rassegna stampa: A MILANO TORNANO I "LIBRETTI DEL PANE"



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Repubblica" - 10 dicembre 200
A MILANO TORNANO I "LIBRETTI DEL PANE"
Sempre più famiglie chiedono di pagare la spesa a fine mese. Ripristinata
una consuetudine dei primi anni Cinquanta: un altro segnale delle difficoltà
economiche di tanti italiani. Ci sono le persone, soprattutto anziane, che
vivono da sole ma anche donne con i figli e il solo stipendio del marito.
Ormai la signora B. non ha più bisogno di chiedere. «Signor Eraldo, facciamo
come al solito».
Il signor Eraldo Pizzochero, o suo figlio Francesco, sanno cosa fare.
Prendono il libro dallo scaffale e scrivono. «9 dicembre, o,35». La signora
B. infila il sacchetto con due michette nella sporta. «È così comodo, poter
pagare a fine mese. Il signor Eraldo lo sa che noi, quando è ora di saldare
il debito, non ci facciamo certo pregare».
Nella grande Milano sono tornati i «libretti del pane» e la signora B. è una
delle 2.054 persone che, dall´inizio dell´anno, hanno fatto resuscitare,
dopo cinquant´anni, quelli che erano chiamati anche i libretti della
miseria.
Si andava a fare la spesa e si comprava l´indispensabile: pane o farina,
latte o zucchero, poi con un po´ di vergogna si allungava il libretto al
bottegaio: «Me lo segna, per favore?».
Via Bixio, a porta Venezia, è a una decina di minuti a piedi da piazza San
Babila. Il forno «Le cose buone» dei signori Pizzochero vende pane, pizza e
anche piatti pronti. La signora B. e gli altri come lei possono però
soltanto sognare i «cannelloni di magro con ricotta» a 25 euro al
chilogrammo.
«Tutto è cominciato - dice il fornaio Eraldo - circa un anno fa. I libretti
del pane erano spariti già quando nel forno c´era mio padre, nei primissimi
anni '50. Poi si sono fatte vive le prime signore. "Signor Eraldo, ho
dimenticato i soldi a casa, posso pagare domani?". Si sa, nei negozi come il
nostro si viene per fare la spesa ma anche per fare due chiacchiere. E poi
c´è confidenza, non siamo in un supermercato dove al massimo dicono
buongiorno o buonasera consegnando lo scontrino. Con alcuni clienti ci
conosciamo da trent´anni. E così salta fuori la verità. C´è la signora che
racconta di non avere più un soldo in tasca. C´è il pensionato che mi spiega
che, con cinquecento euro al mese, non sa più dove sbattere la testa.
Duecento euro fra luce, gas, telefono, Ici e tutto il resto. Con i 300 che
restano, deve vivere con 10 euro al giorno. Un minimo inconveniente, come un
tubo rotto o l´assicurazione da pagare, e non restano nemmeno i soldi per il
pane. E allora fanno il debito, giorno dopo giorno. Io segno tutto nel
libro, e al cliente consegno lo scontrino. Alcuni lo conservano per fare i
conti, ma i più si fidano di me».
Fa impressione, il libro dei debiti del forno Pizzochero. Si capisce che
anche qui, in questo pezzo di città senza case popolari e dove pochissimi
non hanno la casa in proprietà, c´è chi vive giorni e giorni senza un euro
nel portafogli.
«Signor G.: 0,51. Signora F.: 1,05. Signor M.: 0,60».
«Ci sono persone - spiega il fornaio - che vengono ogni giorno a comprarsi
le due michette e magari un pezzetto di focaccia e fanno segnare. Alla fine
del mese hanno in tutto un debito di 20 euro, che saldano il giorno stesso
in cui ritirano la pensione. I primi che facevano "segnare" parlavano
sottovoce, o mi facevano solo un segno. Adesso no, parlano apertamente.
Ognuno di loro - solo nel mio forno sono più di una decina - sa di non
essere solo a chiedere questo favore. A noi fornai questo ritorno dei
libretti non dispiace troppo. Dopo le prime tre settimane del mese, quando
in molte case inizia la crisi dei soldi, quelli che hanno il debito con me
cominciano a comprare non solo il pane ma anche mezzo chilo di pasta, una
scatola di pomodori? Il motivo è chiaro: al supermercato, senza soldi, non
ti danno nulla. E qui c´è già il "libretto"».
Nel «discorso alla città», alla vigilia di Sant´Ambrogio, il cardinale
Dionigi Tettamanzi ha detto che «le difficoltà della gente aumentano».
«Anche quella che era definita la classe media si trova oggi pericolosamente
vicina alla povertà».
La prova è arrivata il giorno dopo, quando l´Associazione dei panificatori
ha distribuito gratis 3 quintali di panini (confezione da tre pezzi) in una
strada periferica, via Ripamonti. «Quando siamo arrivati alle 10 del
mattino - dice Beatrice Mosca dell´associazione - c´era già la fila dei
pensionati. Si è fermato anche il traffico sul viale: i genitori scendevano
dall´auto con i bambini e facevano anche loro la fila».
«L´ultimo libretto del pane - dice Antonio Marinoni, presidente dei
"prestinai", cioè i panettieri milanesi - l´avevo visto nel 1953. Nel mio
forno c´era una cassettiera, con i libretti in ordine alfabetico. Erano gli
anni in cui una famiglia di quattro persone comprava due chili di pane al
giorno, perché si mangiava pane e latte. Poi pane e gorgonzola, pane e
bistecca, ed è arrivato il boom. A dare il primo colpo ai forni sono state
le mense delle fabbriche. L´operaio che si portava il pranzo da casa
mangiava quattro michette e poco companatico. La mensa ha messo sul tavolo
il piatto di pasta, il secondo con contorno, e una michetta bastava».
«Oggi a Milano si mangiano appena 150 grammi di pane al giorno, 170 in
Italia. Sono tornati i libretti di debito, e questo vuol dire che sono
tornati i poveri, quelli pieni di dignità che non accettano elemosine ma
cercano solo la maniera di arrivare a fine mese. Non si perde un soldo, con
queste persone. Ma anche in passato era così. Ricordo che negli ultimi tempi
della guerra, a Induno Olona di Varese, paese di arrotini ambulanti (la mia
famiglia era sfollata lì per i bombardamenti) quasi tutte le famiglie
avevano il libretto. Gli arrotini capi famiglia tornavano a casa a gennaio,
e le donne andavano subito al forno e in bottega a pagare i debiti».
Leonardo Vietri ha la sua «Forneria caffè» a Sesto San Giovanni.
«Anche da me - racconta - le prime richieste di "segnare" sul libretto sono
arrivate un anno fa. Ci sono le persone, soprattutto anziane, che vivono da
sole ma anche le donne che hanno due o tre figli e il solo stipendio del
marito. "Posso comprare il pane - mi dicono - solo se lei può aspettare per
il pagamento. Appena arriva la busta paga di mio marito, le faccio
l´assegno". Nel mio negozio c´è anche il bar, e adesso a chiedere di pagare
dopo sono anche i ragazzi. "Leonardo, segnami la pasta e il caffè, pago a
fine mese, che è più comodo". Poi mi spiegano, prendendomi da parte, che non
hanno soldi in tasca, ma che presto cominceranno uno di quei lavori che
durano un mese e due e al primo stipendio pagheranno tutto. Certo, io
accetto questo "contratto" solo con le persone che conosco e devo dire che
fino ad oggi mi è andata bene». Sui marciapiedi di corso Buenos Aires
passano signore già sommerse dai pacchi regalo. Altre signore guardano
soltanto le vetrine. Forse stamattina, ai signori fornai Eraldo e Leonardo,
hanno chiesto di «segnare» centesimi 35 per il pane.
«Come al solito. E scusi il disturbo».
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