PRENATAL/THAILANDIA aggiornamenti - Clean Clothes Campaign



PRENATAL/ARTSANA IN THAILANDIA - Clean Clothes Campaign
(caso distribuito alla lista il 12.6.2001)

Mentre vi inviavo questo messaggio mi e' giunta comunicazione che il caso si
e' risolto positivamente con un accordo mercoledi' scorso. Spero di potervi
girare il testo domani. Leggete intanto gli sviluppi della vicenda
aggiornati al 27 giugno 2001, interessanti soprattutto per quelli, non pochi
a quanto pare, che hanno inviato lettere a Prenatal e al sindacato dando un
contributo significativo alla risoluzione del caso. Scusate la lunghezza del
testo

Ersilia Monti

PRENATAL IN THAILANDIA - Clean Clothes Campaign
(caso distribuito alla lista il 12.6.2001)

Prenatal e il sindacato italiano rispondono alle nostre lettere. La Ladybird
fornisce la sua versione dei fatti, il sindacato di fabbrica replica. Ma la
risposta più eloquente sono 77 lavoratrici chiuse fuori dalla fabbrica
dall'11 di giugno.

RIEPILOGO DEL CASO
Un giovane sindacato di fabbrica al femminile, assistito da una ong locale,
cerca inutilmente da oltre due mesi di raggiungere un accordo per il rinnovo
del contratto con il fornitore thailandese di alcune grandi marche
dell'abbigliamento. Dall'altra parte del tavolo di trattativa il titolare
siede con una squadra di specialisti del lavoro, a cui fa da sponda il
mediatore pubblico, e non cede su nessun punto, anzi vuole imporre le sue
richieste. Uno scenario abbastanza comune per chi segue i casi di questa
mailing list, se non fosse che questa volta fra i committenti c'e'
un'impresa italiana, la Prenatal, del gruppo Artsana, alla quale ci e' stato
chiesto di inviare lettere di pressione. Le richieste del sindacato: aumento
dei salari, indennita' per le donne in stato di gravidanza, permessi
sindacali, migliori servizi di trasporto, gratifiche annuali.

NOVITA' AL 27.6.2001
Prenatal ha risposto ai nostri fax/lettere/email allegando la risposta del
fornitore a cui ha chiesto spiegazioni (trovate i testi più sotto). La
lettera di Prenatal, che e' tenuta a rispettare il codice di condotta
sottoscritto da Artsana il 31.7.1998 (presumibilmente una riedizione di
quello siglato all'indomani della tragedia della Zhili), mostra una volonta'
di dialogo. Anche il sindacato italiano del tessile-abbigliamento ha
risposto (testo piu' sotto) assicurando il suo intervento attraverso la
federazione internazionale. Ho inviato copia della documentazione anche al
sindacato di categoria del commercio di cui Prenatal applica il contratto
nazionale. Da ultimo e' arrivata la replica del sindacato delle lavoratrici
a cui la Clean Clothes Campaign ha trasmesso la comunicazione del datore di
lavoro (testo piu' sotto). Nel frattempo, pero', 77 lavoratrici sono state
chiuse fuori dalla fabbrica, come potete leggere negli aggiornamenti che
seguono. Data la mole delle informazioni, ho ritenuto questa volta di non
incollare il messaggio originale della Clean Clothes Campaign (posso
inoltrarlo a chi lo richiede). In coda trovate infine le richieste del
sindacato e quelle dell'imprenditore

Ersilia Monti


AGGIORNAMENTI DEL 15 GIUGNO 2001 (inviati da CLIST: Center for Labour
Information Service and Training)

77 lavoratrici chiuse fuori dalla fabbrica. Guess nega di commissionare
lavoro alla Ladybird

Le trattative del 23 maggio erano le ultime durante il cosiddetto periodo di
conciliazione nel corso del quale non possono esservi né scioperi né
serrate. Il 29 maggio il sindacato della Ladybird ha partecipato con 80
lavoratrici a una mobilitazione generale per l'aumento dei minimi salariali
e dell'indennità di disoccupazione. L'8 giugno viene annunciato che a 77
lavoratrici, firmatarie della piattaforma sindacale, sarà  vietato l'accesso
agli stabilimenti a decorrere da lunedì 11 giugno. La serrata è un diritto
dell'imprenditore poiché la vertenza è entrata nella fase conflittuale;
resta tuttavia incerta la legittimità di una serrata parziale.

La sera dell'11 giugno circa 140 lavoratrici, accompagnate da 40
rappresentanti di altri sindacati di fabbrica si recano in corteo
all'ufficio provinciale del lavoro inalberando cartelli con le scritte:
"Confezioniamo abbigliamento per bambini per conto di Guess ma non riusciamo
a dar da mangiare ai nostri" oppure "La Ladybird fa lauti profitti ma si
rifiuta di concederci una gratifica pari a 10 giorni di lavoro". Chiedono
che le autorità continuino nella loro opera di mediazione. Il 13 giugno
viene fissato un nuovo incontro negoziale che non dà risultati: i
rappresentanti della parte pubblica esercitano pressioni sulle lavoratrici
perché accettino di trattare sulla base delle richieste dell'impresa.

Intanto 100 nuove assunte sostituiscono le lavoratrici estromesse; il
titolare della Ladybird si dispone ad affrontare una lotta a lungo termine e
ha preso tutte le misure necessarie per impedire che la produzione subisca
rallentamenti. Le lavoratrici hanno scritto alle imprese committenti
sollecitando una risposta ai loro primi appelli. Solo Guess ha risposto
finora [non era ancora pervenuta la risposta di Prénatal, ndt] negando di
conoscere la Ladybird. Si tratta ovviamente di un'assurdità dato che proprio
in questi giorni la fabbrica è impegnata a evadere un ordine di Guess.  Le
lavoratrici manterranno la loro pressione sul committente americano inviando
le prove di quanto sostengono.

Le proposte presentate dall'imprenditore al tavole delle trattative hanno il
chiaro intento di far piazza pulita del sindacato. Non solo sono state
sottoposte esclusivamente alle 150 lavoratrici che hanno sottoscritto le
richieste sindacali e che lottano per i propri diritti, ma rappresentano un
chiaro invito a lasciare la fabbrica. Infatti, introdurre un turno notturno
e pretendere una produttività del 90% su obiettivi stabiliti unilateralmente
è il modo migliore per favorire licenziamenti spontanei, in modo particolare
da parte di madri di famiglia.


AGGIORNAMENTI DEL 21 GIUGNO 2001 (inviati da CLIST: Center for Labour
Information Service and Training)

Le 77 donne sospese dalla Ladybird Garment Company  scavalcano la cinta del
Ministero del Lavoro per farsi ricevere.

Mercoledì 20 giugno intorno alle 11,30, Akiko Gorno, segretaria per la
regione asiatica della federazione internazionale dei lavoratori del
tessile-abbigliamento, si è incontrata con il vicemninistro del Lavoro, la
sig.ra Ladawan Wongseewong, per discutere il caso delle lavoratrici della
Ladybird. La sig.ra Gono ha informato il viceministro che qualora non si
trovi una soluzione alla vertenza entro la fine del mese, sarà avviata una
campagna di solidarietà internazionale. La sig.ra Ladawan ha promesso di
studiare delle soluzioni ma non è entrata in dettagli.

Alle 11,00 le operaie della Ladybird si sono radunate davanti al monumento
della vittoria e si sono recate in manifestazione al Ministero del Lavoro
per portare sostegno alla commissione sindacale che avrebbe affrontato un
nuovo incontro di trattativa alle ore 13,00. Arrivate al palazzo
ministeriale, le donne hanno dovuto scavalcare le recinzioni per poter
entrare nell'edificio (di solito in Thailandia gli edifici pubblici sono
sempre aperti al pubblico). In seguito hanno raggiunto per le scale gli
uffici del ministero al sesto piano dopo che era stato loro impedito di
usare l'ascensore. Sul pianerottolo sono state affrontate da una fila di
guardie il cui comportamento aggressivo ha provocato lo svenimento di una
dimostrante che è stata poi trasportata in ospedale. Hanno atteso di
conoscere i risultati delle trattative e saputo che non era stato raggiunto
un accordo, hanno chiesto di essere ricevute dal viceministro la quale ha
dichiarato che avrebbe convocato personalmente il datore di lavoro per un
nuovo incontro il giovedì successivo.

RISPOSTA DI PRENATAL A CHI HA INVIATO LETTERE DI PRESSIONE

Agrate Brianza, 19 giugno 2001

Ogg.: Ladybird Garment Factory

A seguito della vostra segnalazione relativa alla società in oggetto, Vi
precisiamo di avere richiesto spiegazioni a questa, la quale ci ha risposto
con la lettera che vi alleghiamo in copia.
Vogliate esaminarla e relazionarci in proposito poiché è nostra ferma
intenzione fare rispettare da tutti i nostri fornitori i diritti
fondamentale del lavoro.
Distinti saluti.

PRENATAL SPA
Dario Pasquale
Direttore Personale e Affari Legali


RISPOSTA DEL SINDACATO ITALIANO A CHI HA INVIATO LETTERE DI PRESSIONE

FEMCA CISL     FILTEA CGIL     UILTA UIL
SEGRETERIE  NAZIONALI

Roma, 26 giugno 2001

Abbiamo ricevuto la segnalazione relativa alla Ladybird Garment Factory di
Bangkok. Le scriventi Federazioni Italiane Tessile e Abbigliamento hanno
provveduto ad interessare la Federazione Internazionale ed il sindacato
dell'abbigliamento tailandese affiliato alla nostra federazione mondiale.
Siamo in attesa di risposte che andranno confrontate con le informazioni
fornite dalla Prénatal che in Italia peraltro applica il contratto
collettivo nazionale di lavoro del settore commercio.
Appare comunque opportuno ricordare che la Prénatal SpA, in quanto
controllata dalla Artsana Spa, è tenuta ad applicare e a far rispettare il
codice di condotta sottoscritto dalla società Artsana Spa il 31.7.1998.
Confidando di inviarVi entro breve tempo notizie aggiornate sulla base delle
informazioni che stiamo raccogliendo, con l'occasione porgiamo cordiali
saluti.

FEMCA CISL (Adriano Linari)    FILTEA CGIL (Daniele Quiriconi)    UILTA UIL
(Edoardo Rossi)


LETTERA DELLA LADYBIRD A PRENATAL (28.5.2001)

Non è vero che l’azienda si è arroccata sulle sue posizioni. Le trattative
hanno avuto avvio secondo le procedure previste dalla legge. Ci sono stati
alcuni progressi, alcune richieste sindacali sono state accettate (sedie con
schienali per le donne in stato di gravidanza e 30 giorni di permesso
retribuito per attività sindacali a discrezione e previa autorizzazione
della direzione aziendale, ndt). La lentezza delle trattative è da imputare
al sindacato: 1) su alcune questioni spinose che necessitano discussioni
approfondite il sindacato ha chiesto un rinvio di 12 giorni, fra il 9 e il
21 maggio, di fatto protraendo i tempi per un accordo; 2) mancanza di
autodeterminazione da parte del sindacato che si affida troppo ai consigli
di persone esterne all’azienda che non hanno una conoscenza chiara della
situazione. Ciò ha condotto a una spaccatura fra le lavoratrici che
sostenevano la piattaforma sindacale. Quelle che si ritengono soddisfatte
dei risultati raggiunti hanno ritirato la loro firma, altre si sono
licenziate per evitare il conflitto e cercano lavoro altrove. Su 600
dipendenti, solo 150 da 372 che erano, cioè una minoranza,  continuano a
sostenere le richieste del sindacato. L’azienda ha  presentato  le proprie
controproposte espressamente a questo gruppo di lavoratrici, secondo una
modalità negoziale concessa dalla legge thailandese, con lo scopo di
riavviare per tempo il tavolo delle trattative e salvaguardare i diritti che
la legge garantisce al datore di lavoro. Non c'è l'intenzione di imporre un
accordo.

Non esiste repressione sindacale nella nostra azienda. La legge thailandese
è molto severa su questo punto e le azioni sanzionatorie sarebbero
immediate. E’ falso che siano mai state esercitate pressioni su una
dipendente perché lasciasse il sindacato. Inoltre, nessuna delle richieste
del sindacato fa riferimento a pratiche discriminatorie nei confronti degli
iscritti, come la lettera ricevuta lascerebbe intendere. Potete verificarlo
chiedendo copia dei documenti originali al Ministero del lavoro. La Clean
Clothes Campaign e l’ong thailandese CLIST sono state male informate dal
sindacato che sa quanto la società civile sia sensibile ai temi dei diritti
umani e ne ha abusato.

Non è vero che nei nostri stabilimenti ci si occupi solo del taglio e il
lavoro di confezione sia dato all'esterno. Abbiamo solo 6 tavoli per il
taglio e non ci sarebbe abbastanza lavoro per tutti i dipendenti che sono
600.

Per quanto riguarda la trattativa, molti dei punti in discussione sono stati
risolti. Su alcuni, però, non c'è accordo con il sindacato che insiste sulle
richieste iniziali e a quanto pare ha bisogno di un sostegno esterno per
imporle alla direzione.

Vi assicuriamo che il nostro comportamento è conforme alla legge del lavoro
thailandese. Le trattative si sono svolte alla presenza e con la mediazione
di funzionari del Ministero del lavoro. Il nostro sistema retributivo è
stato esaminato e approvato dal Ministero del lavoro. Dal 1999 aderiamo a un
progetto del Ministero del lavoro "Project on women and young workers
inspection for export promotion" [qualcosa come: progetto per la promozione
delle esportazioni sulla base dell'impiego regolare delle donne e dei
giovani] e abbiamo ricevuto una certificazione di conformità agli standard.
Due imprese statunitensi, la MTL (Merchandising Testing Laboratory) del
Massachusetts,  e la CSCC di Los Angeles, ispezionano ogni anno i nostri
stabilimenti per accertare che siano osservate le leggi del lavoro, comprese
quelle sui salari, sull'igiene e sicurezza, assistenza medica, ecc. Abbiamo
passato i test per tutti i punti.

Vogliamo rassicurarvi del fatto che la produzione non è stata interrotta
poiché tutti i dipendenti sono al loro posto di lavoro.

(Veerasak Ratanapraphat, amministratore delegato)

REPLICA DEL SINDACATO DELLE LAVORATRICI A PRENATAL (22.6.01)

Apprezzo l'interesse di Prénatal al nostro caso e lo sforzo per capire i
motivi del conflitto in corso. Purtroppo, da quando il sig. Veerasak
Ratanabraphat vi ha scritto, la situazione si è deteriorata. Da lunedì 11
giugno, 77 lavoratrici sono chiuse fuori dalla fabbrica. E' vero che questo
è un diritto accordato al datore di lavoro dalla legge thailandese, ma chi
come noi non può più lavorare e non ha reddito, si trova ora in grande
difficoltà.

Il sig. Veerasak afferma che le lavoratrici che sostengono la piattaforma
sindacale sono solo una minoranza. Dimentica di dire che il contratto che
verrà firmato non varrà solo per chi l'ha sottoscritta e presentata, varrà
per tutti. Se sarà possibile, per esempio, ottenere un miglior sistema di
trasporti, ciò andrà a beneficio di tutti. Va detto comunque che all'epoca
in cui ebbero inizio le trattative, la Ladybird aveva  540 dipendenti,
compresa la dirigenza, e non  600. Il motivo per cui così tante persone si
sono ritirate deriva dal clima di paura che il sig. Veerasak ha creato
sottoponendo le sue controproposte solo a quelle fra noi che sono state più
attive nelle trattative o usando strumenti di persuasione come per esempio
la promessa di fornire tute da lavoro nuove e pagare il salario intero
nell'eventualità di uno sciopero o di una serrata. Il sig. Veerasak sostiene
di aver scelto di indirizzare espressamente a noi le sue proposte per poter
proseguire le trattative. E' difficile definire trattative le pressioni che
ci vengono rivolte sia da lui sia dai funzionari del Ministero del lavoro
perché le discussioni si concentrino sulla richiesta dell'azienda di
congelare i salari per 3 anni. Se il datore di lavoro fosse in buona fede,
non avrebbe estromesso 77 lavoratrici, di fatto impedendo il dialogo. Noi
siamo sempre state disponibili alla trattativa, siamo noi ad averne urgenza,
dovendo adesso anche affrontare il caso di 77 persone a cui sono stati tolti
i mezzi per vivere.

Non ci sono stati progressi nelle trattative, purtroppo. Le uniche
concessioni da parte dell'azienda sono state le sedie con schienale per le
donne in stato di gravidanza e 30 giorni di permesso per attività sindacali,
ma solo a discrezione e previa autorizzazione del datore di lavoro. Se si
confrontano le richieste iniziali delle lavoratrici con quelle attuali,
risulta evidente che i "progressi" intervenuti si riferiscono solo alla
disponibilità da parte nostra a ridimensionare le nostre rivendicazioni.

La discriminazione nei confronti degli iscritti al sindacato esiste, lo
prova il fatto che a questi ultimi è vietato il lavoro straordinario. Il
punto 4 della nostra piattaforma originale si riferiva proprio a questo
aspetto.

L'azienda si avvale regolarmente di subfornitori per portare a termine le
commesse. E' vero che all'interno si fa anche lavoro di confezione, ma
esistono 30 laboratori esterni, lavoratori a domicilio inclusi, di cui
l'azienda si serve.

E' vero che l'azienda in questo momento non viola la legge del lavoro
thailandese. Può anche essere vero che abbia ricevuto una certificazione di
conformità dalle ditte citate nella sua lettera. Non possiamo saperlo dato
che nessuna di noi è mai stata avvicinata né tanto meno intervistata da CSCC
o da MTL.

E' altrettanto vero che il nostro sindacato riceve formazione e consulenza
da una ong locale. E' una necessità assoluta dovendo confrontarci al tavolo
delle trattative con una squadra di 7 specialisti, di cui 3 dipendenti
dell'azienda e altri 3 professionisti esterni con alle spalle una lunga
esperienza in trattative di lavoro. Uno di questi, il sig. Tammanoon
Tanikoon, è coinvolto in una causa per pratiche sleali in relazione alle
trattative che ha condotto per conto della Far East Garment Company,
un'altra azienda thailandese del settore.

E' probabile infine che il sistema retributivo adottato dalla Ladybird sia
stato approvato dal Ministero del lavoro in quanto conforme alla legge. Ciò
non toglie che il salario che percepiamo non è sufficiente per mantenere le
nostre famiglie, che il diritto alla contrattazione collettiva è sancito
dalla legge e che non dovremmo essere punite se lo esercitiamo. Siamo
convinte inoltre che quel poco che ci siamo ridotte a chiedere sia
totalmente giustificato proprio in nome di quei "diritti umani" di cui il
nostro datore di lavoro ci accusa di abusare. E' lo è anche per il fatto che
abbiamo lavorato per molti anni per garantire profitti all'azienda e ai suoi
committenti come Prénatal.

Nessuna di noi potrà mai permettersi di acquistare i capi che confezioniamo
per Prénatal. Per quanto differenti siano gli standard di vita fra un paese
e l'altro, non è giusto che a noi sia negata la possibilità di far fronte
alle esigenze primarie, per esempio poter acquistare il latte per i nostri
figli.

Vi chiedo di sollecitare la Ladybird a rispettare la nostra dignità di
persone e a trattare con noi lealmente. Quando tutte le lavoratrici
estromesse potranno rientrare in fabbrica, riprenderemo il lavoro con la
stessa cura e lo stesso impegno di sempre.

(Lamai Tipdee, segretaria della Garment Industry Union)


RICHIESTE DEL SINDACATO

Premio annuale in base all'anzianità di servizio pari a: 3 giorni lavorativi
per dipendenti con anzianità da 1 a 3 anni; 5 giorni lavorativi per
dipendenti con anzianità da 3 a 5 anni; 8 giorni lavorativi per dipendenti
con anzianità di oltre 5 anni.

Lavoratrici in stato di gravidanza:  Indennità mensile di 100 baht per la
durata di 3 mesi, per un totale di 300 baht, al fine di compensare la
perdita di reddito dovuta all'esclusione dal lavoro straordinario prescritta
dalla legge.  Sedie con schienale.  Possibilità per le lavoratrici in stato
di gravidanza di lavorare al di sotto delle quote produttive assegnate e di
non essere sottoposte a sollecitazioni, e quindi a maggior stress, a causa
del loro minor rendimento.

Aumenti salariali:  Categoria C: 5 baht al giorno (attualmente 3 baht al
giorno); Categoria B: 7 baht al giorno (attualmente 5 baht al giorno)
Categoria A: 10 baht al giorno (attualmente 8 baht al giorno).

Istituzione e potenziamento dei mezzi di     trasporto aziendali per
consentire ai lavoratori di disporre di mezzi pubblici negli orari, sia in
entrata che in uscita, in cui è richiesto il lavoro straordinario (vengono
specificate le linee da istituire e le migliorie da apportare, ndt)

Autorizzazione per i membri della commissione sindacale o per gli iscritti
al sindacato scelti dalla commissione di fruire di permessi retribuiti per
attività sindacali per un massimo di 5 giorni all'anno e di permessi non
retribuiti per ulteriori 5 giorni all'anno.


RICHIESTE DELL'IMPRENDITORE

Introduzione di un orario di lavoro su due turni durante i quali ogni
dipendente deve raggiungere il 90% della produttività oraria programmata.

Mantenimento del sistema retributivo basato sulla qualità del lavoro e
congelamento dei salari di 150 lavoratrici (quelle che hanno sottoscritto la
piattaforma sindacale)per 3 anni.

Durata di 3 anni per gli accordi collettivi e conseguente congelamento dei
salari di tutti i dipendenti per 3 anni.

Nessuna delle richieste sindacali è stata accettata, tranne:
Sedie con schienale per le donne in stato di gravidanza.Permessi retribuiti
per attività sindacali, per un massimo di 30 giorni all'anno, a discrezione
e dietro autorizzazione del datore di lavoro.

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Chi vuole essere escluso dalla lista o vuole ricevere informazioni sulla
Clean Clothes Campaign, puo’ inviare un messaggio a : ermont at tin.it
Ersilia Monti (Coordinamento lombardo nord/sud del mondo)
P.le Governo Provvvisorio 6
20127 Milano
tel.02-26140345
email: ermont at tin.it
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