rassegna stampa: le 10 peggiori corporations dell'anno



Riprendiamo dalla rubrica "Consumo Critico" di Peacelink.it un articolo
d'informazione e facciamo nostra anche lo spirito con cui lo introducono:
"...Informare su tutto ciò che sta dietro ai processi economici, è la base
che può consentire un consumo responsabile. In quest'area proveremo a
mettere in rete le notizie provenienti dai molteplici ambiti della società
civile che contribuiscono al dibattito. Non ci interessa (non ne abbiamo le
risorse) attivare un dibattito classico sui consumi, inerente il risparmio o
la salute, ecc, quanto piuttosto informare sugli stili di vita e sulle buone
o cattive prassi di imprese ed enti pubblici, per l'effetto globale che tali
azioni possono indurre. "

Noterete che tra le multinazionali elencate e da noi poco conosciute, in
genere gruppi finanziari e case farmaceutiche, emergono i soliti noti: Coca
Cola - Dow Chemical - Wal Mart - una triste conferma dei tanti articoli di
denuncia che ospitiamo ciclicamente che ci deve spronare a non mollare la
presa e continuare ad informare i cittadini affinchè si riesca a
concretizzare una rete internazionale di boicotaggio contro la cattiva
produzione e gestione di queste aziende.
a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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"Worst 2005", le 10 peggiori corporations dell'anno.
Gli Oscar di Multinational Monitor: dalla Coca Cola alla Dow Chemical, le
multinazionali che più di tutte hanno danneggiato diritti, democrazia,
ambiente e comunità umane e animali
Guy Fawkes
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it) - 28 gennaio 2005.
Londra - nostro servizio. E' tempo di Oscar, un po' per tutti. La rivista
americana Multinational Monitor li ha conferiti alle dieci peggiori
multinazionali del 2004. E' dal 1987 che il mensile stila la classifica
delle corporations che più di altre si sono distinte per aver danneggiato,
tra le altre cose, la democrazia, i lavoratori, i consumatori, le comunità e
l'ambiente. La rivista, fondata a Washington nel 1980, deve i suoi natali,
tra gli altri, a Ralph Nader, l'avvocato per i diritti dei consumatori e
outsider che alle presidenziali del 2000 raccolse quasi il 3% dei consensi.
E i risultati, anche quest'anno, sono una sfilata di grandi firme della
finanza mondiale, nomi più o meno noti di colossi multinazionali che in nome
dei guadagni - riservati ai pochi dirigenti e agli eminenti membri delle
boards - si sono distinte nel calpestare la civiltà e la natura.

Assenze importanti
Una premessa però. Le regole del "Worst prize" impongono ai giudici della
rivista di non assegnare il "premio" due volte alla stessa multinazionale.
Ecco spiegata l'assenza di nomi di primo piano, corporation "famigerate"
come la multinazionale tedesca Bayern, che nel 2003 primeggiava tra i Worst
10 per una lunga serie di motivi, tra i quali la sottrazione a Medicaid (il
programma assicurativo federale Usa che copre le spese sanitarie per le
persone a basso reddito) di centinaia di milioni di dollari e la vendita
continuata del farmaco anticolesterolo Baycol (commercializzato in Italia
con il nome Lipobay) nonostante la sua pericolosità fosse nota da tempo. Tra
i misfatti commessi dalla multinazionale farmaceutica di Monaco lo scorso
anno si evidenziano: il patteggiamento e il pagamento di una multa di 66
milioni di dollari alle autorità americane per l'accusa di aver fatto
cartello sul prezzo della gomma; la notifica di risarcimento recapitata
dalle famiglie di due dozzine di bambini peruviani avvelenati e uccisi nel
1999 da un pesticida prodotto dalla Bayern; le forti pressioni per ottenere
l'importazione di riso Ogm nell'Unione Europea; l'inquinamento idrico
prodotto in una città Sudafricana con il cromo esavalente (sostanza
cancerogena) e la scoperta che l'analgesico naproxen, commercializzato dalla
Bayern con il nome Aleve causa disturbi cardiaci. Per non parlare poi della
Boeing o della Halliburton, l'ex compagnia del vice presidente americano
Dick Cheney. Le nomination del 2003 includevano anche, in ordine alfabetico:
Brighthouse, Clear Channel, Diebold, HealthSouth, Inamed, Merrill Lynch e
Safeway. «La regola del mai due volte diventa sempre piú difficile da
applicare», spiegano Russell Mokhiber e Robert Weissman nel loro articolo,
«i colpevoli sono sempre gli stessi». Ma i giudici di Monitor non hanno
comunque avuto difficoltà a nominare altri candidati. Li troviamo qui di
seguito. E, sempre per non fare torto a nessuno Mokhiber e Weissman li
elencano rigorosamente in ordine alfabetico.

Abbott Laboratories
Nel 2003 la ditta farmaceutica statunitense ha aumentato del 400% il prezzo
del Norvir (nome generico Ritanovir), un farmaco utilizzato per la terapia
antiretrovirale. La ricerca ha dimostrato che il Norvir, quando è assunto
insieme ad altri inibitori della proteasi, può ridurre la carica virale
plasmatica fino ai livelli più bassi e aumentare la vita delle cellule Cd4+.
Per un paziente affetto da Hiv/Aids ciò significa restare sani più a lungo.
Solo se il Novir viene assunto con il farmaco Kaletra (un altro inibitore
della proteasi prodotto da Abbott) l'aumento del 400% non viene applicato.
Un giochetto strumentale sulla pelle dei malati, dal momento in cui è
evidente che l'aumento del Norvir serve all'azienda come misura
protezionistica per il Kaletra. Oggi il Norvir è essenziale alle cure dei
pazienti nei cui casi il virus è diventato resistente ad altri medicinali.

Lynda Dee, la co-presidentessa di Aids Treatment Activists Coalition's Drug
Development Committee, non ha esitato a definire la quadruplicazione del
prezzo del medicinale «terrorismo farmaceutico perpetrato contro quei
pazienti che hanno piú bisogno di nuove terapie». I Laboratori Abbotts
sostengono che l'incremento è giustificato dalla «necessità di reperire
fondi per la ricerca e lo sviluppo di nuove sostanze terapeutiche» e che «in
nessun modo esso precluderà l'acquisto del farmaco per i pazienti». Ma agli
occhi dei cittadini americani l'aumento appare ancora piú indigesto se si
pensa che Novir fu inventato grazie alla pioggia di fondi del governo
federale Usa.

American International Group Inc. (Aig)
A novembre Eliot Spitzer, ll temibile procuratore generale di New York,
apriva un fronte d'indagine sulle assicurazioni. Finiva sotto accusa per
frode e violazione delle leggi antitrust la società di brokeraggio Marsh &
McLennan, leader mondiale del settore. Secondo l'accusa, Marsh & McLennan
indirizzava i suoi clienti verso quelle compagnie assicurative con cui aveva
accordi per pagamenti speciali, ben al di là delle normali spese di
commissione, anche contro l'interesse dei clienti. La frode prevedeva anche
la presentazione di offerte artificiosamente alte da parte di
un'assicurazione, per far sembrare le altre particolarmente convenienti.
Spitzer indicava quattro compagnie assicurative che partecipavano a queste
attività illecite d'intesa con Marsh & McLennan: Ace, The Hartford e Munich
American Risk Partners e, appunto, la American International Group Inc.
(Aig). Vittime dell'accordo fraudolento tra Marsh & McLennan e le compagnie
assicurative sono, per la maggior parte, grandi imprese, ma anche aziende
medie e piccole, governi municipali, distretti scolastici e singole persone.
Successivamente i legali della Aig patteggiavano con Spitzer un accordo
extragiudiziale che prevede l'ammissione di colpevolezza, la cooperazione
con le autoritá giudiziarie, una multa salata e la promessa di non reiterare
il reato in cambio del non rinvio a giudizio.

Coca Cola Company
«Ad oggi si registrano 179 violazioni di diritti umani fondamentali sui
lavoratori della Coca-Cola, compresi 9 omicidi. I familiari dei sindacalisti
vengono rapiti e torturati. Chi appartiene al sindacato viene licenziato se
va in assemblea. La compagnia ha fatto pressioni per desindacalizzare i
lavoratori e precarizzarli e ha licenziato chi si è opposto. (...) Ma è
soprattutto inquietante costatare sempre di piú che le violenze inflitte dai
paramilitari ai lavoratori sono eseguite con il consenso e sotto l'egida dei
manager dell'azienda stessa». Questo è un passaggio contenuto in un rapporto
dell'aprile 2004 stilato dalla delegazione capeggiata da Hiram Monserrate,
consigliere comunale di New York. Un'accuse che basta e avanza questo, se
non ci fosse molto di più (vedi l'utilizzo eccessivo dell'acqua per produrre
la bibita nella regione indiana dell'Asha Ashram) per inserire la Coca-Cola
tra i 10 peggior malfattori globali del 2004.

Dow Chemical
Era la mezzanotte del 2 dicembre 1984 quando 27 tonnellate di gas letali
fuoriuscirono dalla fabbrica chimica della Union Carbide a Bhopal, India. La
mattina seguente l'aria avvelenata aveva ucciso circa 8mila persone. I
feriti, di cui moltissimi in modo gravissimo, almeno 500mila. Oggi sono
circa 150mila le persone che soffrono di malattie causate dal fall-out
chimico. Da vent'anni i responsabili sono ancora impuniti, mentre le vittime
non hanno avuto neanche uno straccio di giustizia. L'ammontare del
risarcimento che la Union Carbide pagò ai sopravvissuti non è stato
sufficiente nemmeno a coprire il costo delle medicine di base, senza
considerare i costi connessi con le invalidità e l'impossibilità di tornare
a lavorare. I funzionari della Dow Chemical, i nuovi proprietari della Union
Carbide, dichiararono e continuano a dichiarae di non aver nulla a che fare
con il disastro tuttora in corso.
La Dow può, però, essere presto messa di fronte a un mandato di comparizione
emanato dalla corte di Bhopal affinché questa rappresenti la sua consociata
Union Carbide per l'accusa di «condotta criminale» o per «ostruzione alla
giustizia».

GlaxoSmithKline
E' ancora l'ombra di Spitzer, l'indomito procuratore di New York, a guastare
i sonni dei potenti. Nel giugno scorso la multinazionale farmaceutica viene
citata in giudizio per «frode ripetuta e persistente». Al cuore del
procedimento ci sono infatti le accuse secondo cui la Glaxo avrebbe
deliberatamente tentato di insabbiare i risultati di alcuni studi
scientifici, in base ai quali il medicinale Paxil (un antidepressivo
somministrato ai bambini dal nome generico Paroxetine) non solo era
inefficace, ma poteva spingere al suicidio. La Glaxo ha negato ogni
responsabilità sostenendo di aver inoltrato le informazioni alle autotità
competenti tempestivamente e subito dopo aver appreso il risultato dei test
clinici sul prodotto.

Hardee's
«In origine c'erano gli hamburger. Poi vennero i thickburger (gli hamburger
più spessi). Adesso Hardee's introduce la madre di tutti gli hamburger: il
Monster Thickburger». La nota stampa del 1 novembre 2004. E il «Monster
Thickburger» è veramente mostruoso (basta guardare la sua foto al sito
www.monsterthickburger.com per farsene un'idea). L'inquietante hamburger è
in grado di somministrare, da solo, 1420 calorie (con una porzione di
patatine si superano facilmente le 2000 calorie). Hardee's non si preoccupa
di sostenere chissà quali qualità nutritive contenga il suo nuovo prodotto.
Al contrario, la campagna pubblicitaria per il gigantesco hamburger
indirizzata ai consumatori è esplicita «Devi aver paura. Devi avere molta
paura». In un editoriale del New York Times si leggeva «E' un passo indietro
per la salute pubblica, ma è un trionfo per la verità pubblicitaria».
E per i curatori del Worst.

Merck
Il 30 settembre 2004, la compagnia farmaceutica internazionale Merck,
produttrice di farmaci su prescrizione, annunciava il ritiro dal mercato del
farmaco antidolorifico e antiartrite Rofecoxib, venduto nella maggior parte
dei paesi con il marchio Vioxx, a causa dei risultati di uno studio
sull'aumento dei rischi di infarto e ictus. I pazienti che hanno subito
lesioni a causa di Vioxx hanno intentato una causa contro Merck per non aver
ritirato il farmaco dal mercato non appena si era venuti a conoscenza dei
pericolosi effetti collaterali del prodotto. La casa farmaceutica sostiene
di aver esibito tutte le informazioni sui rischi relativi all'assunzione del
farmaco non appena ne è entrata in possesso. Bugia, perché ci sono prove
(pubblicate sul Wall Strett Journal) che indicano come Mercks fosse a
conoscenza della pericolosità del medicinale già dal 2000. Premiati.

McWane
E' grazie ad un'inchiesta del prestigioso quotidiano americano New York
Times se i (pessimi) dati relativi alla sicurezza dei lavoratori della
società costruttrice di impianti di fognatura e tubi McWane, con sede
nell'Alabama, sono balzati tragicamente all'attenzione pubblica. Le cifre si
commentano da sole: 9 impiegati morti sul lavoro dal 1995 al 2004. Più di
4600 infortuni denunciati a fronte di 5000 impiegati. Almeno tre incidenti
fatali sono attribuibili alla palese violazione dell'azienda degli standard
di sicurezza sul lavoro. In 5 dei restanti 6 casi, l'inadempienza aziendale
in materia di sicurezza ha contribuito alla morte dei lavoratori. L'azienda,
sempre secondo il Times è anche responsabile di 450 violazioni per la legge
sulla protezione ambientale.

Riggs Bank
Fare il dittatore non è facile come potrebbe sembrare. Ti occorrono delle
armi. Ti serve un esercito fedele. Soprattutto è necessario un conto
bancario dove tenere al sicuro i soldi. Troppo dura? Macché. La Riggs Bank
di Washington è pronta a correre in tuo aiuto. Un rapporto esplosivo di una
commissione d'inchiesta del Senato Usa ha rivelato infatti l'esistenza,
presso la banca, di conti segreti intestati all'ex dittatore cileno Augusto
Pinochet, con depositi dai 4 agli 8 milioni di dollari. Si à anche appurato
che la banca statunitense tentò in tutti i modi, leciti e illeciti, di
nascondere i depositi alla giustizia spagnola, quando l'ex generale si
trovava agli arresti in Gran Bretagna e tutti i suoi conti bancari avrebbero
dovuto essere congelati. Sempre secondo la commissione, la prestigiosa banca
ospiterebbe 60 conti appartenenti alla Guinea Equatoriale, molti dei quali
di proprietà del dittatore Teodoro Obiang, dei suoi familiari e del suo
entourage, i quali avrebbero fatto incetta delle centinaia di milioni di
dollari pagati dal 1995 ad oggi al governo della Guinea Equatoriale per lo
sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Il totale dei depositi ammonterebbe
a circa 700 milioni di dollari. La Riggs, fondata 165 anni fa, non ha negato
le proprie responsabilità mentre la sua inchiesta interna ancora non si è
conclusa.

Wal-Mart
Il gigante commerciale Usa versa in un cattivo stato di salute. Una pioggia
di azioni legali si è abbattuta sull'azienda. Sono oltre trenta i
procedimenti giudiziari iniziati da numerosi dipendenti contro la società
per il mancato pagamento degli straordinari. Lo scorso giugno la Corte
Federale di San Francisco ha dato il via libera alla trasformazione in Class
action dell'azione legale per discriminazione sul lavoro avanzata da sei
donne, ex o attuali lavoratrici del gruppo. Ciò significa che la Corte ha
ritenuto legittima la possibilità per chiunque di partecipare a una causa
collettiva nei confronti dell'azienda se sia stato alle dipendenze di Wal
Mart a partire dal dicembre 1998. Sarebbero coinvolte oltre un milione e
mezzo di donne. La rivista Fortune ha nominato per due anni di seguito
Wal-Mart la compagnia più ammirata d'America. Un rapporto pubblicato dal
deputato democratico George Miller nel febbraio 2004 spiega come la
compagnia sottopaga e imbroglia i propri dipendenti: si oppone alla
sindacalizzazione dei lavoratori, paga in media 8,23 dollari all'ora (la
media è di 10 dollari l'ora) e offre coperture mediche inadeguate.
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