Re:Articolo



Non penso che colpevolizzando le persone perché mangiano il pandoro si creino i presupposti per cambiare le cose e rendere le persone consapevoli dei tanti problemi del mondo. A mio avviso non è in questo modo che si aiutano le persone a riflettere e capire. Io per esempio il giorno di Natale non ho mangiato il pandoro e quindi il tuo augurio non si realizzerà.
Paolo Veronese


> Un articolo che spero, vi faccia ingozzare mentre mangiate il vostro
> adorato panettone.
>  
> Il natale irakeno.
> Se il natale per noi è da favola. 
>  
> Tutti siamo bravi a criticare. Tutti siamo ottimi contestatori di scelte
> che poi si sono rivelate errate. L’invasione imperiale americana in Iraq
> necessita di esser vista sotto un’ottica più positiva. Se il suo fine
> era quello di liberare l’Iraq da un tiranno e garantire una migliore
> sicurezza nel mondo, allora solo metà degli impegni prefissati sono
> stati mantenuti. I latini dicevano “Si vis pacem, para bellum” cioè se
> vuoi la pace, prepara la guerra, armati. Questa classica frase da
> proverbi è stata applicata da Mr. White House, e ciò dimostra che anche
> le persone più strane hanno un pizzico di cultura. Strane per il modo in
> cui cammina s’intenda. C’è però una piccola falla in questa
> affermazione. Per quanto uno si premura per garantire la pace al suo
> popolo, o al mondo intero, non possiede certamente la palla di vetro,
> per capire se un determinato luogo o popolo può arrecar danno. La casa
> bianca americana ha invaso l’Iraq con la prerogativa di difendersi da
> minacce straniere, non sapendo di innescare l’effetto contrario.
> Infatti, credendo di sedare, come l’11 settembre, atti Kamikaze
> terroristici nel mondo, in realtà ha innescato una miccia di dimensioni
> ben più enormi e molto più pericolosa. L’ottica positiva quindi di tutta
> questa faccenda non c’è e le vittime irakene lo dimostrano. Certo, non
> c’è guerra senza vittime. Gli Americani direbbero “Non c’è pace senza
> guerra”. Il vero motivo per cui sono andati in Iraq era quello di
> liberare un popolo da un oppressore, oppure per garantirsi una probabile
> pace futura? Non è un caso che le risorse petrolifere americane si
> stiano esaurendo, e non è un caso che proprio gli americani siano andati
> nella patria del petrolio, che li potrebbe garantire greggio per altri
> anni. Congetture su congetture si possono fare su ciò che circola per la
> mente di Mr. White House e tra i corridoi del pentagono. Noi siamo stati
> relegati dietro il teleschermo a seguire una guerra live da videogioco.
> Non possiamo fare altro che criticare, purtroppo. Possiamo però
> certamente giudicare la faccenda in modo più obiettivo, non essendo
> coinvolti nella guerra. Un momento, noi siamo coinvolti nella guerra.
> Mr. Bandana ha inviato le sue truppe in irak, a fianco del suo
> inseparabile amico. L’amicizia è una gran cosa. I latini la chiamavano
> Captatio Benevolentiae. Oggi potremo dire che Silvio è un nome adatto
> per un cane fedele al suo padrone. Comunque, in questa guerra, bella o
> brutta che sia, dobbiamo sentirci tutti colpevoli. E’ facile per noi
> parlare, ma dobbiamo in ogni caso avere le orecchie aperte sul mondo.
> Perché le famiglie irakene, di fianco a case semidistrutte non
> passeranno un buon natale. Invece noi saremo come sempre sotto l’albero
> a gozzovigliarci di panettone e spumante. E’ la fortuna di essere nati
> in Italia. Un pensierino dobbiamo farcelo quando ci inginocchiamo
> davanti alla capanna del presepe. In irak ci sono persone che stanno
> peggio. Ma non sono lì. Dobbiamo sentirci colpevoli perché non sappiamo
> ma soprattutto, non sentiamo la necessità di informarci sulle altre
> guerre nel mondo e le loro vittime. I media filtrano troppo le
> informazioni perché possiamo venire a conoscenza di una visione globale
> della nostra realtà. La nostra colpa sta nel nostro passivismo
> tipicamente occidentale, coricati sul divano e incollati al tubo
> catodico. Ecco che le guerre nel mondo, le loro vittime, i senzatetto, i
> kamikaze appaiono come personaggi di favole lontane dove c’è il bene e
> dove c’è il male. Ma, a differenza delle favole, non siamo più in grado
> di capire chi è l’orco e chi Pollicino.
>  
> Davide Marzorati
> 



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