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informazioni parlamentari su agricoltura,...: Latte Microfiltrato



Nella primavera del 2002 davanti ai cancelli della fiera di Verona
AltrAgricoltura tenne una manifestazione contro lo scippo della
denominazione del latte Fresco, proprietà indivisa di tutti gli allevatori,
effettuato da Parmalat privatizzandone di fatto la denominazione e
alterandone il significato con l'introduzione sul mercato del suo
"FrescoBlu". Fin da subito era chiaro a tutti che si trattava di una vera e
propria rapina a carico degli agricoltori che si vedevano portare via un
segno distintivo delle loro produzioni a ciclo corto (quattro giorni era la
durata del latte fresco) mettendo in discussione la possibilità di ricavare
reddito dal loro lavoro, ma anche a carico dei cittadini che erano rapinati
delle possibilità di avere un prodotto di qualità legato al loro territorio
e di poterne controllare la qualità. Nel settore l'avvento del FrescoBlu
suscitò molto malumore ed avversione, nonostante ciò e la prova che si
trattava di un latte manipolato non più attinente al concetto di latte
fresco il governo ed il ministro Alemanno fecero un decreto che lo
legalizzò come Fresco. Era evidente che la pressione economica del
monopolio Parmalat era più forte della ragione e degli interessi
dell'intera popolazione. Il ministro aveva compiuto un vero crimine contro
il diritto dei cittadini di produrre quello di cui abbisognano avendone
prodotti di massima sicurezza alimentare e in termini di qualità e bontà.
Oggi abbiamo la prova di come questo crimine sia stato perpetrato, a suon
di mazzette, sì quelle che hanno fatto cadere la prima repubblica e che a
occhio e croce sono le stesse che tengono in piedi i comitati d'affari dei
tanti amici del governo della seconda repubblica.
Vi giriamo un'ANSA sul caso Parmalat.
A cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Qualcuno si chiede legittimamente come mai al Ministero dell'Agricoltura
abbiano improvvisamente cambiato idea sulla definizione del latte
microfiltrato. Vi inviamo in proposito una agenzia ANSA di oggi dove sono
riportati i contenuti di una sentenza del Tribunale del riesame di Bologna
sul caso Parmalat

PARMALAT: RIESAME, DA TANZI DONI A MINISTERO AGRICOLTURA
BERNARDONI FECE DA 'CORRIERE'
   (ANSA) - BOLOGNA, 25 GIU - Romano Bernardoni, l'imprenditore
bolognese ex presidente di Parmatour e uomo di fiducia di
Calisto Tanzi, avrebbe fatto da ''corriere di doni'' che il
patron di Collecchio avrebbe fatto arrivare a ''pubblici
funzionari e direttamente al ministero dell'agricoltura''.
   E' quanto emerge dal provvedimento con cui il Tribunale del
riesame di Bologna presieduto da Libero Mancuso (giudici Alberto
Albiani e Mery De Luca) il 14 giugno scorso ha respinto la
richiesta di remissione in liberta' per Bernardoni, arrestato il
25 febbraio scorso nell' ambito dell' inchiesta di Parma sul
crac della Parmalat e che ora e' agli arresti domiciliari.
 Secondo quanto scrivono i
giudici, Bernardoni ha ''posto le proprie risorse di
amministratore delle societa' del turismo al servizio degli
interessi illeciti di Calisto Tanzi, confondendo casse della sua
societa' con interessi di Tanzi. Interessi che dire equivoci e'
ricorrere ad un eufemismo, ove si consideri che quel denaro (i
'doni') a pubblici funzionari e direttamente al ministero dell'
agricoltura sono funzionali agli affari del principale e piu'
gravato degli indagati, Calisto Tanzi, che aveva in corso, in
quello stesso periodo, il raggiungimento di affari che
consistevano in autorizzazioni a mettere sul mercato un prodotto
della Parmalat assai discusso ed oggetto di contestazioni da
parte della concorrenza (affare su cui si e' soffermato nel
corso dei suoi primi interrogatori lo stesso Bernardoni)''.
   ''Quanto ai 'doni' - sottolinea ancora il tribunale - il cui
valore Pier Giovanni Tanzi indica in 80.000 euro pagati all'
appellante in denaro contante e che Bernardoni riduce a 'soli'
35.000 euro, aggiungendo di avere sempre anticipato quelle somme
corrispostegli solo a fatica dal primo, esse vennero
giustificate quali 'donativi d' uso', di modesto valore 'ad
impiegati e funzionari di vari ministeri''.
   ''Si tratta - osservano ancora i giudici - di un segmento di
quel percorso ostinatamente seguito da Calisto Tanzi, teso ad
ottenere protezioni politiche, bancarie, da parte dei
controllori istituzionali di bilanci e contabilita', delle Forze
dell' Ordine, dei potenti di turno, che si sposa pienamente con
la disponibilita' del Bernardoni ad agire in tal senso, facendo
da corriere di 'doni', tutti mirati, per ingenti somme di denaro
di cui occulta la provenienza, facendoli fatturare a proprio
nome''.
   Quindi Bernardoni mostra ''censurabile spregiudicatezza nel
confondere risorse economiche e iniziative illecite della
propria societa' con quelle del turismo che amministrava e con
quelle di Parmalat e personali di Parmalat, gia' in precedenza
messe in luce da questo Tribunale e non ancora chiarite dall'
appellante che mostra, nel riferirle, un' allarmante
inconsapevolezza della gravita' di quanto commesso e l' assenza
di una qualsivoglia efficacia dissuasiva indotta dalla misura
cautelare in corso di esecuzione''. L' analisi dei giudici
partiva dal fatto che gli unici elementi di novita' dal
precedente pronunciamento del Tribunale del Riesame su
Bernardoni (19 aprile) sono due interrogatori sollecitati dalla
difesa: ''In maniera singolare - osservano i giudici - e'
proprio il difensore a non dedurre nessuna alleggerimento
cautelare a tale attivita' d' indagine, pur richiesta, poiche'
e' vero quanto dedotto dal Pubblico Ministero (Flavio Lazzarini,
ndr), cioe' che trattasi, ancora una volta, di atti sfavorevoli
all' indagato''.
   Il Pm Lazzarini nell' udienza del riesame aveva ricordato che
''la lista dei 'doni' depositata dal Bernardoni dimostrava che
l' indagato aveva utilizzato ingenti somme di denaro, con denaro
Parmalat, per destinarle a non meglio precisate regalie,
'parrebbe a favore di pubblici ufficiali', ma fatturate alla
propria societa'''.
   Il Tribunale del riesame ha anche respinto la possibilita'
per Bernardoni di recarsi al lavoro (e' il proprietario di una
grande concessionaria di auto a Bologna che ha filiali sparse in
tutta l' Emilia-Romagna), malgrado i domiciliari: infatti il
codice prevede che ''l' indagato, per potere ottenere di
portarsi al lavoro, versi in situazione di 'assoluta indigenza',
caso che non riguarda nemmeno lontanamente Bernardoni''.
   Intanto oggi davanti al Gip di Parma Pietro Rogato si e'
tenuta l' udienza, durata una ventina di minuti, per la proroga
della custodia cautelare (arresti domiciliari) di Calisto Tanzi.
Per il patron della Parmalat c' erano i difensori Gian Piero
Biancolella, Fabio Belloni e Filippo Sgubbi. Il Gip si e'
riservato la decisione.   (ANSA).
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