie col marchio Barbie per "ragazze sempre in movimento" e
mutande dalle tendenze creative "perché il gusto della grande moda sia a
diretto contatto con la nostra pelle". Vende tessuti in puro cachemire,
reggiseni, orologi, preservativi, gioielli, scarpe, zainetti.
Negli ultimi vent'anni, tuttavia, forse Benetton ha più comprato che
venduto. Tanto che controlla, partecipa o gestisce banche, assicurazioni,
fondazioni, colossi della ristorazione, autostrade, società immobiliari,
telefoniche e finanziarie, stazioni ferroviarie, squadre di basket e rugby,
biblioteche e immensi latifondi.
La pietra filosofale della famiglia è sempre stata la strategia della
comunicazione, la "cifra" di un'idea della modernità tra le prime a guardare
ben al di là del fordismo. L'ultima novità del ramo si chiama
www.benettontalk.com, un grazioso portale tradotto in sette lingue e
realizzato con la consulenza di autorevoli firme del giornalismo scientifico
di sinistra. Con Benettontalk, dunque, "il Gruppo agisce, comunica ciò che
fa. E ascolta: accoglie i pareri del mondo". E Talk serve anche ad aprire
"un dialogo con i giovani nel mondo della rete su un tema importante come
quello delle terre e i popoli indigeni". Già perché "iniziamo con la
Patagonia (un tema che ci riguarda direttamente) e con le lingue in via d'
estinzione (un tema che dovrebbe riguardare tutti)", si legge nell'
editoriale di presentazione. Un avvio coraggioso, perché lo sgombero di
Atilio Curiñanco e Rosa Nahuelquir, indigeni mapuche della Patagonia
argentina, è la macchia che ha sporcato un'immagine costruita per anni con
fine perizia e investimenti faraonici. La storia della coppia e del loro
minuscolo fazzoletto di terra ha fatto il giro del mondo. Carta l'ha
raccontata dall'inizio, era il 2002, fino all'incontro "fallito" a Roma un
anno fa (vedi
www.carta.org/campagne), quando i mapuche vennero a
raccontarci tutto in redazione. Ma sono state le reti web a farla cavalcare
in ogni angolo del pianeta. Le campagne di pressione spuntavano come funghi,
basta digitare su "google" le parole "mapuche" e "benetton" per farsene un'
idea.
A pensar male, dicono i pessimisti, si fa peccato ma s'indovina spesso. La
domanda sorge spontanea: un portale così interattivo e ricco di buone
immagini non servirà proprio a far retrocedere nei motori di ricerca i siti
che riportano le campagne ostili? Lo lascerebbe credere anche il fatto che
il "dialogo con i giovani" navigatori comincia con l'annuncio di una
"notizia" da far tremare i mouse: "Benetton donerà 7500 ettari di terra al
governo della Provincia del Chubut".
C'è un nuovo luogo virtuale, dunque, in cui Luciano Benetton non vende né
compra, regala terra e consigli: "A nostro parere", ha scritto l'11 ottobre
nel fitto carteggio con Adolfo Perez Esquivel, "quel terreno offre
importanti prospettive di sviluppo turistico. Ma (.) intendiamo rispettare l
'autonomia delle autorità locali, riservandoci solo di vigilare affinché le
scelte compiute vadano effettivamente a favore delle popolazioni indigene".
Una vigilanza impegnativa, perché il governo del Chubut è da tempo accusato
di razzismo dagli indigeni.
La "notizia" di BenettonTalk non è certo una novità, l'annuncio del regalo
provocò a suo tempo, un anno fa, l'indignazione dei mapuche. "Lei non può
regalare ciò che non è suo", disse Atilio a Benetton di fronte a Perez
Esquivel. E Mauro Millan, portavoce dell'associazione di cui fanno parte i
Curiñanco, ci spiegò che Benetton non aveva fatto loro alcuna offerta,
preferiva parlare ad "autorità argentine corrotte e asservite alle
multinazionali".
Quel che davvero sorprende è che a BenettonTalk pensino che la restituzione
allo stato argentino di un terreno situato a oltre cento chilometri dal
predio Santa Rosa, il lotto di 385 ettari da cui hanno fatto cacciare Rosa e
Atilio, possa essere l'"esito finale" della vicenda. Pensare "positivo" dev'
essere un nuovo asse strategico a Ponzano, anche perché il Gruppo spiega di
aver "deciso di assumere un ruolo attivo per contribuire alla risoluzione di
questa questione secolare". Di scendere in campo, insomma, malgrado Talk
riconosca che il conflitto "evidenzia concezioni opposte sul diritto di
proprietà" (.): da un lato, la visione 'occidentale' della proprietà e dei
suoi titolari, discendente dal diritto romano e dall'economia capitalistica;
dall'altro, la cosmovisione mapuche, per cui essere proprietario significa
essere parte di un territorio, appartenere alla natura".
A Roma, i mapuche dissero a Benetton che sbaglia a considerarli "gente da
museo". A gennaio molti giornalisti saranno pronti a esporre il Gran Pavese
per salutare il dono delle terre di Gualjaina, ma c'è da scommettere che la
voce dei Curiñanco non verrà sepolta da tanto rumore.
Dal Chubut, intanto, il signor Juan Paitén e una Ong patagonica, Amutuy
Quimey, lanciano nuove pesanti accuse: "Benetton avvelena l'acqua che
beviamo con preparati chimici usati contro le zecche dei suoi animali nella
tenuta di El Maitén". Grazie a BenettonTalk, avremo certo modo di appurare l
'attendibilità di questa notizia. Quella del regalo come "esito finale" di
una storia tanto piccola quanto ardua da rimuovere è un po' vecchia. Sa d'
informazione "Fabricata" e non basterà a smontare le campagne sui colori
opachi del padrone di 892.500 ettari di Patagonia.