Fw: Mustafa Barghouti e Yasser Arafat



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Cc: "mrta" <mrta at libero.it>
Sent: Tuesday, January 28, 2003 6:44 PM
Subject: Mustafa Barghouti e Yasser Arafat


Ieri e' stata una giornata intensa, ci siamo alzati molto presto per
lasciare Nablus, insieme ad Alberto e ad Eva, una ragazza islandese che si
era unita a noi, pare che i check point fossero completamente chiusi, per
questa ragione ci siamo arrampicati sul pendio che conduce al monte Jarsim,
dove ero gia' stato il giorno precedente senza riuscire a passare accanto
all'accampamento militare che lo presidia.

Questa mattina invece il taxi ci ha scaricato accanto ad una villa faraonica
e, a mio avviso, decisamente sfacciata, che sorge in cima ad un colle e
guarda la valle di Nablus, li' ci attendevano due ragazzi e due asinelli che
ci hanno guidati lungo il percorso di una mulattiera che ha evitato la
strada su cui si affaccia l'accampamento militare israeliano e, aggirandolo,
siamo riusciti a passare oltre e a raggiungere il villaggio in cima al monte
Jersim dove abitano anche un gruppo di ebrei samaritani che ha costruito li'
la loro sinagoga, nella convinzione che quello sia il monte dove Mose' ha
ricevuto le tavole della legge dal Padre Eterno. Questi ebrei vivono
tranquilli insieme ai palestinesi, con documenti dell'autorita' palestinese
e lavorano negli uffici amministrativi di Nablus senza mai avere alcun
conflitto con i palestinesi, questi ebrei non hanno nessun interesse per lo
stato di Israele e nessun desiderio di essere protetti o di andare a vivere
da qualche altra parte, praticano la loro religione senza restrizioni e
vivono in pace e i palestinesi con loro.

Nel villaggio dei samaritani abbiamo preso il pulmino del taxista che
camminava insieme a noi e siamo scesi verso il check point superandolo senza
intoppi perche' la strada che scende dal monte non viene bloccata dai
soldati. Il check point era deserto, non c'erano taxi in attesa ne da una
parte ne dall'altra, solo due pullman attendevano un centinaio di pellegrini
in viaggio verso la Mecca, questo periodo dell'anno e' infatti il tempo
dedicato al pellegrinaggio nel primo luogo Santo dell'Islam.

Arrivati a Ramallah senza problemi la giornata si e' improvvisamente
ingrigita, Ramallah era isolata dagli altri villaggi e non appariva cosi'
chiassosa e affollata come al solito, anche il check point di Kalandia era
pressoche' deserto. Stanco e decisamente sporco sono andato a casa del
nostro contatto di Ramallah per lavarmi, li' ho incontrato una delegazione
napoletana degli Enti Locali per la Pace, composta dal Vice Presidente della
Provincia di Napoli Nicola de Luca (SDI), dall'Assessore alle Relazioni
Internazionale del Comune di Napoli Raffaele Porta (DS), da due
rappresentanti di Forza Italia e da altri quattro rappresentanti dei DS, mi
sono unito a loro che sono stati ricevuti da Mustafa Barghouti nella sede
del Medical Relief di Ramallah.

Il fondatore del Medical Relief ha detto, tra l'altro, alcune cose molto
chiare.
Le elezioni sono necessarie per due motivi precisi: Il primo e' di rinnovare
il Parlamento dell'Autorita' Nazionale Palestinese. Il secondo motivo e' che
le elezioni sono un atto di resistenza all'occupazione dei territori e una
sfida alla comunita' internazionale a fare pressioni sul Governo Israeliano
per indurlo ad accettare osservatori internazionali che controllino e
garantiscano il libero e regolare svolgimento delle elezioni stesse.
Alla domanda di un rappresentante di Forza Italia, su quali provvedimenti
prenderebbe se lui fosse Presidente dell'ANP, il Dottor Barghouti ha
risposto cosi': La prima cosa che farei sarebbe di convocare un Governo di
Unita' Nazionale composto da tutti i gruppi rappresentati nel Parlamento
dell'ANP, insieme ai quali decidere una possibile strategia comune sulla
quale possano convergere tutte le diverse forze politiche presenti nel
Governo stesso. In secondo luogo indirei immediatamente le elezioni
politiche in modo che il popolo palestinese possa scegliere liberamente i
propri rappresentanti. In terzo luogo andrei alla radio e alla televisione
palestinese per parlare alla popolazione ed informarla delle decisioni prese
in comune alle altre forze politiche.
Una volta formato il nuovo Governo manderei in pensione tutti gli attuali
Ministri e metterei al loro posto persone competenti, capaci e autorevoli
che possano prontamente dare inizio alle riforme di cui i palestinesi hanno
bisogno.

Di ritorno alla casa del nostro contatto abbiamo atteso in vano una
telefonata dal Muqada, il Quartier Generale dove il Presidente Arafat e'
forzatamente rinchiuso dalla Pasqua del 2002, che avrebbe dovuto consentirci
di incontrarlo, l'incontro pero' non ci e' stato concesso, ma rimandato a
questa mattina.

Sono ormai le undici quando entriamo nel Muqada e saliamo le strette scale,
affollate di militari in armi e di altri palestinesi in borghese, che ci
conducono nella sala riunioni dove ci attende il Presidente Arafat che
abbraccia con grande spontaneita' i leader della delegazione napoletana.
Dopo il discorso del Vice Pres. della Provincia di Napoli e dell'Assessore
del Comune e' Arafat a prendere la parola, sollecitato dalle domande di una
giornalista dell'Unita' che fungeva anche da interprete.

- Siamo molto preoccupati per il pericolo incombente dell'attacco americano
all'Iraq, sappiamo che questo attacco non potra' avvenire prima della fine
del tempo dedicato al pellegrinaggio alla Mecca, tempo che terminera'
intorno al 15/20 febbraio.
Ma quando verra' il momento, se gli USA decideranno di scatenare la guerra
all'Iraq e tutti i riflettori dei media internazionali saranno puntati su
quel tragico evento, qui' in Palestina gli israeliani avranno la mano libera
per iniziare una nuova e tragica escalation di violenze ai danni della
popolazione palestinese. Temiamo il trasferimento, o meglio la deportazione
di centinaia di migliaia di persone, forse nel nord dell'Iraq.
Inoltre questa guerra ingiustificata segnera' l'inizio di un nuovo assetto
geopolitico del Medio Oriente, verranno delineati nuovi confini geografici e
politici, per la prima volta dopo la spartizione franco-britannica che
segui' la prima guerra mondiale.
In questo contesto l'Europa potrebbe giocare un ruolo chiave, nel perseguire
una politica di freno alle bellicose intenzioni statunitensi, promuovemdo il
dialogo e la soluzione diplomatica di questa serissima crisi. Ma se, alla
fine, non fosse possibile impedire la guerra anglo-americana, allora tutto
il Medio Oriente verrebbe seriamente destabilizzato e piomberebbe in un
pericolosissimo caos, producendo instabilita' economica agli stati coinvolti
cosi come all'Europa che ha molte relazioni economiche con il Medio Oriente.
Inoltre le popolazioni civili subirebbero un periodo di totale insicurezza,
in particolare quella israeliana, cosi' come i palestinesi che, inermi, si
troverebbero ad affrontare una escalation di violenza senza precedenti.
E non dimenticate che la banda di fanatici criminali che siede al Governo
dello stato di Israele e' anche la diretta responsabile dell'assassinio di
Yzak Rabin, mio partner nel processo per la Pace dei Coraggiosi, megli
conosciuto come accordo di Oslo. Questi fanatici criminali sono gli stessi
che hanno ordinato le stragi di Gaza di questi ultimi giorni e che hanno
fatto bombardare la Chiesa Anglicana di Gaza city e l'ospedale Anglicano che
gli sorge accanto. Non dimenticate che questi fanatici criminali sono gli
stessi che hanno distrutto la Chiesa di Santa Barbara e che hanno assediato
la Basilica della Nativita' a Betlemme. Essi sono gli stessi che stanno
giudaizzando Gerusalemme ed Hebron e che perseguono il sogno della Grande
Israele. La situazione e' molto seria e tutti noi auspichiamo che l'Europa
possa impedire la catastrofe che ci attende dopo l'inizio di questa
ingiustificata guerra all'Iraq.-

La giornata finisce su di un taxi insieme ad un corrispondente norvegese che
mi conferma l'idea che la coppia Sharon-Bush sia la peggior cosa che potesse
capitare a questa umanita' indifesa, inerme e anche per buona parte
indifferente a cio' che si sta preparando per il futuro di tutti noi.

berretti bianchi per la pace

continua