[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
UNITED DOLORS OF BENETTON
- Subject: UNITED DOLORS OF BENETTON
- From: "jan" <pkdick at fastmail.it>
- Date: Tue, 8 May 2001 13:31:00 +0200
UNITED DOLORS OF BENETTON ============================================ PER FARE IL TUO MAGLIONE. BENETTON SFRUTTA IL LAVORO MINORILE, ESPROPRIA LE TERRE AI MAPUCHES, RICATTA A COTTIMO I LAVORATORI DEL SUD, BOICOTTA BENETTON ! Benetton nell'immaginario collettivo è "il capitalismo dal volto umano" : merito delle campagne pubblicitarie "etiche" con denunce sociali "griffate" Oliviero Toscani. Non tutti sanno però che secondo molti esperti di marketing caricare una merce di un valore aggiunto etico o ideale è solo un modo bizzarro ma efficiente per vendere di più, spacciando al consumatore un motivo di ipocrita gratificazione morale. Eh si, perché dietro la facciata progressista si nasconde la solita realtà: avidità e sfruttamento, come e peggio che per i padroni meno "illuminati". Pronti ad un fantastico giro nelle meraviglie della globalizzazione neoliberista ?! Partiamo! Si comincia in Patagonia, da secoli terra degli indigeni Mapuches. Benetton ha deciso che la tenera erbetta della Patagonia ben si presta agli allevamenti di pecore et voilà : niente di più semplice che espropriare gli indigeni (da sempre alieni al concetto di proprietà privata) e prendersi la terra : oggi, tramite la Compania de tierras Sud Argentino SA, il nostro mecenate possiede tenute per 900.000 ettari dove vengono allevati circa 280.000 bovini, che coprono parte del fabbisogno di lana del gruppo. Insomma una sana politica di sapore coloniale che ha devastato l'economia mapuche. Per gli indigeni è assicurato un futuro di lavoro sottopagato nelle aziende Benetton per la produzione di lana, come più volte denunciato dall'organizzazione mapuche-tehuelche "11 de octubre". Si continua in Turchia : è uno scoop giornalistico del Corriere della Sera a rivelare il sistematico sfruttamento di bambini, spesso kurdi, nelle aziende del fornitore Benetton in Turchia. Il buon Luciano ha reagito con una campagna di immagine in Italia e Turchia, ha comprato i sindacalisti -non senza aver licenziato quello che più si era esposto- ed ha lanciato un accordo di facciata per non utilizzare i bambini in produzione. Certo poi l'azienda lavora in rete coi subappalti e se i fornitori più convenienti guarda caso sono quelli che sfruttano il lavoro minorile di nascosto, che cosa ci si potrà mai fare. !? Il nostro giro finisce in uno dei tanti Sud del mondo : quello di casa nostra ! Già l'Osservatorio Benetton (che non è di proprietà di Benetton.) aveva denunciato il vero e proprio sfruttamento presente nei tanti laboratori del nostro centro-sud che lavorano a cottimo per questa e per le altre grandi firme della moda italiana. Si va dalle gravi carenze igieniche al vecchio fenomeno del "fuoribusta", al licenziamento delle ragazze incinte, agli incentivi prodottivi che, in pratica, costringono le lavoratrici a turni sempre più massacranti. Il tutto sotto il ricatto di quello che Luciano Benetton chiama "decentramento produttivo", ossia il trasferimento della produzione nei paesi dell'Europa orientale, dove un lavoratore costa meno, molto meno di 100 dollari al mese. Ora ne abbiamo avuto un piccolo esempio alle porte di casa : siamo a Pignataro Maggiore, provincia di Caserta, e Benetton prende circa 50 miliardi di finanziamenti dalla regione Campania come incentivo per realizzare un sito produttivo ( è così trend dare incentivi senza vere garanzie.): l'Olimpias . Dopo due anni Benetton non ha mantenuto gli impegni sul terreno dell'occupazione. In compenso chi lavora conosce condizioni di sfruttamento durissime : 18 macchine da controllare per corridoio (sei più che a Treviso!), ferie trasformate in giorni di "fermo macchina" gestite dall'azienda e ciclo continuo (compresa la notte). Ma ecco che uno dei reparti di lavoranti alza la testa e osa rifiutare il ciclo continuo ! Che fa allora il nostro mecenate?:prendi i soldi e scappa. se non accettano le sue condizioni minaccia di trasferire tutto a Gorizia! BOICOTTA BENETTON ! FERMIAMO LO SFRUTTAMENTO Rete NoGlobal ============================================ IL PROCESSO MC DONALD'S 170 testimoni provenienti da ogni parte del mondo, si stanno presentando davanti al giudice per il processo alla Mc Donald's. Gli imputati sono due animalisti, colpevoli di aver diffuso un volantino contro gli hamburger. Il processo è pieno di colpi di scena e sorprese, prime fra tutte le dichiarazioni degli esperti chiamati a testimoniare sul Mc Donald's, che confermano le tesi degli ambientalisti imputati. Il testimonial di Mc Donald's dà le dimissioni e si scusa pubblicamente. Da qualche anno, molti gruppi di animalisti ed ambientalisti hanno avviato una campagna contro Mc Donald's. le pratiche di questa multinazionale, le cui vendite annuali ammontano a 24 miliardi di dollari (più di 50.000 miliardi in lire italiane), sono criticate diverse ragioni: - GLI ANIMALI - Macellati per gli hamburger di Mc Donald's, passano la loro breve vita in allevamenti intensivi, dove non possono quasi muoversi. - LA FAME NEL MONDO - Mentre milioni di persone muoiono di fame, vaste estensioni di terreni dei paesi poveri, sono utilizzate per coltivare cibo per gli animali o per allevarli. - LE FORESTE - Queste estensioni sono spesso prodotto della distruzione di foreste tropicali. - LA SALUTE - Mc Donald's sostiene che il suo cibo è sano. Eppure contiene un alto livello di grassi, zucchero, sale e additivi; inoltre è povero di fibre e vitamine. - L'OCCUPAZIONE - Le condizioni di lavoro degli inservienti di Mc Donald's sono pessime: lo stipendio è molto basso e più del 60% del personale lascia il posto in meno di un anno. Per maggiori e più complete informazioni, via internet, sono disponibili questi indirizzi! Per maggiori informazioni: www.tmcrew.org/mcd - www.ecn.org ============================================ SÃO PAULO, 22 DE ABRIL DE 2001 NO MALDITO CALENDÁRIO CRISTÃO Questi sono un paio di resoconti a proposito di una giornata di scontri (lo scorso Venerdì) nella megalopoli brasiliana. Attaccate una decina di Banche, un McMerda, negozi costosi, prestigiose auto d'importazione, occupato e imbrattato l'atrio di una società finanziaria, strappate dalle mani di un tipo del partito comunista (palesemente fuoriluogo come la sua stessa esistenza) bandiere nazionali, testè incendiate, bloccata per ore l'Avenida Paulista (arteria fondamentale, per parlare a uno che sta dall'altra parte, dicono i paulisti, fai prima a telefonare). Capocce aperte, arresti (soprattutto tra i PunK, tra i più attivi). La capoccia e il naso spaccati di cui si parla qui di seguito appartengono a un mio amico del CAVE, collettivo di ecologisti/e anarchici/e di Santos (100km da San Paolo) molto attivi nella lotta contro una centrale termoelettrica in costruzione a "Cubatao". Ma le capocce aperte le contano anche gli sbirri. Nel secondo racconto, ad esempio, un compagno, nel divincolarsi sferra una pietrata in testa a un comandante e "os comandantes não usam capacete( casco)". San Paolo, come sottolinea la seconda corrispondenza (anche se in toni troppo vittimistici) non è Europa o StatiUniti. Le "tropa de Choque" fanno male e il blando freno della pacificazione occidentale lascia il posto ai grilletti. Ma le compagne e i compagni pure loro fanno male... ============================================ QUANTO CI COSTA UN AMERICANO da 'Il Manifesto' del 26 Aprile 2001 di MARINELLA CORREGGIA "Lo stile di vita statunitense non è in discussione" disse nel 1991 George Bush senior per giustificare la necessità della guerra nel Golfo, spinto (anche) dalle lobby petrolifere texane. Bush junior - dopo aver recentemente stracciato il Protocollo di Kyoto sul clima - pare seguirne le pesanti orme. Quella way of life e quella profonda commistione fra affari e politica fanno infatti degli Stati uniti il paese dei tristi primati ambientali. Per mantenere i quali il paese disattende sistematicamente i tentativi di regolamentazione ambientale internazionale, dal clima alla biodiversità. Da soli, gli Usa sono responsabili di un quarto dell'effetto serra, spia di una pesantezza ecologica globale, di una minore efficienza energetica rispetto agli altri paesi "sviluppati", di un modello agroalimentare funesto, di una tendenza spiccatissima e purtroppo imitata allo spreco: iperacquisti, velocissimo ciclo di vita dei prodotti, iperproduzione di rifiuti (pro capite tre volte quelli italiani), delega alle macchine di moltissime funzioni manuali e pedestri. Insomma, come sostiene il Third World Resurgence, "il modello Usa è semplicemente insostenibile: con il 4,5% della popolazione mondiale, gli statunitensi consumano il 40% delle risorse del mondo e ne recuperano solo l'1%". Alcuni esempi? Gli Usa sono il primo paese al mondo, insieme al Canada, per consumo di energia pro capite (9,73 Tep - tonnellate equivalenti di petrolio all'anno; la quota per i 48 paesi più poveri è solo dello 0,3). Un americano necessita in media di tanta energia quanto tre svizzeri, quattro italiani, 160 tanzaniani e 1.100 ruandesi. Non solo. Gli statunitensi consumano il 25,5% di tutto il petrolio prodotto nel mondo. A questo proposito, spiega il rapporto World Watch Institute 1999 che "se tutto il mondo consumasse tanto petrolio quanto gli Usa, ne occorrerebbero 360 milioni di barili al giorno, mentre se ne estraggono in tutto 67 milioni". Il consumo di petrolio è aumentato negli Usa, tra il 1989 e il 1999, dell'11% salendo a 883 milioni di tonnellate annue. Nello stesso periodo, però, la produzione petrolifera nazionale è scesa di oltre il 17%. Gli Usa, di conseguenza, consumano circa il 60% in più di quanto producono e sono i maggiori importatori petroliferi al mondo, con 521,5 milioni di tonnellate annue. Pur essendo la patria della tecnologia, non deve sorprendere che gli Usa siano al 32esimo posto quanto a efficienza energetica. Ovvero: per produrre una unità di prodotto interno lordo, negli Usa (e in Canada) si utilizza il doppio dell'energia utilizzata, per esempio, in Francia e in Italia. Ciò si somma, ovviamente, a una propensione individuale e collettiva allo spreco, frutto dei bassi costi dell'energia: "Negli Stati uniti un buon livello di vita si identifica con la presenza di un'auto sportiva sulle tre presenti in famiglia - scrive David Molin Roodman in The Natural Wealth of Nations, World Watch Institute 1998 - qui le emissioni di anidride carbonica pro capite sono 27 volte maggiori della quota pro capite che sarebbe sostenibile in un mondo più equilibrato". Particolarmente insostenibili anche i quasi 100 milioni di auto ad aria condizionata; per andare da una città all'altra, distanti qualche centinaio di chilometri, l'uso dell'aereo (in assoluto il più inquinante ed energivoro dei mezzi di locomozione) è la norma. E vogliamo parlare dell'aspetto alimentare? In un mondo che si nutrisse secondo l'alimentazione statunitense standard, ci sarebbe cibo solo per due miliardi di persone. Gli Usa sono infatti i maggiori divoratori di carne del pianeta: circa 100 kg pro capite l'anno, contro gli 80 - non pochi anche quelli - della media europea, e ovviamente i due di un paese come l'India. Ciò significa che la dieta americana standard (vivamente sconsigliata da molti nutrizionisti, così ricca com'è di alimenti animali, povera di fibre e gravata da 70 chili pro capite di dolcificanti l'anno) comporta un consumo medio di 800 chili di cereali l'anno, utilizzati al 70% per nutrire gli animali da carne, da latte e da uova. Per un confronto, la dieta mediterranea ne richiede 400 e una dieta vegetariana ne richiederebbe 200. Del resto è proprio dagli Usa che l'Europa ha comprato le prime farine animali, all'inizio degli anni 60. Così come - grazie agli accordi di Blair House - è dagli Usa che importa enormi quantità di soia, elemento che ha contribuito al fatto che la zootecnia europea si slegasse dal territorio e cominciasse a industrializzare gli allevamenti. Quanto agli ogm - organismi geneticamente modificati - sono il governo e le multinazionali Usa a guidarne l'affermazione mondiale, in barba agli altrui timori e resistenze come dimostrato (anche) dai recenti "scandali" italiani legati alla multinazionale Monsanto. Del resto è il gruppo di Cairns (Usa in testa, insieme agli altri grandi esportatori di cereali) a bocciare le proposte di protezione dell'agricoltura contadina nel Sud del mondo contro l'invasione delle derrate prodotte a basso costo. Ma i tristi primati non finiscono qui. Secondo dati Onu, un abitante degli Stati uniti consuma in media 600 litri di acqua al giorno; un europeo è a quota oltre 200 e un malgascio a quota 5). Anche l'eccesso di rifiuti prodotti è un triste record targato Usa: secondo il Rapporto sullo sviluppo umano dell'Undp, nel 1998 "la media individuale di rifiuti urbani prodotta in Italia è stata di 470 kg a testa annui, rispetto ai 430 dell'Unione europea e ai 730 della media statunitense". Mentre il rapporto del 2000 del World Watch Institute indica come gli Usa consumino il 29% della carta prodotta nel mondo. Sommando tutti i consumi diretti e indiretti di energia che questo stile di vita comporta, si capisce perché le emissioni annuali pro capite di anidride carbonica negli Stati uniti siano pari a 20 tonnellate, contro le 7,4 dell'Italia e le 0,2 (cento volte meno) di moltissimi tra i paesi poveri. Globalmente parlando, il cittadino statunitense medio ha l'"impronta ecologica" (definizione che misura l'efficienza ecologica di uno stile di vita) peggiore del mondo; misurando le categorie alimenti, abitazioni, trasporti, beni di consumo, servizi, risulta un'"orma" pari a 6,2 ettari pro capite, mentre l'"impronta" media italiana è pari a 3,11 ettari e quella media del mondo è pari a 1,8 ettari. Non stupisce, dunque, se gli Stati uniti mantengono l'ancor più triste primato delle malattie dell'"eccesso": un bambino su cinque soffre di obesità, mentre il 30% di tutta la popolazione è obesa. Nel Paese sono presenti neoplasie che hanno tassi di crescita da cinque a trenta volte più alti che nel resto del mondo. Eppure McDonald's apre cinque nuovi ristoranti al giorno. Anche se tra questi ben quattro sono quelli inaugurati fuori dagli Usa. ROBIN HOOD HA OCCUPATO LA BORSA DI SAN FRANCISCO Il 2 aprile Robin Hood ha occupato la borsa di San Francisco e ottenuto che il testo dell' FTAA (estensione del NAFTA a tutto il continente) fosse reso pubblico. Fino ad allora il testo di questo accordo, cui si lavora da 5 anni, era accessibile solo ai consiglieri delle multinazionali e ai governi dei 34 paesi delle Americhe. Questo accordo cambierà la vita di 650 milioni di cittadini, dall' Alaska alla Patagonia, ma per qualcuno era meglio rimanesse segreto più a lungo possibile..... Se siete fra coloro che leggono ancora i giornali o guardano la TV e credono di essere informati é molto interessante questa analisi di come i media americani hanno parlato dell' FTAA: http://www.sf.indymedia.org/display.php3?article_id=2707 Nel frattempo il 7 aprile a Buenos Aires altri manifestanti manifestanti inferociti hanno distrutto banche e si sono scontrati con la polizia...... Dall' approvazione del NAFTA in MEssico i salari sono diminuiti del 25%.............. In queste ore a Quebec City i manifestanti stanno circondando i delinquenti soli nel loro palazzo e protetti da 6000 agenti...... INSOMMA PERCHE' NON PARLIAMO UN PO' DI PIU' DI QUESTE COSE INVECE CHE DELLE DELLA FINZIONE ELETTORALE E DELLA MINZIONE PARTITICA ? Altri links: http://www.stopftaa.org http://www.sf.indymedia.org/features/ftaa/ NETSTRIKE CONTRO IL MINISTERO DELLA PUBBLICA (D)ISTRUZIONE \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ VENERDI' 18 MAGGIO 2001 Il sistema formativo si evolve? L'informatica entra nelle scuole e nelle universita'? E va bene, noi spunteremo anche da qui! E visto che per loro l'informatica e' controllo e formazione di mercato, stavolta la LEZIONE gliela diamo noi. Allora ci incontreremo tutti insieme venerdi' 18 maggio dalle 15:30 per affollare il sito www.istruzione.it, un netstrike contro chi privatizza i saperi e anestetizza le coscienze. Le riforme che continuamente sforna questo simpatico ministero servono ad adeguare il sistema formativo alle esigenze del mercato, detto in parole semplici vuol dire aumento delle tasse universitarie, stages non pagati per studenti, contratti con agenzie interinali, presidi manager, sponsor negli istituti e soldoni ai privati. Vogliamo organizzare questo corteo virtuale per farci sentire, per farli strippare, per far vedere che esiste un altro uso dei saperi (informatici), per fargli capire che la nostra rabbia invade ogni strada, virtuale o reale che sia. Partecipare attivamente e' facile, basta andare, il 18 maggio alle 15:30, su www.istruzione.it, e richiamare la pagina piu' volte che si puo', facendo ricarica (o reload, aggiorna) salvando le pagine e usando teleport. Per maggiori info vai su www.tmcrew.org/mw4k/netstrike/ Questa e' la sfida che lanciamo... per collaborazioni, adesioni, critiche, richiesta info, appoggi tecnici scriveteci a mw4k at disinfo.net --->Che migliaia di byte li stravolgano!!!<--- "I wanna destroy every school... I wanna destroy every prison!" |m|a|k|e| |w|a|y| |f|o|r| |k|i|d|s| ----------------------------------- http://www.tmcrew.org/mw4k/index.htm mailing list: http://www.tmcrew.org/mw4k/mail.htm ----------------------------------- [Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio] Per ritirare la sottoscrizione a questo gruppo, inviare un'e-mail a paxchristi-unsubscribe at egroups.com
- Prev by Date: 19/05 Asti: Altreconomie
- Next by Date: ENCUENTRO aprile 2001
- Previous by thread: 19/05 Asti: Altreconomie
- Next by thread: ENCUENTRO aprile 2001
- Indice: