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ACQUE MINERALI, E' SFIDA COCA COLA-NESTLE'
- Subject: ACQUE MINERALI, E' SFIDA COCA COLA-NESTLE'
- From: "Francesco Castracane" <fra.castracane at libero.it>
- Date: Tue, 16 Nov 2004 09:50:53 +0100
| Acque Minerali / 
Il colosso svizzero domina il mercato italiano COCA COLA SFIDA 
NESTLE' Diversi i brand nel mirino degli 
Usa - Il gruppo di Atlanta punta sull'Italia Corteggiate Uliveto e San Benedetto 
- Ma per ora i fondatori non lasciano di CARLO FESTA    -    Non sono 
serviti testimonial di lusso come Alex Del Piero o slogan ad effetto (chi 
non ricorda l'ormai abusato "liscia, gassata o Ferrarelle") per dare slancio al 
fatturato del settore acque minerali nel 2004. In media da inizio anno i giri d'affari delle bollicine sono 
infatti in calo di circa il 20%. E in discesa sono anche i volumi. Senza contare 
che sul mercato sono numerose le aziende familiari di fronte a possibili 
passaggi generazionali, malgrado oggi queste imprese siano l'unico contraltare a 
grandi multinazionali come Nestlé e Danone e alla potenza finanziaria dell'Hopa 
di Emilo Gnutti che controlla Sangemini. Il mercato italiano nel 2003, secondi i dati Iri-Audit, è 
dominato da Nestlé-San Pellegrino (28,4%), davanti al gruppo Rocchetta-Uliveto 
(14,7%), alla Danone-Italacque (12,2%) e alla San Benedetto. Il colosso elvetico 
Nestlé ha la fetta più importante della torta tramite la San Pellegrino, 
controllata dalla divisione Waters e dalla Compagnie Financiere du Haut Rhin. Il 
2003 è stato un anno record per la San Pellegrino, che possiede i marchi San 
Pellegrino, Vera, Levissima, Lora di Recoaro, San Bernardo, Panna, Claudia, 
Sorgente Tione: a livello consolidato ha infatti fatturato 879,6 milioni di 
euro con margini del 16% sul valore della produzione. Una vera potenza a livello 
mondiale visto che la Nestlé Waters - la divisione acqua che rappresenta il 10% 
delle vendite con 27 mila dipendenti - ha registrato l'anno scorso profitti 
operativi (782 milioni di franchi svizzeri) in aumento del 12,4% e un margine 
operativo in crescita del 9,7% nel 2004 rispetto al 9% dell'anno 
precedente. Unico neo resta Perrier, l'acqua più famosa di Francia 
(distribuita in Italia da San Pellegrino) che fatica a fare profitti. Tanto che 
Nestlé sta valutando l'ipotesi di una vendita. Ma se il 2003 è stato l'anno dei record, meno positivo 
dovrebbe essere il 2004. Colpa anche delle differenti condizioni climatiche: 
"Nel 2003 - fanno notare da Nestlé - aveva influito il gran caldo dei mesi 
estivi. ". Il calo dovrebbe farsi sentire a livello globale e in 
Italia andrà a toccare un po' tutti i player: basta pensare che il 
fatturato dell'acqua minerale San Benedetto - nel 2003 di 674 milioni con 
un utile pari al 4,7% - è stimato in agosto in calo dell'8-9% sull'anno 
precedente. E l'andamento dei volumi nei primi 8 mesi del 2004 dell'acqua 
minerale di Scorzé (Venezia) ha evidenziato un calo dell'8,5% sul 2003. Il 2004 
sotto tono non ha tuttavia cancellato le speculazioni su mutamenti delle 
compagnie di alcuni gruppi. La Gaudianello verrà prima o poi ceduta 
dall'azionista Efibanca. C'è interesse sulla Sorgente Santa Croce e sulla 
Sant'Anna. La stessa San Benedetto che fa capo alle famiglie venete Zoppas 
potrebbe essere corteggiata dalle multinazionali, malgrado la società 
smentisca aperture a soci. La scomparsa del presidente Giuliano De Polo ha 
infatti aperto il campo a speculazioni. Del resto, molti gruppi vorrebbero 
crescere in Italia: non solo la Sangemini di Gnutti, ma anche 
multinazionali come Pepsi e Coca Cola (che possiede il marchio siciliano 
Bonacqua), quest'ultima in lizza per l'acquisto della Ferrarelle. Corteggiati potrebbero essere anche i marchi Rocchetta e 
Uliveto, che fanno capo alla famiglia romana De Simone (nota per gli 
interessi negli alberghi) tramite una rete di holding (tra cui l'olandese 
Chesnut). Oggi la società è in mano al presidente ottantaduenne Francesco De 
Simone e nel cda siede il figlio Luigi. Ma l'acqua di Alex Del Piero 
consentirebbe a un player straniero di entrare prepotentemente sul mercato 
italiano.      Danone vende / Tre 
industriali e un fondo in lizza Dopo aver ceduto il marchio Vera 
l'imprenditore lavorava a Praga Pasquale di nuovo in 
pista cerca lo sprint su Ferrarelle Sarebbero in quattro a 
contendersi nella fase preliminare l'acqua Ferrarelle, che il gruppo alimentare 
Danone, tra i leader mondiali nel settore delle acque minerali, ha deciso di 
vendere. L'advisor finanziario JP 
Morgan e lo studio legale Freshfields starebbero infatti passando al vaglio le 
manifestazioni d'interesse ricevute: arrivate da Coca Cola (sempre più 
interessata a livello mondiale al settore delle acque minerali e che sarebbe 
assistita sul versante legale dallo studio Cleary Gottlieb), dal gruppo San 
Benedetto della famiglia Zoppas e da Antonio Pasquale, vecchia conoscenza del 
mercato italiano delle acque minerali in quanto ex proprietario dell'acqua Vera 
(poi ceduta alla Nestlé). Antonio Pasquale, che oggi ha 
interessi nel settore delle acque minerali a Praga e più in generale nella 
Repubblica Ceca, sarebbe assistito sul versante legale dallo studio Erede 
Bonelli Pappalardo.  A queste tre offerte se ne 
aggiungerebbe una quarta da parte di un fondo di private equity sul cui nome c'è 
ancora stretto riserbo. Non farebbe invece parte della lista dei possibili 
acquirenti Pepsi, interessata solo in fase iniziale. Alla conclusione 
dell'operazione mancherebbe ancora qualche mese, visto che in prima battuta 
verranno concluse le valutazioni. Il marchio è infatti detenuto da Danone 
tramite la Italacque, che detiene anche i brand Vitasnella e Boario. La 
Italacque ha toccato nel 2003 un fatturato di circa 220 milioni di euro con un 
margine operativo lordo pari a 15 milioni di euro, cioé il 7% del valore della 
produzione. L'acqua Ferrarelle rappresenta circa il 60% sui volumi totali 
prodotti dall'azienda. Danone punterebbe a strappare un prezzo elevato per il 
noto marchio delle acque minerali, al quale sarebbero interessati anche 
investitori finanziari. Ma pare che Danone voglia privilegiare le offerte 
pervenute da parte di soggetti industriali. Tuttavia, secondo indiscrezioni, a 
rallentare la cessione ci sarebbero alcuni nodi da sciogliere: infatti il futuro 
compratore dovrà accollarsi forti investimenti sui macchinari degli stabilimenti 
che producono l'acqua Ferrarelle. E da risolvere ci sarebbe anche qualche nodo 
occupazionale. Ma a rendere più spinoso 
l'accordo sarebbe la richiesta di Danone di ottenere dal futuro compratore 
l'impegno a distribuire i marchi del gruppo francese in Italia: quindi 
Vitasnella ed Evian. Un dettaglio che, tuttavia, potrebbe non piacere a grandi 
multinazionali come Coca Cola.  CESSIONI 
FANTASMA Arbitrato per la 
Claudia  La vendita dell'Acqua 
Claudia a una cordata laziale, prospettata dal gruppo San Pellegrino-Nestlé 
all'inizio di quest'anno, finisce in un arbitrato. E' questa la strada scelta 
dalla multinazionale elvetica per ottenere un risarcimento sul contratto 
preliminare mai eseguito volto alla cessione del marchio. A farsi avanti ad 
inizio anno era stata infatti la cordata Acqua Claudia Holding (Ach), società 
che faceva capo ad un odontoiatra laziale, Enrico Orlandi, e partecipata, al 
20%, anche dall'amministrazione di Anguillara Sabazia, il comune dove sorge lo 
stabilimento. Tra Nestlé e Ach era stato fissato anche il prezzo 
dell'acquisizione, in una somma di poco superiore ai 7 milioni. L'operazione, 
tuttavia, è naufragata in modo inaspettato e l'Acqua Claudia Holding dopo la 
manifestazione d'interesse ha scelto la strada dello scioglimento. Per questo 
motivo il gruppo San Pellegrino-Nestlé ha avviato un arbitrato nei confronti 
degli azionisti di Acqua Claudia Holding.                                                                                                                (Sole 24 Ore, 18/09/2004) | 
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