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Luogo: Milano
Tema: Dimostrate le basi scientifiche dell'agopuntura 
Data: 17/7/2001
Fonte: La Repubblica


L'agopuntura funziona. Ed è efficace nella terapia del dolore. A sostenerlo
non sono solo i guru della medicina alternativa, ma anche i ricercatori
milanesi del Cnr, dell'Università Milano Bicocca e dell'Istituto San
Raffaele, coordinati dal professor Ferruccio Fazio, che hanno dimostrato,
per la prima volta al mondo, l'effetto benefico degli aghi grazie alla Pet,
la Tomografia ad emissione di positroni, tecnica particolarmente
sofisticata che permette di fotografare gli stati funzionali del cervello.
La scoperta, destinata ad avere una vasta eco internazionale, è pubblicata
nel numero di luglio della rivista scientifica "Neuroimage".

I pazienti volontari sottoposti ad agopuntura nei punti canonici della
medicina cinese, a livello delle braccia (punto 5 di polmone) e delle gambe
(punto 36 di stomaco) attivano in modo evidente e significativo le aree
cerebrali del dolore (corteccia cingolata anteriore, corteccia insulare,
corteccia frontale superiore e mediale, cervelletto), mentre quelli
sottoposti a agopuntura placebo, basata sulla suggestione, e praticata
lontano dalla mappa tradizionale, non coinvolgono in nessun modo queste
aree cerebrali.

"E' una scoperta importante spiega il professor Fazio, direttore del Centro
Pet del San Raffaele perché questa è una delle prime volte in cui si
misurano le medicine alternative con tecniche scientifiche. In questo caso
abbiamo scoperto che funziona davvero (non è stato così per la terapia di
Di Bella). Io non sono certo un medico di estrazione alternativa, ma penso
che le medicine diverse non debbano essere bocciate a priori, ma
semplicemente verificate".

L'esperimento milanese dimostra la stretta relazione tra agopuntura e
dolore. Ma nulla dice, per il momento, sulle possibili capacità
terapeutiche di questa pratica. L'azione analgesica dell'agopuntura sarebbe
dovuta ad una complessa azione sui circuiti nervosi, che verrebbero
"ingannati" da un rilascio di enzimi o di mediatori chimici, forse da
sostanze simili alla morfina, a livello cerebrale. Spiega Gabriele Biella,
neurofisiologo dell'Istituto di Neuroscienze e Bioimmagini del Cnr, che ha
condotto la ricerca a fianco di Fazio: "A 13 volontari abbiamo iniettato
sostanze leggermente radioattive, non pericolose, capaci di marcare il
consumo di ossigeno da parte delle cellule cerebrali. Le aree cerebrali che
risultano consumare più ossigeno sono quelle attivate. In questo modo
abbiamo scoperto che l'agopuntura cinese attiva le stesse aree del dolore.
Con un effetto di inganno cerebrale. I neuroni appaiono confusi dal
messaggio dell'agopuntura e incapaci di riconoscere il dolore vero, causato
da un intervento o da una malattia".

Da anni la medicina ufficiale conosceva gli effetti analgesici
dell'agopuntura, riconosciuti anche dal National Institutes of Healt
statunitense, uno dei più famosi centri di ricerca medicobiologica del
mondo. Ma rimanevano del tutto ignoti i suoi meccanismi. E molti medici
occidentali restavano saldamente convinti che si trattasse solo di un
effetto psicologico. La ricerca del San Raffaele esclude questa ipotesi.
"Aver provato che anche una metodica autoctona, non nata da un processo di
ricerca medica, quale è l'agopuntura, ha delle vere e proprie basi
biologiche è molto importante spiega Fazio. Ma questo è solo l'inizio.
Adesso dobbiamo scoprire quali sono i mediatori che entrano in gioco dopo
l'applicazione degli aghi e che producono l'effetto anestetico. La strada
della ricerca sarà quella di verificare esattamente quali cambiamenti
interni vengono determinati dall'agopuntura".

Particolarmente soddisfatto l'agopuntore Giulio Pellegatta, anestesiologo,
che ha partecipato alla ricerca: "Per i sostenitori dell'agopuntura è una
grande giornata. Personalmente sono convinto che presto si potrà dimostrare
come gli effetti di questa medicina vadano ben oltre la sola terapia del
dolore e siano capaci di curare numerose malattie".