Si, mi dispiace, sono della Misna. Spero di fare
meglio la prossima volta...
Annarita
----- Original Message -----
Sent: Tuesday, February 06, 2001 5:03
PM
Subject: Re: news .... non trattate
Ci dai almeno la fonte? Ciao, Stefano
AT wrote:
Ragazzi, mi dispiace, ma credo che non farò
in tempo con le news per questo bollettino, sono piena di lavoro e farò
l'alba. Vi mando le quattro più importanti (ce ne sono un paio in più e
basta questa volta) ma non sono trattate, se avrò più tempo domani ve le
rimando nel formato... scusatemi di nuovo...Annarita
PINOCHET:
SCATTATI ARRESTI DOMICILIARI (BRIEF, GENERAL) |
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Ha ufficialmente
avuto inizio la detenzione preventiva di Augusto Pinochet, a cui alle
19:00 (ora locale) sono stati notificati gli arresti domiciliari
ordinati dal giudice Juan Guzman per il caso “Carovana della morte”.
Il fermo è partito dopo che l’anziano ex dittatore ha letto e firmato
la risoluzione di Guzman, presentatagli personalmente da un delegato
della Corte d’Appello di Santiago nella sua residenza di Los Boldos
(130 chilometri a sudovest della capitale). La notifica è avvenuta
senza che si registrassero incidenti, temuti a causa della presenza di
un folto gruppo di sostenitori di Pinochet attorno alla sua
abitazione. (FB) |
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GUATEMALA, 1 FEB
2001 (13:53)
MASSACRO
AMBASCIATA DI SPAGNA: IN CENTINAIA CON RIGOBERTA MENCHÚ PER CHIEDERE
GIUSTIZIA (STANDARD, PEACE/JUSTICE) |
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Al grido di
“Giustizia universale! Castigo per i genocidi!” ieri alcune centinaia
di persone, tra le quali il Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchú
hanno manifestato davanti all’antica sede dell’ambasciata di Spagna a
Città del Guatemala per ricordare il massacro avvenuto qui nel 1980 ad
opera dei militari. I manifestanti hanno poi consegnato all’attuale
ambasciatore spagnolo Víctor Fagilde un memoriale in ricordo delle
quasi quaranta vittime arse vive nella sede diplomatica – tra le quali
lo stesso padre della Premio Nobel, Vicente Menchú – che attendono
ancora la giustizia dei tribunali insieme alle migliaia di altre
vittime della guerra civile guatemalteca (1960-1996). Nel corso della
manifestazione, la signora Menchú ha indicato i nomi dei militari
ritenuti responsabili della strage. Si tratta del generale Romeo Lucas
Garcia (capo di Stato dal 1978 al 1982), dell’ex ministro dell’Interno
Donaldo Alvarez Ruiz, dell’ex colonnello ed ex capo della Polizia
nazionale German Chupina, e del suo collega Pedro Garcia Arredondo.
Gli stessi nomi, tra molti altri, comparivano nella denuncia per
genocidio depositata dalla Premio Nobel presso la Audiencia Nacional
di Madrid, poi rigettata dalla magistratura spagnola che si è
dichiarata non competente ad istruire il processo. (SP) |
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URUGUAY, 1 FEB
2001 (0:35)
PRESIDENTE
BATLLE: ENTRO L'ANNO RISPOSTA DEFINITIVA A QUESTIONE 'DESAPARECIDOS'
(STANDARD, PEACE/JUSTICE) |
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Nel corso del
2001 il governo uruguayano ha intenzione di dare una risposta
definitiva al tema dei 'desaparecidos', vittime della dittatura
militare (1973-'85). A 6 mesi dall'inizio dei lavori della Commissione
per la Pace, presieduta dall'Arcivescovo di Montevideo, Monsignor
Nicolás Cotugno, il governo ha annunciato la prossima pubblicazione di
un "libro della verità" che chiarirà la sorte dei 'desaparecidos'. Il
presidente Jorge Batlle ha promesso inoltre un indennizzo ai familiari
delle vittime, a cui sarà consegnato anche un dossier contenente
informazioni sul caso del proprio congiunto scomparso. Resta scartata
qualsiasi azione legale nei confronti dei responsabili delle
sparizioni, dal momento che nel 1989 un referendum popolare ratificò
l'amnistia già concessa loro nel 1987. Il lavoro della Commissione per
la pace è stato svolto in base all'articolo 4 della legge sottoposta a
referendum, che non proibisce le indagini volte a chiarire il destino
delle persone sequestrate. I 'desaparecidos' presi in esame dalla
Commissione sono circa 170, dei quali una trentina furono sequestrati
in Uruguay, 130 in Argentina, il resto in Cile. Va ricordato che la
scorsa settimana la Commissione ha perso uno dei suoi sette membri, il
padre gesuita Luis Pérez Aguirre. Da vent'anni a fianco delle famiglie
dei 'desaparecidos', "Perico" accettò di far parte della Commissione
dopo che Batlle gli aveva assicurato che erano in corso "tempi nuovi"
e che nelle forze armate c'era "disponibilità a collaborare". Perché,
usava dire Pérez Aguirre, "occorre voltare pagina, ma prima bisogna
averla letta tutta". (FB) |
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FRANCE, 2 FEB
2001 (12:58)
UNESCO:
S.EGIDIO RICEVE PREMIO HOUPHOÜET-BOIGNY PER LA PACE (STANDARD,
PEACE/JUSTICE) |
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Il professor
Andrea Riccardi, fondatore e presidente della Comunità di S.Egidio ha
ricevuto ieri a Parigi (Francia) l'edizione 1999 del “Premio Félix
Houphoüet-Boigny per la pace”. La motivazione del riconoscimento,
dedicato al defunto leader della Costa d’Avorio, era stata spiegata da
Henry Kissinger, ex Segretario di stato Usa e presidente della giuria
del premio, in una lettera inviata il 27 gennaio 2000. “Abbiamo avuto
una discussione molto approfondita e – spiegava Kissinger - abbiamo
maturato il consenso unanime sul fatto che per quest'anno, in un
periodo in cui molti conflitti etnici, religiosi e di altro tipo sono
scoppiati nel mondo, il premio più appropriato sarebbe stato per la
Comunità di Sant'Egidio. Lo facciamo riconoscendo i loro sforzi nel
raggiungere la comprensione ecumenica e tra le religioni e i loro
sforzi di riconciliazione in Algeria, in Mozambico, in Guinea Bissau e
in Jugoslavia; per il loro contributo alla comprensione tra i popoli e
per eliminare le radici politiche, religiose ed etniche del
conflitto". Alla cerimonia di consegna, tenuta presso il quartier
generale dell’Unesco ed effettuata dal suo Direttore generale Koïchiro
Matsuura , hanno preso parte numerose personalità. Tra queste si
segnalano il Segretario generale della Francofonia ed ex Segretario
generale dell’Onu, Boutros Boutros-Ghali, e gli ex presidenti del
Senegal, Abdou Diouf, della Costa d’Avorio, Henri Konan Bédié, e della
Commissione europea, Jacques Delors. Nel 1999 S.Egidio aveva fra
l’altro avviato con ottimi risultati la mediazione per la
pacificazione della Repubblica democratica del Congo, mettendo a punto
una solida piattaforma per il dibattito intracongolese riconosciuto
come necessario e previsto dagli accordi di pace di Lusaka (Zambia)
firmati quello stesso anno. (BL) |
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