La cosa è seria, e
può finire in bombardamenti nucleari, le cui polveri radioattive cadranno su
tutti noi, che siamo pro, contro o neutrali…
La dissennatezza dell’offensiva di Hezbollah contro Israele è
fuori discussione. Ma per favore, niente tifoserie: questa non è una partita di
calcio arabi-israeliani. Qui la cosa è seria, e può finire in bombardamenti
nucleari, le cui polveri radioattive cadranno su tutti noi, che siamo pro,
contro o neutrali. Il Mediterraneo è un laghetto. Mente fredda. Va ricordata
una cosa che i giornali non dicono mai: Israele, paese grande come la Puglia con
sei milioni di abitanti, è una delle prime potenze militari del pianeta. Dispone
di 200-300 testate atomiche. Ha i missili per lanciarle su qualunque bersaglio.
Ha inoltre tre sommergibili in navigazione continua che, se qualcuno avesse la
sciagurata idea di incenerire Israele con un’atomica, possono lanciare il
cosiddetto secondo colpo nucleare, sparando i loro missili dal fondo del mare e
incenerendo l’aggressore. Non lo dico io. Lo ha detto, in un’intervista
all’Observer del 21 settembre 2003, Martin Van Creveld, un israeliano
che insegna storia militare all’università Ebraica di Gerusalemme. Sentite cosa
ha detto: «Noi possediamo centinaia di testate atomiche e razzi, e possiamo
lanciarli su bersagli in ogni direzione, forse anche su Roma. La maggior parte
delle capitali europee sono bersagli delle nostre forze armate. Voglio citare il
generale Moshe Dayan: “Israele deve essere come un cane pazzo, troppo pericoloso
da provocare”. Le nostre forze armate non sono le terze per forza, ma forse le
seconde al mondo. Noi abbiamo la capacità di trascinare giù il mondo con noi. E
possono assicurarvi che ciò accadrà, prima che Israele cada». Non sono le
parole di un pazzo solitario. Van Creveld è un docente famoso, ha ovvi agganci
con l’apparato militare del suo paese, e ne esprime le valutazioni e la
mentalità. E la frase «Israele è come un cane pazzo» non è un modo di dire: è
una dottrina strategica. È la dottrina militare israeliana fin dagli anni ’50.
Ed è precisamente quella che vediamo applicata oggi contro il Libano. Cosa
significa infatti che Israele deve comportarsi come un «cane pazzo, troppo
pericoloso da sfruculiare»? Che Israele avverte: tirateci un solo missile,
rapiteci un solo soldato, e noi vi distruggiamo ponti, strade, centrali
elettriche. Anzi, di più: poiché siamo cani pazzi e nucleari, non potete nemmeno
immaginare quel che vi succederà, se appena ci provocate. È la cosiddetta
«reazione sproporzionata», di cui mezza Europa oggi accusa lo stato ebraico.
Persino il Financial Times ha scritto: è come se, ai tempi del
terrorismo irlandese dell’Ira, noi inglesi avessimo reagito bombardando Belfast
e catturando i ministri del governo irlandese. Ma, diciamolo subito, Israele
ha le sue ragioni per comportarsi da cane idrofobo. Non si sente sicura nei suoi
esigui confini, circondata da paesi male armati però enormi, con cui non ha
firmato trattati di pace, e pullulanti di gruppuscoli pronti alle più dissennate
iniziative. Perciò minaccia: non sapete nemmeno quel che può succedervi. Anche
voi europei, dice Van Creveld, non potete sentirvi al sicuro, perché noi siamo
cani pazzi. Ed è questo il tragico problema. Israele va capita, certo. I suoi
militari e gran parte della popolazione vivono in un clima d’assedio e di
disperazione, lo stato ebraico si ritiene minacciato nella sua stessa esistenza.
Ma è davvero minacciato a tal punto? Una potenza nucleare, che ha più testate
atomiche della Cina e la possibilità di “secondo colpo” ossia di ritorsione
nucleare, può comportarsi in modo “pazzo“? Più chiaramente: Israele è pronta a
rispondere ad un atto di terrorismo o a un’aggressione convenzionale con armi
atomiche? È questo il tremendo crinale su cui tutti ci troviamo. Ora Israele
colpisce il Libano non solo in modo “sproporzionato“, e fa una guerra che è a
senso unico (il Libano non risponde ai colpi terribili che riceve in queste
ore); questo tipo di guerra, anzi ogni guerra, può avere escalation
imprevedibili. Fino al punto di non-ritorno atomico. Per esempio: perché
Hezbollah ha fatto questa provocazione? Si dice che Hezbollah sia un burattino
dell’Iran. E allora, se è l’Iran ad aver ordinato la provocazione, se si mette a
rischio di essere incenerito dai missili israeliani con testate atomiche, può
darsi che abbia - o creda di avere - una possibilità di reazione. Può aver
comprato bombe atomiche dai mal sorvegliati arsenali dell’Ucraina, dove riposano
i mostri della guerra sovietica. Dunque Israele, con l’uso della forza
“pazza” che non esclude la risposta atomica, mette davvero in pericolo la sua
esistenza. E mette in pericolo tutti noi (il Mediterraneo è un
laghetto). Perché Israele finisce per essere percepita come una minaccia per
il mondo intero, e una minaccia di incinerazione atomica, di ricadute
radioattive che passerebbero tutte le frontiere. Oggi, avendo gli Usa al suo
fianco, Israele può essere abbastanza sicura che non sarà toccata. Ma con l’uso
della forza illimitata, della violenza sproporzionata come prima e sola
risposta, si è messa nelle condizioni di far capire a molti stati, anche potenti
e lontani, che la sola cosa che può renderla inoffensiva è un colpo nucleare. Il
fatto che si sia data le bombe atomiche, e si rifiuti di assicurare che non le
userà come risposta ad attacchi convenzionali, innesca in ogni paese che si
sente minacciato (vedi Iran) una corsa all’armamento atomico. Israele atomica
non si è resa più sicura, ma meno. Forze diverse possono fornire agli altri
cani pazzi dell’Oriente, oggi disarmati o quasi, le testate per eliminare il
problema-Israele. Si possono formare coalizioni inimmaginabili, se il
“problema-Israele” diventa troppo minaccioso anche per stati potenti e lontani
come Russia, Cina o Pakistan. Non oggi, ma magari fra 50 anni. A nostro parere,
se Israele vuole essere ancora lì fra mezzo secolo, deve diventare più
ragionevole. Dare garanzie e riceverne. Firmare trattati di pace con
giustizia. Ma Israele non ascolta, perché è disperata. Anzi, considera nemici
anche gli europei che le consiglino moderazione. Ritiene che la sua dottrina
militare del cane pazzo sia la sua sola via di salvezza. Che fare? Si può fare
ben poco. Ed è per questo che, almeno, non dobbiamo cedere alle tifoserie
opposte. Ci sono già troppi cani pazzi nella zona, che è molto vicina a
noi.
di Maurizio Blondet La Padania [Data pubblicazione:
15/07/2006]
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