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Re:Il viaggiatore leggero,portatore sconfitto di una speranza che non muore.
- Subject: Re:Il viaggiatore leggero,portatore sconfitto di una speranza che non muore.
- From: "relaxpxfe\@libero\.it" <relaxpxfe at libero.it>
- Date: Mon, 30 May 2005 22:41:20 +0200
Grazie per questa lettera così profonda e forte. Sono veramente avvilito dalla politica e dai politicanti attuali (nazionali e internazionali). Conserverò questo scritto per farmi forza nei momenti tristi e bui (come l'attuale). Grazie, luca. ---------- Initial Header ----------- From : balcani-request at peacelink.it To : federalistiromani at yahoogroups.com Cc : democraziaeuropea at yahoogroups.com,ecologiapolitica at yahoogroups.com,giovaniverdi at yahoogroups.com,glt-nonviolenza at liste.retelilliput.org,pace at peacelink.it,balcani at peacelink.it Date : Sun, 29 May 2005 00:02:20 +0200 (CEST) Subject : Il viaggiatore leggero, portatore sconfitto di una speranza che non muore. > > Il viaggiatore leggero, portatore sconfitto di una speranza che non muore. > > > > di Francesco Lauria > > > > > > Avrei voluto scrivere qualcosa del referendum francese sul Trattato Costituzionale Europeo. > > > > E invece una strana, anomala trasmissione televisiva del sabato sera, mi ha posto di fronte al ricordo sofferto di uno splendido viaggiatore notturno e leggero, dieci anni dopo il suo drammatico suicidio: Alexander Langer. > > > > Alex era stato da un anno rieletto parlamentare europeo, era una persona eccezionalmente dolce e tormentata, cristiano e radicale, militante della FUCI e poi di Lotta Continua, traduttore di Don Milani, ecologista ed europeista, quasi anarchico, federalista, portatore di pace, costruttore di ponti, viaggiatore leggero. > > > > Senza dogmi e senza incoerenza. > > > > Transnazionale. > > > > Alex viveva la politica come esperienza estrema, era un uomo di frontiera che abitava il limite, valicando i confini, abbassandoli, probabilmente perché, come molti padri dell’Europa, era lui stesso un uomo di frontiera, la nostra, quella del Brennero, dell piccolo paese dove vivono i miei piccoli nipotini: Vipiteno/Sterzing. > > > > La battaglia di Alex era una battaglia etica, costruttiva per gli altri, a lungo termine distruttiva per se stesso. > > > > Tante le sue battaglie, una in particolare mi è molto cara, quella degli anni settanta in cui si era battuto in Sudtirolo contro le gabbie etniche, contro l’obbligo di identificarsi in una etnia e a dovere ad essa tutto, dalla nascita alla fine. > > > > Di fronte ad Alex la tragedia della Yugoslavia, la Bosnia. > > > > Alex parlava molte lingue, traduceva sempre. > > > > Seppe mostrare a uno spicchio di mondo, la trincea di opposizione condivisa e commovente ad un nazionalismo bastardo, spietato, utilitaristico: Tuzla. > > > > Tuzla città della convivenza, mosaico e arcobaleno di pace nella guerra dei colori unici ed intolleranti. > > > > Un mosaico di resistente multietnicità di fronte al sonno della ragione e delle emozioni. > > > > Bosnia. > > > > Un luogo che a me è entrato dentro in un tempo diverso, il tempo delle passioni tristi, non il tempo della tragedia urlante nel silenzio. > > > > Ma mi è entrata dentro, questa complessa terra e mi fa urlare di fronte al crimine di pace che oggi vede la Bosnia ulteriormente dimenticata, lasciata a se stessa o, a tratti, accompagnata in un’eterna irritante adolescenza post conflitto. > > > > Chissà cosa avrebbe scritto in questi giorni Alexander Langer, autore di interessantissime riflessioni sul tema della bioetica, chissà come ci avrebbe illuminato con la sua timidezza piena di triste speranza. > > > > Costruttore di ponti. > > > > Mostar, il ponte distrutto e ritrovato. > > > > Un monumento vivente che, nonostante la ricostruzione, oggi non è più tale, ma che forse è una provocazione futura di fronte alla nostra fluttante capacità di vivere amando. > > > > Alex costruttore permanente dell’unità forte dell’Europa, forte nella sua debolezza, nel rifiuto di un nazionalismo omologante e fintamente europeista, Alex federalista integrale. > > > > 3 luglio 1995. > > > > Un albero, sulle colline di Fiesole. > > > > Il luogo più bello in cui vivere, forse. > > > > Ma l’angoscia ti raggiunge anche nella felicità più forte o nella normalità più semplice. > > > > Non possiamo dimenticare quella che Kirkegaard avrebbe definito: “l’angoscia della scelta”. > > > > E’ bella l’immagine del viaggiatore che porta sulle proprie spalle Gesù Bambino, con la leggerezza di una luce che illumina il mondo attraverso l’atto e la commozione della nascita. > > > > Al tempo stesso quel bambino, si fa uomo tra gli uomini, cresce e vede incontra la sofferenza, soffre. > > > > Il bambino cresce, cresce, cresce si fa sempre più pesante. > > > > Non perde la propria purezza nemmeno macchiandosi nel sangue, quel sangue che è condizione necessaria per la pienezza della resurrezione. > > > > Ma il sangue non si lava, rimane, pesa. > > > > Il sangue della strage del mercato di Sarajevo, dei giovani diplomandi di Tuzla. > > > > Del massacro indifferente e colpevole, della nostra complicità di Srebrenica. > > > > Dieci giorni prima del massacro dell’enclave bosniaca fintamente difesa dai nostri caschi blu, Alexander Langer si impicca ad un albero nell’estate toscana del 1995. > > > > Il peso del Bambino insanguinato era diventato troppo pesante per il generoso viaggiatore leggero. > > > > E forse lo ha schiacciato. > > > > Uno degli ultimi scritti: “L’Europa vive o muore a Sarajevo”. > > > > Alex interrogò ed interroga tutto il nostro mondo pacifista. > > > > Ma interroga con la sua angoscia e la sua scelta ognuno di noi. > > > > C’è un mondo diurno e notturno in ciascuno. > > > > Ci sono speranza e morte, ma possibilità di resurrezione in ciascuno. > > > > Alex voleva bene all’uomo, prima di tutto il resto. > > > > A Vipiteno, a Strasburgo, in Bosnia, a Francoforte, nella sua lotta quotidiana e permanente in difesa delle minoranze, ma al servizio del percorso dell’unità tra gli uomini, i popoli, le narrazioni. > > > > Per la difesa della debolezza. > > > > Nella debolezza e nella Passione. > > > > Una debolezza e una Passione che ci devono oggi far riflettere senza la possibilità di concederci sconti e proprio per questo senza la comodità della sfiducia e dell’indifferenza. > > > > Perché nemmeno di fronte alla morte, la speranza muore… > > > > (In ricordo di Elisa Zanetti…) > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > 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