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rassegna stampa: La rapina corporativa dell'acqua
- Subject: rassegna stampa: La rapina corporativa dell'acqua
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Wed, 11 May 2005 16:19:15 +0200
a cura di AltrAgricoltura Nord Est ------------------------------------- tratto da "peacelink.org" - La rapina corporativa dell'acqua (di Gustavo Castro Soto) Fonte: Manuale "No seas Presa de las Represas", Ciepac, marzo 2005 9 maggio 2005 L' idromafia vuole mettere in vendita l'acqua. L'Organizzazione Mondiale del Commercio e la banca multilaterale o le cosiddette Istituzioni Finanziarie Internazionali come la Banca Mondiale (BM), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Interamericana di Sviluppo (BIS), sono gli assi fondamentali che stanno consegnando il liquido vitale nelle mani delle imprese. Due di queste, Bechtel e Monsanto, entrambe degli Stati Uniti, cercano di privatizzare e controllare l'acqua in vari paesi come l'India, la Bolivia e il Messico. Le società Vivendi e Suez si stanno impadronendo dell'acqua nel mondo e controllano l'accesso all'acqua potabile di più di 100 milioni di persone nel pianeta. Il progresso compiuto nella sua selvaggia privatizzazione vorrebbe porre in poche mani la vita di migliaia di milioni di persone. In Argentina e Cile sono già stati privatizzati molti fiumi ad uso esclusivo delle grandi multinazionali. La Banca Mondiale ha obbligato la Bolivia a privatizzare il suo sistema idrico che è stato comprato in circostanze poco chiare dall' impresa degli Stati Uniti Bechtel che si è fatta carico del sistema idrico della città di Cochamba. Subito dopo che la Bechtel ebbe preso il controllo del sistema, l'accesso all'acqua diminuì e i prezzi aumentarono del 40%. In seguito, tuttavia, il popolo è riuscito a recuperare il sitema idrico potabile attraverso resistenze ed organizzazioni. Nell'ultimo decennio i governi hanno privatizzato l'accesso all'acqua, il sistema fognario, la depurazione, l'esportazione e la tecnologia relativi all'acqua. Nel 2000 il FMI ha obbligato 16 paesi sottosviluppati a privatizzare l'acqua. Fra questi ricordiamo Angola, Benin, Guinea-Bisseau, Honduras, Nicaragua, Nigeria, Panama, Ruanda, Santo Tomàs e Principe, Senegal, Tanzania e Yemen. Como possiamo osservare almeno tre di questi sono paesi fratelli del Centro america e otto, invece, appartengono all'Africa Subsahariana. Tutti hanno qualcosa in comune: sono molto poveri e hanno contratto fortissimi debiti con le banche multilaterali. Questa situazione permette sia alla BM che al FMI di imporre le loro politiche in maniera più rapida. Nella cittadina di La Soledad, Colombia, la società spagnola Técnicas Valencianas del Agua (Tecvasa), che non ha realizzato investimenti nel suo paese, ha ottenuto la concessione del servizio idrico per 20 anni. Tecvasa controlla una zona dell'America Latina popolata da 9 milioni di persone per un fatturato totale di 180 milioni di dollari nel 2001. Questa società è stata creata nel 1999 per prendere parte alla privatizzazione dell'acqua in America Latina. A soli tre anni dalla sua nascita aveva già creato quattro filiali: Metroagua a Santa Marta (Colombia); AAA Dominicana (Santo Domingo, Repubblica Dominicana); Amagua a Zamborondon (Ecuador) e AAA Venezuela, nello stato Zulia. In Messico, secondo stime ufficiali, più di 12 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile; un numero che è equivalente all'intera popolazione del Guatemala. In Messico il governo di Vicente Fox ha lanciato il processo di privatizzazione dell'acqua con l'appoggio economico della BM e di altre banche nordamericane. La multinazionale Suez ha ottenuto molte offerte di privatizzazione in varie città messicane; e lo stesso è accaduto a Vivendi e Bechtel, camuffate da Unites Utilities. In tutte queste città i quartieri popolari non avranno più quote fisse per l'erogazione dell'acqua; al contrario queste aumenteranno aggravando, così, la povertà nelle fasce più disagiate della popolazione. La guerra dll'acqua L'uso dell'acqua si ripercuote sulle relazioni dentro e fuori le nazioni, fra popolazioni urbane e rurali, fra i bisogni umani e la necessità di preservare un ambiente sano, nel settore agricolo, industriale e all'interno delle stesse famiglie. E' per questo che l'acqua dolce sarà motivo di molte guerre nel mondo per aggiudicarsene l'accesso e il controllo. E non è certo una novità; già 4500 anni fa le Città-Stato sumere di Lagash e Umma dovettero negoziare per porre fine alle loro lotte per l'acqua del fiume Tigri. Già dall'anno 805 si ha testimonianza documentata di trattati relativi all'acqua in termini di navigazione, energia elettrica, pesca, irrigazione di coltivazioni, delimitazione di frontiere, accesso a sorgenti ecc. Circa 300 di questi non hanno niente a che vedere con la navigazione e abbracciano aspetti concernenti la quantità e la qualità dell' acqua e l'energia idrica. Fra questi, molti si limitano ad aspetti relativamente ristretti e non stabiliscono regole per la gestione integrata di questa risorsa in tutto il bacino. Man mano che cresce la pressione sull'uso di questa risorsa, è verosimile aspettarsi un aumento dei conflitti per l'acqua e pertanto una maggior cooperazione. Dal 1820 al 2000 sono stati firmati più di 400 accordi che considerano l'acqua una risorsa preziosa, cara e limitata. Dal 1948 al 2002 si sono registrate 1.831 interazioni provocate dall'acqua, delle quali 1.228 hanno avuto carattere cooperativo e hanno promosso la firma di 200 trattati di divisione dell'acqua e di costruzione di nuove chiuse. Sono stati registrati 507 conflitti dei quali 37 violenti, 21 con intervento militare e 30 hanno visto come protagonisti Israele e i suoi vicini. Si sono verificate guerre e conflitti di diverso tipo in Israele, Giordania, Siria, Palestina, Egitto, Yemen, Irak, Kuwait. Anche gli Stati Uniti si contendono l'acqua con il Messico e lo fanno nella tripla frontiera con Argentina, Uruguay e Paraguay. Vi sono dei conflitti anche nel bacino del Mare Aral, del Giordano, del Nilo e del Tigri-Eufrate. Ma se questa tendenza continuasse, si potrebbero avere nel futuro dei conflitti relativi ai fiumi Lempa, Bravo, Gange, Kunene, Rio de Plata, Mekong, Orange, Senegal, Tumen, Zambesi, Limpopo, Han, Incomati, Usumacinta, Lago Chad, per citarne solo alcuni. Attualmente si calcola che esistono 640 conflitti gravi per l'accesso all'acqua in tutto il mondo. Ci sono 261 sorgenti che scavalcano frontiere politiche di due o più paesi e che si trovano in 145 paesi. Questi bacini abbracciano un 45% della superficie terrestre mondiale, rappresentano l '80% della portata fluviale globale e interessano un 40% della popolazione mondiale. Per più del 60% di queste sorgenti non esistono trattati di cooperazione, distribuzione e conservazione dell'acqua. Di queste 261 sorgenti, 80 si trovano nel continente americano dove risiede il 14% della popolazione mondiale e dove si trova il 41% dell'acqua del mondo. Curiosamente in alcuni dei paesi che hanno scarse risorse idriche si trovano molte delle multinazionali che seguono la produzione di energia idroelettrica e la privatizzazione del settore. Entro il 2025 si potrebbe verificare una crisi mondiale dell'acqua. Fra i 15 paesi con maggior "stress per l'acqua" (crisi idrica) ricordiamo, per ordine di importanza: Arabia Saudita, Israele, Corea (Hyundai), Irak, Madagascar, Spagna (Unión Fenosa, Endesa, Iberdrola),Iran, Marocco, Pakistan, Germania (Siemens), Italia, Sudafrica e Polonia. Per questo il controllo dell'acqua conduce a maggiori conflitti bellici e a militarizzazione. Nell'Area del Libero Commercio con le Americhe (ALCA) e nel PPP (Piano Puebla-Panama) l'acqua è diventata un problema di sicurezza nazionale per il governo degli Stati Uniti. Le imprese nordamericane invadono il territorio comprando e controllando tutte le risorse strategiche con l'aiuto delle basi militari statunitensi. Il rapporto della Banca Mondiale, Independent Water Entrepreneurs in Latin America- The other private sector in water services (Fornitori indipendenti di acqua in america Latina - Il settore privato alternativo dei servizi idrici), offre un'analisi delle imprese private nel settore dell'acqua in America Latina: Argentina, Bolivia, Colombia, Guatemala, Paraguay e Perú. Nelle città analizzate queste imprese soddisfano il 25% della popolazione locale. Le piccole imprese hanno delle reti fisse (approvigionamento tramite condotti) che forniscono 14.000 case. Tuttavia, a Santa Cruz (Bolivia) le cooperative locali sono le uniche fornitrici di acqua potabile per il milione di persone che vi risiede. D'altra parte, l'iniziativa privata a Cordoba (Argentina) presta servizio al 10% e perfino al 15% della popolazione che corrisponde circa a 38.200 abitazioni. LE ALTERNATIVE E' necessario che il servizio di base idrico rimanga un bene pubblico e non diventi né privato né commerciale. E' importante evitare che l'acqua finisca sotto il controllo, dominio ed esclusivo possesso e beneficio economico dell'iniziativa privata. Non si può lasciare in mano al settore privato una responsabilità così grande che si ripercuote sulla vita di tutta l'umanità. Questo significa che l'acqua non è un problema in sé stesso, ma che il problema è il modello di sviluppo che la utilizza. Non ci sarebbero problemi se le industrie depurassero l'acqua che hanno contaminato prima di scaricarla nel fiumi e se non si abusasse degli agrochimici che portano tanti vantaggi alle multinazionali che li producono. Non avremmo problemi relativi all'acqua se non ci fosse una deforestazione così massiccia frutto delle piantagioni di monocolture a grande scala o del disboscamento di milioni di ettari di boschi sacrificati per soddisfarre il mercato della carta sprecata nei paesi del nord. Allo stesso modo non avremmo problemi se non danneggiassimo tanti fiumi per giustificare l'approvvigionamento idrico delle grandi città che sprecano l'acqua, la utilizzano malamente e producono tanta elettricità che viene sprecata soprattutto nei paesi sviluppati. Al posto della cultura dello sperpero bisogna creare una nuova cultura dell'acqua. Una cultura di risparmio,di attenzione e di criteri di equità nella sua distribuzione. C'è acqua per tutti gli esseri umani del pianeta. E' necessario recuperare i metodi tradizionali di afflusso dell'acqua, generare sistemi decentralizzati e produrre un modello economico sostenibile. L'80% degli appezzamenti agricoli mondiali vengono coltivati con acqua piovana e forniscono circa il 60% della produzione alimentare. E' possibile incrementare le coltivazioni con acqua piovana e meccanismi sostenibili per non disperdere l'acqua, ricaricare depositi, falde sotterranee, terrapieni ecc..Invece di fare tante dighe di sbarramento inutili con lo stesso denaro si potrebbero riparare i condotti, modificare le cisterne o costruire campane per il risparmio e l'uso ottimale di questa risorsa. C'è un aspetto contraddittorio. Molte persone ritengono che tutti dovremmo pagare per l'acqua che utilizziamo. Si può porre il consumo idrico allo stesso livello del consumo di qualsiasi altro prodotto, bene o servizio? Si può chiedere alle popolazioni povere una cosa simile? In futuro le grandi multinazionali ci diranno che, dopo aver contaminato l'aria di tutti, l'aria del pianeta necessaria per la sopravvivenza dell'umanità intera e di qualsiasi altra forma di vita che vi abita, proprio loro la ripuliranno e bisognerà addirittura pagarle per far questo. E' facile pretendere dalle popolazioni che paghino l'acqua quando la difficoltà di avervi accesso è frutto dell'arricchimento di altri settori. E' facile dire alla popolazione rurale che paghi per la sua acqua quando le grandi città l'hanno a disposizione a poco prezzo e la sprecano a forza di danneggiare i fiumi e prosciugare le sorgenti in campagna. E' facile chiedere alle popolazioni di pagare l'acqua perché il governo non ha più soldi dopo averle impoverite obbligandole ad applicare politiche neoliberali. Ma lo stesso va detto per la salute, l'educazione e altri servizi di base che devono essere gestiti dallo Stato e non devono essere privatizzati. Non sono i privati, infatti, coloro che hanno firmato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Note: traduzione di Sara Anotgnoni per www.peacelink.it Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando le fonti, l'autore e il traduttore. Per ulteriori informazioni sull'acqua è possibile visitare il sito: www.bancomundial.org/agua) [1] www.cepis.ops-oms.org [2] www.cepis.ops-oms.org [3] CMR, p.162. [4] Rapporto della Comissione Mondiale per le Dighe (CMR) dell'anno 2000, pagina 161. [5] Rapporto della Comissione Mondiale per le Dighe (CMR) dell'anno 2000, pagina 5. [6] CMR, p.180. ----------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com -- No virus found in this outgoing message. Checked by AVG Anti-Virus. Version: 7.0.308 / Virus Database: 266.11.6 - Release Date: 06/05/05
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