RE: A che serve ora il consumo critico?



Ciao a tutti!
Sono nuovo su questa lista e questo e' il mio primo messaggio... quindi, sto ancora cercando di orientarmi... Mi interesso di consumo critico da qualche anno e vorrei provare a rispondere a Nicoletta senza sfasare troppo...!
Vi prego di leggere direttamente sotto...
Saluti.
Claudio

From: Nicoletta Landi <nicoletta at peacelink.org>
Reply-To: consumocritico at peacelink.it
To: consumocritico at peacelink.it
CC: coord at cnms.it
Subject: A che serve ora il consumo critico?
Date: Tue, 12 Apr 2005 23:52:10 +0100

A cosa serve ora il consumo critico?
Secondo me, ancora oggi, serve principalmente ad indurre le imprese a comportarsi bene, o meglio, o almeno meno peggio. Con tutto cio' che ne consegue... Lo so, non e' una nuova risposta, ma non vorrei che ti complicassi troppo la vita: rischieresti di perdere il senso della realta'.

Questa e' una domanda che mi faccio sul serio. Non e' una provocazione.
Per andare avanti bene, avrei bisogno di nuove risposte. Purtroppo al momento mi stanno salendo solo nuove domande.
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0) Come si fa a stare dietro al comportamento delle imprese, banche, data l'attuale velocita' mondiale nelle acquisizioni?
Credo che negli ultimissimi anni m&a (mergers&acquisitions) siano diminuite. Questo comporta, se non altro, un vantaggio per chi fa consumo critico: ci sono meno imprese da controllare (sono ironico?!)

1) Puo' un qualsiasi soggetto produttivo che deve sopravvivere al mercato, sorreggere seriamente una qualsiasi richiesta "altra" anche in un clima di responsabilita' sociale d'impresa, quando tutto intorno a lui sono i giganti che acquisiscono e che diventano sempre piu' forti a fissare regole e prezzi?
I consumatori critici, che sono sempre di piu' e sono sempre piu' informati, per le imprese sono comunque dei consumatori, quindi fanno di tutto per soddisfare le loro (nostre!) richieste, incluso "l'essere piu' buone".

2) Chi fa "consumo critico", sceglie tra le imprese o le banche, o finisce per scartarle in toto, andando dritto sulle botteghe del mondo, le cooperative, sui prodotti coop, su una mag o su banca etica, per semplificarsi la vita, se puo'?
Ci sono diversi livelli di sensibilita' dei consumatori, dal menefreghista o ignorante fino al superinformato o integralista (in senso buono!) e quindi possiamo trovare tantissime diverse figure.

3) supponendo che il consumatore critico oramai stia scartando tutte le imprese che devono rispondere agli azionisti e tutte le imprese che sono soggette a possibili acquisizioni, allora forse nella prossima guida al consumo critico abbiamo bisogno solo dell'elenco chi e' cooperativa rf equo e solidale? (praticamente, cio' che vuole essere la guida "Fa la cosa giusta")
Secondo me, la guida al consumo critico deve piu' o meno avere la struttura ed i contenuti attuali, naturalmente aggiornandoli. Fa' la cosa giusta e' complementare.

4) quante persone realisticamente possono accedere ai fornitori di Fa la cosa giusta, in termini geografici e di costo? potranno le cooperative stare sul mercato senza sfruttare i propri lavoratori in termini di diritti e salari?
Alla prima domanda non so rispondere.
Qualsiasi impresa, cooperativa o non, riesce a stare sul mercato e a rispettare i lavoratori e l'ambiente nella misura in cui i consumatori sono disposti a pagare un prezzo giusto per il bene messo in vendita, sia che sia un pacchetto di caffe', una camicia, un'automobile o un computer. Sono fermamente convinto che bisogna introdurre il concetto di prezzo equo su tutti i tipi di beni esistenti in commercio, altrimenti siamo solo degli ipocriti.

5) Se come credo, coloro che sono sensibili al consumo critico hanno poi finito per abbracciare la tesi della decrescita e la riduzione del consumismo e a rifiutare il concetto di impresa profit, stiamo scegliendo criticamente tra le imprese profit o stiamo semplicemente cercando di scansarle tutte il piu' possibile?
Ripeto, ci sono diversi livelli di sensibilita' del consumatore ed ognuno ha i propri processi evolutivi... e poi, certo saprete, che ci sono aziende non profit che hanno comportamenti da profit.

6) E' meglio una cooperativa gestita alla boia con contratti cococo o una piccola azienda ad es, di biscotti, il cui padrone vuole assicurare un futuro a suo figlio?
E' peggio...?
Si puo' anche non scegliere.

7) crediamo che il futuro dei negozi e la protezione de piccoli fornitori sia nel boicottaggio dei supermercati? quando comparvero le auto sembro' sparire il lavoro di chi curava i cavalli. non e' questo l'esempio che si fa sempre quando si pensa alle rivoluzioni industriali?
Comprare nei negozi o direttamente dai piccoli fornitori/produttori serve, fra le altre cose, a continuare ad avere la possibilita' di scegliere. Qui non siamo in un caso di rivoluzione industriale, ma in una situazione di rischio di non avere piu' la possibilita' di scegliere.

abbiamo sperimentato casi in cui la difficolta' a trovare un lavoro e una casa possono far "benedire" il fatto di avere un supermercato vicino?
I supermercati/ipermercati/ecc. sono probabilmete i maggiori responsabili del circolo vizioso che hanno portato alla fame i piccoli agricoltori, i quali non hanno piu' alcun potere nello stabilire i prezzi. Per i prodotti non alimentari nel corso degli anni si e' "giocato" al ribasso fino ad arrivare al sotto-costo, con tutto cio' che ne consegue... (addio prezzo equo!). Se ci si trova "costretti" ad acquistare in un supermercato vicino, questo ci deve far riflettere su quanto ho detto sopra sul continuare ad avere la possibilita' di scegliere.

8) quando il lavoro se ne espatria in cina e in bangladesh, che spazio c'e' per boicottare l'impresa che ancora produce a fatica in italia e che magari e' posseduta dalla nestle'? mi immagino un dipendente della motta cosa ne pensa.
Credo che tu stia parlando di prodotti/imprese/settori differenti... Comunque, se la nestle' si comporta male, non posso comprare i suoi prodotti solo perche' magari li produce in italia, ma acquistero' gli stessi prodotti da un'impresa che si comporta bene, o meglio, o meno peggio, che produce anch'essa in italia.

ecco che la ricerca di un nuovo modello di sviluppo-economico-politico diventa profondo e ampio; se nasce con il consumo critico, poi lo travalica e a me mi lascia un po' sperduta.

cosa possiamo fare per dargli fiato ed eco, a parte leggere il libro di Francuccio e le sue proposte eretiche su AltrEconomia? quanto tempo abbiamo per far crescere le RES, e quanto sono cresciute negli ultimi anni?
Le RES sono importanti, ma penso che ancora piu' importanti siano le realta' (nel senso che sono realta' gia' esistenti e pienamente attive) che hanno costituito le RES stesse.
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in attesa di risposte, vi segnalo di questa settimana, il problema delle rover, auto inglesi che parevano avere una speranza di sopravvivenza se fossero state acquistate da una azienda cinese che pero', dopo aver visto i bilanci, si e' tirata indietro e ora c'e' una crisi di 6000 disoccupati

di oggi, l'acquisizione di 250 retailer francesi da parte di un grosso impero tessile inglese, che negli ultimi tre anni ha fatto acquisizioni una dietro l'altra.

di domenica, il mio girovagare per londra in cerca di un appartamento in affitto, in una metropoli dove se vivi dentro citta', il tuo shopping e' praticamente obbligato al supermercato piu' vicino, mentre se vivi fuori, ti consumi la vita facendo il pendolare. in una metropoli dove non ci si puo' rifugiare da mamma "coop", perche' la Co-op e' sparsa nel nord dell'inghilterra.

pensieri sparsi di una contraddizione quotidiana.

un saluto affettuoso
nicoletta

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