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Fiera di Bologna, MARCA: LA GDO CI TENTA
- Subject: Fiera di Bologna, MARCA: LA GDO CI TENTA
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Wed, 9 Feb 2005 10:33:31 +0100
Si è svolta a Bologna una fiera denominata "MARCA" promossa dalle più importanti insegne della GDO italiana ed europea (Coop, Conad, Auchan, Metro, Despar, Carrefour etc.) modesta nell'esposizione ma molto ambiziosa nelle finalità. All'estero queste fiere delle "Labels" private sono frequenti, in italia questa è stata la prima, vediamo di capire cosa c'è dietro aprendo un ragionamento con il contributo di Guglielmo di AltrAgricoltura Nord Est che ci ha inviato questo contributo a caldo. a cura di AltrAgricoltura Nord Est ------------------------------------- Marca e prezzi guidano gli acquisti dei consumatori e nel carrello della spesa ora trovano più spazio i prodotti - servizi di nuova generazione. La GDO tenta di mettere i piedi sul piatto. Il mercato alimentare italiano registra il consolidamento di un consumatore sempre più attento alla funzione del prodotto che compera, seleziona gli acquisti, fa meno scorte alimentari e spreca di meno. Sotto la pressione di una crisi di reddito, larghissima parte dei consumatori ha sviluppato una crescente attenzione al fattore prezzo, eliminando gli equilibri degli ultimi decenni e dando nuova spinta al processo di crescita della GDO a scapito del piccoli esercizi ma nel contempo premiando di molto la distribuzione a bassa strutturazione (i discount) a danno delle grandi insegne. Ad ottobre scorso il calo tendenziale delle vendite nei piccoli esercizi è stato pari a - 3,8%, rispetto al - 2,1% della Gdo. L'ultima Indagine Doxa-Federalimentare indicava, infatti, già a metà anno 2004, spostamenti importanti nei criteri di scelta del consumatore. Dopo la "marca" il fattore "prezzo" è salito al secondo posto, con il 36% di share. (dal terzo posto che occupava nei mesi precedenti). Fra i criteri di scelta dei prodotti, il prezzo ha scavalcato così la "data di scadenza", che si è fermata al 30%, dopo essere salita al 37% nel biennio precedente. Sono "segnali" che, molto probabilmente, sono divenuti ancora più marcati negli ultimi mesi e che portano a focalizzare il problema centrale: la capacità di acquisto del consumatore e la crisi complessiva di un sistema che ha, alle spalle, tre anni consecutivi di stagnazione ed un biennio di fenomeni inflazionistici anomali. La crescita dell'importanza delle promozioni all'interno delle vendite della Gdo è un altro segnale eloquente in questo senso. Nel 2000 le promozioni rappresentavano il 18% e nel 2004 sono salite al 23%. In questo quadro fluido e complesso è molto significativa le tenuta della " marca". L'indagine Doxa - Federalimentare ha dimostrato che la marca, anche nel 2004, rimane di gran lunga al primo posto tra i motivi di scelta degli acquisti di prodotti alimentari, con il 44% di "share" da parte dei consumatori attratti da qualità e affidabilità del produttore. Così, i prodotti di marca rimangono attestati su due terzi circa delle vendite totali del "grocery" contro l'11% delle "private label" e il 23% circa di marche minori. Ma ci sono altri segnali di cambiamento. E' la stessa composizione del fatturato dell'industria alimentare a indicarli. Intanto, sui 105 miliardi di fatturato dell'industria alimentare, la produzione "tradizionale" rappresenta ancora la quota preponderante, con l'83% circa della produzione alimentare complessiva. Vi appartiene la parte più "classica" (pasta, conserve, vini, olio, latte eccetera), che copre il 66% circa della produzione alimentare totale. E ne fa parte quella definibile come "tradizionale evoluto", pari al 17% circa del totale come surgelati, sughi pronti e condimenti freschi. A fianco della grande area del tradizionale, si affianca il patrimonio dei "prodotti tipici", a denominazione protetta (circa il 9% del mercato), per il quale il Paese vanta il primato nella Ue per numero di riconoscimenti. Ma la novità nel carrello della spesa è un'altra. E' il segmento dei "nuovi prodotti", che cresce a vista d'occhio e copre ormai una fetta pari all'8 per cento. Sono cibi e bevande dall'alto valore aggiunto e dall'elevato contenuto di servizio che soddisfano le richieste dei consumatori dal punto di vista della conservazione, della preparazione del cibo e da quello nutrizionale e salutistico. Una rivoluzione, inimmaginabile fino a pochi anni fa. E' proprio su questo comparto che la grande distribuzione vuole e deve mettere le mani con le proprie Label se vuole recuperare i volumi e i valori che ha lasciato sul terreno negli ultimi anni. La Gdo non può più accontentarsi con le proprie LABEL di sfilare dal portafoglio dalle aziende agroindustriali e non (esempio il biologico) le produzioni massali ad alto valore, come la carne, gli ortaggi e la frutta come ha fatto in questi anni; per recuperare valore aggiunto e tenere in piedi il "grande baraccone " deve cimentarsi su filiere produttive dei cosiddetti prodotti innovativi ad alto contenuto di servizio. In questo senso si deve leggere la fiera di Bologna del 27-28 Gennaio 2005, MARCA PRIVATE LABEL CONFERENCE AND EXHIBITION la prima manifestazione italiana dedicata al marchio privato e alla grande distribuzione. Si è trattato di una fiera in cui le maggiori insegne italiane hanno tentato di costruire una grande rete mediatica per rafforzare e legittimare il loro ruolo perverso di "capofiliera" da valle a monte dei processi produttivi, coinvolgendo un parte della nostra agroindustria, sicuramente la più debole. Alla GDO non basta più evidentemente di avere spostato su di essa la maggior parte dei valori che i consumatori pagano per il prodotto che acquistano, a danno del settore primario e agroindustriale, adesso mira a intercettare il maggior valore dato dall'innovazione sui prodotti stessi. Il latte microfiltrato della Coop ne è uno dei primi esempi. Per gli agricoltori e i consumatori si tratta di una ennesima violenza economica ed etica . Violenza e danno economico perché queste iniziative sono indirizzate a togliere forza e risorse alle fasi onerose e multifunzionali dei processi di produzione agricola che da protagonista diventa semplicemente un "Kopeker" e resta fondamentalmente ingannevole per i consumatori perché toglie loro la scelta fra sistemi produttivi diversi espressione delle diverse marche. Le associazioni dei consumatori restano stranamente e colpevolmente assenti e silenziose, ancor più lo sono le associazioni sindacali sia agricole che industriali quasi come se la cosa non li riguardasse. Si tratta invece di una svolta epocale nel panorama della nostra agroindustria che avrà riflessi profondi nella nostra agricoltura e nella nostra industria e sull'occupazione e nel modello alimentare nei prossimi anni . Le grandi multinazionali alimentari delocalizzate in Tailandia, in Brasile e in Cina sono pronte ormai da anni con un servizio lavorazione per conto e marchio delle LABEL italiane ed europee. Manca però alle insegne italiane la legittimità agli occhi dei consumatori e la fiera di Bologna della settimana scorsa va compresa e spiegata in questo senso; c'è spazio per dire il nostro no, argomentare le nostri ragioni, coinvolgere la società civile su questo grande tema anche a questo serve il tavolo della sovranità alimentare . --------------------------
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