rassegna stampa: Influenza dei polli e rischio pandemia. A colloquio con il professor Giovanni Rezza dell'Istituto S uperiore di sanità.



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Corriere Salute" - 15 settembre 2005

A colloquio con il professor Giovanni Rezza dell’Istituto Superiore di
sanità.
Influenza dei polli e rischio pandemia.
Le domande «fondamentali» (e relative risposte) per chiarire i principali
dubbi su virus aviario e pericoli per l'uomo.

MILANO - Nelle ultime settimane si sono succedute molte notizie sul
cosiddetto “rischio pandemia” legato all’influenza dei polli. Alcune di
queste notizie sono state accompagnate da cifre e toni anche molto
allarmanti. Col risultato che l’allarme, non solo a livello istituzionale,
ma anche di singoli cittadini, ormai c’è davvero. Abbiamo allora cercato di
fare un po’ di chiarezza sui termini del problema, ponendo le domande che
più probabilmente ci facciamo come “persone comuni” al professor Giovanni
Rezza, che, come direttore del Reparto di epidemiologia del dipartimento di
malattie infettive dell’Istituto Superiore di sanità, è probabilmente una
delle persone più titolate a darci i chiarimenti necessari.
Che cos’è l’influenza aviaria?
L'influenza aviaria è una malattia dei volatili causata da un virus
dell'influenza di tipo A. Può contagiare quasi tutti i tipi di uccelli, con
manifestazioni da molto leggere a molto gravi e contagiose. In questi casi
la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida in gran
parte dei casi dell’animale. Si conoscono almeno quindici sottotipi di virus
influenzali che infettano gli uccelli. La maggior parte dei casi di
trasmissione all’uomo è stata causata da virus di tipo A dei sottotipi H5 e
H7. A seconda della combinazione di proteine sulla superficie del virus (H =
emoagglutinina, N= Neurominidasi) il virus acquisisce una denominazione
diversa (H5N1, H7N2 ecc). Il più pericoloso è ritenuto il sottotipo H5N1.
Perché proprio l’ormai famoso ceppo H5N1 è pericoloso?
Perché negli ultimi due anni è già passato più volte da una specie all’
altra, acquisendo la capacità di contagiare anche gatti e altri mammiferi,
oltre ai maiali (particolarmente importanti perché ricettivi sia ai virus
aviari che ai virus umani). Inoltre nelle epidemie recenti, a partire dal
2003, è stata documentata la capacità di questo virus di contagiare anche
gli esseri umani, causando forme acute di influenza che in molti casi hanno
portato a morte. Gli uccelli che sopravvivono a H5N1 lo rilasciano per un
periodo di almeno 10 giorni.
Perché fa tanta paura l’influenza dei polli?
Prima di tutto perché nelle ultime le tre pandemie (1918, 1957, 1968), è
stata verificata la presenza di parti di virus aviario combinato con quello
dell’influenza umana in una persona infettata probabilmente da entrambi con
entrambi i virus. Questo fa ritenere che i due virus si siano mischiati e
abbiano generato un nuovo virus particolarmente temibile perché nuovo.
Inoltre tutti i virus di tipo A hanno già di per sé la tendenza ad andare
incontro a cambiamenti nel proprio codice genetico ogni volta che si
replicano e questo rende chiaramente più probabile un evento del genere.
Ma se il virus passa dai polli all’uomo il problema non dovrebbe riguardare
solo chi lavora o vive a contatto con questi animali? Una volta che il virus
sia passato all’uomo e sia adattato ad esso, il contagio avverrebbe come per
la normale influenza, attraverso le vie aeree, senza più bisogno del “salto
di specie”, e quindi la diffusione sarebbe molto rapida e non limitata agli
ambienti in cui ci sono i polli infetti.
Ma anche se si trasmettesse con la rapidità e le facilità di una
normale influenza perché dovrebbe comportarsi diversamente dall’influenza
degli altri anni? Perché in caso di mutazione nel passaggio dal pollo all’
uomo il virus sarebbe del tutto “nuovo” per il sistema immunitario umano, e
nessun organismo umano sarebbe probabilmente in grado di combatterlo e di
limitarne la diffusione.
Ma questo non spiega ancora perché dovrebbe fare così tanti morti. Un conto
è la rapidità della diffusione un conto è la capacità di uccidere. Anche amm
ettendo che tutti prendessimo l’influenza perché mai il virus dovrebbe
essere più “cattivo” degli altri virus influenzali? Proprio perché non
essendo il sistema immunitario pronto ad arginarlo sarebbe in grado di fare
maggiori danni all’organismo. (Sulla possibile letalità si veda anche alle
domande successive)
Va bene. Ma il famoso contagio uomo-uomo seguito a quello pollo-uomo è già
avvenuto? Il contagio pollo-uomo è avvenuto decine di volte negli ultimi
anni provocando numerosi morti. Quello uomo-uomo è avvenuto con molta
probabilità almeno una volta circa un anno fa . Adesso però si stanno
studiano altri casi verificatosi di recente in Indonesia..
Ma se il contagio uomo-uomo è già avvenuto in Paesi così popolosi e
probabilmente non dotati di grandissimi strumenti di protezione sanitaria
perché mai un’epidemia non è ancora esplosa nemmeno lì? Proprio perché
questo virus non si è ancora adattato perfettamente all’uomo e non è ancora
in grado di trasmettersi in modo efficiente da uomo a uomo
Quali sono i sintomi dell’influenza aviaria nei polli? E nell’uomo? L’
influenza aviaria nell’uomo provoca una sintomatologia che va da una
sindrome simile influenzale a infezioni oculari, polmonite grave ed altre
complicanze gravi che possono mettere a rischio la vita
Come si fa stabilire rapidamente se si tratta proprio di quell’influenza?
Esistono test specifici? Esistono test rapidi per l’influenza umana da fare
direttamente nelle corsie e sui malati a letto, ma non hanno la precisione
dei test di laboratorio più complessi, necessaria a comprendere appieno i
casi più recenti per capire se si sta diffondendo una infezione umana,
direttamente dagli uccelli o da persona a persona. Insomma non c’è da
aspettarsi il medico che fa il test a casa al letto del malato.
Esiste un vaccino specifico per l’influenza aviaria nell’uomo? Se non ancora
quando sarà pronto? Un vaccino potrebbe esserci presto. Il problema è che
noi dovremmo avere a disposizione un vaccino efficace contro il ceppo che
determinerà l’epidemia, trasmissibile da uomo a uomo, e questo ceppo non
sappiamo ancora qual è e allora potrebbero passare anche mesi per produrre
il vaccino in quantità significative, in grado di conferire protezione. Il
ceppo H5N1 attualmente circolante potrebbe essere differente da quello che
darà luogo a un eventuale epidemia a trasmissione interumana. Altrimenti si
sarebbe già diffuso come dicevamo prima.
Si rischia qualcosa mangiando polli o uova? No, a patto di mangiarli ben
cotti. Il calore uccide il virus.Oltretutto i nostri polli sono attualmente
sani. La nostra produzione nazionale copre il 100% del fabbisogno.
Serve farsi il normale vaccino antinfluenzale? La vaccinazione
antinfluenzale con il vaccino in uso nella corrente campagna vaccinale, pur
non conferendo una protezione specifica verso il ceppo A(H5N1), è utile al
fine di evitare l’eventuale coinfezione, ovvero la contemporanea infezione
da virus influenzali umani e virus aviario. Serve più a fini di sanità
pubblica che individuali.
Esistono farmaci antivirali in grado di agire contro questo virus? Sono
disponibili farmaci antivirali appartenenti a due diverse classi, ma non
tutti sono attualmente commercializzati in Italia.
-Inibitori della M2: amantadina e rimantadina sono attivi nei confronti dei
virus influenzali appartenenti al tipo A; di tali farmaci, soltanto la
amantadina è commercializzata in Italia. L’analisi iniziale dei virus
isolati dai casi morali di influenza H5N1 in Vietnam indicano che il ceppo
appare resistente agli inibitori della M2; sono in corso ulteriori analisi
per confermare la resistenza alla amantadina.
- Inibitori della neuraminidasi: zanamivir ed oseltamivir. Attualmente
soltanto lo zanamivir è commercializzato in Italia, mentre l’oseltamivir
dovrebbe esserlo a breve. Zanamivir ed oseltamivir sono efficaci nei
confronti sia dei virus di tipo A che di quelli del tipo B. L’oseltamivir è
stato impiegato nell’episodio di influenza aviaria dei Paesi Bassi della
primavera 2003, per prevenire l’infezione in operatori professionalmente
esposti.
I laboratori appartenenti alla rete globale di sorveglianza dell’influenza
stanno lavorando anche per confermare l’efficacia degli inibitori della
neuroaminidasi verso i ceppi H5N1 attualmente circolanti.
I farmaci antivirali, alcuni dei quali possono essere usati sia per il
trattamento che la prevenzione, sono clinicamente efficaci contro i ceppi
dell’influenza di tipo A in persone, adulti e bambini, che per il resto
siano in buone condizioni di salute, ma hanno alcuni aspetti negativi.
Alcuni di questi farmaci sono costosi e le riserve sono limitate.
Servono davvero questi farmaci? Sembra che le previsioni di efficacia per
una somministrazione generale siano state fatte solo in base a modelli
matematici. Per quanto possano essere prestigiose le riviste su cui sono
state pubblicate queste previsioni a qualcuno forse potrebbe venire il
sospetto che gli unici ad avere un vantaggio assicurato siano solo i
produttori delle medicine in questione….
Questi farmaci hanno un’efficacia limitata: possono abbreviare la durata dei
sintomi e diminuirne la gravità, ma fino adesso non mi sembra che non
abbiano dato grossi risultati nell’influenza aviaria, anche se l’oseltamivir
nelle prove in vitro sembrava abbastanza attivo. Sulla possibile riduzione
della trasmissione nelle persone esposte in misura preventiva l’efficacia è
da stabilire ma porrebbero essere utili in mancanza di un’alternativa,
soprattutto nella prima fare dell’epidemia, quando ancora non fosse
disponibile il vaccino. In una famiglia in cui ci fosse, per esempio, un
caso di infezione, potrebbe essere giustificato darli ai familiari. In
questo senso l’immagazzinamento di una certa quantità di dosi potrebbe
essere utile a coprire il lasso di tempo dalla partenza dell’epidemia all’
arrivo del vaccino. Certamente l’efficacia anche in termini di riduzione
dell’infezione è ancora da stabilire.
Come ci si dovrà comportare in caso di reale arrivo dell’infezione? Quali
precauzioni possono essere adottate per evitarla? Si raccomanda ovviamente
di evitare il contatto con gli animali (pollame e suini), quindi, qualora ci
si rechi nei paesi interessati, si consiglia di evitare le zone rurali e i
mercati dove vengono commercializzati animali vivi. Inoltre, si raccomandano
le norme di igiene personale, in particolare il lavaggio frequente delle
mani con acqua e sapone.
E il vaccino, se ci dovesse essere, entro quanto tempo dopo la
somministrazione sarà efficace? Come per il normale vaccino antinfluenzale
probabilmente circa un mese.
L’influenza aviaria ha qualcosa a che fare con la Sars? No la Sars è
provocata da un altro virus: un coronavirus
Ci sono categorie di persone che rischiano più di altre? Chi vive a contatto
con animali che lo possono trasmettere. Se si parla dell’attuale influenza
aviaria.. Se invece si verificasse davvero una pandemia il rischio sarebbe
maggiore, come sempre, per le persone che vivono in comunità affollate o che
vengono in contatto con i malati.
Come bisognerà comportarsi con gli animali domestici? Potrebbero diventare
serbatoio del virus? In Italia difficilmente gli animai domestici potrebbero
diventare focolaio d’infezione in quanto innanzitutto la stragrande
maggioranza del pollame vive in allevamenti coperti e inoltre l’ottima rete
di Istituti zooprofilattici sarebbe in grado di identificare prontamente l’
infezione e arginare l’epidemia. Se si elimina l’epidemia del pollo è
difficile che il cane la prenda dal migratore.
Sono verosimili le stime di 150mila morti in Italia? E su quale base sono
state calcolate? Le stime sui morti sono tutte da verificare perché non
sappiamo quale sarà la virulenza del ceppo che eventualmente si dovesse
trasmettere da uomo a uomo. Se noi diamo per assunto che il virus per
diventare trasmissibile da persona e persona deve mutare, significa che a
mutare potrebbe essere non solo la sua contagiosità ma anche la sua
virulenza, Per quanto ne sappiamo dal passato, per esempio la Spagnola aveva
una letalità elevata, ma l’Hong Kong (1968) ha avuto una letalità molto più
bassa. Questo può essere stato causato dalla disponibilità di antibiotici
(che hanno ridotto i morti dovuti alle complicanze batteriche dell’
influenza) ma anche dalla differente capacità del virus di dare polmoniti
virale. Finché si dice che ci saranno milioni di malati sono d’accordo
perché il virus sarebbe del tutto nuovo, ma per i morti bisogna dare per
assunta una percentuale di letalità che tutta da verificare.
Di solito un’influenza normale quanto malati/morti fa all’anno? Alcuni
milioni,di infettati a seconda del ceppo circolante. Se c’è stata una
mutazione notevole del virus saranno di più, se la differenza rispetto ai
virus precedenti è piccola saranno meno. Ciò dipende dal fatto che un virus
poco differente dai precedenti viene più facilmente riconsoicuto dal sistema
immunitario. Il numero dei morti dovuti al virus influenza le è molto
difficile da stabilire perché l’influenza fa le sue vittime soprattutto tra
gli anziani e i malati cronici che sviluppano complicanze letali di tipo
batterico (soprattutto polmonite) facilitate, ma non causate direttamente,
dal virus influenzale.
Se veramente ci saranno 2 milioni di persone da ricoverare dove le
ricoveriamo? Due milioni di persone non si ricoverano da nessuna parte.
Anche perché se si parla di necessità di ricovero si presume che si parli di
malati in gravi difficoltà respiratorie. E i pazienti che necessitano di una
respirazione assistita si ricoverano soprattutto nei raparti di
rianimazione, che non hanno molti letti e che sono molto costosi. Non è un
problema solo italiano: due milioni di posti letto in rianimazione non
esistono da nessun a parte per quanto ne so.
In Inghilterra hanno stabilito che il vaccino disponibile sarà dato prima a
medici e altri operatori sanitari, poi alle forze dell’ordine, infine a
parlamentari e giornalisti. In Italia c’è qualche criterio del genere che
verrà seguito? Non so se sia vero. Ma credo che la strategia più ragionevole
sia: prima agi operatori sanitari perché sono contatto con i malati, poi a
chi lavora nelle comunità, poi nelle scuole. Parlamentari e giornalisti… ci
penserei più di due volte. - (Luigi Ripamonti)
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