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rassegna stampa: IL SISTEMA ALIMENTARE ITALIA E LA SFIDA DEL FRUMENTO OGM
- Subject: rassegna stampa: IL SISTEMA ALIMENTARE ITALIA E LA SFIDA DEL FRUMENTO OGM
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Wed, 31 Mar 2004 11:45:18 +0200
a cura di AltrAgricoltura Nord Est -------------------------------------------------------------------------- tratto da "Green Planet" - 26/03/04 IL SISTEMA ALIMENTARE ITALIA E LA SFIDA DEL FRUMENTO OGM Dal convegno "Grano e grane" un allarme OGM per pane, pizza e spaghetti. Il frumento canadese e statunitense potrebbe presto essere tutto OGM. «L'agricoltura italiana rischia la catastrofe» Agricoltura, arriva la pasta Ogm Roma - Arriva la pasta ogm, ma l'Italia non se la puo' permettere. Il debutto sui mercati canadesi e statunitensi di grano transgenico da parte della Monsanto, metterebbe in serio pericolo il "made in Italy" con conseguenze economiche devastanti, perche' e' difficile immaginare un consumatore che desideri acquistare maccheroni biotech. E' questo l'allarme lanciato ieri a Roma nel convegno "Il sistema Italia di fronte alla sfida Ogm" organizzato presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per lanciare il progetto "Grano o grane". Un'iniziativa del Consiglio dei Diritti Genetici -Cdg- promossa da Coldiretti, Assocap, Cna Alimentare, Flai-Cgil, Coop, il cui obiettivo e' quello di aprire un dialogo tra i mercati mondiali per incidere sulle politiche decisionali. Nell'attesa del verdetto che dovrebbe arrivare d'oltreoceano sull'eventuale immissione, la filiera italiana si prepara ad affrontare, unita, questa nuova sfida. "Se le forze sociali e del mondo dell'agricoltura non prendono una posizione sin da ora", ha detto Mario Capanna presidente del Cdg, "per un paese come il nostro, in cui i derivati del grano sono gli alimenti simbolo della nostra identita' come il pane e la pizza, l'arrivo di prodotti con frumento ogm sarebbe una vera iattura". Basti pensare che pasta, panetteria e biscotti contribuiscono per 2 due miliardi di euro alle esportazioni. E il futuro non riserva niente di buono, perche' con la recente riforma della Politica Agricola Comunitaria dovrebbe verificarsi una contrazione del 35% delle superfici coltivate a frumento, con un conseguente aumento delle importazioni. Secondo Daniela Piccione segretario di Cna Alimentare, che vanta 80mila piccole aziende artigianali, l'introduzione di grano ogm potrebbe avere un impatto assai rilevante sull'intera filiera, creando una spaccatura netta sia nel mondo dei produttori che in quello dei consumatori. Poche sarebbero le imprese che riuscirebbero a rimanere sul mercato ed in ogni caso produrrebbero per consumatori ad altissimo reddito. Salvare il pane, la pasta e la pizza dai rischi di contaminazione e' un obiettivo per tutti coloro che investono e credono nel Made in Italy di qualita'. E' quanto ha affermato infine il vicepresidente della Coldiretti Marini sottolineando come la coltivazione del grano, sia estesa su 2,3 milioni di ettari, circa il 20% della superficie agricola utilizzata nel Paese. Il quotidiano di Calabria ------------------------------------- Allarme ogm per pane, pizza e spaghetti Allarme ogm per pane, pizza e spaghetti. Il grano canadese e americano dal quale viene la farina con cui si producono questi alimenti potrebbe presto essere tutto geneticamente modificato. Lo ha denunciato ieri a Roma il presidente del Consiglio dei diritti genetici, Mario Capanna nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno aderito anche diverse associazioni di categoria come la Coldiretti e la Cna e istituti di ricerca, come l'Inran, l'Istituto nazionale per l'alimentazione e l'Inea, istituto nazionale economia agraria. A spingere i promotori dell'iniziativa è stata la richiesta da parte della multinazionale americana Monsanto di coltivare e commercializzare una particolare varietà di grano elaborata geneticamente per resistere di più agli erbicidi, la «Roundup Ready». «La proposta di Monsanto - ha spiegato Capanna - rappresenta un vero e proprio spartiacque nella storia delle biotecnologie. Fino ad oggi infatti la maggior parte delle coltivazioni geneticamente modificate - mais, colza e soia - erano destinate prevalentemente all'alimentazione animale. Ora con il tentativo di commercializzazione di grano ogm si passa a colpire direttamente l'alimentazione umana, soprattutto in aree del mondo come l'Europa e il Mediterraneo dove il grano è l'alimento di base». «Se la cosa dovesse andare in porto - ha aggiunto Capanna - per il nostro paese sarebbe una vera e propria catastrofe». Il nostro paese è infatti il maggior importatore mondiale di grano. Il valore delle importazioni è pari a 1,2 miliardi di euro per circa 21 milioni di tonnellate di prodotto. Il grano che arriva nel nostro paese non finisce però solo sulle nostre tavole. Viene trasformato e diventa pane, pasta, prodotti di pasticceria e pizza, che poi viene esportata in tutto il mondo. L'export del settore ammonta a circa 1,7 miliardi di euro. «Ve lo immaginate - ha spiegato ancora Capanna - un consumatore che compra un pacco di spaghetti con l'etichetta "contiene ogm"?». Un problema che, secondo gli organizzatori dell'iniziativa, è avvertito anche dagli agricoltori canadesi. «In Canada - ha spiegato Luca Colombo, promotore del progetto "Grano o Grane" - gli agricoltori sanno che quel grano non potrà essere venduto perché nessuno in Europa lo comprerebbe e quindi si rifiutano di coltivarlo. Il mattino --------------------------- Ogm, agricoltori canadesi contro la Monsanto Sono contrari all'introduzione del frumento modificato per uso alimentare. Una lettera al convegno di Roma Non ci sono solo le associazioni ambientaliste a mobilitarsi contro il grano gm. Questa volta la «battaglia» ha coinvolto anche gli agricoltori canadesi, terrorizzati dall'idea di perdere i loro acquirenti al di qua dell'oceano qualora il governo decidesse di permettere alla Monsanto la vendita di un frumento Roundup Ready destinato ai prodotti alimentari. La notizia era già circolata nei giorni precedenti al convegno «Grano o grane» organizzato ieri a Roma dal Consiglio dei diritti genetici. E la riunione ospitata dal ministero dell'agricoltura ha specificato meglio i termini della questione. Da alcuni mesi la Monsanto ha presentato la richiesta per produrre un frumento gm destinato alla alimentazione umana sia in Canada che negli Stati uniti. Ovvero nei due stati da cui l'Italia compra la maggior parte di quei due terzi dei 9 milioni di tonnellate che rappresentano il nostro fabbisogno annuale di farina. Un passo che gli storici della battaglia contro gli ogm si aspettavano da tempo. La novità però è che contro questa proposta si stanno muovendo pezzi importanti dell'industria alimentare sia sul nostro stivale che dall'altra parte dell'Atlantico. Accade così che Antonio Costato, rappresentante della Grandi molini italiani (azienda che macina il 13% del frumento utilizzato nel nostro paese) ieri abbia usato poche parole per dire che «non è un problema di costi. Se ai nostri acquirenti proponiamo farina gm anche a prezzi ridotti loro rispondono semplicemente che non se ne parla». Accanto a lui fanno discorsi altrettanto duri i rappresentanti della Galbusera, quelli dell'Associazione dei consorzi alimentari, e Italmopa, il ramo dei mugnai federati a Confindustria.E dall'altro lato dell'oceano ha battuto un colpo anche la Cwb (Commissione canadese del frumento) per dire ai partecipanti al convegno che «numerosi attori industriali canadesi hanno richiesto che il sistema regolatorio nazionale per l'approvazione del grano transgenico diventi ancora più rigoroso». «E' un primo passo» conclude Luca Colombo, organizzatore del progetto, «ma il fatto che si siano mobilitati gli industriali lascia ben sperare». Il manifesto ----------------------- La posizione di Coldiretti Salvare il pane, la pasta e la pizza dai rischi di contaminazione del grano biotech, che potrebbe essere presto autorizzato negli Stati Uniti e in Canada, è un obiettivo che le imprese che investono e credono nel Made in Italy di qualità non possono mancare per non mettere a rischio la credibilità dell'intero sistema agroalimentare, dal quale dipendono molte delle opportunità di sviluppo sostenibile del Paese". E' quanto ha affermato il vice presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini intervenendo all'incontro "Il Sistema Italia di fronte alla sfida del frumento Ogm" del Progetto "Grano o Grane", nato su iniziativa del Consiglio dei Diritti Genetici (CDG), promosso da Coldiretti Assocap, CNA Alimentare, FLAI-CGIL, COOP e con l'adesione di importanti aziende agroalimentari. "Il grano (tenero e duro) è una coltivazione estesa su 2,3 milioni di ettari, circa il 20% della superficie agricola utilizzata in Italia, dalla quale", ha precisato Marini, "derivano non solo componenti fondamentali della dieta mediterranea ai quali gli italiani destinano oltre il 15% della propria spesa alimentare, ma anche alimenti simbolo del Made in Italy nel mondo che tra pasta, panetteria e biscotti contribuiscono per un valore di circa due miliardi di euro alle nostre esportazioni. Esistono quindi validi motivi di sostenibilità ambientale, di natura economica, di immagine e di credibilità internazionale che ci spingono a prevenire eventuali rischi piuttosto che a rincorrerli, come è purtroppo avvenuto per altre colture dove peraltro il mercato sta dando ragione ha chi ha fatto la scelta di lavorare per l'assenza di inquinamenti da Ogm". "Nel mercato globale", ha aggiunto Marini, "le opportunità di affermazione del Made in Italy si giocano sulla capacità di valorizzare la propria identità con alimenti fortemente radicati con il territorio, senza organismi geneticamente modificati, garantiti dal "campo alla tavola" e con informazioni trasparenti in etichetta". Vita -------------------- «L'agricoltura italiana rischia la catastrofe» Marcello Buiatti: il pubblico diffida di questi prodotti, teme per la salute ROMA «Il rischio che l'introduzione di grano ogm sia una catastrofe per l'agricoltura e l'industria alimentare italiana esiste». Per Marcello Buiatti, ordinario di genetica all'Università di Firenze, la proposta della Monsanto di coltivare grano ogm in Canada potrebbe avere delle ripercussioni gravi anche in Italia. Perché gli ogm sono una minaccia all'agricoltura italiana? «Il problema è che queste tecnologie sono adatte per un tipo di agricoltura su larga scala che non è quella praticata in Italia. Il nostro sistema potrebbe essere schiacciato da questo tipo di prodotti e poi il pubblico non li comprerebbe perché non si fida. Lo dimostra il grande successo dei cibi biologici e di quelli di qualità tipici delle regioni italiane». Quindi quella degli ogm è più una battaglia commerciale che non una questione di ambiente e salute? «Le implicazioni commerciali sono evidenti, ma non devono nemmeno essere trascurati i rischi potenziali per la salute e quelli per l'ambiente. Si tratta di rischi che non sono collegati direttamente alla modificazione genetica introdotta nella coltura, ma al tipo di prodotto che viene realizzato e dal modo con cui viene lavorato». Cioè? «Prendiamo ad esempio il grano della Monsanto. Si tratta di un prodotto che è stato reso più resistente agli erbicidi. Questo perché molte piante infestanti sono diventate a loro volta resistenti a questi prodotti e per eliminarle occorrono maggiori quantità di diserbanti che vengono impiegati fino alla fine del ciclo di produzione, senza permettere che degradino naturalmente e si disperdano. Alla fine tutte quel diserbante in più finisce nei nostri piatti». Il messaggero ------------------------- «Prepariamoci a pagare di più i semi "normali"» Roberto Defez: non c'è altra strada se non vogliamo frumento modificato ROMA «La polemica contro gli ogm è solo il tentativo degli ultimi della classe di far fare la figura dei ciucci ai più bravi. Ma sia chiaro, se non vogliamo grano ogm dobbiamo anche prepararci a dover pagare di più quello normale». Non usa mezzi termini Roberto Defez, biotecnologo del Cnr di Napoli per stroncare sul nascere il nuovo dibattitto contro gli organismi geneticamente modificati. Secondo lei quella sul grano è una polemica del tutto fuori luogo? «Mi sembra paradossale il fatto che vogliamo imporre anche agli altri di fare quello che abbiamo fatto noi. Il nostro paese ha deciso di bloccare la ricerca e ora sta cercando di costringere anche gli altri a fare le stesse scelte. Si vorrebbe che anche gli altri paesi restino indietro insieme a noi. Fare poi questa battaglia proprio sul grano che è una delle piante più geneticamente modificate al mondo, proprio per mano di ricercatori italiani, mi sembra ancora più paradossale». E invece cosa dovremmo fare? «Intanto dovremmo chiederci come mai negli altri paesi la ricerca sugli alimenti geneticamente modificati va avanti e invece da noi è stata bloccata del tutto. Dovremmo chiederci realmente quali sono i problemi che bloccano questo tipo di ricerche e se hanno dei fondamenti di natura scientifica i timori per la salute e l'ambiente manifestati dall'opinione pubblica. Fino ad oggi nessuno è riuscito però a dimostrare la pericolosità di questi alimenti». Quindi è solo una battaglia commerciale? «Molto probabilmente sì. Ma bisogna anche capire che se vorremmo avere il grano non ogm dovremo prepararci a pagarlo di più perché per gli agricoltori diventerà più conveniente coltivare il grano geneticamente modificato». Articoli tratti da: Il messaggero , Il mattino, 26 marzo 2004, Vita, 25 marzo 2004, Il messaggero 26 marzo 2004, Il quotidiano di Calabria, 26 marzo 2004, Il manifesto, 26 marzo 2004 ---------------------------------------------------------- N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com
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