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rassegna stampa: IL SISTEMA ALIMENTARE ITALIA E LA SFIDA DELFRUMENTO OGM



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 26/03/04
IL SISTEMA ALIMENTARE ITALIA E LA SFIDA DEL FRUMENTO OGM
Dal convegno "Grano e grane" un allarme OGM per pane, pizza e spaghetti. Il
frumento canadese e statunitense potrebbe presto essere tutto OGM.
«L'agricoltura italiana rischia la catastrofe» Agricoltura, arriva la pasta
Ogm Roma - Arriva la pasta ogm, ma l'Italia non se la puo' permettere. Il
debutto sui mercati canadesi e statunitensi di grano transgenico da parte
della Monsanto, metterebbe in serio pericolo il "made in Italy" con
conseguenze economiche devastanti, perche' e' difficile immaginare un
consumatore che desideri acquistare maccheroni biotech. E' questo l'allarme
lanciato ieri a Roma nel convegno "Il sistema Italia di fronte alla sfida
Ogm" organizzato presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
per lanciare il progetto "Grano o grane". Un'iniziativa del Consiglio dei
Diritti Genetici -Cdg- promossa da Coldiretti, Assocap, Cna Alimentare,
Flai-Cgil, Coop, il cui obiettivo e' quello di aprire un dialogo tra i
mercati mondiali per incidere sulle politiche decisionali. Nell'attesa del
verdetto che dovrebbe arrivare d'oltreoceano sull'eventuale immissione, la
filiera italiana si prepara ad affrontare, unita, questa nuova sfida. "Se
le forze sociali e del mondo dell'agricoltura non prendono una posizione
sin da ora", ha detto Mario Capanna presidente del Cdg, "per un paese come
il nostro, in cui i derivati del grano sono gli alimenti simbolo della
nostra identita' come il pane e la pizza, l'arrivo di prodotti con frumento
ogm sarebbe una vera iattura". Basti pensare che pasta, panetteria e
biscotti contribuiscono per 2 due miliardi di euro alle esportazioni. E il
futuro non riserva niente di buono, perche' con la recente riforma della
Politica Agricola Comunitaria dovrebbe verificarsi una contrazione del 35%
delle superfici coltivate a frumento, con un conseguente aumento delle
importazioni. Secondo Daniela Piccione segretario di Cna Alimentare, che
vanta 80mila piccole aziende artigianali, l'introduzione di grano ogm
potrebbe avere un impatto assai rilevante sull'intera filiera, creando una
spaccatura netta sia nel mondo dei produttori che in quello dei
consumatori. Poche sarebbero le imprese che riuscirebbero a rimanere sul
mercato ed in ogni caso produrrebbero per consumatori ad altissimo reddito.
Salvare il pane, la pasta e la pizza dai rischi di contaminazione e' un
obiettivo per tutti coloro che investono e credono nel Made in Italy di
qualita'. E' quanto ha affermato infine il vicepresidente della Coldiretti
Marini sottolineando come la coltivazione del grano, sia estesa su 2,3
milioni di ettari, circa il 20% della superficie agricola utilizzata nel
Paese. Il quotidiano di Calabria -------------------------------------
Allarme ogm per pane, pizza e spaghetti Allarme ogm per pane, pizza e
spaghetti. Il grano canadese e americano dal quale viene la farina con cui
si producono questi alimenti potrebbe presto essere tutto geneticamente
modificato. Lo ha denunciato ieri a Roma il presidente del Consiglio dei
diritti genetici, Mario Capanna nel corso di una conferenza stampa alla
quale hanno aderito anche diverse associazioni di categoria come la
Coldiretti e la Cna e istituti di ricerca, come l'Inran, l'Istituto
nazionale per l'alimentazione e l'Inea, istituto nazionale economia
agraria. A spingere i promotori dell'iniziativa è stata la richiesta da
parte della multinazionale americana Monsanto di coltivare e
commercializzare una particolare varietà di grano elaborata geneticamente
per resistere di più agli erbicidi, la «Roundup Ready». «La proposta di
Monsanto - ha spiegato Capanna - rappresenta un vero e proprio spartiacque
nella storia delle biotecnologie. Fino ad oggi infatti la maggior parte
delle coltivazioni geneticamente modificate - mais, colza e soia - erano
destinate prevalentemente all'alimentazione animale. Ora con il tentativo
di commercializzazione di grano ogm si passa a colpire direttamente
l'alimentazione umana, soprattutto in aree del mondo come l'Europa e il
Mediterraneo dove il grano è l'alimento di base». «Se la cosa dovesse
andare in porto - ha aggiunto Capanna - per il nostro paese sarebbe una
vera e propria catastrofe». Il nostro paese è infatti il maggior
importatore mondiale di grano. Il valore delle importazioni è pari a 1,2
miliardi di euro per circa 21 milioni di tonnellate di prodotto. Il grano
che arriva nel nostro paese non finisce però solo sulle nostre tavole.
Viene trasformato e diventa pane, pasta, prodotti di pasticceria e pizza,
che poi viene esportata in tutto il mondo. L'export del settore ammonta a
circa 1,7 miliardi di euro. «Ve lo immaginate - ha spiegato ancora Capanna
- un consumatore che compra un pacco di spaghetti con l'etichetta "contiene
ogm"?». Un problema che, secondo gli organizzatori dell'iniziativa, è
avvertito anche dagli agricoltori canadesi. «In Canada - ha spiegato Luca
Colombo, promotore del progetto "Grano o Grane" - gli agricoltori sanno che
quel grano non potrà essere venduto perché nessuno in Europa lo comprerebbe
e quindi si rifiutano di coltivarlo. Il mattino ---------------------------
Ogm, agricoltori canadesi contro la Monsanto Sono contrari all'introduzione
del frumento modificato per uso alimentare. Una lettera al convegno di Roma
Non ci sono solo le associazioni ambientaliste a mobilitarsi contro il
grano gm. Questa volta la «battaglia» ha coinvolto anche gli agricoltori
canadesi, terrorizzati dall'idea di perdere i loro acquirenti al di qua
dell'oceano qualora il governo decidesse di permettere alla Monsanto la
vendita di un frumento Roundup Ready destinato ai prodotti alimentari. La
notizia era già circolata nei giorni precedenti al convegno «Grano o grane»
organizzato ieri a Roma dal Consiglio dei diritti genetici. E la riunione
ospitata dal ministero dell'agricoltura ha specificato meglio i termini
della questione. Da alcuni mesi la Monsanto ha presentato la richiesta per
produrre un frumento gm destinato alla alimentazione umana sia in Canada
che negli Stati uniti. Ovvero nei due stati da cui l'Italia compra la
maggior parte di quei due terzi dei 9 milioni di tonnellate che
rappresentano il nostro fabbisogno annuale di farina. Un passo che gli
storici della battaglia contro gli ogm si aspettavano da tempo. La novità
però è che contro questa proposta si stanno muovendo pezzi importanti
dell'industria alimentare sia sul nostro stivale che dall'altra parte
dell'Atlantico. Accade così che Antonio Costato, rappresentante della
Grandi molini italiani (azienda che macina il 13% del frumento utilizzato
nel nostro paese) ieri abbia usato poche parole per dire che «non è un
problema di costi. Se ai nostri acquirenti proponiamo farina gm anche a
prezzi ridotti loro rispondono semplicemente che non se ne parla». Accanto
a lui fanno discorsi altrettanto duri i rappresentanti della Galbusera,
quelli dell'Associazione dei consorzi alimentari, e Italmopa, il ramo dei
mugnai federati a Confindustria.E dall'altro lato dell'oceano ha battuto un
colpo anche la Cwb (Commissione canadese del frumento) per dire ai
partecipanti al convegno che «numerosi attori industriali canadesi hanno
richiesto che il sistema regolatorio nazionale per l'approvazione del grano
transgenico diventi ancora più rigoroso». «E' un primo passo» conclude Luca
Colombo, organizzatore del progetto, «ma il fatto che si siano mobilitati
gli industriali lascia ben sperare». Il manifesto -----------------------
La posizione di Coldiretti Salvare il pane, la pasta e la pizza dai rischi
di contaminazione del grano biotech, che potrebbe essere presto autorizzato
negli Stati Uniti e in Canada, è un obiettivo che le imprese che investono
e credono nel Made in Italy di qualità non possono mancare per non mettere
a rischio la credibilità dell'intero sistema agroalimentare, dal quale
dipendono molte delle opportunità di sviluppo sostenibile del Paese". E'
quanto ha affermato il vice presidente nazionale della Coldiretti Sergio
Marini intervenendo all'incontro "Il Sistema Italia di fronte alla sfida
del frumento Ogm" del Progetto "Grano o Grane", nato su iniziativa del
Consiglio dei Diritti Genetici (CDG), promosso da Coldiretti Assocap, CNA
Alimentare, FLAI-CGIL, COOP e con l'adesione di importanti aziende
agroalimentari. "Il grano (tenero e duro) è una coltivazione estesa su 2,3
milioni di ettari, circa il 20% della superficie agricola utilizzata in
Italia, dalla quale", ha precisato Marini, "derivano non solo componenti
fondamentali della dieta mediterranea ai quali gli italiani destinano oltre
il 15% della propria spesa alimentare, ma anche alimenti simbolo del Made
in Italy nel mondo che tra pasta, panetteria e biscotti contribuiscono per
un valore di circa due miliardi di euro alle nostre esportazioni. Esistono
quindi validi motivi di sostenibilità ambientale, di natura economica, di
immagine e di credibilità internazionale che ci spingono a prevenire
eventuali rischi piuttosto che a rincorrerli, come è purtroppo avvenuto per
altre colture dove peraltro il mercato sta dando ragione ha chi ha fatto la
scelta di lavorare per l'assenza di inquinamenti da Ogm". "Nel mercato
globale", ha aggiunto Marini, "le opportunità di affermazione del Made in
Italy si giocano sulla capacità di valorizzare la propria identità con
alimenti fortemente radicati con il territorio, senza organismi
geneticamente modificati, garantiti dal "campo alla tavola" e con
informazioni trasparenti in etichetta". Vita --------------------
«L'agricoltura italiana rischia la catastrofe» Marcello Buiatti: il
pubblico diffida di questi prodotti, teme per la salute ROMA «Il rischio
che l'introduzione di grano ogm sia una catastrofe per l'agricoltura e
l'industria alimentare italiana esiste». Per Marcello Buiatti, ordinario di
genetica all'Università di Firenze, la proposta della Monsanto di coltivare
grano ogm in Canada potrebbe avere delle ripercussioni gravi anche in
Italia. Perché gli ogm sono una minaccia all'agricoltura italiana? «Il
problema è che queste tecnologie sono adatte per un tipo di agricoltura su
larga scala che non è quella praticata in Italia. Il nostro sistema
potrebbe essere schiacciato da questo tipo di prodotti e poi il pubblico
non li comprerebbe perché non si fida. Lo dimostra il grande successo dei
cibi biologici e di quelli di qualità tipici delle regioni italiane».
Quindi quella degli ogm è più una battaglia commerciale che non una
questione di ambiente e salute? «Le implicazioni commerciali sono evidenti,
ma non devono nemmeno essere trascurati i rischi potenziali per la salute e
quelli per l'ambiente. Si tratta di rischi che non sono collegati
direttamente alla modificazione genetica introdotta nella coltura, ma al
tipo di prodotto che viene realizzato e dal modo con cui viene lavorato».
Cioè? «Prendiamo ad esempio il grano della Monsanto. Si tratta di un
prodotto che è stato reso più resistente agli erbicidi. Questo perché molte
piante infestanti sono diventate a loro volta resistenti a questi prodotti
e per eliminarle occorrono maggiori quantità di diserbanti che vengono
impiegati fino alla fine del ciclo di produzione, senza permettere che
degradino naturalmente e si disperdano. Alla fine tutte quel diserbante in
più finisce nei nostri piatti». Il messaggero -------------------------
«Prepariamoci a pagare di più i semi "normali"» Roberto Defez: non c'è
altra strada se non vogliamo frumento modificato ROMA «La polemica contro
gli ogm è solo il tentativo degli ultimi della classe di far fare la figura
dei ciucci ai più bravi. Ma sia chiaro, se non vogliamo grano ogm dobbiamo
anche prepararci a dover pagare di più quello normale». Non usa mezzi
termini Roberto Defez, biotecnologo del Cnr di Napoli per stroncare sul
nascere il nuovo dibattitto contro gli organismi geneticamente modificati.
Secondo lei quella sul grano è una polemica del tutto fuori luogo? «Mi
sembra paradossale il fatto che vogliamo imporre anche agli altri di fare
quello che abbiamo fatto noi. Il nostro paese ha deciso di bloccare la
ricerca e ora sta cercando di costringere anche gli altri a fare le stesse
scelte. Si vorrebbe che anche gli altri paesi restino indietro insieme a
noi. Fare poi questa battaglia proprio sul grano che è una delle piante più
geneticamente modificate al mondo, proprio per mano di ricercatori
italiani, mi sembra ancora più paradossale». E invece cosa dovremmo fare?
«Intanto dovremmo chiederci come mai negli altri paesi la ricerca sugli
alimenti geneticamente modificati va avanti e invece da noi è stata
bloccata del tutto. Dovremmo chiederci realmente quali sono i problemi che
bloccano questo tipo di ricerche e se hanno dei fondamenti di natura
scientifica i timori per la salute e l'ambiente manifestati dall'opinione
pubblica. Fino ad oggi nessuno è riuscito però a dimostrare la pericolosità
di questi alimenti». Quindi è solo una battaglia commerciale? «Molto
probabilmente sì. Ma bisogna anche capire che se vorremmo avere il grano
non ogm dovremo prepararci a pagarlo di più perché per gli agricoltori
diventerà più conveniente coltivare il grano geneticamente modificato».
 Articoli tratti da: Il messaggero , Il mattino, 26 marzo 2004, Vita, 25
marzo 2004, Il messaggero 26 marzo 2004, Il quotidiano di Calabria, 26
marzo 2004,
Il manifesto, 26 marzo 2004
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