I: attentato ai militari italiani: perché chiediamo il ritiro



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Sent: Wednesday, November 12, 2003 4:19 PM
Subject: attentato ai militari italiani: perché chiediamo il ritiro


> Dopo il gravissimo attentato ai militari italiani in Iraq ecco qualche
> valutazione di massima.
>
>
> 1) OCCUPAZIONE. Per quanto i militari italiani abbiano tentato di svolgere
> un'azione dal profilo umanitaro, essa era - come è noto - collocata nel
> mezzo di una occupazione militare Usa a seguito di una guerra illegale e
> condannata da gran parte dell'opinione pubblica mondiale e nazionale.
>
> 2) RISCHI. Il movimento per la pace ha lottato fino all'ultimo per
> scongiurare l'intervento armato in Iraq. Non abbiamo condiviso
l'intervento
> italiano dopo l'occupazione. E non solo perché ritenevamemo profondamente
> sbagliata la guerra ma anche perché eravamo consapevoli degli enormi
rischi
> a cui venivano esposti i militari italiani. I rischi della missione
> militare italiana era talmente alti che nazioni come la Francia o la
> Germania non avevano mandato neanche un militare.
>
> 3) FAMILIARI. Ci batteremo per il loro ritiro dando voce e sostegno alle
> legittime preoccupazioni delle loro famiglie.
>
> 4) PARLAMENTARI. I parlamentari favorevoli a prolungare questo tipo di
> missione militare italiana diano prova di coerenza costituendo una
> delegazione permanente presso i corpi militari in prima linea e andando a
> staffetta in Iraq a verificare i livelli di sicurezza.
>
> 5) EROISMO. Il giorno 24 settembre 2003 sul sito di PeaceLink avevamo
> pubblicato un editoriale in cui scrivevamo: "Martino riformato, Bossi
> esonerato, Berlusconi congedato dopo il Car. Alcune informazioni sulla
> carriera militare di chi vuole mantenere i soldati italiani in Iraq a
> rischio della loro vita". Riportavamo informazioni tratte dal Corriere
> della Sera (del 7/11/2001). Che cosa diceva il Corriere? Il ministro della

> Difesa Antonio Martino a suo tempo non ha fatto il militare: fu riformato
> per "ridotte attitudini militari". Il presidente del Consiglio Silvio
> Berlusconi ha fatto solo pochi giorni di Car (Centro addestramento
reclute)
> e poi è ritornato a casa: non ha avuto neanche il tempo per scattarsi una
> foto col fucile in mano da inserire nella sua biografia illustrata, quella
> distribuita a tutti gli italiani per le elezioni. Il ministro Umberto
Bossi
> invece era "nipote di inabile" e ha saputo sfruttare una vecchia leggina.
> Queste informazioni parlano da sole e sono un eloquente commento circa la
> buona fede di ogni appello all'eroismo che dovesse provenire dai suddetti
> esponenti di governo al fine di mantenere in Iraq i militari italiani.
>
> 6) ONU. Occorre che l'Onu - anche su spinta dell'Europa - approvi una
> risoluzione che sancisca la fine dell'illegittima occupazione militare Usa
> e il pieno passaggio in tempi rapidi della sovranità nelle mani del popolo
> iracheno, coadiuvati da caschi blu che non appartengano ad alcuna nazione
> che abbia partecipato all'attuale guerra.
>
> 7) TERRORISMO. Questa è forse l'unica strada ragionevole e realistica da
> percorrere per contenere il terrorismo, isolarlo all'interno della stessa
> società irachena e costruire una prospettiva nuova per la regione.
>
> 8) INCATTIVIMENTO. Insistere ancora nell'occupazione Usa è catastrofico.
Il
> ritiro dei militari italiani costituirebbe una forte spinta anche al
> disimpegno Usa. Eviteremo sia ai soldati americani sia ai civili iracheni
> nuove sofferenze. Al contrario si assisterà ad un inutile incattivimento
in
> questa guerra che gli Usa hanno ormai perso.
>
> Alessandro Marescotti - PeaceLink
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