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PRENATAL/THAILANDIA aggiornamenti - Clean Clothes Campaign
- Subject: PRENATAL/THAILANDIA aggiornamenti - Clean Clothes Campaign
- From: "Ersilia Monti" <ermont at tin.it>
- Date: Fri, 6 Jul 2001 21:36:09 +0200
PRENATAL/ARTSANA IN THAILANDIA - Clean Clothes Campaign (caso distribuito alla lista il 12.6.2001) Mentre vi inviavo questo messaggio mi e' giunta comunicazione che il caso si e' risolto positivamente con un accordo mercoledi' scorso. Spero di potervi girare il testo domani. Leggete intanto gli sviluppi della vicenda aggiornati al 27 giugno 2001, interessanti soprattutto per quelli, non pochi a quanto pare, che hanno inviato lettere a Prenatal e al sindacato dando un contributo significativo alla risoluzione del caso. Scusate la lunghezza del testo Ersilia Monti PRENATAL IN THAILANDIA - Clean Clothes Campaign (caso distribuito alla lista il 12.6.2001) Prenatal e il sindacato italiano rispondono alle nostre lettere. La Ladybird fornisce la sua versione dei fatti, il sindacato di fabbrica replica. Ma la risposta più eloquente sono 77 lavoratrici chiuse fuori dalla fabbrica dall'11 di giugno. RIEPILOGO DEL CASO Un giovane sindacato di fabbrica al femminile, assistito da una ong locale, cerca inutilmente da oltre due mesi di raggiungere un accordo per il rinnovo del contratto con il fornitore thailandese di alcune grandi marche dell'abbigliamento. Dall'altra parte del tavolo di trattativa il titolare siede con una squadra di specialisti del lavoro, a cui fa da sponda il mediatore pubblico, e non cede su nessun punto, anzi vuole imporre le sue richieste. Uno scenario abbastanza comune per chi segue i casi di questa mailing list, se non fosse che questa volta fra i committenti c'e' un'impresa italiana, la Prenatal, del gruppo Artsana, alla quale ci e' stato chiesto di inviare lettere di pressione. Le richieste del sindacato: aumento dei salari, indennita' per le donne in stato di gravidanza, permessi sindacali, migliori servizi di trasporto, gratifiche annuali. NOVITA' AL 27.6.2001 Prenatal ha risposto ai nostri fax/lettere/email allegando la risposta del fornitore a cui ha chiesto spiegazioni (trovate i testi più sotto). La lettera di Prenatal, che e' tenuta a rispettare il codice di condotta sottoscritto da Artsana il 31.7.1998 (presumibilmente una riedizione di quello siglato all'indomani della tragedia della Zhili), mostra una volonta' di dialogo. Anche il sindacato italiano del tessile-abbigliamento ha risposto (testo piu' sotto) assicurando il suo intervento attraverso la federazione internazionale. Ho inviato copia della documentazione anche al sindacato di categoria del commercio di cui Prenatal applica il contratto nazionale. Da ultimo e' arrivata la replica del sindacato delle lavoratrici a cui la Clean Clothes Campaign ha trasmesso la comunicazione del datore di lavoro (testo piu' sotto). Nel frattempo, pero', 77 lavoratrici sono state chiuse fuori dalla fabbrica, come potete leggere negli aggiornamenti che seguono. Data la mole delle informazioni, ho ritenuto questa volta di non incollare il messaggio originale della Clean Clothes Campaign (posso inoltrarlo a chi lo richiede). In coda trovate infine le richieste del sindacato e quelle dell'imprenditore Ersilia Monti AGGIORNAMENTI DEL 15 GIUGNO 2001 (inviati da CLIST: Center for Labour Information Service and Training) 77 lavoratrici chiuse fuori dalla fabbrica. Guess nega di commissionare lavoro alla Ladybird Le trattative del 23 maggio erano le ultime durante il cosiddetto periodo di conciliazione nel corso del quale non possono esservi né scioperi né serrate. Il 29 maggio il sindacato della Ladybird ha partecipato con 80 lavoratrici a una mobilitazione generale per l'aumento dei minimi salariali e dell'indennità di disoccupazione. L'8 giugno viene annunciato che a 77 lavoratrici, firmatarie della piattaforma sindacale, sarà vietato l'accesso agli stabilimenti a decorrere da lunedì 11 giugno. La serrata è un diritto dell'imprenditore poiché la vertenza è entrata nella fase conflittuale; resta tuttavia incerta la legittimità di una serrata parziale. La sera dell'11 giugno circa 140 lavoratrici, accompagnate da 40 rappresentanti di altri sindacati di fabbrica si recano in corteo all'ufficio provinciale del lavoro inalberando cartelli con le scritte: "Confezioniamo abbigliamento per bambini per conto di Guess ma non riusciamo a dar da mangiare ai nostri" oppure "La Ladybird fa lauti profitti ma si rifiuta di concederci una gratifica pari a 10 giorni di lavoro". Chiedono che le autorità continuino nella loro opera di mediazione. Il 13 giugno viene fissato un nuovo incontro negoziale che non dà risultati: i rappresentanti della parte pubblica esercitano pressioni sulle lavoratrici perché accettino di trattare sulla base delle richieste dell'impresa. Intanto 100 nuove assunte sostituiscono le lavoratrici estromesse; il titolare della Ladybird si dispone ad affrontare una lotta a lungo termine e ha preso tutte le misure necessarie per impedire che la produzione subisca rallentamenti. Le lavoratrici hanno scritto alle imprese committenti sollecitando una risposta ai loro primi appelli. Solo Guess ha risposto finora [non era ancora pervenuta la risposta di Prénatal, ndt] negando di conoscere la Ladybird. Si tratta ovviamente di un'assurdità dato che proprio in questi giorni la fabbrica è impegnata a evadere un ordine di Guess. Le lavoratrici manterranno la loro pressione sul committente americano inviando le prove di quanto sostengono. Le proposte presentate dall'imprenditore al tavole delle trattative hanno il chiaro intento di far piazza pulita del sindacato. Non solo sono state sottoposte esclusivamente alle 150 lavoratrici che hanno sottoscritto le richieste sindacali e che lottano per i propri diritti, ma rappresentano un chiaro invito a lasciare la fabbrica. Infatti, introdurre un turno notturno e pretendere una produttività del 90% su obiettivi stabiliti unilateralmente è il modo migliore per favorire licenziamenti spontanei, in modo particolare da parte di madri di famiglia. AGGIORNAMENTI DEL 21 GIUGNO 2001 (inviati da CLIST: Center for Labour Information Service and Training) Le 77 donne sospese dalla Ladybird Garment Company scavalcano la cinta del Ministero del Lavoro per farsi ricevere. Mercoledì 20 giugno intorno alle 11,30, Akiko Gorno, segretaria per la regione asiatica della federazione internazionale dei lavoratori del tessile-abbigliamento, si è incontrata con il vicemninistro del Lavoro, la sig.ra Ladawan Wongseewong, per discutere il caso delle lavoratrici della Ladybird. La sig.ra Gono ha informato il viceministro che qualora non si trovi una soluzione alla vertenza entro la fine del mese, sarà avviata una campagna di solidarietà internazionale. La sig.ra Ladawan ha promesso di studiare delle soluzioni ma non è entrata in dettagli. Alle 11,00 le operaie della Ladybird si sono radunate davanti al monumento della vittoria e si sono recate in manifestazione al Ministero del Lavoro per portare sostegno alla commissione sindacale che avrebbe affrontato un nuovo incontro di trattativa alle ore 13,00. Arrivate al palazzo ministeriale, le donne hanno dovuto scavalcare le recinzioni per poter entrare nell'edificio (di solito in Thailandia gli edifici pubblici sono sempre aperti al pubblico). In seguito hanno raggiunto per le scale gli uffici del ministero al sesto piano dopo che era stato loro impedito di usare l'ascensore. Sul pianerottolo sono state affrontate da una fila di guardie il cui comportamento aggressivo ha provocato lo svenimento di una dimostrante che è stata poi trasportata in ospedale. Hanno atteso di conoscere i risultati delle trattative e saputo che non era stato raggiunto un accordo, hanno chiesto di essere ricevute dal viceministro la quale ha dichiarato che avrebbe convocato personalmente il datore di lavoro per un nuovo incontro il giovedì successivo. RISPOSTA DI PRENATAL A CHI HA INVIATO LETTERE DI PRESSIONE Agrate Brianza, 19 giugno 2001 Ogg.: Ladybird Garment Factory A seguito della vostra segnalazione relativa alla società in oggetto, Vi precisiamo di avere richiesto spiegazioni a questa, la quale ci ha risposto con la lettera che vi alleghiamo in copia. Vogliate esaminarla e relazionarci in proposito poiché è nostra ferma intenzione fare rispettare da tutti i nostri fornitori i diritti fondamentale del lavoro. Distinti saluti. PRENATAL SPA Dario Pasquale Direttore Personale e Affari Legali RISPOSTA DEL SINDACATO ITALIANO A CHI HA INVIATO LETTERE DI PRESSIONE FEMCA CISL FILTEA CGIL UILTA UIL SEGRETERIE NAZIONALI Roma, 26 giugno 2001 Abbiamo ricevuto la segnalazione relativa alla Ladybird Garment Factory di Bangkok. Le scriventi Federazioni Italiane Tessile e Abbigliamento hanno provveduto ad interessare la Federazione Internazionale ed il sindacato dell'abbigliamento tailandese affiliato alla nostra federazione mondiale. Siamo in attesa di risposte che andranno confrontate con le informazioni fornite dalla Prénatal che in Italia peraltro applica il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore commercio. Appare comunque opportuno ricordare che la Prénatal SpA, in quanto controllata dalla Artsana Spa, è tenuta ad applicare e a far rispettare il codice di condotta sottoscritto dalla società Artsana Spa il 31.7.1998. Confidando di inviarVi entro breve tempo notizie aggiornate sulla base delle informazioni che stiamo raccogliendo, con l'occasione porgiamo cordiali saluti. FEMCA CISL (Adriano Linari) FILTEA CGIL (Daniele Quiriconi) UILTA UIL (Edoardo Rossi) LETTERA DELLA LADYBIRD A PRENATAL (28.5.2001) Non è vero che l’azienda si è arroccata sulle sue posizioni. Le trattative hanno avuto avvio secondo le procedure previste dalla legge. Ci sono stati alcuni progressi, alcune richieste sindacali sono state accettate (sedie con schienali per le donne in stato di gravidanza e 30 giorni di permesso retribuito per attività sindacali a discrezione e previa autorizzazione della direzione aziendale, ndt). La lentezza delle trattative è da imputare al sindacato: 1) su alcune questioni spinose che necessitano discussioni approfondite il sindacato ha chiesto un rinvio di 12 giorni, fra il 9 e il 21 maggio, di fatto protraendo i tempi per un accordo; 2) mancanza di autodeterminazione da parte del sindacato che si affida troppo ai consigli di persone esterne all’azienda che non hanno una conoscenza chiara della situazione. Ciò ha condotto a una spaccatura fra le lavoratrici che sostenevano la piattaforma sindacale. Quelle che si ritengono soddisfatte dei risultati raggiunti hanno ritirato la loro firma, altre si sono licenziate per evitare il conflitto e cercano lavoro altrove. Su 600 dipendenti, solo 150 da 372 che erano, cioè una minoranza, continuano a sostenere le richieste del sindacato. L’azienda ha presentato le proprie controproposte espressamente a questo gruppo di lavoratrici, secondo una modalità negoziale concessa dalla legge thailandese, con lo scopo di riavviare per tempo il tavolo delle trattative e salvaguardare i diritti che la legge garantisce al datore di lavoro. Non c'è l'intenzione di imporre un accordo. Non esiste repressione sindacale nella nostra azienda. La legge thailandese è molto severa su questo punto e le azioni sanzionatorie sarebbero immediate. E’ falso che siano mai state esercitate pressioni su una dipendente perché lasciasse il sindacato. Inoltre, nessuna delle richieste del sindacato fa riferimento a pratiche discriminatorie nei confronti degli iscritti, come la lettera ricevuta lascerebbe intendere. Potete verificarlo chiedendo copia dei documenti originali al Ministero del lavoro. La Clean Clothes Campaign e l’ong thailandese CLIST sono state male informate dal sindacato che sa quanto la società civile sia sensibile ai temi dei diritti umani e ne ha abusato. Non è vero che nei nostri stabilimenti ci si occupi solo del taglio e il lavoro di confezione sia dato all'esterno. Abbiamo solo 6 tavoli per il taglio e non ci sarebbe abbastanza lavoro per tutti i dipendenti che sono 600. Per quanto riguarda la trattativa, molti dei punti in discussione sono stati risolti. Su alcuni, però, non c'è accordo con il sindacato che insiste sulle richieste iniziali e a quanto pare ha bisogno di un sostegno esterno per imporle alla direzione. Vi assicuriamo che il nostro comportamento è conforme alla legge del lavoro thailandese. Le trattative si sono svolte alla presenza e con la mediazione di funzionari del Ministero del lavoro. Il nostro sistema retributivo è stato esaminato e approvato dal Ministero del lavoro. Dal 1999 aderiamo a un progetto del Ministero del lavoro "Project on women and young workers inspection for export promotion" [qualcosa come: progetto per la promozione delle esportazioni sulla base dell'impiego regolare delle donne e dei giovani] e abbiamo ricevuto una certificazione di conformità agli standard. Due imprese statunitensi, la MTL (Merchandising Testing Laboratory) del Massachusetts, e la CSCC di Los Angeles, ispezionano ogni anno i nostri stabilimenti per accertare che siano osservate le leggi del lavoro, comprese quelle sui salari, sull'igiene e sicurezza, assistenza medica, ecc. Abbiamo passato i test per tutti i punti. Vogliamo rassicurarvi del fatto che la produzione non è stata interrotta poiché tutti i dipendenti sono al loro posto di lavoro. (Veerasak Ratanapraphat, amministratore delegato) REPLICA DEL SINDACATO DELLE LAVORATRICI A PRENATAL (22.6.01) Apprezzo l'interesse di Prénatal al nostro caso e lo sforzo per capire i motivi del conflitto in corso. Purtroppo, da quando il sig. Veerasak Ratanabraphat vi ha scritto, la situazione si è deteriorata. Da lunedì 11 giugno, 77 lavoratrici sono chiuse fuori dalla fabbrica. E' vero che questo è un diritto accordato al datore di lavoro dalla legge thailandese, ma chi come noi non può più lavorare e non ha reddito, si trova ora in grande difficoltà. Il sig. Veerasak afferma che le lavoratrici che sostengono la piattaforma sindacale sono solo una minoranza. Dimentica di dire che il contratto che verrà firmato non varrà solo per chi l'ha sottoscritta e presentata, varrà per tutti. Se sarà possibile, per esempio, ottenere un miglior sistema di trasporti, ciò andrà a beneficio di tutti. Va detto comunque che all'epoca in cui ebbero inizio le trattative, la Ladybird aveva 540 dipendenti, compresa la dirigenza, e non 600. Il motivo per cui così tante persone si sono ritirate deriva dal clima di paura che il sig. Veerasak ha creato sottoponendo le sue controproposte solo a quelle fra noi che sono state più attive nelle trattative o usando strumenti di persuasione come per esempio la promessa di fornire tute da lavoro nuove e pagare il salario intero nell'eventualità di uno sciopero o di una serrata. Il sig. Veerasak sostiene di aver scelto di indirizzare espressamente a noi le sue proposte per poter proseguire le trattative. E' difficile definire trattative le pressioni che ci vengono rivolte sia da lui sia dai funzionari del Ministero del lavoro perché le discussioni si concentrino sulla richiesta dell'azienda di congelare i salari per 3 anni. Se il datore di lavoro fosse in buona fede, non avrebbe estromesso 77 lavoratrici, di fatto impedendo il dialogo. Noi siamo sempre state disponibili alla trattativa, siamo noi ad averne urgenza, dovendo adesso anche affrontare il caso di 77 persone a cui sono stati tolti i mezzi per vivere. Non ci sono stati progressi nelle trattative, purtroppo. Le uniche concessioni da parte dell'azienda sono state le sedie con schienale per le donne in stato di gravidanza e 30 giorni di permesso per attività sindacali, ma solo a discrezione e previa autorizzazione del datore di lavoro. Se si confrontano le richieste iniziali delle lavoratrici con quelle attuali, risulta evidente che i "progressi" intervenuti si riferiscono solo alla disponibilità da parte nostra a ridimensionare le nostre rivendicazioni. La discriminazione nei confronti degli iscritti al sindacato esiste, lo prova il fatto che a questi ultimi è vietato il lavoro straordinario. Il punto 4 della nostra piattaforma originale si riferiva proprio a questo aspetto. L'azienda si avvale regolarmente di subfornitori per portare a termine le commesse. E' vero che all'interno si fa anche lavoro di confezione, ma esistono 30 laboratori esterni, lavoratori a domicilio inclusi, di cui l'azienda si serve. E' vero che l'azienda in questo momento non viola la legge del lavoro thailandese. Può anche essere vero che abbia ricevuto una certificazione di conformità dalle ditte citate nella sua lettera. Non possiamo saperlo dato che nessuna di noi è mai stata avvicinata né tanto meno intervistata da CSCC o da MTL. E' altrettanto vero che il nostro sindacato riceve formazione e consulenza da una ong locale. E' una necessità assoluta dovendo confrontarci al tavolo delle trattative con una squadra di 7 specialisti, di cui 3 dipendenti dell'azienda e altri 3 professionisti esterni con alle spalle una lunga esperienza in trattative di lavoro. Uno di questi, il sig. Tammanoon Tanikoon, è coinvolto in una causa per pratiche sleali in relazione alle trattative che ha condotto per conto della Far East Garment Company, un'altra azienda thailandese del settore. E' probabile infine che il sistema retributivo adottato dalla Ladybird sia stato approvato dal Ministero del lavoro in quanto conforme alla legge. Ciò non toglie che il salario che percepiamo non è sufficiente per mantenere le nostre famiglie, che il diritto alla contrattazione collettiva è sancito dalla legge e che non dovremmo essere punite se lo esercitiamo. Siamo convinte inoltre che quel poco che ci siamo ridotte a chiedere sia totalmente giustificato proprio in nome di quei "diritti umani" di cui il nostro datore di lavoro ci accusa di abusare. E' lo è anche per il fatto che abbiamo lavorato per molti anni per garantire profitti all'azienda e ai suoi committenti come Prénatal. Nessuna di noi potrà mai permettersi di acquistare i capi che confezioniamo per Prénatal. Per quanto differenti siano gli standard di vita fra un paese e l'altro, non è giusto che a noi sia negata la possibilità di far fronte alle esigenze primarie, per esempio poter acquistare il latte per i nostri figli. Vi chiedo di sollecitare la Ladybird a rispettare la nostra dignità di persone e a trattare con noi lealmente. Quando tutte le lavoratrici estromesse potranno rientrare in fabbrica, riprenderemo il lavoro con la stessa cura e lo stesso impegno di sempre. (Lamai Tipdee, segretaria della Garment Industry Union) RICHIESTE DEL SINDACATO Premio annuale in base all'anzianità di servizio pari a: 3 giorni lavorativi per dipendenti con anzianità da 1 a 3 anni; 5 giorni lavorativi per dipendenti con anzianità da 3 a 5 anni; 8 giorni lavorativi per dipendenti con anzianità di oltre 5 anni. Lavoratrici in stato di gravidanza: Indennità mensile di 100 baht per la durata di 3 mesi, per un totale di 300 baht, al fine di compensare la perdita di reddito dovuta all'esclusione dal lavoro straordinario prescritta dalla legge. Sedie con schienale. Possibilità per le lavoratrici in stato di gravidanza di lavorare al di sotto delle quote produttive assegnate e di non essere sottoposte a sollecitazioni, e quindi a maggior stress, a causa del loro minor rendimento. Aumenti salariali: Categoria C: 5 baht al giorno (attualmente 3 baht al giorno); Categoria B: 7 baht al giorno (attualmente 5 baht al giorno) Categoria A: 10 baht al giorno (attualmente 8 baht al giorno). Istituzione e potenziamento dei mezzi di trasporto aziendali per consentire ai lavoratori di disporre di mezzi pubblici negli orari, sia in entrata che in uscita, in cui è richiesto il lavoro straordinario (vengono specificate le linee da istituire e le migliorie da apportare, ndt) Autorizzazione per i membri della commissione sindacale o per gli iscritti al sindacato scelti dalla commissione di fruire di permessi retribuiti per attività sindacali per un massimo di 5 giorni all'anno e di permessi non retribuiti per ulteriori 5 giorni all'anno. RICHIESTE DELL'IMPRENDITORE Introduzione di un orario di lavoro su due turni durante i quali ogni dipendente deve raggiungere il 90% della produttività oraria programmata. Mantenimento del sistema retributivo basato sulla qualità del lavoro e congelamento dei salari di 150 lavoratrici (quelle che hanno sottoscritto la piattaforma sindacale)per 3 anni. Durata di 3 anni per gli accordi collettivi e conseguente congelamento dei salari di tutti i dipendenti per 3 anni. Nessuna delle richieste sindacali è stata accettata, tranne: Sedie con schienale per le donne in stato di gravidanza.Permessi retribuiti per attività sindacali, per un massimo di 30 giorni all'anno, a discrezione e dietro autorizzazione del datore di lavoro. --------------------- Chi vuole essere escluso dalla lista o vuole ricevere informazioni sulla Clean Clothes Campaign, puo’ inviare un messaggio a : ermont at tin.it Ersilia Monti (Coordinamento lombardo nord/sud del mondo) P.le Governo Provvvisorio 6 20127 Milano tel.02-26140345 email: ermont at tin.it -------------------
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