Fw: rassegna stampa.2





 


--- On Sun, 2/8/09, Giorgio Masili <masilich1 at yahoo.com> wrote:
From: Giorgio Masili <masilich1 at yahoo.com>
Subject: rassegna stampa.2
To: al.novello at yahoo.it
Date: Sunday, February 8, 2009, 6:22 PM


Campagne internazionali

All'inizio degli anni settanta Israel Shahak comprese che all'estero non erano sufficientemente note sia la negazione dei diritti umani sia l'oppressione dei palestinesi nello stato di Israele, in tal senso si impegnò a diffondere quante più informazioni possibili, specialmente negli USA. Sperava che ciò potesse condurre molti americani ad opporsi a ciò che il governo israeliano stava facendo e che la pressione da essi esercitata potesse spingere il governo USA a influenzare il governo israeliano nel temperare, se non far cessare, alcune delle sue forme di oppressione.

Anche se tutto questo era un desiderio che non avrebbe prodotto la maggior parte dei risultati sperati Shahak riteneva che il fornire informazioni poteva comunque avere un valore. Io concordavo con la sua analisi e decidemmo di operare insieme. La nostra campagna di informazione negli USA iniziò in maniera attiva nel 1972 quando organizzai una serie di conferenze di Shahak. Tour seguenti pianificati da me e da altri si svolsero durante gli anni settanta, ottanta e primi anni novanta. Durante questi tour Shahak tenne lezioni in università, college, chiese, istituzioni, organizzazioni ed altre istituzioni, inoltre parlò privatamente con molte persone inclusi alcuni membri del congresso e funzionari del dipartimento di stato.

Israel Shahak denunciò chiaramente la negazione dei diritti dei palestinesi di Israele e dei territori occupati. Denunciò inoltre le limitazioni di libertà, pensiero, espressione, le ordinanze sulla terra, le restrizioni di vita, le retribuzioni ineguali, le restrizioni lavorative, la confisca della terra, la distruzione di case, l'incarcerazione gli arresti domiciliari sotto provvedimenti di emergenza, tortura dei prigionieri, punizioni collettive, omicidi, discriminazioni nell'educazione, limitazione dell'attività politica privazione della cittadinanza e molte altre misure. Lui forniva documentazione precisa per ognuno di questi punti spesso distribuiva la traduzione inglese dei suoi articoli, in cui criticava queste misure.

Perentoria critica del sionismo

RICORDO DI GUIDO VALABREGA

Guido Valabrega, docente di storia dei paesi afro-asiatici all'Università di Bologna, fu per alcuni di noi dell'Archivio Storico "Marco Pezzi" che ebbero l'occasione di conoscerlo, un amico ed un maestro.
Soprattutto ci colpiva la sua capacità di pensare con la propria testa, senza schemi preconcetti. Per questo, mentre tutti cantavano le lodi del sionismo, egli dopo un abreve esperienza in Israele rifiutò l'ideologia nazionalistica sionista e tornò in Italia. Per questo, quando tutti a sinistra mettevano gli interessi nazionali davanti agli interessi di classe, accettando senza riserve che l'unica soluzione al problema palestinese fosse la fondazione di uno stato autonomo, egli pensava che forse questo sarebbe stato forse utile nel passato, e che ora forse era meglio per i palestinesi combattere per avere pieni diritti nello stato di Israele, piuttosto che avere il falso mito del nazionalismo. Guido non ebbe mai fiducia nei nazionalismi di ogni genere, meno che mai quando erano oppressivi come il sionismo, ma anche quando erano degli oppressi come quello palestinese, perchè credeva che occultassero le vere questioni, i diritti e le libertà. Questo lo diceva sommessamente, come era nel suo stile, uno stile che non gridava ma ragionava. Crediamo che Guido, persona che ragionava con la sua testa e che nel suo piccolo faceva quanto gli era possibile per la pace, i diritti e le libertà, possa essere un piccolo grande maestro per l'oggi e il domani.
Per ricordare Guido Valabrega pubblichiamo il ricordo che ha scritto di lui Fabio Uncini sulla rivista "Alternative" di marzo 2000.
Guido Valabrega è un esempio raro in un panorama intellettuale segnato dalla propensione al compromesso e alla sudditanza. Altri, meglio di me, potranno ricordarne la cultura, il rigore dello studioso, il valore dello storico. Per me, amo ricordare di questo uomo schivo la grande umanità e modestia, la straordinaria disponibilità, il coraggio, il rigore inflessibile del giusto.
Nato a Torino nel 1931, conobbe la persecuzione antisemita. Fu tra coloro che scelsero la via della Palestina. In Israele si formò e portò a maturazione la conoscenza profonda e umanamente attenta del Vicino Oriente e della sua tragedia. Sperimentata La vita dei kibbutzim, avvertì subito, a contatto con le contraddizioni della nascita d'lsraele, la necessità di rompere con un progetto che, mentre si concretava, tradiva quegli ideali di libertà e di rinascita umana che lo avevano infiammato..
Tornato in Italia, militante a Milano del Pci, direttore della Casa della Cultura, conobbe come molti la tempesta del 1956, ma fu tra i pochi, come Lelio Basso che da quella vicenda seppero uscire con una più calda consapevalezza critica e comunista.
Sulla fine degli anni '70, mentre il Pci assumeva orientamenti che, legittimando il sionismo, relegavano la tragedia palestinese sullo sfondo, egli costituiva il Grmoc, Gruppo di Ricerca sul Medio Oriente Contemporaneo, un'associazione che seppe mantenere Viva l’attenzione sui nodi irrisolti del Vicino Oriente. Fu Guido infatti uno dei maggiori studiosi italiani della storia di questa regione strategica, autore di contributi fondamentali, docente di Storia dei Paesi afro-asiatici presso l'Università degli Studi di Bologna.
Di fronte alla deriva del Pci, evidente negli anni '80, Guido, prima di altri, fece la scelta più difficile: si avvicinò a Democrazia Proletaria ed accettò di candidarsi per questo partito alle elezioni europee del 1989. Infaticabile, lo troviamo tra i fondatori del Partito della Rifondazione Comunista, più attento di altri alle esigenze dell'unità di;una formazione in cui aveva veduto una risposta ad un potere arrogante e spregevole.
Fisicamente minuto,·ebbe la tempra del lottatore. Non ricordo in lui segni d'incertezza o di sconforto, ma temo che gli eventi più recenti abbiano segnato la sua coscienza sensibile all'impotenza della giustizia. Egli ha veduto chiudersi gli spazi della politica la lacerazione grave della formazione nella quale aveva molto sperato, lo scoppio dopo un cinquantennio di una guerra europea, la vittoria di una formazione vicina al nazismo in Austria.
Guido preferiva tacere. Ma era un piacere ascoltarlo quando analizzava la situazione politica. Coglievi allora l'aspetto più stimolante della sua intelligenza: aveva l'arte di trovare nelle affermazioni stesse degli avversari gli argomenti contro di loro, nella realtà la contraddizione progressiva. Tale è la firma di tutti i suoi interventi, anche dei minori.
Stare a fianco di Guido, lottare con Guido, fu sempre, per quanti lo conobbero, la certezza di operare in ogni situazione per difendere valori grandi, contro le piccinerie miserabili alle quali ormai ci eravamo assuefatti. Per chi, come me, era alla ricerca di figure intellettuali esemplari, Guido, che sapeva coniugare intelligenza e passione civile,e stato, davvero, un maestro.
 

La petizione che segue è volta a impedire la partecipazione della cantante israeliana Noa ad un evento benefico in favore di Gaza che avrà luogo domani a Tel Aviv.

In una recente lettera rivolta ai Palestinesi di Gaza, Noa aveva scritto “Io so che nel profondo del vostro cuore DESIDERATE (il maiuscolo è nel testo, n.d.t.) la morte di questa bestia chiamata Hamas che vi ha terrorizzato e massacrato, che ha trasformato Gaza in un cumulo di spazzatura fatto di povertà, malattia e miseria”.

Aggiungendo poi: “Posso soltanto augurarvi che Israele faccia il lavoro che tutti noi sappiamo deve esser fatto, e VI LIBERI definitivamente da questo cancro, questo virus, questo mostro chiamato fanatismo, oggi chiamato Hamas. E che questi assassini scoprano quanta poca compassione possa esistere nei loro cuori e CESSINO di usare voi e i vostri bambini come scudi umani per la loro vigliaccheria e i loro crimini”.

Con l’operazione “Piombo Fuso” Israele non è riuscita nell’intento di liberare i Palestinesi di Gaza dal “cancro” di Hamas; in compenso, li ha “liberati” dal fardello di oltre 1.300 dei loro fratelli massacrati da Tsahal, tra i quali 104 donne e 410 bambini. Questo, senza contare i circa 5.300 feriti (795 donne e 1.855 bambini) provocati dai crimini israeliani e gli oltre 22.000 edifici pubblici e privati totalmente o parzialmente distrutti (si tratta del 14% di tutte le costruzioni presenti nella Striscia!).

Dunque, secondo Noa, la responsabilità di aver trasformato Gaza in un cumulo di spazzatura in cui regnano fame, miseria e disperazione ricade su Hamas, e non sul progressivo blocco dei valichi attuato progressivamente da Israele, anche in costanza di tregua, che ha impedito l’afflusso nella Striscia di energia elettrica, carburanti, beni di consumo, attrezzature, pezzi di ricambio e persino dei beni umanitari.

Secondo Noa, così come per la più becera propaganda sionista, la colpa di tanto morti e feriti, la responsabilità per questi poveri bambini mutilati ed uccisi risiede nel loro utilizzo come “scudi umani”, e non nei reiterati crimini di guerra e crimini contro l’umanità di cui Israele, in questi giorni, viene da più parti accusato, non nella violazione dei principi basilari del diritto umanitario, non negli armamenti proibiti adoperati dalle truppe israeliane quali i proiettili all’uranio impoverito o le granate al fosforo bianco, di cui ora anche Israele ufficialmente ammette alcuni casi di utilizzo.

Nessuna condanna o biasimo, da parte di Noa, per i propri governanti e per i generali dell’esercito che provvede alla sua “difesa”, nessun accenno al fatto che le prime violazioni della tregua sono state poste in essere da Israele, con i raid aerei a partire dai primi giorni di novembre, nessun rilievo al terrificante rapporto tra perdite dell’Idf e uccisioni di civili palestinesi non combattenti, passato da 1:6 nella prima Intifada a 1:48 nell’operazione “Piombo Fuso” (si tratta, in realtà, di una cifra ben al di sotto di quella reale, in quanto basata su dati aggiornati al 15 gennaio; sul punto, cfr. Why did the killing ratio increase? Di Yagil Levy, Ha’aretz, 18.1.2009).

Siamo stanchi e nauseati da questi finti “pacifisti” israeliani, come Noa ma anche come Yehoshua, che dispensano frasi gentili e intrise di compassione ma che, alla tirata delle somme, sono sempre pronti a giustificare i più orrendi crimini e le più feroci operazioni militari dell’esercito israeliano, ivi inclusi i massacri di civili in Libano e, ora, nella Striscia di Gaza.

Magari spacciandole addirittura come un “bene” per il popolo palestinese!

Come ricordato nella petizione, “i veri fanatici qui attorno, Noa, sono le persone che pensano di avere il diritto di infliggere così tanto male, danno e sofferenza ad un popolo assediato, bersagliato e privato dei propri diritti”.

Inviate la vostra adesione all'indirizzo e-mail riportato qui sotto, se volete, ma soprattutto ricordatevi, quando Noa tornerà in Italia (e capita così spesso…), del suo finto pacifismo e della sua ipocrita compassione, e se magari capiterà che venga invitata ad un qualche evento benefico, invitatela cortesemente ad andare ... dove merita!

BAN Achinoam Nini (Noa) from participating at Gaza Charity Event!
Call to Kill the Parents and Volunteer to Sing for the Children

We, the undersigned, demand that Achinoam Nini be barred from participating in the Gaza charity event scheduled for Friday, January 23, 2009 at "Levontin 7" in Tel Aviv

In an open letter to the Palestinian people, Israeli singer Ahinoam Nini wrote:
"I can only wish for you that Israel will do the job we all know needs to be done, and finally RID YOU of this cancer, this virus, this monster called fanaticism, today, called Hamas."

Hebrew
www.ynet.co.il/articles/0,7340,L-3651625,00.html

English
www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3651784,00.html

Today, after her wish has been fulfilled, and the Israeli army "GOT RID" of over 1300 Palestinians, over 400 of them children, over 100 of them women, and injured more than 5000, Ahinoam Nini wants to share the stage at a charity performance for the sake of Gaza's children?

There is no limit to your hypocrisy, Noa. You supported the war which orphaned these children, and now you want to play "Mama Theresa" and help them out? How cynical can you be? Thousands of children were crippled physically and emotionally for the rest of their lives in a war that not only did you not protest, you vocally justified. Maybe you can increase your popularity and try to wash your bloody hands by making headlines on the backs of these children, but you will not be able to clear your dirty conscience.

Not unless you recognize that an occupier has no moral right to tell an occupied people what to do, including what leadership it can or cannot democratically elect. Not before you recognize that the real "virus" or "cancer," to use your ill-willed words, the "monster" is the ongoing occupation and the oppression that comes with it. anything it spawns, is its own doing. The real fanatics around here, Noa, are the people who think that they have the right to inflict so much harm and damage and pain to a besieged and beleaguered and disenfranchised people.

send adhesions to Juliano Mer Khamis children.gaza3 at gmail.com

P.S. Dal blog di amaryllide, riporto alcuni pezzi della risposta alla lettera di Noa data dal regista Udi Aloni, figlio di Shulamit Aloni.

Cara Achinoam Nini,
ho scelto di rispondere a te e non all'intera destra rabbiosa, perchè credo che il tradimento del campo della pace superi il danno causato dalla destra di migliaia di volte. La facilità con cui il campo della pace si accoda ai ruggiti di guerra ostacola la creazione di un significativo movimento che possa dare una vera resistenza all'occupazione.

Tu ruoti gli occhi,usi le tue parole d'amore al servizio dei tuo popolo conquistatore e chiedi ai Palestinesi di arrendersi con voce tenera. Tu dai ad Israele il ruolo di liberatore. Ad Israele - che, per oltre 60 anni, li ha occupati e umiliati. "Io so dove è il vostro cuore! E' proprio dove è il mio, con i miei figli, con la terra, con il cielo, con la musica, con la SPERANZA!" scrivi, ma Achinoam, noi abbiamo preso la loro terra e imprigionati nel ghetto chiamato Gaza.

Abbiamo coperto i loro cielo con i jet da combattimento, svettanti come angeli dell'inferno e seminando morte a caso. Di quale speranza stai parlando? Abbiamo distrutto ogni possibilità di moderazione e di vita in comune nel momento in cui abbiamo saccheggiato la loro terra, mentre eravamo seduti con loro al tavolo del negoziato. Possiamo avere parlato di pace, ma li abbiamo derubati anche degli occhi. Essi volevano la terra data loro dal diritto internazionale, e noi abbiamo parlato in nome di Dio.

... Hamas non è il mostro, mia cara Achinoam. È il figlio del mostro.

L'occupazione israeliana è il mostro. Essa e solo essa è responsabile per la povertà e la malattia e l'orrore. Siamo stati così spaventati dalla sua leadership laica, che ha minato la nostra visione della Terra di Israele, che abbiamo scelto di finanziare e sostenere Hamas, nella speranza che da una politica di divide et impera avremmo potuto andare avanti con l'occupazione per sempre, ma quando la cosa ci si è ritorta contro, tu scegli di incolpare l'effetto invece della causa.

Tu scrivi: "Io posso solo augurarvi che Israele faccia il lavoro che tutti noi sappiamo deve essere fatto, e, infine, VI LIBERI da questo cancro, questo virus, questo mostro chiamato fanatismo, e oggi chiamato Hamas ... Sarebbe lo stesso se la tua sorella palestinese scrivesse: "Speriamo che Hamas faccia il lavoro per voi, e vi liberi della Destra ebraica".

Quindi, forse, invece di ordinare a un popolo al quale abbiamo asportato chirurgicamente ogni barlume di speranza, potresti aiutare i tuoi fratelli e sorelle in Palestina a liberarsi dall'occupazione, dall'oppressione e dall'arrogante colonialismo inflitto dal tuo paese. Solo allora li puoi invitare a lottare democraticamente e riportare la Palestina allo stato mentale in cui era prima che noi li spingessimo in un angolo del muro che abbiamo costruito.

E se i tuoi fratelli in Palestina scelgono Hamas, devi rispettare la loro scelta, proprio come le nazioni del mondo hanno rispettato Israele quando ha scelto l'omicida Sharon. Hamas lo devono combattere loro, proprio come tu hai combattuto lui. Questa è la democrazia. Solo allora potrete tu e i tuoi fratelli da entrambe le parti di Palestina e Israele condividere - da uguali - la gioia della terra, il cielo e la musica; solo allora riusciremo a combattere insieme per la parità, per ogni uomo e ogni donna che vivono nella nostra terra santa. Amen.

Udi Aloni

Etichette: crimini contro l'umanità, gaza, ipocrisia, noa, piombo fuso

giovedì, gennaio 22, 2009

Lettera aperta di Gideon Levy ad Abraham Yehoshua.

A proposito di ipocrisia e di finti “pacifisti” israeliani, non possiamo non inserire nell’elenco il “trio delle meraviglie”, ovverosia gli scrittori israeliani Grossman, Oz e Yehoshua, sempre in giro per il mondo a propagandare l’immagine di uno stato e di un popolo ebraico forte ma giusto, compassionevole e desideroso di pace.

Costoro, e in particolare Yehoshua, hanno però sempre apertamente appoggiato ogni campagna militare israeliana e ciascuno dei più brutali crimini contro l’umanità di cui si è macchiato Israele nella sua storia, ivi inclusi i massacri di civili in Libano e, ora, l’assassinio in massa di Palestinesi inermi, donne e bambini compresi, nella Striscia di Gaza.

Illuminante è, a tal proposito, la risposta pubblica del giornalista di Ha’aretz Gideon Levy ad una
lettera aperta che lo scrittore israeliano gli aveva indirizzato dalle colonne dello stesso giornale, e che qui propongo nella traduzione di Davide Galati tratta dal suo prezioso blog “Le coordinate Galat(t)iche”.

Gideon Levy: Una risposta aperta a A.B..Yehoshua
18.1.2009

Caro Bullo (Levy in vari precedenti articoli ha paragonato Israele al bulletto gradasso del quartiere, paragone qui esteso evidentemente anche a chi apertamente giustifica il massacro di civili nella Striscia di Gaza, n.d.r.),

grazie per la tua lettera franca e per le gentili parole. Scrivi che ti sei mosso da una "posizione di rispetto", e anch'io rispetto profondamente i tuoi meravigliosi lavori letterari. Ma, disgraziatamente, provo molto meno rispetto per la tua attuale posizione politica. E' come se i grandi, compreso tu, abbiano dovuto soccombere ad una terribile conflagrazione che ha consumato ogni traccia di ossatura morale.

Anche tu, autore stimato, sei caduto preda della sciagurata onda che ci ha invaso, intorpidito, accecato e ci ha lavato il cervello. Oggi ti trovi a giustificare la guerra più brutale che Israele abbia mai combattuto, e nel farlo sei compiacente con l'imbroglio che l'"occupazione di Gaza è finita" e giustifichi le uccisioni di massa evocando l'alibi che Hamas "mescola deliberatamente i suoi combattenti alla popolazione civile". Stai giudicando un popolo indifeso a cui è negato un governo ed un esercito – includendo un movimento fondamentalista che utilizza mezzi inadatti per combattere per una giusta causa, cioè la fine dell'occupazione – allo stesso modo in cui giudichi una potenza regionale, che si considera umanitaria e democratica ma che si è dimostrata essere un conquistatore crudele e brutale. Come israeliano, non posso ammonire i loro leader mentre le nostre mani sono coperte di sangue, né voglio giudicare Israele e i palestinesi come hai fatto tu.

I residenti a Gaza non hanno mai avuto il possesso della "loro stessa porzione di terra", come tu hai affermato. Abbiamo lasciato Gaza per soddisfare i nostri interessi e bisogni, e poi li abbiamo imprigionati. Abbiamo escluso il territorio dal resto del mondo e occupato la Cisgiordania, e non abbiamo permesso loro di costruire un aeroporto o un porto navale. Controlliamo il loro registro civile e la loro moneta – e disporre di un proprio esercito è fuori questione – e tu sostieni che l'occupazione è finita? Abbiamo annientato i loro mezzi di sostentamento, li abbiamo assediati per due anni, e tu affermi che loro "hanno respinto l'occupazione israeliana"? L'occupazione di Gaza ha semplicemente assunto una nuova forma: un recinto al posto delle colonie. I carcerieri fanno la guardia dall'esterno invece che all'interno.

E no, io non so "molto bene", come hai scritto, che non intendiamo uccidere i bambini. Quando vengono impiegati carri armati, artiglieria e aerei in un'area così densamente popolata è impossibile evitare di uccidere dei bambini. Capisco che la propaganda israeliana ha lavato la tua coscienza, ma non la mia né quella della maggior parte del pianeta. I risultati, non le intenzioni, sono quelle che contano – e i risultati sono stati orrendi. "Se tu fossi realmente preoccupato per la morte dei nostri e dei loro bambini" hai scritto, "capiresti l'attuale guerra". Persino nel peggiore dei tuoi passi letterari, e ce ne sono stati pochi, non avresti potuto tirare fuori un'argomentazione morale più disonesta: che all'uccisione criminale di bambini non corrisponda una vera preoccupazione per il loro destino. "Eccoci ancora una volta, a scrivere di bambini", ti devi essere detto questo weekend quando io ho scritto ancora sui bambini uccisi. Si, bisogna scriverne. Bisogna gridarlo. Va fatto per il bene di entrambi.

A tuo parere la guerra è "il solo modo per indurre Hamas a capire". Anche volendo ignorare il tono accondiscendente della tua osservazione, mi sarei aspettato di più da uno scrittore. Mi sarei aspettato che uno scrittore conosciuto fosse familiare con la storia delle insurrezioni nazionali: non possono essere schiacciate con la forza. Nonostante tutta la forza distruttiva che abbiamo messo in atto in questa guerra, non capisco ancora come possano venirne influenzati i palestinesi; i Qassam vengono ancora lanciati su Israele. Loro e il mondo hanno chiaramente tratto un'altra lezione nelle ultime settimane: che Israele è un paese violento, pericoloso e privo di scrupoli. Desideri vivere in un paese che possiede una simile reputazione? Una nazione che annuncia orgogliosamente di essere "pazza", come alcuni ministri israeliani hanno detto con riferimento alle operazioni militari a Gaza? Io no.

Hai scritto che ti sei sempre preoccupato per me a causa dei miei viaggi in "luoghi così ostili". Quei luoghi sono meno ostili di quanto pensi, se ci vai armato di nulla tranne che del desiderio di ascoltare. Non ci sono andato per "raccontare la storia delle afflizioni degli altri", ma per rendere note le nostre stesse azioni. Questo è sempre stato l'autentico punto di partenza israeliano del mio lavoro.

Infine, mi chiedi di conservare la mia "autorità morale". Non è la mia immagine che desidero proteggere ma quella della nazione, che è ugualmente cara ad entrambi noi.

In amicizia, nonostante tutto.

Etichette: gaza, gideon levy, haaretz, piombo fuso, yehoshua

6 Comments:

Anonymous Anonimo said...
«Così i ragazzini di Hamas
ci hanno utilizzato come bersagli»
Abitanti di Gaza accusano i militanti islamici: «Ci impedivano di lasciare le case e da lì sparavano»



GAZA - «Andatevene, andatevene via di qui! Volete che gli israeliani ci uccidano tutti? Volete veder morire sotto le bombe i nostri bambini? Portate via le vostre armi e i missili», gridavano in tanti tra gli abitanti della striscia di Gaza ai miliziani di Hamas e ai loro alleati della Jihad islamica. I più coraggiosi si erano organizzati e avevano sbarrato le porte di accesso ai loro cortili, inchiodato assi a quelle dei palazzi, bloccato in fretta e furia le scale per i tetti più alti. Ma per lo più la guerriglia non dava ascolto a nessuno. «Traditori. Collaborazionisti di Israele. Spie di Fatah, codardi. I soldati della guerra santa vi puniranno. E in ogni caso morirete tutti, come noi. Combattendo gli ebrei sionisti siamo tutti destinati al paradiso, non siete contenti di morire assieme?». E così, urlando furiosi, abbattevano porte e finestre, si nascondevano ai piani alti, negli orti, usavano le ambulanze, si barricavano vicino a ospedali, scuole, edifici dell’Onu..
 
Zeev Sternhell è nato a Przemyl, Polonia da un'influente famiglia laica ebraica. Suo nonno e suo padre erano commercianti tessili.[3] Quando la Russia occupò la Polonia orientale, le truppe sovietiche occuparono la sua abitazione. Suo padre morì di cause naturali. Pochi mesi dopo l'Operazione Barbarossa, la famiglia fu inviata nel ghetto.
Sua madre e sua sorella maggiore, Ada, furono uccise dai nazisti quando egli aveva sette anni. Uno zio ottenne il permesso di lavorare fuori del ghetto lo fece uscire di nascosto rifugiandosi a Lwow.[4] Lo zio trovò un ufficiale polacco che li volle aiutare. Munito di falsi documenti ariani, Sternhell visse con sua zia, suo zio e un cugino come un cattolico polacco. Dopo la guerra, fu battezzato, assumendo il nome polacco di Zbigniew Orolski. Divenne chierichetto nella Cattedrale di Cracovia. Nel 1946, all'età di 11 anni, Sternhell fu mandato in Francia su un treno di bambini organizzato dalla Croce Rossa e lì visse con una sua zia. Imparò il francese e fu accolto in una scuola di Avignone malgrado una dura selezione.
Nell'inverno del 1951, all'età di 16 anni, Sternhell immigrò in Israele sotto gli auspici della Aliyat Hano'ar (Gioventù dell'Aliyat), e fu inviato nel villaggio della gioventù di Magdiel. Negli Anni Cinquanta, Sternhell servì come comandante nella Brigata di fanteria Golani. Combatté nella Guerra dei sei giorni, nella Guerra dello Yom Kippur/Ramadan e nella Guerra del Libano.
Nel 1957-1960 studiò storia e scienze politiche nell'Università Ebraica di Gerusalemme, diplomandosi con massimo dei voti e lode. Nel 1969, conseguì un Ph.D. nell'Institut d'Études Politiques de Paris[5] per la sua tesi su Le idee sociali e politiche di Maurice Barrès.
Sternhell vive a Gerusalemme con sua moglie Ziva, una storica dell'arte. Hanno due figlie.

http://it.wikipedia.org/wiki/Zeev_Sternhell

PERCHE' QUESTA STRANA RASSEGNA STAMPA?

Ora, pacifinti.....ora sinistri filopalestinesi, ora sionisti di destra, sinistra, centro....la volete finire di credere di aver detto l'ultima parola sul conflitto arabo-israeliano? Di infettare con boicottaggi alle fiere del libro o di chiamare Hamas "terrorista"? Mi disgustate alo stesso modo....mi disgusta Carlo Panella, quando mi parla del fatto che è inutile parlare dei palestinesi come "semiti", perchè I SEMITI NON ESISTONO!

IPOCRITA PELOSO, POI FA RISALIRE AL CORANO L'ODIO ANTISEMITA ISLAMICO.....e parla di inesistenti persecuzioni di ebrei condotti nei paesi musulmani, nei secoli dei secoli, amen....povero Panella, quasi un'immagine speculare di Hamza Picardo che passa pure per il patriarca moderato dell'Ucoii, tanto contestato da Cristiano " a cosa mi converto ora?" Magdi Allam....tanto attivo anche su Facebook....

I semiti non esistono, ma se critichi Israele, sei antisemita.....Se commemori la Shoah, ti ricordano del massacro di Gaza...se parli di 60 anni di occupazione, ti parlano ancora delle radio arabe mai esistite, che avrebbero avvertito gli abitanti dei villaggi a scappare, per poi riorganizzare la lotta.....mancano solo i nazionalreligiosi che ti ricordano che Israele è degli ebrei perchè sta scritto nella Torah! Giusto, ma allora, perchè starsene in giro per 2000 anni? Magari qualcuno può pensare che gli appartamenti sono sfitti.....

Guido Valabrega fu un pioniere sionista che emigrò in Israele da buon ebreo idealista, quando si poteva pensare che il sionismo potesse essere una nuova forma di illuminismo, di tardo pensiero risorgimentale, di socialismo non sovietico....

Quando Valabrega vide con i suoi occhi, ciò che i sionisti di stampo diverso dal suo stavano facendo e cioè invadere terre altrui, distruggere, uccidere indiscriminatamente, saccheggiare, cancellare le tracce culturali di un popolo che aveva vissuto in quelle terre per millenni,tracce culturali e di vita quotidiana....quando vide le espulsioni di massa, Valabrega non ce la fece, progettò il ritorno in Italia, con l'intento di diffondere ciò che aveva visto e di documentarsi circa ciò che non aveva visto ma immaginava......scrisse, avvalendosi di testi in ebraico e pubblicò un lavoro collettivo, di cui firmò la prefazione.....studiò anche sui testi di Benny Morris, che nessuno ancora conosceva......

http://www.juragentium.unifi.it/it/surveys/palestin/valabreg.htm

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=4456

http://www.arabcomint.com/diagnosi_su_benny_morris.htm

Naturalmente, ai tempi, il criticato, anche giustamente Morris, teneva un altro tono e faceva ciò che sapeva fare bene, cioè lo storico e non il portavoce politico dei labour alla Barak.....

Cosa è cambiato da allora? Ben poco, solo la miopia dei tanti filopalestinesi che non  conoscono nulla del Medioriente e delle anime belle che pensano di conoscere tutto perchè hanno fatto un master in studi mediorientali.

Lasciare soli gli ebrei e gli israeliani che si oppongono a questo regime di apartheid che dura da 60 anni e che si critica sempre più debolmente, significa lasciar solo l'ennesimo popolo oppresso che non vuole soccombere. Lasciarlo nelle mani dei fondamentalisti, speculari ai peggiori sionisti, ai corrotti e a chi non vorrà mai la pace.

Giorgio Masili.