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Newsletter n. 2
- Subject: Newsletter n. 2
- From: Istituto di Etica della "Pubblicità" - Onl <info at ieponlus.it>
- Date: Tue, 23 Dec 2003 16:07:02 +0100
ISTITUTO DI ETICA DELLA PUBBLICITA' Viale Unità d'Italia 101 sc. A - 74100 Taranto - Tel./fax 0997724222 info at ieponlus.it - http://www.ieponlus.it Mensile di Etica della Condizione Pubblica Newsletter senza pubblicità commerciali - n. 2 - 23 dicembre 2003 IAP & UPA: "Se ci scoprono, facciam finta di niente." Interrogati su 24 quesiti di etica della pubblicità commerciale, IAP & UPA non risposero! Eravamo perplessi sulla possibilità reale di ottenere una risposta ai nostri quesiti. Avevamo già appurato la tendenza dell'IAP a non replicare alle contestazioni del suo operato quando non è in grado di opporvi valide e incontestabili motivazioni. Attendersi un atteggiamento analogo anche dall'UPA, tra i principali soci IAP, era solo logico. Quindi, questa volta, invieremo i quesiti a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno ai presidenti dei due enti. Le risposte, o l'assenza di risposte, saranno pubblicate tra un mese nel prossimo numero della nostra newsletter di etica della condizione pubblica. --------------------------------------------------------------------------- Da questo numero della nostra newsletter, la prima a periodicità mensile, sarà presente uno spazio in cui verranno rese pubbliche alcune pagine del diario personale del presidente. Molti hanno avanzato dubbi sulla legittimità del nostro impegno in ambito dell'etica della pubblicità. Ricordiamo quindi che, in base al significato dei termini, etica della pubblicità indica "lo studio e la gestione delle problematiche e dei valori della pubblicità intesa nel suo più ampio significato di condizione di tutto ciò che, in qualche modo e misura, riguarda la collettività, è esposto, accessibile e appartiene a tutti e da tutti può essere utilizzato". Nella sua veste di ex docente e di psicologo psicoterapeuta, il presidente dell'IEP-onlus ha dedicato buona parte della sua vita a studiare gli effetti della comunicazione e del sistema socioeconomico attuale sulla collettività e sui singoli e le modalità per prevenirne o ridurne i danni. Le pagine del suo diario vogliono essere una testimonianza delle sue personali "divagazioni riflessive" sulla strumentalizzazione dell'etica relativa a molti fatti pubblici, riflessioni di una persona pronta ad essere cittadino di un mondo fatto da uomini onesti con eguali diritti ed in pace tra loro e costretto, invece, a vivere in un'umanità imprigionata, flagellata e mortificata da ideologie settarie, dogmatismo, nazionalismi, credenze superstiziose, ignoranza, propaganda demagogica, avidità, ipocrisia e mille altri veleni per l'umana dignità. In questo numero due stralci del diario sono dedicati uno a: http://www.ieponlus.it/newsletter/2003/approfondimenti/diario9novembre03.htm Divagazioni riflessive su guerra, onestà, onore, patriottismo e antipatriottismo" ed il secondo a: http://www.ieponlus.it/newsletter/2003/approfondimenti/diario17novembre03.htm Divagazioni riflessive su morte in guerra, propaganda, demagogia" --------------------------------------------------------------------------- L'Inno di Mameli, sia nella versione integrale che in quella ridotta, fa riferimento esplicito o implicito a diversi eventi di guerra a all'atteggiamento bellico che spesso hanno costellato la storia dell'unificazione nazionale d'Italia. Per il principio ideoplasico della neuropsicologia comportamentale (lo stesso alla base, ad esempio, dell'effetto placebo che è uno dei parametri fondamentali della ricerca farmacologica mondiale) ogni reazione o comportamento nasce da una predisposizione mentale innata o appresa. Nello specifico caso dell'Inno di Mameli, tale esaltazione dell'atteggiamento bellico e tanti inviti ad essere "pronti alla morte" mal si coniugano con i progetti e gli interventi così detti di "pace" con i quali pare si vorrebbero caratterizzare le soluzioni delle crisi nazionali ed internazionali in difesa della vita. Questa rielaborazione vuole quindi essere un inno a libertà, giustizia e pace nel mondo; vuole restare attuale nel tempo, quindi è contro tutte le guerre e non una in particolare. E' contro tutti i soprusi e ogni forma di discriminazione di razza, sesso, cultura, età e posizione economica. In merito ai nostri versi a volte liberi, ricordiamo che Ettore Janni (I poeti minori dell'Ottocento, Milano, BUR, 1955), anche in merito alla redazione di Mameli, scrive: "I critici, naturalmente, rilevano le imperfezioni artistiche che non mancano." In tono con la versione originale vengono utilizzati alcuni termini arcaici trascritti nelle note, tra virgolette e in corsivo, unitamente ai significati attinti dal "Vocabolario della lingua italiana" di Nicola Zingarelli (Bologna, Zanichelli, 2003). Nelle note, con lo stesso criterio, vi sono anche le spiegazioni dei passaggi cruciali. Leggete o cantate, con la medesima base musicale, l'uno e l'altro dei due inni e valutate voi in quale vi identificate maggiormente e quale vi lascia una carica più positiva! http://www.ieponlus.it/newsletter/2003/approfondimenti/inno.htm vai al testo integrale dei due inni --------------------------------------------------------------------------- Ognuno ha la propria opinione su etica e giustezza della guerra, del militarismo, del terrorismo e dei kamikaze, ma pochi sanno che la scienza ha individuato medesime spinte naturali verso tali comportamenti. Da questo numero della nostra newsletter, ispirandoci a fatti di pubblica attualità, inizieremo a pubblicizzare dati ispirati a riviste e pubblicazioni che costituiscono la letteratura scientifica ufficiale. L'obiettivo è fornire un aiuto sia a coloro i quali reputano la verità più dignitosa della propaganda demagogica, sia a quanti ancora non riescono a distinguere l'una dall'altra. Le informazioni saranno proposte con modalità e spiegazioni finalizzate a renderne fruibile a tutti la comprensione. Poiché alla fine di questo 2003 molto si parla della guerra, dei caduti italiani in Iraq e del terrorismo in tutte le sue manifestazioni, in questo numero proporremo un articolo di Marco Sammarco, psicologo psicoterapeuta e presidente dell'IEP-onlus, dal titolo: http://www.ieponlus.it/newsletter/2003/approfondimenti/basibiologiche.htm Basi biologiche, sociali e psicopatologiche del comportamento bellico e dell'attacco suicida" --------------------------------------------------------------------------- "La polemica del crocifisso e l'etica dei simboli" Moltissimi hanno avuto qualcosa da dire anche sulla liceità dell'esposizione di simboli peculiari di una specifica religione in luoghi pubblici frequentati, o che possono essere frequentati, da soggetti di altre confessioni. Ma quanti sanno cos'è esattamente un simbolo? Per certo lo sa Adel Smith, il presidente dell'Unione Mussulmani d'Italia, che ha chiesto la deposizione del crocifisso dalla scuola di Ofena e lo sanno anche gli esponenti clericali o laici cattolico che ne difendono il mantenimento! Ma quanti altri, di tutti quelli che hanno preso posizione a favore o contro, sono adeguatamente padroni della materia? Pubblicizzeremo quindi alcune informazioni di base, condivise dalla scienza ufficiale, su significati e peculiarità dei simboli, al fine di poter poi rispondere con più cognizione di causa al questionario proposto in coda a questo articolo. Carl Gustav Jung ha individuato nel "simbolo" la rappresentazione concreta di un corrispondente "archetipo". Gli archetipi sono a loro volta le rappresentazioni primordiali dei valori comuni a tutti gli uomini; essi costituiscono "l'inconscio collettivo", contrapposto "all'inconscio individuale". Il simbolo è sempre una manifestazione metaforica, cioè una analogia con qualcos'altro, espressa a livello materiale, grafico o linguistico; la metafora è anche il linguaggio dell'inconscio. Il simbolo, con la sua componente concreta e con quella metaforica, agevola così l'armonizzazione tra conscio e inconscio, incrementando l'energia psichica a favore di una più elevata "performance" (o prestazione) personale. Il simbolo consente inoltre al singolo di rivivere, nella propria emotività personale, le esperienze e i valori più ancestrali che sono alla base della storia e dell'evoluzione del proprio gruppo, della propria specie e della stessa vita. L'aumento dell'energia psichica e della prestazione non ha una vettorialità sempre ed obiettivamente positiva ma può essere interpretato in maniera diversa secondo i riferimenti morali e il contesto; ad esempio, l'esaltazione psichica e prestazionale di un kamikaze prodotta dai suoi processi simbolici lo rende un eroe socialmente superiore nel proprio contesto culturale e gli procura il marchio di folle, criminale e terrorista in contesti culturalmente differenti. Allo stesso modo due opposti schieramenti culturali, etnici, sportivi, politici o religiosi che siano, potranno avere una visione antitetica del campanilismo o dell'ideologia contrapposta dallo schieramento antagonista. La scuola comportamentista sottolinea come il simbolo possa essere definito tale solo quando rievoca almeno una parte delle reazioni emotivo-affettive suscitate da ciò che il simbolo stesso rappresenta. Il simbolo è considerato uno stimolante e non il solo strumento di attivazione delle risposte personali. L'emissione e le relazioni tra loro, di tali risposte, costituiscono i "processi simbolici": essi hanno una funzione fondamentale anche nei processi di elaborazione dell'informazione, tipici delle attività di apprendimento e di pensiero. Riassumendo, il simbolo ci consente di pensare, imparare, elaborare dati, partecipare a valori condivisi da specifiche compagini o dall'intera umanità e di incrementare sia l'energia psichica, sia la prestazione personale. Per cui domandiamo: 1. E' etico che solo i membri di uno specifico contesto culturale possano fruire concretamente delle proprie rappresentazioni simboliche in luoghi frequentati regolarmente anche da soggetti che nutrono differenti credenze? 2. Nella tutela dei diritti naturali e civili all'esistenza e all'evoluzione esistenziale, è etico negare a soggetti culturalmente differenti sia la possibilità di fare riferimento ai propri simboli, sia la fruizione dei vantaggi che tali simboli comportano? 3. Considerati i vantaggi, universalmente riconosciuti, della fruizione di simboli, è più etico, nei luoghi pubblici: a. oscurarne a tutti la presenza? b. pretendere, nello specifico ambito religioso, che tutte le confessioni si mettano d'accordo su un unico simbolo che le rappresenti tutte? c. istituire apposite bacheche ove simboli di acclarato valore, seppur culturalmente differenti, possano essere esposti ad egual vantaggio di etnie e soggetti ideologicamente diversi? Speriamo che le risposte di coloro i quali riusciranno a scriverci come se non avessero letto le informazioni su riportate siano poche e ci auguriamo di poter aiutare molti altri a formulare delle valutazioni obiettive più che opinioni per definizione opinabili. Tutto ciò perché ci sentiamo in dovere di tutelare soprattutto i diritti di quanti sono o si sentono isolati nella loro ricerca della verità in un'umanità il cui status è più frutto della propaganda, del dogmatismo e dell'oscurantismo anziché dell'informazione obiettiva, della ragione e del cosmico rispetto. Questa newsletter è inviata agli iscritti e a nominativi di dominio pubblico o estrapolati dalla nostra corrispondenza. Per sospendere il ricevimento di questa newsletter, rispondi inserendo REMOVE nell'oggetto. Copyright 2002-2003 IEP onlus. Tutti i diritti riservati.
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