rassegna stampa: «Sì al calo dei prezzi, ma non del la qualità»




a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Il Gazzettino" - 16/07/04

AltrAgricoltura e Rete del lavoro migrante insieme per combattere la folle
corsa al ribasso e la concorrenza sleale tra ipermercati e discount
«Sì al calo dei prezzi, ma non della qualità»
Produttori agricoli e allevatori di casa nostra non riescono a sostenere la
rivalità con il mercato di Sud America e Asia
La caccia al cliente che vede in rivalità supermercati e discount avrà una
sola vittima, il consumatore. Ne è convinto Guglielmo Donatello di
AltrAgricoltura Nord Est: «I cosiddetti prezzi killer applicati dalla grande
distribuzione ad alcuni prodotti mettono in cattiva luce i negozianti di
fiducia e i loro prezzi più elevati, inaspriscono la concorrenza tra i
venditori e penalizzano i clienti offrendo prodotti di bassa qualità».
«Il mercato dei prodotti alimentari sta vivendo una ristrutturazione epocale
che parte da lontano - spiega ancora Donatello - L'80 per cento del
commercio internazionale è nelle mani di sole 18 multinazionali che stanno
delocalizzando la produzione agricola per abbattere i costi. Prendiamo come
esempio i polli: gli allevatori europei sono destinati a fallire di fronte
alla concorrenza dei colleghi brasiliani, che mettono attualmente sul
mercato 21 miliardi di polli a prezzi molto bassi. I cereali usati come
mangime lì costano tre volte di meno che da noi, anche grazie all'impiego di
ogm, i controlli sanitari sull'impiego di antibiotici e altri farmaci sono
alquanto carenti. Lo stesso discorso vale per gli altri Paesi pronti a
monopolizzare il mercato della carne, Cina e Thailandia in testa».

Tornando a casa nostra, che si può fare per mangiare bene senza spendere
troppo e senza ricorrere a prodotti scadenti? «La legge non ci aiuta e
nemmeno la Regione, che dovrebbe regolare anche il commercio alimentare e
intanto dà l'ok per altri 140 mila metri quadrati destinati agli
ipermercati» continua il portavoce di AltrAgricoltura , che conta nel Veneto
quasi 400 associati. «Noi allevatori abbiamo chiesto più volte a chi di
dovere di far sapere ai consumatori l'azienda di provenienza dei prodotti,
ma invano - aggiunge Stefano Corso, presidente del consorzio agricolo
"Fattorie delle Venezie" - Oggi infatti chi targa un pollo che andrà in
tavola è il macellatore. Se l'animale viene ucciso e lavorato in Italia avrà
il marchio italiano, quando magari è stato allevato in condizioni disastrose
in Cina o chissà dove. Il suo prezzo sarà ovviamente più basso di quello
nostro. Per non parlare dei prezzi gonfiati. Un esempio? A febbraio abbiamo
dovuto vendere i nostri polli vivi a 0,40 euro al chilo, per trovare i petti
di pollo in vendita a 9,20 euro!».

Due allora le proposte di AltrAgricoltura : «Mettere insieme produttori
agricoli e distributori e siglare un protocollo d'intesa per avere maggiore
garanzia dei prodotti, sotto il controllo del Comune - suggerisce
Donatello - In più, creare spacci comunali o altri mercati rionali con
prezzi fissi e prodotti nostrani di buona qualità». «Noi immigrati siamo i
primi a dover acquistare a basso prezzo - conclude Ismail Aityahya della
Rete del lavoro migrante - Senza dimenticare che i poveri italiani stanno
aumentando e fanno fatica come noi ad arrivare a fine mese. Ci sta inoltre a
cuore favorire quei produttori che non sfruttano la manodopera
extracomunitaria. Chiediamo cibi sani e siamo pronti ad organizzare con
AltrAgricoltura una vendita "dimostrativa" a prezzi abbordabili.
L'appuntamento è fissato molto probabilmente per la prossima settimana:
debutteremo in via Anelli, ma non dimentichiamoci che i quartieri dove
abitano immigrati in difficoltà sono anche altri».
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