Re[2]: altra o stessa TV?




>Ad esempio se ci si fosse concentrati sulla TV come
>strumento
>che alimenta (non sempre) la nostra stupidità ed il nostro consumismo,
>tutto
>il dibattito avrebbe avuto un maggior senso. Segnalo la proposta di legge
>"per un'altra TV" che vede la Verde Tana De Zulueta prima firmataria.
>Invito
>a prenderla in considerazione.   Grazia



Ottima considerazione. Ed in merito alla proposta per un'altra TV, se permetti, Grazia, vorrei presentare una osservazione.

La proposta "per un'altra TV" ha un certo, indubbio valore in quanto rappresenta, evidenzia il grande impegno di numerosi cittadini verso un obiettivo di comune interesse. E per questo giunga loro il mio ringraziamento.

Tuttavia permettetemi di esprimere la mia personalissima idea che questa proposta, pur contenendo ottimi spunti, sia complessivamente piuttosto limitata.

In un certo senso si avalla la realtà delle cose, questa iniziativa conferma la legittimità dell'impiego pubblico assegnato a vita, la qual cosa invece è una totale assurdità.

Se davvero si desidera vivere in una repubblica, non si può pretendere che la cosa pubblica sia di fatto posseduta da una minoranza della popolazione. E difatti quelle odierne non sono delle vere Repubbliche, bensì sono totalmente Cosa Loro, dei dipendenti pubblici a vita.

Per la qual cosa, cortesissimamente chiedo di notare che si sta mirando troppo basso.

Lieto che esista questa stupenda opportunità di confrontare civilmente le nostre rispettive visioni, grato per l'attenzione, ed augurandovi ogni bene, rimando a quanto segue.


danilo d'antonio




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 Quando sarà davvero possibile un'altra RAI?
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Quante volte, chi cerca di porre rimedio ad uno dei tanti problemi che questa società è così abile a creare giunge a temere che tutto sia inutile, che tutti gli sforzi per costruire una società più equa, più giusta, più razionale, più pacifica e concorde, più umana e più armoniosamente inserita nell'ambiente naturale, siano destinati ad infrangersi contro il classico muro di gomma? 

Quante volte, chi cerca di risolvere un'emergenza causata da un'ingiustizia, da una azione violenta, dalla miseria, dall'insensibilità, giunge a temere di essere impotente, tanto il sistema, pur prodigandosi molto in superficie, in profondità rimane invece del tutto indifferente ed immutabile? Ogni persona impegnata in un processo di evoluzione sociale conosce molto bene la risposta. 

Ma potrebbe mai esistere un punto su cui concentrare gli sforzi, un punto su cui insieme far leva per far sì che l'intero sistema sociale umano possa divenire, quasi all'improvviso, un sistema molto più efficiente, molto più progredito, tale da dare davvero ascolto alle esigenze che man mano si creano in questa mutevole realtà, invece che continuare a far orecchie da mercante? 


A nostro avviso sì, esiste un punto che attaccato con vigore dalle Forze Progressiste di ogni Paese del mondo potrebbe far scomparire per sempre la oggi onnipresente mafia di stato, vera origine di ogni problema sociale, e con essa ogni indifferenza, ogni scorrettezza. Questo punto nodale è l'Impiego Pubblico a Vita. 


Prendiamo ad esempio il nostro Paese. In genere si pensa che la dittatura sia scomparsa dall'Italia, decenni fa. In realtà è scomparsa la macro-dittatura, quella visibile, e forse per questo più vulnerabile. Ma è rimasta, tutt'oggi, una dittatura più subdola, invisibile, una micro-dittatura diffusa su tutti i 301.000 Kmq. del Paese: l'Impiego Pubblico assegnato a vita alla persona, tale che questa tende a divenire automaticamente, per l'organizzazione stessa in cui è inserita, un micro-dittatore, un micro-mafioso, ed il risultato finale è quello che tutti ben conosciamo.


Infatti, tra persone assunte a vita all'interno di una organizzazione, tendono facilmente a stabilirsi legami distorti, nel migliore dei casi di tipo parentelare nel peggiore di tipo mafioso. Tali tipi di rapporti rendono molto più difficili risposte pronte, genuine, oneste, sincere, eque ed efficaci alle varie situazioni in cui la società si viene a trovare. Di fatto, trascorsi un certo numero di anni, tra i pubblici dipendenti a vita si stabiliscono rapporti che minano la democrazia e realizzano invece una iniqua oligarchia. 


Prendiamo ad esempio il nostro Ente radio-televisivo di Stato. Tutti sappiamo che esso diffonde informazioni accuratamente selezionate, funzionali all'arcaico sistema vigente ed ai forti poteri economici, politici e superstiziosi esistenti, ma ne nasconde ancor più accuratamente altre che invece potrebbero favorire il progresso del Paese, se non del mondo intero. Questo non potrebbe assolutamente accadere se l'organizzazione della RAI prevedesse una armonica rotazione del suo organico, tale da permettere a chiunque nel Paese, purchè in grado naturalmente, di lavorarvi e di apportarvi un suo personale contributo. 

Accedere a tale risorsa, attualmente di solo teorica appartenenza comune, è invece quanto di più improbabile vi sia, ed il motivo è uno solo: l’Ente radio-televisivo di Stato in realtà non è oggi un Servizio Pubblico bensì una struttura completamente in mano a quei pubblici dipendenti, di ogni livello, che, assunti a vita, causano e mettono in atto tutta una serie di azioni e procedure che come risultato finale rendono di fatto tale Ente l’organo dittatoriale per eccellenza e lo stato una orripilante oligarchia: non una res publica, come dichiarato nella Costituzione, ma un governo di pochi, una Cosa Loro, che si poggia sulla ignoranza e conseguente indifferenza di molti. 


Sbagliano coloro che pensano di rimediare ai malanni della nostra società concentrando le loro energie esclusivamente a contrastare l'operato delle varie pessime figure politiche che si alternano al governo. Un politico con cattive intenzioni non avrebbe alcun reale potere malefico, in una società in cui i cittadini si alternassero nei vari ruoli del pubblico impiego, in una società in cui i pubblici dipendenti non rischierebbero di perdere un posto a vita, quindi tutto quello di cui attualmente dispongono, semplicemente non sottostando a voleri deviati dalla correttezza.

Al contrario, il pubblico impiego a vita è terreno ideale di coltura, e lo dimostra ampiamente e quotidianamente da decenni, per ogni genere di malefatta.


"Un altro mondo è possibile": questo lo slogan delle Forze Progressiste globali, e certo un altro mondo, un'altra Italia, un'altra RAI saranno davvero possibili, ma solo a patto di eliminare, in maniera eticamente, moralmente e legalmente ineccepibile, quella enorme separazione che tutt'oggi esiste tra Stato e Cittadino e che così spesso predispone entrambi in lotta tra loro, finalmente permettendo invece alle due entità di riunirsi e coincidere felicemente.

Un altro mondo sarà davvero possibile solo quando potremo alternarci a rotazione nei posti chiave dello stato. Solo allora avremo conquistato la possibilità di esprimerci e partecipare liberamente, pienamente, alla vita della società. Solo allora una nuova società, che soddisfi appieno ogni persona per bene e che faccia scomparire ogni tentazione e possibilità di malaffare, potrà essere infin realizzata.


Danilo D'Antonio

Laboratorio Eudemonìa
Via Fonte Regina, 23
64100 Teramo - Italy



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