Se volete cambiare l'islam difendete i dissidenti,parla Wafa Sultan



Se volete cambiare l’islam difendete i dissidenti,parla Wafa Sultan
VIVE IN AMERICA, NON SI CAPACITA CHE IN EUROPA SI CHIAMINO RESISTENTI I TERRORISTI, HA UNA FATWA SULLA TESTA

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Roma. Prima di febbraio, Wafa Sultan
era una psichiatra di Banias (Siria) in esilio
a Los Angeles. Dopo la stagione delle
vignette, questa donna minuta e coraggiosa
è diventata “la” psichiatra dell’islam inseguita
dalla fatwa dei sicari sunniti. Time
Magazine l’ha annoverata fra i cento intellettuali
più influenti al mondo. La sua seconda
esistenza è iniziata il 21 febbraio
2006, dopo un’epica apparizione su al Jazeera
con l’islamologo Ibrahim al Khouli.
“E’ una guerra tra una mentalità che appartiene
al medioevo e una che appartiene
al XXI secolo – ha detto – E’ una guerra
tra civiltà e arretratezza, barbarie e razionalità,
libertà e oppressione, democrazia e
dittatura. E’ una guerra tra quelli che trattano
le donne come bestie e quelli che le
trattano come esseri umani”. Il video fa il
giro del mondo e, stando al New York Times,
viene visto in Internet da oltre un milione
di persone. Schiere di mullah, sceicchi
e predicatori sfidati da una psichiatra
non velata dal niqab e dalla paura. “Lei ha
bestemmiato contro l’islam, il Corano e il
Profeta”, le replica in tv al Khouli. Con simili
designazioni le pistole, diceva Emilio
Lussu, sparano da sole.
Due giorni dopo il pronunciamento, gli
islamisti scagliano una fatwa che le vale
molte minacce di morte. Wafa Sultan viene
salutata da alcuni come “un rigenerante
esempio di razionalità – scrive John Broder
sul New York Times – e da altri come
un’eretica e un’infedele che merita solo di
morire”. Per tutti, lei ha saputo dire in arabo
e a milioni di persone ciò che pochi osano
sussurrare fra le mura di casa. Sultan
ha difeso gli ebrei sul network televisivo
più seguito nel mondo arabo: “Gli ebrei
vengono da un’immane tragedia, quella
dell’Olocausto, e hanno chiesto al mondo
che vengano rispettati, con la loro cultura,
non con il terrore, con il loro lavoro, non
piangendo e lamentandosi. L’umanità deve
la maggior parte delle scoperte e del progresso
scientifico del XIX e XX secolo a
scienziati ebrei. Quindici milioni di persone,
sparse per il mondo, si sono unite e
hanno guadagnato i loro diritti attraverso
il lavoro e la cultura. Noi non abbiamo visto
un singolo ebreo farsi saltare in aria in
un ristorante tedesco. Non abbiamo visto
un singolo ebreo bruciare una chiesa. Non
abbiamo visto un singolo ebreo protestare
ammazzando innocenti”.
Le autorità religiose siriane la accusano
di infedeltà, un predicatore dice che ha
fatto più danni delle vignette danesi su
Maometto. In questa intervista al Foglio,
Wafa Sultan ripercorre la sua storia, che
tratterà in un libro dal titolo “The Escaped
Prisoner”. Nel suo caso, persino chi è Wafa
Sultan non è una domanda inoffensiva.
“Una donna e una psichiatra musulmana
nata in una famiglia ortodossa in Siria – ci
racconta – Sono emigrata negli Stati Uniti
nel 1989 in cerca di un luogo dove potessi
esprimermi liberamente e battermi contro
l’ideologia islamista dell’odio. Ho bisogno
di rivolgermi ai musulmani per dire la verità
e all’occidente per far capire gli insegnamenti
islamisti. Dobbiamo parlare ora
che non abbiamo niente da perdere. E’ necessaria
una nuova mentalità islamica ripulita
dell’odio. Non sono triste di dover
spendere il resto della mia vita in un grande
paese come l’America. Qui l’uomo è libero
di dare sfogo alle proprie idee e paure
senza sentirsi chiamare islamofobo”.
Gli Stati Uniti le hanno dato l’opportunità
di vivere liberamente la propria umanità.
“La mia tristezza nasce dal vedere il
mio popolo privato dei suoi diritti e vivere
una vita improduttiva. L’islam si è preso
trentadue anni della mia esistenza e se riuscirò
a salvare una sola vita lottando contro
questa ideologia, potrò dire di aver compiuto
un buon lavoro. I musulmani sono il
mio popolo, ma il mondo intero è in pericolo.
Ho esposto il mio passato al microscopio,
esaminando ciò che mi è stato insegnato
dell’islam. Vi conviene prendere seriamente
i dissidenti”.
Suo padre era un commerciante di cereali
e un musulmano devoto e lei osserva
i precetti della fede fino all’età adulta. Arriva
a Los Angeles con il marito, due figli e
cento dollari in tasca. Lui apre un garage,
lei trova lavoro come cassiera, mentre studia
per l’abilitazione medica. “Meglio meccanico
in America che ingegnere in Siria.
Ho incontrato mio marito nel 1975, all’Università
di Aleppo, io studiavo Medicina e
lui Agricoltura. Ci siamo visti di nascosto
per cinque anni prima del matrimonio. I
Fratelli musulmani avevano già commesso
una serie di crimini terribili in nome di Allah,
come fa oggi al Qaida in Iraq. Ho assistito
all’assassinio del mio professore, Yousif
al Yousif. Era un uomo meraviglioso che
non aveva niente a che fare con il governo.
Riempirono il suo corpo di pallottole gridando
‘Allah Akbar!’. E’ stata la fine di tutto,
il suono di quelle pallottole lo assocerò
per sempre al nome di Allah. Yousif venne
ucciso solo perché faceva parte della setta
Allawi e la maggioranza dei siriani è sunnita.
Decisi di battermi contro l’ideologia
islamista, la stessa a cui si ispirano i mullah
che hanno lanciato una fatwa contro di
me”.
La Siria è cambiata molto. “I sauditi
hanno islamizzato i siriani. Nel 1991 mi offrirono
1.500 dollari al mese per chiudermi
la bocca. Quando vivevo in Siria non avevo
mai sentito parlare di scuole coraniche.
Ora ce ne sono 5.000, niente scienza o matematica,
solo islam, islam e islam”. Il Congresso
ebraico l’ha invitata a parlare in
Israele. “Abbiamo cercato di individuare
la sede opportuna perché possa rivolgersi
ai leader ebraici”, dice il direttore Neil
Goldstein. “Se il presidente iraniano afferma
che Israele deve essere cancellato dalla
mappa geografica, cosa dovrebbe fare
Israele? – domanda Wafa Sultan – Per
Israele fare la pace con i palestinesi significa
fare simbolicamente la pace con ogni
musulmano del mondo. A me hanno insegnato
che gli ebrei non erano creature
umane”.
L’occidente è più turbato dalle immagini
di Abu Ghraib che dai decollamenti qaidisti.
“Abu Ghraib è terribile, ma la decapitazione
di Daniel Pearl è ispirata da insegnamenti
che incitano alla morte dei
non musulmani. Questa guerra è iniziata
quando gli islamisti hanno diviso gli esseri
umani fra musulmani e non musulmani,
chiamando alla guerra contro i secondi. Gli
assassini di Pearl non hanno esitato a giustificare
gli atti criminali citando il Corano.
Ci diciamo liberi pensatori cresciuti in
una cultura che incoraggia il progresso e ci
illudiamo che il fanatismo islamico aprirà
le braccia a questo messaggio cristiano di
amore. Anche la madre di Daniel Pearl,
Ruth, crede di dover mostrare il perdono
ai musulmani. Gli europei hanno mandato
il cervello all’ammasso con la filosofia
dell’‘altro’. Ho tenuto una lezione alla California
University. Una americana ha interrotto
la mia spiegazione sul trattamento
delle donne nell’islam: ‘Maometto è il primo
uomo a concedere diritti alle donne’.
Le ho chiesto: ‘Quali sarebbero questi diritti?’.
E lei: ‘Non lo so, è ciò che ci ha spiegato
il mullah in una moschea di Los Angeles’.
Ti rendi conto quanto sono naïve
queste donne?”.
Il padre di Wafa è morto che lei aveva
dieci anni e la madre non le ha parlato per
due anni, da quando ha lasciato la Siria.
“Se solo vivesse in America, la mia famiglia
capirebbe il mio gesto. Edmund Burke
disse che ‘l’unica cosa necessaria per il
trionfo del male è che gli uomini di buona
volontà non facciano niente’. Il popolo musulmano
ha praticato questa religione per
1.400 anni, non ha mai consentito a nessuno
di criticarla, a nessuno è permesso di
uscire da questo box e a nessuno al di fuori
del box è permesso guardare dentro. Se
gli uomini di buona volontà non faranno
niente, il terrorismo islamico avrà partita
vinta. Decenni di appeasement verso l’islam
hanno dato ai musulmani l’impressione
di essere nel giusto”. Wafa Sultan è
un fiume in piena venato di realismo affranto.
“L’esportazione della democrazia
nel mondo islamico è un pensiero troppo
ingenuo. Islam e democrazia sono incompatibili.
Il presidente Bush non può democratizzare
l’Iraq e avere relazioni intense
con l’Arabia Saudita. L’islam non conosce
l’espressione ‘diritti umani’ e le donne musulmane
sono cittadine di seconda classe,
come i non musulmani. Il seme della libertà
non può essere piantato dove la religione
decide tutto. Le notizie che arrivano
dall’Iraq sono ogni giorno più tristi. Non
posso pensare che voi europei chiamate la
barbarie ‘resistenza’. E’ un resistente colui
che si fa saltare in una scuola irachena uccidendo
28 bambini? Saddam uccise 300
mila curdi e sciiti: dov’era la resistenza in
tutti quegli anni? Hai mai sentito di un musulmano
che si è fatto saltare in aria per gli
atti criminali di Saddam?”.
Una responsabilità piombata, mai chiamata
alla resa dei conti, quella di studiosi
e predicatori islamici. “L’estremismo islamico
è pronto a far scorrere il sangue dei
dissidenti. Yusuf al Qaradawi giustifica il
sangue versato citando hadith del Profeta,
trasportando masse islamiche verso reazioni
isteriche che si tramutano in orge di
violenza. Non sono ottimista sul futuro dell’islam,
lo sono sui musulmani. Se solo avessero
la libertà di scegliere e studiare la religione
che preferiscono, senza sentirsi controllati
e minacciati dai fanatici. I musulmani
devono avere il diritto di essere islamici
e di lasciare l’islam, se lo vogliono. Il
dialogo interreligioso in passato ha rafforzato
i leader islamici fanatici perché non
era fondato su verità e onestà. Così come
Bush sminuisce la nostra credibilità di dissidenti
ripetendo che l’islam è una ‘religione
di pace’. Veniamo da lì, sappiamo che
genere di religione sia. Se l’islam non comprende
i problemi presenti nei versetti coranici,
allora non c’è speranza. Mi riferisco
a quei versetti che incoraggiano a combattere
gli ‘infedeli’ e a giustificare la loro
morte. Ho abbandonato la fede nell’islam e
potrei mostrarle centinaia di e-mail in cui
mi definiscono malata di mente o pazza”.
Tanti i messaggi di morte, come questo:
“Sei ancora viva? Aspetta e vedrai”. E questo
in arabo: “Se c’è uno che ti ucciderà,
quello sono io”. Ma Wafa Sultan va avanti,
Dio non ama i codardi. “Non c’è speranza
senza poter allevare una generazione libera
e depurata dell’odio – conclude – Non
credo che l’islam possa essere riformato.
La soluzione è la trasformazione dell’islam,
non la riforma, e l’occidente può contribuire
proteggendo i dissidenti. Per cambiare
una situazione devi cambiare il comportamento
delle persone. E per cambiare il
comportamento delle persone devi cambiarne
le idee. Un uomo in Iraq è stato ucciso
perché vendeva ghiaccio con un carrellino.
Maometto non vendeva ghiaccio,
dunque per la sharia è un crimine. Riesci a
immaginarlo? Sì? Davvero?”.
Giulio Meotti