Il direttore del Memri: "Quella di Gaza è anche una guerra mediatica" Mondo



Il direttore del Memri: "Quella di Gaza è anche una guerra mediatica"

16 Gennaio 2009

Tv e giornali arabi si dividono su Gaza. Nella Striscia entrano solo le telecamere di Al-Jazeera, non quelle delle emittenti critiche verso Hamas. Ne parliamo con Yigal Carmon, il fondatore e presidente del MEMRI.

Yigal Carmon è il fondatore e l’attuale presidente del Middle East Media Research Institute (MEMRI). In passato è stato consigliere per il contro-terrorismo del premier Yitzhak Rabin. Il MEMRI è un istituto di ricerca con base a Washington che cerca di colmare il gap linguistico fra Occidente e Medio Oriente, fornendo traduzioni dall’arabo, in farsi, turco, urdu e pashtu. L'Istituto pubblica quotidianamente analisi e rassegne dei media mediorentali (carta stampata e televisioni), sui trend politici, culturali, sociali ed economici nella regione. Carmon ci ha ricevuto nel suo ufficio a Washington per spiegarci le reazioni dei media arabi alla crisi di Gaza.

Dr. Carmon, perché Hamas non ha rinnovato la tregua con gli israeliani?

Hamas a Gaza voleva continuare la Tahdiah (“la calma”). Quando Khaled Mash’al da Damasco ha dichiarato che la tregua era terminata, la leadership di Gaza non è stata subito informata. Ismail Haniye, infatti, dopo aver ricevuto la notizia è apparso in tv non troppo soddisfatto, sapendo di poter essere uno dei target dell’esercito israeliano. Hamas, in ogni caso, viene finanziata dall’Iran e subisce gli ordini del regime di Teheran.

Nell’estate del 2006, l’Iran aveva bisogno di Hezbollah. Teheran voleva innescare una crisi nella regione per distogliere l’attenzione della comunità internazionale dal proprio programma nucleare. Oggi Teheran ha bisogno di Hamas per due motivi: distogliere nuovamente la comunità internazionale dal programma nucleare e tentare di aumentare il prezzo del petrolio.

Quali sono state le reazioni dei media arabi alla crisi di Gaza?

Dipende dai media. Al-Jazeera ha assunto una posizione pro-Hamas. Altri media, come quelli sauditi o egiziani, condannano gli attacchi israeliani ma non sostengono Hamas. Va sottolineato che Hamas ha fatto entrare a Gaza le telecamere di Al-Jazeera ma non quelle dell’emittente di proprietà saudita Al-Arabiya.

L’Arabia Saudita e l’Egitto, sostenitori dell’Olp, sono spaventati dall’alleanza fra Hamas e Iran, che ha ambizioni egemoniche nella regione. Nei giorni scorsi, il segretario generale di Hezbollah – Nasrallah – ha dichiarato che il presidente egiziano Hosni Mubarak deve essere deposto. Una dichiarazione che ha fatto subito preoccupare il governo del Cairo, che ha risposto definendo Nasrallah un pupazzo nelle mani dell’Iran.

Restiamo sul ruolo che sta svolgendo Al-Jazeera, il più guardato canale nel mondo arabo.

Indubbiamente Al-Jazeera ha rivoluzionato il mondo dei media arabi. Ci sono anche trasmissioni interessanti in cui sono rappresentate diverse opinioni. E spesso anche io vengo invitato come ospite. D’altra parte, Al-Jazeera più che fare informazione fa politica. Oggigiorno la guerra non è fatta soltanto sul terreno, con le armi, ma soprattutto mediaticamente, e l’emittente qatariota l’ha capito. Al-Jazeera, inoltre, non è “indipendente” ma appartiene all’emiro del Qatar (Sheikh Hamad bib Khalifa Al Thani), uno stato che – nonostante ospiti una base militare statunitense – è più vicino a Teheran e Damasco che non all’Arabia Saudita o all’Egitto.

Ci sono state delle voci critiche nei confronti di Hamas?

In Medio Oriente si stanno facendo sempre più evidenti le differenze fra il campo moderato, guidato da Egitto e Arabia Saudita, e quello più radicale, capeggiato dall’Iran e dalla Siria. Dato l’appoggio che l’Iran fornisce ad Hamas, queste differenze sono emerse anche in occasione della recente crisi di Gaza. Accanto all’inevitabile condanna nei confronti di Israele ci sono state pesanti critiche verso Hamas sulla stampa egiziana, su quella saudita e dell’Autorità Palestinese. Ad Hamas si rimprovera sopratutto di non avere rinnovato la Tahdiah, esponendo in tal modo la popolazione di Gaza alla prevedibile reazione israeliana.

Esistono rapporti fra Hamas e Al-Qaeda?

No. A Gaza esiste il gruppo salafita-jihadista Jaysh Al-Ummah che simpatizza per Al-Qaeda ed ha avuto forti scontri con la dirigenza di Hamas perché pretendeva l’applicazione della Sharia nel territorio di Gaza. Ci sono stati anche numerosi morti negli scontri fra questo gruppo e le Brigate Al-Qassam. Fra gli islamisti esiste perfino il dibattito se la dirigenza di Hamas possa essere accusata di apostasia, dato che non ha applicato la Sharia a Gaza e per la sua alleanza con l’Iran.

Allegato Rimosso