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La globalizzazione è diventata una guerra contro la natura e contro i poveri
- Subject: La globalizzazione è diventata una guerra contro la natura e contro i poveri
- From: "Gagliardii Angelica" <angelicagagliardi at libero.it>
- Date: Sun, 23 Oct 2005 10:50:35 +0200
> di Vandana Shiva > > Sono stata di recente a Bhatinda in Punjab per via di una > epidemia di suicidi tra i contadini. Il Punjab è sempre > stata tra le regioni agricole più fiorenti dell'India. Oggi > i contadini sono indebitati e disperati. Ampie distese di > territorio sono diventate desertiche. E, come fa notare un > vecchio contadino, persino gli alberi hanno smesso di dare > frutti perché l'eccessivo uso di insetticidi ha eliminato > gli impollinatori - api e farfalle. > > Il Punjab non è il solo ad aver sperimentato questo > disastro ecologico e sociale. L'anno scorso sono stata a > Warangal, nell' Andhra Pradesh, dove altri contadini si > sono suicidati. Agricoltori che coltivavano > tradizionalmente legumi e miglio e riso sono stati convinti > dalle società venditrici di sementi a comprare semi ibridi > di cotone proposti come "oro bianco", che avrebbero dovuto > renderli milionari. Invece sono diventati poveri. > > I semi indigeni sono stati soppiantati dai nuovi ibridi che > non possono essere riprodotti e devono essere acquistati > ogni anno a costi elevati. Gli ibridi sono anche molto > vulnerabili agli attacchi degli insetti nocivi. A Warangal > la spesa per gli insetticidi è cresciuta del 2000% passando > da 2,5 milioni di dollari nel 1980 a 50 milioni di dollari > nel 1997. Adesso i contadini usano gli stessi insetticidi > per uccidere se stessi così da poter sfuggire per sempre da > enormi debiti. > > Le industrie stanno ora cercando di introdurre semi > geneticamente modificati, che aumenteranno ulteriormente i > costi e i rischi ecologici. Ecco perché dei contadini, come > Malla Reddy della Andhra Pradesh Farmers' Union, hanno > sradicato in Warangal il cotone Bollgard geneticamente > modificato della Monsanto. > > Il 27 marzo, il venticinquenne Betavati Ratan si è tolto la > vita perché non poteva restituire un debito contratto per > far trivellare un pozzo profondo nella sua azienda di due > acri. I pozzi sono adesso asciutti, come lo sono in Gujarat > e Rajasthan dove oltre 50 milioni di persone fronteggiano > una grave penuria di acqua. > > La siccità non è una "calamità naturale". E' provocata > dall'uomo. E' il risultato dell'estrazione dell'acqua in > terreni già scarsi in regioni aride per coltivare prodotti > da esportazione pagati in contanti, che richiedono molta > acqua, invece di prodotti meno esigenti in acqua che > sarebbero in grado di soddisfare i bisogni locali. > > Sono queste esperienze che mi hanno fatto riflettere sul > fatto che siamo in errore ad essere accomodanti nei > confronti della nuova economia globale. E' ora di fermarsi > e riflettere sull'impatto della globalizzazione nella vita > della gente comune. E' essenziale se vogliamo mantenere la > capacità di sopravvivere. > > Le dimostrazioni a Seattle e le proteste contro > l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) dell'anno > scorso obbligano tutti noi a rifletterci ancora. Per quanto > mi riguarda è tempo adesso di ripensare radicalmente ciò che > stiamo facendo. Quello che stiamo facendo verso i poveri in > nome della globalizzazione è crudele ed imperdonabile. In > particolare questo è evidente in India dove assistiamo a > disastri in pieno svolgimento provocati dalla > globalizzazione soprattutto nei cibi e in agricoltura. > > Chi sfama il mondo? La mia risposta è molto diversa da > quella data dalla maggioranza della gente. > > Ci sono donne e piccoli contadini che lavorano con la > biodiversità, che sono i principali fornitori di cibo nel > Terzo Mondo e, contrariamente all'opinione dominante, la > loro biodiversità basata sul sistema di piccole aziende è > molto più produttiva delle monocolture industriali. > > La ricca varietà e l'organizzazione sostenibile della > produzione di cibo sono stati distrutti in nome > dell'incremento produttivo di cibo. Peraltro, con la > distruzione della diversità, fertili risorse > dell'alimentazione sono andate perdute. Quando vengono > valutate in termini di prodotto per acro, e dalla > prospettiva della biodiversità, le così dette "ottime rese" > dell'agricoltura industriale non implicano maggior > produzione di cibo e alimentazione. La resa in genere si > riferisce alla produzione per area unitaria di un'unica > coltura. La quantità prodotta si riferisce invece alla > produzione totale di diversi raccolti e prodotti. Seminare > solo una coltura su tutta la superficie quale monocoltura > incrementerà, naturalmente, la sua resa individuale. > Seminare più colture mescolate porta ad avere una bassa > resa della singola coltura, ma una grande quantità totale > di cibo prodotto. Misurando il raccolto solo con il > criterio della resa - e non calcolando l'effettiva quantità > prodotta - si fa scomparire la produzione dei delle piccole > aziende, dei singoli contadini. > > http://www.rfb.it/csa/links/archivio/globalizzazione-guerra-vandanashiva.htm > >
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