L'esplosione della guerra delle moschee in Iraq 
      è la prova inequivocabile che il male vero dell'islam si annida al suo 
      interno. Ed è l'ideologia dell'odio e della morte da parte di coloro che 
      si sono auto- proclamati detentori della Verità, dell'unico «Vero Islam», 
      finendo per disconoscere il diritto alla vita di tutti coloro che non si 
      sottomettono al loro arbitrio. Così come attesta, facendo il raffronto con 
      la reazione alla pubblicazione delle vignette su Maometto, che il 
      terrorismo è sempre aggressivo, mai reattivo.
      Se non ci fossero i burattinai del terrore che 
      strumentalizzano la religione e fanno leva sulle frustrazioni delle masse, 
      non ci sarebbe il terrorismo. L'attentato a opera di terroristi islamici 
      contro la moschea di Al Askariya di Samarra, uno dei luoghi di culto più 
      sacri dello sciismo, è un atto indubbiamente sacrilego. Così come 
      sacrilega è la reazione degli sciiti che hanno incendiato decine di 
      moschee sunnite e massacrato oltre un centinaio di persone. Questa guerra 
      delle moschee è certamente ben più grave delle vignette danesi sulla cui 
      blasfemia si può legittimamente obiettare. In ogni caso non ho alcun 
      dubbio che è più blasfemo un terrorista suicida islamico che si fa 
      esplodere all'interno di una moschea facendo strage di fedeli immaginando 
      di farlo nel nome di Dio e certo di conquistare il Paradiso, che una 
      caricatura discutibilissima di un vignettista danese che opera 
      conformemente al diritto costituzionale alla libertà di espressione. 
      Eppure mentre ovunque le masse musulmane si 
      sono mobilitate per protestare contro le vignette e gruppi terroristici 
      hanno distrutto chiese e ambasciate, determinando la morte di cristiani e 
      musulmani, la reazione nel mondo islamico alla distruzione e profanazione 
      delle moschee nonché alla strage di musulmani è stata in proporzione quasi 
      insignificante. Sul perché è doveroso riflettere approfonditamente. Mi 
      sembra evidente che non si voglia tanto difendere l'islam quanto aggredire 
      tutti coloro che vengono considerati dei nemici da parte dei mestatori 
      d'odio e dei burattinai del terrore. Che sanno benissimo di poter 
      sfruttare e strumentalizzare l'odio annoso e alimentato ad arte contro gli 
      occidentali, i cristiani e gli ebrei. Con l'obiettivo di costringere tutti 
      i musulmani a compattarsi in un blocco monolitico all'insegna della guerra 
      di religione e di civiltà. 
      Finendo inesorabilmente, perché non c'è un 
      limite alla violenza cieca, nel baratro della guerra tra gli stessi 
      musulmani che, a dispetto della litania ideologica sull'unicità 
      dell'islam, di fatto credono in una religione che da sempre è 
      fisiologicamente plurale. Una pluralità che, proprio perché non viene 
      ammessa e rispettata, degenera nella violenza tra gli autoproclamati 
      custodi dell'ortodossia e gli eretici di turno. La storia dell'islam è 
      piena di violenze sacrileghe di fronte a cui le vignette su Maometto fanno 
      sorridere. Si pensi solo alla distruzione nel 1806 da parte dei wahhabiti 
      della Kaaba, il santuario della Mecca, il luogo più sacro dell'islam verso 
      cui si rivolgono in preghiera i fedeli cinque volte al giorno. Mi auguro 
      che riflettano anche i nostri politici che, nel nome del rispetto 
      dell'islam, si sono affannati a scusarsi per le vignette su Maometto e per 
      l'attacco al consolato italiano a Bengasi, fino a tendere lamano al nazi- 
      islamico iraniano Ahmadinejad e a fare l'occhiolino ai terroristi di 
      Hamas. Quantomeno che siano consapevoli che la posta in gioco non è 
      l'offesa all'islam, dove gli stessi musulmani eccellono, ma la paura degli 
      estremisti e dei terroristi islamici.
      
      Magdi Allam