ATTENTATO TERRORISTICO DELL'ESERCITO ISRAELIANO




UNO. ATTENTATO TERRORISTICO DELL'ESERCITO ISRAELIANO
DUE. Testimonianza dal luogo dell'attentato 
TRE. LO SMANTELLAMENTO DELLE COLONIE 
QUATTRO. 'La road map e' un'illusione', parola di Chomsky


UNO. ATTACCO TERRORISTICO DELL'ESERCITO ISRAELIANO
Due civili uccisi (madre e figlia, in fila ad un semaforo). Oltre 30 feriti.
Morto anche la guardia del corpo dell'obiettivo, mancato, dell'attentato, Abdel Aziz  al-Rantissi, membro di Hamas.
http://www.arabmonitor.info/news/dettaglio.php?idnews=2054&lang=it
http://www.cnnitalia.it

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DUE. Testimonianza dal luogo dell'attentato [Al-Awda-Italia]
Tuesday, June 10, 2003 12.16

mi chiedo fino quando durera' la sofferenza del popolo palestinese? e fino quando continuera' questo popolo continuera' a pagare la sua resistenza sul suo territorio, che neanche riesce ad usurfruirne, mentre gli altri godono e controllano il suo cielo, la sua terra, e persino il suo  mare. E' diventato un scenario quotidiano, accompagnare i martiri ai cimiteri (che per l'altro sono sovraffollati), e cercare gli abbigliamenti ed i giocatoli dei bambini sotto le macerie delle case distrutte magari anche sopra chi ancora sta dormendo, e svegliarsi sul rumore degli Apache, ( per chi riesce a dormire dal disturbo continuo 24 ore su 24 causato dai elicotteri di controllo e sorveglianza che fotografano il territorio e controllano i personaggi e le persone richieste). questo ultimo attentato E PER FORTUNA NON RIUSCITO CONTRO UN PERSONAGGIO MOLTO CONOSCIUTO E MOLTO AMATO da tutti i Palestinesi, sopratutto perche' e' un combattente che sempre considera la liberta' del suo popolo e' un suo dovere personale, e' molto modesto e  sempre disponibile ad aiutare tutti quelli che ne hanno bisogno, malgrado tutti i suoi impegni. 

I cittadini di Gaza da piu' di una settimana sentono che gli israeliani stanno provando a colpire uno delle persone ricercate, ma non aspettavano che si trattasse del dottore Abdel Aziz Ar Rantisi, uno dei leader carismatici di Hamas, un docente
a mia e non potete immaginare quanto era forte l'esplosione , anzi gli esplosioni perche' gli israeliani hanno lanciato sette missili sulla suo auto che per fortuna ha potuto sfuggire e lo hanno inseguito ma grazie a Dio ha potuto ancora proteggersi con suo figlio da questi sette missili. L'unica colpa del dott. Rantisi che lui afferma che i palestinesi hanno il diritto di vivere sul loro territorio senza nessun disturbo da nessuno e di proteggere la Dignita´ di questo popolo dicendo no alla ingiustizia e alla tortura israeliana, e chiede di proteggere i deboli ed i bisognosi.

UN APELLO a tutti i liberi del mondo, non tacete, esprimete la vostra solidarieta con il popolo palestinese, sostenetelo nella sua giusta causa fatevi sentire, e ci chiediamo dove sono le risoluzioni dell'ONU?,  il diritto internazionale NON E' PER TUTTI, E chi garantisce i diritti umanitari di questo popolo occupato ed  oppresso 

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TRE. LO SMANTELLAMENTO DELLE COLONIE (e cioe' solo di qualche container disabitato):
un'altra grande bugia.

Tel Aviv, 10 giugno - A poche ore di distanza dal tentato assassinio di un dirigente di Hamas, il ministro della Difesa dello Stato ebraico Shaul Mofaz ha affermato che potrebbe rendersi necessario il provvedimento di espulsione dalla Palestina del presidente palestinese Yasser Arafat. Nel frattempo, i coloni hanno gia' risistemato l'avamposto illegale di Amona, rimosso meno di 24 ore fa da militari israeliani.  (www.arabmonitor.it)

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QUATTRO. 'La road map e' un'illusione'
Noam Chomsky commenta l'offensiva diplomatica e militare di Bush e il ruolo dell'Europa 
 
La road map non costituisce un passo avanti nel processo di pace in Medio Oriente, anzi per  molti versi ripropone gli stessi punti gia' sollevati dai precedenti tentativi di pace. E' quanto afferma in un'intervista esclusiva all'Adnkronos International Noam Chomsky, linguista presso il Massachusetts Institute of Technology, e intellettuale di fama mondiale. 
'La road map non e' u
e  tale. Nel 1992 Sharon aveva formulato un piano di pace molto simile a quello approvato in questi giorni. Solo che dieci anni fa la sua proposta poteva sembrare scandalosa, mentre oggi viene  descritta come condiscendente ed equilibrata. Questo dimostra semplicemente un miglioramento delle tecniche di propaganda (...)'. 
Secondo Chomsky, alla base di tutte le proposte di pace degli ultimi 50 anni ci sarebbe il controllo, da parte di Israele, di almeno il 40 per cento dei territori occupati. 'Tutti i tentativi di pace che ci sono stati finora si ispirano ad un piano del 1968, chiamato il "piano Allon" - spiega lo studioso - che prevedeva la cessione ad Israele del 40 per cento della West Bank, e che lasciava al controllo giordano il restante 60 per cento dei territori. Questa logica e' stata perseguita da tutti i governi israeliani (...)'. 
Secondo Chomsky l'attuale collocazione degli insediamenti ebraici e del "muro di separazione" all'interno dei territori occupati rischia di condurre alla creazione di uno Stato palestinese diviso in tre cantoni, nettamente separati tra loro e comunque isolati da Gerusalemme Est, il centro culturale ed economico dell'Autorita' Palestinese. 
'Se ci si attiene alla realta' dei fatti ignorando la retorica, e' evidente che Israele sta cercando di mantenere il controllo di almeno il 50 per cento della West Bank, un obiettivo ancora piu' ambizioso di quello perseguito a Camp David. E naturalmente quando parlo di Israele mi riferisco anche agli Stati Uniti, perche' senza gli Usa Israele non sarebbe mai in grado di esercitare tutte queste pressioni'. 
Secondo Chomsky (...) 'gli Stati Uniti si sono opposti fin dall'inizio alla nascita di uno Stato palestinese'. 'Ci sono state molte risoluzioni Onu a questo riguardo, e altrettante risoluzioni dell'Assemblea Generale, ma gli Stati Uniti le hanno bloccate tutte, unilateralmente, rinnegando le posizioni della comunita' internazionale. Ancora oggi Washington e' sfavorevole alla creazione di due Stati nella regione' (...). 'L'interesse d
studioso - e' lo stesso che ha nel mantenere le sue basi a Guam. Salvo che nel caso di Israele la posta in gioco e' piu' alta perche' c'e' di mezzo il controllo delle risorse energetiche di tutto il Medio Oriente'. Secondo Chomsky la politica estera degli Stati Uniti nei paesi arabi e' da sempre incentrata sul concetto dei "local gendarmes", ossia degli "Stati poliziotto" in grado di proteggere le monarchie reazionarie della regione dai movimenti nazionalisti radicali. 'Gia' negli anni '50 gli Usa si servivano della Turchia e dell'Iran per salvaguardare i loro interessi nella regione', ci spiega Chomsky. 'Israele e' entrato a far parte del sistema nel 1967, anche se il suo ruolo strategico si e' consolidato con la caduta dell'Iran'. (...) 
A chi sostiene che gli Stati Uniti vogliono "ricostruire" il Medio Oriente, Chomsky risponde che 
la priorita' assoluta dell'amministrazione Bush e' 'tenere sotto controllo il nazionalismo indipendente', ed evitare cosi' che alcuni governi del mondo arabo possano uscire dalla sfera di influenza statunitense. 'Prendiamo l'esempio di Baghdad', ipotizza Chomsky. 'Per anni gli Usa si sono chiesti se fosse il caso di affidare agli iracheni le redini del loro paese. 

Un'eventualita' rischiosa: cosa succederebbe se in Iraq si instaurasse una democrazia, e gli sciiti iracheni decidessero di avvicinarsi all'Iran? Washington non potrebbe mai tollerare una tale ipotesi. E infatti ha occupato militarmente il paese, il che ci porta porta al nodo della questione: gli Usa sono favorevoli alla democrazia, purche' i paesi coinvolti sottostiano alla sua visione di "ordine mondiale"'. (...) 
'Basti pensare alle elezioni italiane del 1948', ricorda lo studioso. 'Gli Usa temevano che la popolarita' del movimento della resistenza potesse determinare una vittoria schiacciante della sinistra. Il primo memorandum del Consiglio di Sicurezza dell'Onu allude proprio alle elezioni politiche del '48 in Italia, e conferisce agli Usa il diritto di intervenire - anche militarmente - nell'evento di una vi
erma Chomsky, puo' ancora scegliere da che parte stare. 'Dipende dai Paesi europei', ci spiega lo studioso. 'Possono decidere di rimanere subordinati agli Stati Uniti o al contrario abbracciare una politica che li renda indipendenti in materia di affari internazionali'. (...) 'Ecco perche' l'opposizione di Francia e Germania alla guerra in Iraq ha suscitato tanto scompiglio a Washington. Si e' temuto che l'Europa potesse svegliarsi e in qualche modo "allontanarsi" dall'ordine mondiale voluto dagli Stati Uniti. Oggi Washington appoggia i Paesi dell'est europeo proprio per scongiurare questo pericolo, e tutto l'entusiasmo di Bush per Aznar e Berlusconi e' dovuto allo stesso identico motivo. Durante la guerra in Iraq, i due leader europei sono stati gli unici disposti a calpestare la volonta' di oltre il 90 per cento del loro elettorato per soddisfare le pressioni americane'. 
Il problema delle responsabilita' regionali subordinate alla politica estera statunitense si starebbe riproponendo anche nel Nord-Est asiatico. 'Gli Usa stanno cercando di mettere le mani sulla Corea del Nord per evitare che altri Paesi della regione - come Giappone e Cina - possano discostarsi dalla "visione statunitense" ed imboccare la strada dell'indipendenza (...)'. 

Un'ipotesi, questa, che spiegherebbe le incomprensioni tra Usa e alcune potenze del Nord-Est asiatico proprio per quanto riguarda la Corea del Nord. Secondo Chomsky i principi che regolano la politica estera statunitense in Medio Oriente e nel resto del mondo sono gli stessi di 50 anni fa, anche se i toni espliciti dell'amministrazione Bush hanno fatto pensare a una volonta' recente di "ricostruzione" del mondo arabo. 
'Molti studiosi pensano che i neo-conservatori abbiano dato una svolta radicale alla politica estera americana -ci spiega Chomsky - ma le cose non stanno proprio cosi'. E' vero, l'amministrazione Bush ha delle visioni insolitamente estremiste, che spaventano persino alcuni ambienti conservatori americani; e non ne fa segreto: la cosiddetta "strategia di si
o scorso, enuncia chiaramente che gli Usa intendono imporre la loro visione del mondo anche ricorrendo alla forza. Questo concetto non rappresenta certo una novita' nella storia degli Stati Uniti, ma nessuno prima di Bush aveva usato toni cosi' espliciti'. 
Chomsky sostiene che la guerra in Iraq e' servita proprio come "esperimento" per far capire al resto del mondo che Washington puo', se lo ritiene necessario, attaccare qualsiasi Paese che si dimostrasse "contrario" all'egemonia americana. 'L'invasione dell'Iraq ha consentito agli Usa di insediarsi nel cuore del Medio Oriente e delle sue risorse petrolifere', conclude Chomsky. 'Si tratta di una visione estremista e nazionalista, ma che non e' certo senza precedenti...'. 
 
Carola Mamberto (Adnkronos/Aki) 
Da "Liberazione"