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Lilliput nazionale - Zanotelli a Banca Intesa: "No a nuovi conflitti per il petrolio"
- Subject: Lilliput nazionale - Zanotelli a Banca Intesa: "No a nuovi conflitti per il petrolio"
- From: "fra.castracane" <fra.castracane at libero.it>
- Date: Mon, 22 Dec 2003 00:54:06 +0100
Comunicato stampa congiunto Rete Lilliput e Campagna per la Riforma della Banca Mondiale Ufficio Stampa: Cristiano Lucchi 339/6675294 - ufficiostampa at retelilliput.org Coordinatore Campagna per la Riforma della Banca Mondiale: Antonio Tricarico 328/8485448 _______________________________________________________________ Zanotelli a Banca Intesa "No a nuovi conflitti per il petrolio" Rete Lilliput scrive a Corrado Passera, CEO di Banca Intesa: "Non finanziare il contestato progetto di oleodotto Baku-Ceyhan in Azerbaigian, Georgia e Turchia" Roma, 18 dicembre - Alex Zanotelli promotore e animatore di Rete Lilliput ha scritto oggi una lettera all'amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, per chiedergli di non approvare il finanziamento del controverso progetto Baku-Tbilisi Cehyan (BTC). Il BTC, qualora completato, sarà il più lungo oleodotto al mondo (1.760 Km) e collegherà il Mar Caspio con il Mar Mediterraneo, parte dall'Azerbaigian, attraversa la Georgia per arrivare fino in Turchia. Elevatissimi i rischi ambientali e gli impatti sociali soprattutto in Turchia, dove il progetto attraversa zone curde, nonché unico il quadro legale che regola il progetto soltanto a vantaggio delle multinazionali, tra cui l'italiana ENI, creando un pericoloso precedente per gli investimenti esteri in mega-progetti infrastrutturali e petroliferi. Zanotelli ha espresso la sua più profonda preoccupazione in merito ad un progetto che rischia seriamente di acuire le tensioni internazionali in tutta l'area del Caspio, passando nelle vicinanze od attraversando numerose aree già di conflitto, quali ad esempio il Nagorno-Karabakh, il Dagestan, l'Abkhazia, l'Ossezia e la Cecenia ed il Kurdistan turco, e possa essere foriero di nuovi conflitti militari sulle risorse petrolifere. Forte è la preoccupazione di Zanotelli per il dispiegamento di forze di sicurezza americane in Georgia in queste settimane e per le possibili violazioni dei diritti umani ai danni delle comunità curde dal momento che la Gendarmeria turca, responsabile di sistematiche violazioni negli ultimi quindici anni, è stata resa responsabile della sicurezza del progetto in Turchia. "Oggi si stanno decidendo le nuove guerre per il petrolio", ha dichiarato Padre Zanotelli. "Il ruolo della finanza dovrebbe essere di servizio per la società a favore della promozione della sostenibilità ambientale e sociale e dell'accesso al credito per i più poveri. Stanziare milioni di dollari per il BTC renderà Banca Intesa soltanto responsabile di possibili nuovi conflitti per le risorse naturali e di nuovi danni all'ambiente locale e globale". Malgrado le dichiarazioni e le assicurazioni del consorzio BTC in merito alle problematiche socio-ambientali legate alla realizzazione dell'oleodotto, dettagliate analisi delle Ong internazionali dei documenti del progetto hanno riscontrato che, anche nella sua progettazione, l'oleodotto è ben lontano dai criteri della best practice internazionale in materia ambientale e sociale. Due missioni sul campo condotte dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale, tra le organizzazioni promotrici delle Rete di Lilliput, lungo l'intero percorso dell'oleodotto hanno riscontrato delle divergenze sostanziali tra quello che è stato riportato nei documenti relativi al progetto e promesso alle comunità locali e la realtà dei fatti. Zanotelli è convinto che Banca Intesa, come primo gruppo bancario italiano, debba non solo assumersi le responsabilità dei finanziamenti concessi da un punto di vista ambientale e sociale prima ancora che economico e finanziario, ma sia anche tenuta a dare l'esempio agli altri gruppi bancari nel nostro paese, essendo Banca Intesa l'unica banca italiana coinvolta nel finanziamento del progetto. Infatti, recentemente Capitalia e San Paolo IMI hanno dichiarato di non essere coinvolte nel finanziamento del controverso progetto. Recentemente Banca Intesa ha sponsorizzato l'iniziativa di solidarietà la "Banca del Sorriso" in Italia. "In questi giorni di vigilia del santo Natale io continuo a pensare ai volti senza sorriso dei bambini che vivono lungo il percorso dell'oleodotto BTC, i quali motivi di sorridere non ne riceveranno da tale ingiusto progetto" ha dichiarato Zanotelli. Ecco di seguito il testo integrale della lettera di Alex Zanotelli a Corrado Passera, CEO di Banca Intesa Dott. Corrado Passera Amministratore Delegato e CEO di Banca Intesa Via Monte di Pietà, 8 - 20121 Milano e per conoscenza: Dott. Giovanni Bazoli Presidente Banca Intesa Oggetto: coinvolgimento di Banca Intesa nell'oleodotto BTC Gentile Dott. Passera, Le scrivo per manifestarLe la mia più profonda preoccupazione circa un eventuale coinvolgimento del gruppo Banca Intesa nel finanziamento dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC). Credo che il progetto rischi seriamente di acuire le tensioni internazionali in tutta l'area del Caspio e possa essere foriero di nuovi conflitti sulle risorse petrolifere, cosa di cui il tormentato ed unico mondo che abbiamo non ha bisogno. Lavorare per la pace, come modestamente il sottoscritto e tanti altri milioni di persone comuni fanno nella vita di tutti i giorni, ci spinge a chiedere anche a Lei un segnale personale concreto ed a rinunciare al finanziamento del progetto. Crediamo che una tale decisione non passerà inosservata e sarebbe finalmente un segnale di impegno e sensibilità da parte del settore bancario, così oscuro ai più e molto criticato proprio negli ultimi mesi per le sue operazioni controverse e non a vantaggio dell'economia reale e del vero benessere di tutti. Malgrado le dichiarazioni e le assicurazioni del consorzio BTC in merito alle problematiche socio-ambientali legate alla realizzazione dell'oleodotto, un'analisi più approfondita rivela come in merito a tali questioni la condotta adottata sia stata assolutamente insoddisfacente. Dettagliate analisi delle ONG internazionali dei documenti del progetto hanno riscontrato che anche nella sua progettazione l'oleodotto è ben lontano dai criteri della best practice internazionale in materia ambientale e sociale. Due missioni sul campo condotte da organizzazioni promotrici delle Rete di Lilliput lungo il percorso dell'oleodotto hanno riscontrato delle divergenze sostanziali tra quello che è stato riportato nei documenti relativi al progetto e quanto promesso alle comunità locali e la realtà dei fatti. Come ammesso recentemente dall'autorevole Amnesty International, le promesse che il progetto avrebbe creato posti di lavoro per la popolazione locale sono totalmente infondate. Le conseguenze sociali potrebbero rivelarsi ancora peggiori, espropriando la terra a 30.000 contadini che se la trasmettono da secoli senza essere in possesso di un titolo di proprietà riconosciuto, e che non avrebbero quindi nessun rimborso, o nel migliore dei casi un rimborso del tutto insufficiente per garantire la loro stessa sopravvivenza. Così intere famiglie potrebbero essere costrette a migrare, magari approdando in preda alla disperazione sulle nostre coste in maniera illegale. Inoltre, andando sul campo la società civile organizzata ha scoperto che: - la maggior parte delle persone impattate non è stata significativamente consultata in merito al progetto; - i pagamenti delle compensazioni per i proprietari terrieri che sono stati espropriati delle loro terre sono stati ben al di sotto dei costi dovuti; - i sondaggi minimi sulle risorse ambientali e culturali sono stati quanto meno affrettati: la maggioranza dei siti non è stata inventariata, e quelli che sono stati visitati lo sono stati per un solo giorno. E' di particolare preoccupazione il fatto che il Consorzio BTC non sia assolutamente riuscito a considerare gli impatti del progetto sulle minoranze etniche. C'è un cospicuo gruppo di minoranze etniche sul percorso dell'oleodotto, specialmente in Georgia (per esempio armeni, greci, abkazi, russi e nativi dell'Ossezia) che saranno negativamente impattati. Non figura una sola volta la parola "curdo" nella valutazione di impatto sociale del progetto. Infatti, il Consorzio BTC si è rifiutato di applicare la Direttiva Operativa 4.20 della Banca Mondiale sulle popolazioni indigene, l'unica direttiva studiata specificamente per salvaguardare gli interessi delle minoranze, nonostante il fatto che i curdi rientrino in tutti i criteri di applicazione della Direttiva Operativa 4.20. La decisione di non applicare questa normativa fa sì che i curdi e le altre minoranze etniche siano così ingiustificatamente ed inutilmente vulnerabili. Purtroppo le mie preoccupazioni non finiscono qui. Amnesty International ha dichiarato che gli investimenti nel BTC probabilmente avranno un "effetto di diminuzione della capacità di migliorare la situazione dei diritti umani in Turchia". Le ricerche condotte dalla società civile organizzata sulla sezione turca dell'oleodotto hanno mostrato che: - potenzialmente il progetto infrange la legge turca sull'esproprio in almeno due punti; - il progetto è in parziale o totale violazione degli standard internazionali in 171 punti, che secondo gli accordi del progetto sono richiesti dalla legge turca; - vi è una significativa incertezza legale intorno agli accordi del progetto, e ci sono preoccupazioni riguardo a conflitti tra gli accordi stessi e gli impegni della Turchia a livello internazionale in merito all'ambiente ed ai diritti umani. Ma nel lungo periodo le conseguenze peggiori potrebbero però essere quelle legali, visto che i contratti tra il consorzio e gli stati interessati - i cosiddetti Host Government Agreements firmati dal consorzio BTC con i governi che ospitano il progetto - sollevano le compagnie petrolifere da qualunque responsabilità legale. Questi accordi, con valore superiore alle leggi nazionali, permettono al Consorzio BTC di rifiutarsi di adeguare le normative sociali o ambientali nella zona dell'oleodotto ad ogni legge che i paesi attraversati dovessero approvare nei prossimi 40 anni. Questi accordi potrebbero addirittura violare le normative internazionali firmate dai paesi, ed ostacolare l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. Sempre gli accordi tra il consorzio BTC e la Turchia danno la possibilità alla Gendarmeria turca, una forza militare che si è macchiata delle peggiori atrocità a danno delle minoranze curde negli ultimi 15 anni ed il cui scioglimento è stato addirittura richiesto dal Consiglio d'Europa nel luglio 2002, di intervenire, tra l'altro, in caso di "sabotaggio, vandalismo, disturbo civile, estorsione commerciale, etc.". La vaghezza di una definizione come "disturbo civile" è fortemente preoccupante in relazione alla situazione in cui versa attualmente la parte orientale del paese. Più in generale, al di là dei rischi specifici, suscita forti preoccupazioni il contesto politico e di ordine pubblico nei paesi che dovrebbero essere attraversati dall'oleodotto. In una zona purtroppo già scossa da ben 7 conflitti etnici e da forti instabilità politiche, come gli eventi delle ultime settimane nei tre paesi dimostrano, la costruzione dell'oleodotto sotto queste condizioni potrebbe rappresentare un ulteriore ed importante fattore di tensione, se non di conflitto militare. Infine, sarebbe da chiedersi per chi si fa tutto questo e chi avrà alla fine il nuovo petrolio del Caspio. Le ricordo che il petrolio trasportato dal BTC sarà destinato soltanto all'export verso i mercati occidentali e passerà sotto la terra di villaggi che oggi hanno bisogno di energia, specialmente nei freddi inverni del Caucaso. Il petrolio ancora una volta è destinato soltanto all'opulente occidente ed una volta bruciato contribuirà ad aumentare l'effetto serra, nonostante l'urgenza di porre un freno al surriscaldamento del pianeta ed ai cambiamenti climatici. Sono convinto che Banca Intesa, come primo gruppo bancario italiano, debba non solo assumersi le responsabilità dei finanziamenti concessi da un punto di vista ambientale e sociale prima ancora che economico e finanziario, ma sia anche tenuta a dare l'esempio agli altri gruppi bancari nel nostro paese, essendo Banca Intesa, a mia conoscenza, l'unica banca italiana coinvolta nel finanziamento del progetto. Oggi finanziare il BTC per interessi economici a breve termine esporrebbe a critiche e ad un elevato rischio di reputazione nel lungo periodo il gruppo bancario che Lei dirige, ignorando che la finanza storicamente è nata con una funzione di servizio sociale che non può continuare ad essere disconosciuta dalle stesse banche quando si parla di questioni cruciali per la vita quali la sostenibilità ambientale e l'accesso al credito per i più poveri. Per questo Le chiedo di non approvare prestiti o finanziamenti in alcuna forma per l'oleodotto BTC. Sono fiducioso che Lei condivida la mia profonda preoccupazione, e che Lei voglia difendere un'etica degli affari, rifiutando un prestito a questo progetto che è in aperto conflitto con le leggi nazionali e le best practice internazionali e soprattutto potrà essere foriero di nuovi conflitti e nuove guerre. Recentemente Banca Intesa ha sponsorizzato l'iniziativa di solidarietà la "Banca del Sorriso" in Italia. In questi giorni di vigilia del santo Natale io continuo a pensare ai volti senza sorriso dei bambini che vivono lungo il percorso dell'oleodotto BTC, i quali motivi di sorridere non ne riceveranno da tale ingiusto progetto. In attesa di una Sua cortese risposta, i miei più cordiali saluti ed auguri per un Natale ed un 2004 di pace. Alex Zanotelli
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