L'ipocrisia di W.Bush e "cricca" non ha più confini
- Subject: L'ipocrisia di W.Bush e "cricca" non ha più confini
- From: "Valentino R" <semjase at tin.it>
- Date: Sat, 4 Feb 2006 14:48:43 +0100
La dipendenza statunitense dall'idrocarburo riguarda tutto il mondo: influisce sull' effetto serra, scatena crisi internazionali e a lungo termine cambierà le nostre abitudini Un programma ad ampio raggio d'azione: "Centrali elettriche e a carbone ad emissione zero, tecnologie solari ed eoliche rivoluzionarie ed un'energia nucleare pulita e sicura.. PAOLO BRERA La parte del discorso sullo Stato dell'Unione che George W.Bush ha dedicato all'energia è stata la più innovativa e quella che ha più ha sorpreso gli osservatori. L'atteggiamento dei vari presidenti americani riguardo al problema è sempre stato simile a quello applicato al movimento dei muscoli intestinali. C'è, si sa che c'è, ma tra persone fini non se ne parla. Bush ha menzionato il movimento e ha ricevuto i complimenti, pensate un po', di Greenpeace. Steve Sawyer che e l'esperto di Greenpeace per i problemi del clima, ha detto: il primo passo per curare un'assuefazione è riconoscere che c'è un problema. Lui (Bush) si è alzato ed ha fatto il primo passo del programma dei petrolizzati. Anche una marcia di diecimila metri comincia dal primo passo, aveva detto a suo tempo un altro leader mondiale. Però poi bisogna farne altri 9999, e qui Bush si e un po' perso per strada. Ha comunque riconosciuto che gli Stati Uniti hanno contratto una "assuefazione" al petrolio. Poi ha aggiunto: applicando il talento e la tecnologia dell'America, questo paese può migliorare in modo sensibile il nostro ambiente, muovere al di là di un'economia basata sugli idrocarburi e fare della nostra dipendenza dal petrolio del Medio Oriente una cosa del passato. In realtà, la dipendenza dell'America dal petrolio ha diversi aspetti problematici. In primo luogo, aumenta il rilascio di anidride carbonica nell'atmosfera e quindi contribuisce all'effetto serra. In secondo luogo non è sostenibile e lascia intravedere una terribile crisi quando non si potrà più andare avanti: in pochi anni dovranno trasformarsi profondamente i modi di vita. Infine produce una massa di problemi internazionali. Molti Paesi ricchi di petrolio sono Paesi dispotici come il Sudan o l'Arabia Saudita: ma valli a toccare! La concorrenza per il petrolio tra i Paesi consumatori potrebbe sfociare ad un certo punto in un confronto armato. Ah, e se per caso non ve ne foste accorti, in Iraq c'e molto petrolio sotto i piedi dei molti guerriglieri. La “petroli sacra fames” dell'America è devastante per il pianeta, ma le amministrazioni americane si sono sempre rifiutate di discuterne, il modo dl vita americano non e argomento di negoziato, aveva detto il padre dell'attuale presidente all'inizio degli anni Novanta. Bravo, e allora di che cosa mai vuol parlare nei convegni globali sull'energia e sul global warming? E' il modo di vita americano, mica quello del Senegal, che richiede un uso molto diffuso dell'auto per spostare la gente e le merci, ed è sempre questo modo di vita che prevede l'aria condizionata a tutta agiatezza per correggere il clima anche quando non è particolarmente ostile. Se gli americani non sono disposti a cambiare nulla, il consumo di energia del mondo non cambierà. Cambierà, invece, e di parecchio, il clima. Il programma enunciato da Bush, chiamato "the Advanced Energy Initiative", contempla un aumento della spesa per i combustibili puliti e lo sviluppo di centrali elettriche a carbone ad emissione zero, tecnologie solari ed eoliche rivoluzionarie ed un'energia nucleare pulita e sicura. Quest'ultima dovrebbe comprendere Il "riciclaggio” del combustibile nucleare esausto. Gli Stati Uniti dovrebbero cioè vendere agli altri Paesi il combustibile, riprenderselo indietro, riprocessarlo e rivenderlo nuovamente ai paesi consumatori. La tecnologia per fare tutto questo non è ancora installata negli Stati Uniti, ma lo è in Francia. Le auto divorano il 75 per cento della produzione mondiale di petrolio, e i fuoristrada, che sono tra i veicoli più di moda in America, assorbono quantità incredibili di carburante. Quando si parla della questione dell'energia, quello è l'elefante nella stanza, ha detto Dan Bartlett, consigliere del presidente per la comunicazione, In un briefing prima del discorso di Bush. Per ridurre i consumi Bush pensa di ricorrere all'etanolo, come da decenni si fa in Brasile (che in questo campo e riuscito a conseguire l'autosufficienza). I brasiliani lo producono dalla canna da zucchero, Bush vuole ricavarlo dalla segatura e da alcune erbe di palude. Trovare la terra su cui coltivare questa energia del futuro sarà già abbastanza difficile. Per di più bisogna anche che le future auto abbiano motori in grado di andare a etanolo o a qualche miscela di etanolo con prodotti petroliferi. Il problema, secondo Bush, dovrebbe essere risolto in sei anni. E a questo punto anche la dipendenza degli Stati Uniti dal petrolio del medio Oriente sarà cosa passata. Il discorso di Bush ha generato molte reazioni, è abbastanza positivo, ha detto Hans Joachim Shellnhuber, direttore dell'autorevole Pik (Potsdam Institut fur Klimafolgenforschung), che studia il clima: “il semplice fatto di aver menzionato il sole, il vento ed altre forme di energia pulita è un gigantesco passo avanti”, ma gli ecologisti hanno rilevato che Bush non ha fatto nessun riferimento all'effetto serra provocato dai combustibili fossili bruciati, che in molti Paesi è considerato il principale problema ambientale dei prossimi decenni. II New York Times ha osservato che è facile chiedere più ricerca, più difficile è tirare fuori i soldi per farla davvero. E non c'e poi nulla di più complicato che chiedere ai cittadini di cambiare le proprie abitudini. Un presidente in acuta crisi. di popolarità come Bush non era in grado di farlo e non l'ha fatto.
Fonte : "La Padania" del 2 Febbraio 2006 - pag. 11 |
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