"consumo di carne"



Bene, Nicoletta, mi sembra una ottima gestione della comunicazione.

Ho già inviato diversi contributi che riguardano la discussione sul consumo di 
carne e mi sembra che sia importante, oltre che interessante, tenere aperto 
questo dibattito. La riduzione o, meglio, l’eliminazione della carne dalla 
dieta è senza dubbio un fattore che qualifica il consumo critico ed il consumo 
sostenibile. Certo, ci sono tanti modi di esprimere il proprio “voto” 
contrario alla società dello spreco, dell’inquinamento e dell’ingiustizia e 
non è certo detto che chi vuol darsi da fare debba per forza adottare tutte 
le “regole” o le modalità di consumo critico ed alternativo che sono 
possibili. Dunque non mi sembra che sia il caso di veder 
contrapposti “vegetariani” e “carnivori”, quando sia gli uni che gli altri 
intervengono, avendo comunque in comune la volontà di adottare buone pratiche. 
Tuttavia dalla discussione emergono posizioni che rivelano come il consumo di 
carne sia profondamente radicato nella nostra cultura, ancor prima che essere 
una esigenza alimentare. Credo allora che una certa considerazione 
autoriflessiva, supportata magari da studi e conoscenze di ricerca, sia 
salutare. E’ pur vero che in fin dei conti la scelta di mangiare o non 
mangiare carne è soggettiva, ma è anche vero che tanti soggetti insieme – 
coscienti di essere insieme – fanno un movimento. Ora non si può negare che la 
scelta vegetariana non sia soltanto una scelta soggettiva, quanto piuttosto 
una scelta collettiva per uno stile di vita critico ed alternativo.
Ma anche in questo caso il movimento – se così possiamo chiamarlo – ha diversi 
aspetti e tante “anime”: su di una pratica, più o meno radicale, convergono 
motivazioni a volte etiche (i diritti degli animali oppure l’ingiustizia nella 
distribuzione delle risorse), a volte ecologiche, a volte economiche, a volte 
salutiste, ecc. Credo che ogni motivazione abbia la sua validità, che tutte 
insieme compongano una costellazione virtuosa e che, però, spesso è difficile 
che una persona riesca a tenerle insieme tutte. Da questo punto di vista, pur 
essendo un vegetariano “leggero”(bevo latte e mangio formaggi), stimo i vegan 
puri ed apprezzo anche chi si limita a ridurre il proprio consumo di carne o, 
magari, consuma soltanto carni e pollame allevati in proprio o da 
zootecnia “biologica”. Certo, resta il problema dell’uccisione e dello 
sfruttamento degli animali, che è certo importante ai fini di una visione del 
mondo pacifica, conviviale ed ecologica. Ma qui non si tratta tanto di fare 
crociate, quanto piuttosto di cercar di convincersi – l’un l’altro – 
attraverso la discussione, l’informazione, lo studio.

Quando una decina di anni fa iniziai a metter da parte la carne, fu mia moglie 
a convincermi. E le sue ragioni erano di tipo prettamente animalista. Come 
molte donne, soffriva di carenza di ferro ed i medici le consigliavano di 
mangiare carne. Bistecche al sangue!!! Mia moglie ha anche avuto due bambini 
ed alle analisi del sangue i suoi valori sono nettamente migliorati a seguito 
di una maggiore diversificazione della dieta vegetariana (più legumi, più 
verde, più vitamina C) e tali da essere sensibilmente superiori a quelli che 
registrava quando, molto più giovane, mangiava anche carne.
Accolsi le motivazioni di mia moglie per amore degli altri animali viventi ed 
ad esse aggiunsi quelle relative ad una logica ambientalista, ritenendo 
insostenibile da un punto di vista ecologico e sociale il consumo di carne. Ma 
non tutti siamo coerenti, anzi la coerenza assoluta non credo sia un pregio (a 
me fa un po’ paura). Altra cosa è cercare di essere coerenti. Un po’ per 
timore, un po’ per non imporre una scelta a persone che ancora non erano in 
grado di decidere autonomamente, decidemmo di allevare i nostri figli 
cibandoli anche di carne e latte. Ora la bimba più grande, che ha sei anni, è 
un po’ soprappeso, spesso rifiuta le verdure ed il pediatra – che sin 
dall’inizio sconsigliava drasticamente la dieta vegetariana – vedendo il suo 
seno un po’ ingrossato ci ha consigliato di eliminare il pollo dalla sua dieta 
e di limitare la carne bovina a causa del rischio di ormoni… Ma guarda un 
po’!!!!

Allora, qui di seguito, vi riporto alcune considerazioni di tipo salutista, 
ancor prima che da “consumo critico”, rivolte al benessere dei bambini. 
D’altro canto una società sostenibile, giusta e almeno un po’ felice, non 
dovrebbe essere – in primo luogo – una società in cui i bambini stanno bene?







Benjamin Spock è stato uno dei più celebri pediatri statunitensi. “Per molti 
anni il dottor Benjamin Spock, pediatra di reputazione mondiale, è stato 
considerato una guida infallibile per chi aveva dei figli da allevare” 
(L’Espresso). Morto all’età di 94 anni, nel 1998, aveva appena concluso la 
settima edizione (rivista ed ampliata) del suo “Baby and Child Care”, 
pubblicato per la prima volta nel 1946. In italiano (Il bambino.Come si cura, 
come si alleva, Longanesi) venne pubblicato nel 1987. Si tratta del manuale 
per la cura dei bambini – dalla nascita all’adolescenza – più diffuso nel 
mondo, tradotto in 39 lingue e venduto in 50 milioni di copie. L’ultima 
edizione, al pari delle precedenti, registrava alcuni cambiamenti a seguito 
delle più recenti ricerche scientifiche e delle esperienze pediatriche. A 
proposito dell’alimentazione sentite cosa consigliava il Dr. Spock. Riporto 
qui di seguito, traducendoli dall’edizione americana (Dr.Spock’s Baby and 
Child Care, Pocket Books, New York, 19987ed), alcuni brani:

 “Per i bambini una dieta a base di vegetali è generalmente più salutare di 
una dieta che contenga colesterolo, grassi animali ed eccessive proteine che 
si trovano nella carne e nei latticini. Tuttavia  una dieta vegetariana non 
deve essere povera di calorie. Le calorie debbono provenire da un’ampia 
varietà di vegetali a foglia verde, frutta, cereali integrali, fagioli e altri 
legumi. Gli studi hanno mostrato che una dieta vegetariana ben bilanciata 
offre molti vantaggi e non interferisce con la crescita e lo sviluppo del 
bambino.” (.: pag. 342). Il testo prosegue con specifiche indicazioni 
dietetiche relative alle fonti vegetali di vitamine, proteine, calcio, 
minerali (in particolare ferro), fibre, ecc. e riguarda sia i neonati che i 
bambini da un anno in poi. Anche a proposito del latte, generalmente 
considerato indispensabile, il Dr. Spock scrive: “Eravamo abituati pensare che 
il latte vaccino fosse un alimento quasi perfetto. Tuttavia, ormai da molti 
anni, i ricercatori hanno fornito informazioni che hanno indotto molti di noi 
a cambiare opinione. Questo ha provocato un sacco di comprensibili 
controversie, ma io sono giunto a ritenere che il latte non è necessario per i 
bambini. In primo luogo ciò deriva dal fatto che il grasso del latte vaccino 
non è il tipo di grasso (“acidi grassi essenziali”) di cui c’è bisogno per lo 
sviluppo del cervello. Al contrario, il grasso del latte è troppo ricco di 
grassi saturi che provocano il blocco delle arterie. Ancora, il latte vaccino 
può rendere più difficile  per un bambino il mantenimento di un equilibrio del 
ferro. Il latte infatti è estremamente povero di ferro ed abbassa la capacità 
di assorbire ferro. Può anche causare piccole perdite di sangue nel tratto 
digestivo che danno luogo a perdita di ferro. Le proteine nel latte vaccino 
sono causa occasionale di coliche negli infanti. Attualmente i ricercatori 
stanno studiando il legame tra proteine del latte e predisposizione al diabete 
dei bambini, anche se attualmente questa relazione appare incerta (…) Il latte 
presenta inoltre tracce di antibiotici, estrogeni ed altre sostanze di cui 
certamente il bambino non ha bisogno” (p.346).
“Eravamo abituati a raccomandare carne, pollame e pesce per i bambini perché 
sono ricchi in proteine e ferro. Tuttavia adesso sappiamo che vi sono effetti 
dannosi nella dieta di carne, in particolare mutamenti nelle arterie e 
problemi di peso, e che questi cambiamenti iniziano dall’infanzia. Quando i 
bambini sviluppano un gusto per la carne e davvero difficile poi interrompere 
questa abitudine. Emerge che i bambini possono assumere una gran quantità di 
proteine e ferro da vegetali, legumi ed altre piante in modo da evitare i 
grassi ed il colesterolo che sono nei prodotti animali. I bambini piccoli 
effettivamente hanno bisogno di qualche grasso in più nella dieta di quanto ne 
avranno bisogno in seguito, ma questo non dovrebbe comunque essere grasso 
animale. I grassi essenziali utilizzati per la crescita e lo sviluppo 
cerebrale vengono da oli vegetali. I pasti a base di vegetali sono inoltre più 
esenti da batteri, come la salmonella e l’E. coli, che sono invece comuni 
nella carne e nel pollame…” (p.347)

Un abbraccio a tutti

Osvaldo







Osvaldo Pieroni
Presidente corsi di Laurea in DES
Scienze Sociali per lo sviluppo la Cooperazione e la Pace
Università della Calabria
87036 Arcavacata di Rende
0984 492565

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