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La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia
- Subject: La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia
- From: andrea <andreamartocchia at libero.it>
- Date: Tue, 2 Nov 2004 18:04:52 +0100
Da: "Coord. Naz. per la Jugoslavia" Data: Mar 2 Nov 2004 15:13:27 Europe/Rome A: crj-mailinglist@ yahoogroups.com Cc: aa-info@ yahoogroups.comOggetto: [JUGOINFO] La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia
La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia Dopo cinque anni anni, sono oramai una decina ogni giorno i casi di cancro diagnosticati a Pancevo. Lo sterminio chimico voluto dalla NATO nel 1999 viene oggi nascosto parlando di inquinamento "di vecchia data" e di inquinamento causato oggi dagli stabilimenti ancora in funzione: quegli stabilimenti cioe' che sono malamente sopravvissuti alle politiche economiche devastanti della destra ultraliberista al governo, ma che sono ridotti in condizioni disastrose... 1. Pancevo: Come si vive in una città in cui i cittadini possono solo sognare l’aria pulita / Dieci diagnosi di cancro solo in un giorno a Pancevo 2. La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia (di Michel Chossudovsky, 2000--2004 - SEE THE ORIGINAL TEXT AT: http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html ) (...) === 1 === da Alberto Tarozzi: << pancevo è una cittadina alla periferia di belgrado, sede del complesso petrolchimico piu grande della ex jugoslavia. balzo' agli onore delle cronache quando la nato lo bombardo', nel 1999, causando le premesse per una catastrofe ambientale e sanitaria a lungo periodo ben piu grave dell'uranio impoverito. il petrolchimico gia inquinava prima della guerra. ai tempi del bombardamento divento l'origine di una catastrofe di proporzioni imprevedibili. ma anche dopo ha ripreso a funzionare in condizioni di insicurezza allucinanti attraendo lavoratori che per sopravvivere oggi, nella miseria del dopoguerra, è disposta a rischiare il cancro nel breve periodo con un elevatissimo grado di probabilita. dall'esterno pochi aiuti (tra quei pochi la Provincia di Ravenna che ha fornito le apparecchiature per il monitoraggio dell'aria). a livello locale qualche denuncia coraggiosa e tante omissioni, col terrore che la conoscenza dei rischi portasse alla chiusura di una delle poche occasioni di lavoro praticabili o al boycottaggio di un'agricoltura contaminata. da questo cocktail micidiale, sul finire dell'estate, è emersa una situazione insostenibile. il cancro e le intossicazioni sono li' e ora a ricordarci azioni efferate di cui (per usare le parole di tom benetollo, testimone di quei bombardamenti) ''dobbiamo, come italiani, vergognarci e chiedere scusa''... >> dall'archivio documentaristico di Zivkica Nedanovska due documenti, uno sull'aria e uno sui casi di cancro: --- Come si vive in una città in cui i cittadini possono solo sognare l’aria pulita FONTE: giornale 'Glas Javnosti' di Belgrado/ autore Milos Obradovic SITO INTERNET: www.ekoforum.org.yu/ DATA:29.08.2004. Negli ultimi giorni il cielo di Pancevo era coperto così tanto di nebbia e di fumo che i cittadini di Pancevo erano lasciati alla mercè del vento senza di che, dicono loro, non avrebbero potuto respirare. Dai fumaioli di tre grandi fabbriche della zona industriale, uscivano i gas dai colori e odori più diversi e nell’aria di Pancevo vi era una quantità enorme di sostanze tossiche, soprattutto benzene e toluene che non si dovrebbero trovare affatto nell’aria. Alla presenza dell’ammoniaca i cittadini sono già “abituati”, è una cosa già diventata consueta, dicono loro. Tutte le cifre e i termini tecnici degli elementi chimici presenti nell’aria di Pancevo hanno poca importanza per le persone che sono costrette a respirare l’aria inquinata ogni giorno. Loro sanno solo che quando non c’è il vento, devono scappare in casa e chiudere le finestre. Non si può dire che non diano retta all’ex ministra dell’ambiente A. Mihajlova che in un’ intervista, alla domanda del giornalista su cosa avrebbe consigliato ai cittadini delle città molto inquinate, ha risposto: ”Loro vivono in quel modo da molti decenni, devono seguire gli indicatori dell’inquinamento di quel giorno e proteggersi chiudendo le finestre”. I cittadini dicono che fuori si può stare solo con le maschere antigas. Quando comincia a soffiare il vento, i cittadini di Vojlovica (il quartiere accerchiato da tre fabbriche chimiche) possono tirare il respiro. Allora i gas velenosi vanno nelle altre parti di Pancevo o oltrepassano il Danubio ed arrivano fino al quartiere belgradese Karaburma. Il peggio è che lì, a Vojlovica, abitano molti contadini che si occupano dell’agricoltura e vivono della terra. Con tutti i veleni che cadono sulla lora terra, si pone la questione di chi mangerà i loro prodotti quando li vorranno vendere. “E’una catastrofe, quando comincia a sentirsi il gas giallo, subito chiudiamo le finestre perchè non entri il puzzo in casa. Qui non si deve vivere, guardate come muore la gente, non solo i vecchi ma tanti giovani e bambini. Solo che qui la gente non ha i soldi per trasferisi in un altro posto” dice Janko Futo, abitante di questo quartiere avvelenato. “Non si sa cosa sia peggio, quando il fumo giallo comincia a pizzicare agli occhi o quando comincia si comincia a percepire quel bianco che sa di uova guaste. O quando cade la rugiada e fa scendere l’ammoniaca sui campi che brucia tutto. Qui vivono quasi tutte le popolazioni locali e i giovani che lavorano in una delle fabbriche chimiche. Non hanno dove andare” dice Andrija Berecka di Vojlovica. “Qualche volta voglio morire da quanto puzza. Il peggio lo viviamo durante la notte. Forse la pressione atmosferica è più bassa e l’aria inquinata scende e soffoca tutti qui a Vojlovica. Vi dico sinceramente, era meglio quando ci bombardavano, allora le fabbriche non lavoravano e non puzzava niente, ecco fino a quale punto siamo arrivati. Scherzi a parte, quando comincia a soffiare la nostra buona “kosava” ci sentiamo sollevati perchè il puzzo va altrove” dice Paja Beracka, pensionato di Vojlovica.”Questo non è da ieri o da dieci giorni. Noi viviamo in questo modo già da oltre vent’anni. Siamo già abituati alle esplosioni e così, quando qualcosa esplode nelle fabbriche vicine, non non ce ne accorgiamo più. Qualche volta lì vediamo il fuoco. Gli operai lo spengono e così via, non cambia niente. Mi state dicendo che siete giornalisti. Lo scrivere e i giornali non ci sono di grande aiuto. E’ difficile che qualcuno ci aiuti. Questa situazione dura da quando sono state costruite le fabbriche fino a oggi. Non credo che adesso cambi qualcosa” dice rassegnato questo vecchio abitante di Vojlovica. Non è bene vivere a Pancevo, come dicono gli stessi abitanti di Pancevo. Però non possono o non vogliono fuggire tutti. Perciò è importante che le autorità locali in collaborazione con i responsabili delle tre fabbriche chimiche riducano l’inquinamento al livello più basso. Per la gente che vive a Pancevo, soprattutto nei quartieri più vicini alle fabbriche, non ha nessuna importanza se si tratti del fattore umano o della tecnologia arretrata. Non ha importanza neanche come il problema si risolverà. Per loro è importante solo che possano respirare normalmente senza la paura per cosa possano respirare. --- Dieci diagnosi di cancro solo in un giorno a Pancevo FONTE: giornale”Blic' di Belgrado/ autori M.Gligoric, M.Ivanovic. SITO INTERNET: www.ekoforum.org.yu/ DATA: 28.08.2004. La dottoressa Sonja Vjetrov, capo del Reparto oncologico nella Casa della salute a Pancevo, ha effettuato recentemente dieci nuove diagnosi di cancro in dieci nuovi pazienti solo in un giorno. Secondo le sue parole, “non è affatto strano perchè il numero degli ammalati di cancro a Pancevo sta crescendo sempre di più, di anno in anno. Al primo posto si trova il carcinoma alla mammella, dopodichè viene subito il carcinoma degli organi respiratori. La situazione è allarmante e non c’è tempo da perdere. In questi giorni sento i responsabili della zona industriale che dicono che filtri e impianti per la ripulitura dell’aria sono molto costosi e che non ci sono soldi per la loro installazione. Però, sono del parere che ci sia qualcosa molto più costoso e cioè la vita umana” aggiunge la dottoressa Vjetrov. I dati che raccoglie e evidenzia l’Istituto comunale per la protezione della salute confermano la gravità e la complessità della situazione sanitaria a Pancevo. Seconde le parole della dottoressa, capo del reparto di medicina sociale, si sta notando l’aumento degli ammalati per malattie respiratorie. In particolare sono colpiti i bambini in età prescolastica fino a sette anni. I piccoli abitanti di Pancevo sono più esposti a queste malattie che i loro coetanei in altre parti della Serbia. Inoltre, si sta notando un aumento notevole delle gravidanze problematiche e di bambini che nascono con deformazioni. Per adesso ciò è inspiegabile e non se ne può individuare con la certezza la causa. “Se gli abitanti di Pancevo rimarranno ancora esposti alle concentrazioni elevate di benzene cancerogeno, ci si potrebbero aspettare, a livello annuale, cento casi di una forma rara di leucemia dei bambini” - questa la prognosi terribile annunciata al giornale “Blic” dal dottor Martin Judzin di Chicago che studia già da vent’anni l’influsso del benzene sulla salute umana. Il giornale”Blic” si è rivolto a questo esperto americano dopo il tentativo non riuscito di avere la risposta dai tossicologi serbi. Infatti, questi ultimi avevano rifiutato di commentare i dati secondo quali, nella zona industriale di Pancevo, si emetteva benzene con una concentrazione che arrivava a 150 microgrammi al metro cubo. Tutti gli esperti stranieri contattati hanno chiesto ai giornalisti di”Blic” di verificare se davvero si trattava di 150 microgrammi o di uno sbaglio. Se il dato è vero, dicono loro, e nessuno non intraprende niente, allora si tratta di un crimine orribile. L’esperto americano spiega che è stato dimostrato scientificamente che se c’è la concentrazione di uno solo microgramma al metro cubo nell’aria, su centomila abitanti uno si ammalerà di leucemia. Se la concentrazione è di 10 microgrammi al metro cubo, su diecimila di persone, si ammalerà una persona e quando si avesse una concentrazione di 100 microgrammi al metro cubo, su mille abitanti, uno sicuramente si ammalerà di leucemia - dice il dottor Judzin. Però, la concentrazione del benzene a Pancevo era 150 microgrammi al metro cubo. === 2 === SEE THE ORIGINAL TEXT AT: http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html La NATO ha volutamente causato una catastrofe ambientale in Jugoslavia di Michael Chossudovsky Con questa sua relazione, pubblicata per la prima volta nel 2000, Michael Chossudovsky ha fornito un documento definitivo e la prova fotografica che, contrariamente a quanto dichiarato da vari osservatori internazionali, la catastrofe ambientale del petrolchimico di Pancevo non fu un "danno collaterale" (ovvero un incidente di guerra), tantomeno un caso di negligenza criminale (intesa come il risultato di un’indifferenza criminale per le conseguenze). La prova è schiacciante. La NATO fece saltare in aria, intenzionalmente e meticolosamente, container di sostanze chimiche tossiche con l’obiettivo di creare un inferno ecologico. All’inizio della guerra, la NATO aveva dato rassicurazioni all’opinione pubblica mondiale riguardo alla “precisione nel colpire gli obiettivi” e all’uso di armi sofisticate, allo scopo di evitare “danni collaterali”, rischi ambientali inclusi: “Facciamo tutto il possibile per evitare inutili danni collaterali. Abbiamo preso la cosa molto sul serio, lavorato sodo, investito molto tempo per pianificare le missioni.” (1) Nel complesso petrolchimico di Pancevo, alla periferia di Belgrado, invece, è successo proprio il contrario. La sorveglianza aerea e l’utilizzo di immagini termiche satellitari non sono state utilizzate soltanto per bloccare l’industria petrolchimica jugoslava, ma anche, appositamente, per generare un disastro ambientale. I raid aerei sul complesso di Pancevo iniziarono il 4 aprile 1999 e continuarono inesorabilmente fino al 7 giugno. Del complesso di Pancevo faveva parte anche una raffineria petrolifera (costruita con supporto tecnico della Texaco) e un impianto per produrre un fertilizzante agricolo chimico. L’impianto petrolchimico venne completamente bombardato (41 bombe e 7 attacchi missilistici). Le aree bombardate si trovavano a meno di 200 metri da abitazioni civili. All’inizio del conflitto, gli operai dell’impianto furono coinvolti nella rimozione dei materiali tossici, svuotando molti grandi serbatoi e container di sostanze chimiche, soprattutto proprio al fine di evitare i rischi di “danni collaterali”. Poco a poco capirono che la Nato li stava osservando attraverso i sistemi di sorveglianza aerea e da satellite. Le immagini termiche permisero agli strateghi militari della NATO di sapere quali container erano stati svuotati e quali rimasti pieni. Tutti i manufatti nell’impianto di Pancevo, compresi i container pieni di sostanze chimiche, emettono raggi infrarossi. I misuratori termici possono captare, da una spia satellitare o da un aereo, i raggi infrarossi emessi da qualsiasi oggetto collocato situato all’interno dell’impianto petrolchimico e trasformare le letture in un video ad alta risoluzione o in una foto. I misuratori termici possono captare differenze di temperatura di 0,1 gradi, consentendo agli strateghi della NATO di “classificare” e distinguere facilmente i container pieni da quelli vuoti. Gli aerei da guerra NATO possedevano diversi sistemi avanzati come sensori infrarossi e elettro–ottici. Le immagini satellitari termiche furono trasmesse dal Centro aereo di operazioni combinate (CAOC) di Vicenza, Italia, dove furono decisi gli attacchi dei bombardieri. Vennero anche utilizzati altri sistemi di sorveglianza avanzata compresi i piccoli aerei senza pilota (UAV), e aerei spia d’alta quota U2. Secondo quanto riferito da un portavoce del Pentagono, l’U2 “scatta la foto da un’ altitudine molto elevata, la rinvia in America dove viene analizzata”. Da là “le coordinate esatte dell’obiettivo” vengono passate al CAOC di Vicenza che poi le “trasmette ai piloti". (2) Gli strateghi NATO possedevano inoltre informazioni dettagliate sulla disposizione dell’impianto, pensato e realizzato da una multinazionale edile americana, la Foster Wheeler (un’impresa specializzata nella costruzione di impianti petrolchimici). La NATO sapeva benissimo dove stavano le cose. Con crudele ironia, un investimento statunitense in Jugoslavia (finanziato con denaro prestato dalla World Bank) è stato bombardato dallo zio Sam. I piloti in cabina sapevano di distruggere un impianto “made in America”? Molti container erano stati svuotati. Usando i rilevatori termici la NATO era in grado di identificare quali serbatoi erano ancora pieni di sostanze chimiche tossiche. Tra questi liquidi nocivi c’erano serbatoi di etilene-dicloride (EDC), etilene, cloro, cloro-idrogeno, propilene, e cloruro di vinile monomero (VCM). Come ben dimostrato dagli ambientalisti, il cloruro di vinile monomero (CVM) usato per produrre materie plastiche (es. resina PVC) è una pericolosa sostanza inquinante e cancerogena. Può anche provocare danni al cervello e al fegato, oltre che ai feti con gravi deficienze alla nascita. Se l’unico intento della NATO fosse stato quello di chiudere l’impianto, senza rischi ambientali “collaterali”, essa avrebbe potuto farlo bombardando le attrezzature e i macchinari. Perché colpire con tanta precisione anche i serbatoi con i liquidi tossici? Le "bombe intelligenti” non erano stupide: andavano dove gli era stato comandato. La NATO ha selezionato scrupolosamente i container, le cisterne e i serbatoi cha contenevano ancora sostanze tossiche. Secondo il direttore dell’impianto petrolchimico, la NATO non ha colpito nemmeno un solo container vuoto: “Non è stato un caso, ha scelto di colpire quelli pieni e le sostanze chimiche si sono riversate nel canale che sfocia nel Danubio”. Inoltre, secondo il direttore dell’impianto, le fuoriuscite di etilene–dicloride (EDC) hanno contaminato 10 ettari di terreno nelle vicinanze dell’impianto (3) Quando le bombe intelligenti colpirono i loro venefici obiettivi a Pancevo, liquidi e vapori tossici si diffusero nell’aria, nell’acqua e nel terreno. I container furono fatti esplodere o perforati intenzionalmente. Nel complesso petrolchimico il terreno è ancora imbevuto di etilene-dicloride tossico. Secondo una relazione del Centro Ambientale Regionale per l’Europa Centrale e Orientale (REC): “Nel Danubio sono state riversate più di mille tonnellate di etilene-dicloride provenienti dal complesso petrolchimico di Pancevo (attraverso il canale che collega l’impianto al fiume). Più di mille tonnellate di natrium idrossido fuoriuscirono dal complesso petrolchimico di Pancevo . Circa 1.000 tonnellate di idrogeno-cloro confluirono nel Danubio”. (4) Otto tonnellate di mercurio si riversarono nel terreno. Anche l’impianto per il trattamento delle acque venne bombardato, contribuendo così ad aggravare l’impatto ecologico. (5) Gli strateghi militari NATO sapevano con precisione cosa stavano facendo e quali ne sarebbero state le conseguenze. Il 4 aprile, nella raffineria vicina, due missili NATO colpirono le stanze di controllo uccidendo tre membri dello staff. L’impianto si incendiò riducendosi a un ammasso di macerie tossiche. Lo scopo era provocare un disastro ambientale. La NATO si aspettava che, bombardando senza pietà Pancevo e atre zone abitate da civili, il risultato sarebbe stato di intimidire Belgrado forzandola ad accettare l’Accordo di Rambouillet, compresa la famigerata Military Appendix [l'"Allegato B" del testo proposto dalla delegazione statunitense] che, essenzialmente, garantiva alla NATO il diritto di occupare tutta la Jugoslavia. A seguito dei bombardamenti, i Verdi tedeschi e gli esperti del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), oltre ad altri gruppi, visitarono l’impianto di Pancevo. La relazione dell'UNEP tralascia gli effetti ambientali causati dai bombardamenti, mentre sottolinea, nelle sue conclusioni principali, che Pancevo e altri impianti petrolchimici del paese erano già a rischio ecologico, ancor prima dei bombardamenti, a causa del basso livello degli standard ambientali. (6) La relazione UNEP usa attentamente le parole per fungere da copertura. Copre la NATO, minimizza la serietà della catastrofe ambientale, mentre biasima (senza fornire prove) le autorità jugoslave. Il sostegno tacito dell'UNEP alla legittimità dell’alleanza militare occidentale arriva a fargli formulare risultati che contraddicono quelli di altri studi scientifici, compresi quelli del Regional Environment Center per l’Europa Centro-orientale (REC), realizzati per la Commissione Europea. (4). La complicità dell'UNEP, un’agenzia specializzata dell’ONU che ancora si ritiene mantenga un minimo di integrità, è un ennesimo sintomo del deterioramento del sistema delle Nazioni Unite che sta svolgendo un fondamentale ruolo nel fornire copertura ai crimini di guerra della NATO. [ FOTO: 1. Una "bomba intelligente" ha colpito questo container con precisione assoluta 2. Il container sulla destra e' stato bersagliato dalla NATO perche' era pieno di VCM, altamente cancerogeno. (Vedi alla URL: http://globalresearch.ca/articles/CHO404B.html) ] Note (1) Dichiarazione del Generale Chrles Wald del Pentagono, Dipartimento Difesa, Conferenza Stampa, Washington, 12 Aprile 1999. (2) Dipartimento Difesa, Conferenza Stampa, Washington, 14 maggio 1999. (3) Intervista realizzata dall’autore a Pancevo, Marzo 2000 (4) Si veda la relazione del REC intitolata “Valutazione dell’impatto ambientale delle attività militari durante il conflitto in Jugoslavia”: http://www.rec.org/REC/Announcements/yugo/background.html (5) Intervista realizzata dall’autore a Pancevo, Marzo 2000 (6) Relazione UNEP dal titolo “Conflitto in Kosovo: Conseguenze per l’ambiente e la popolazione”, realizzata per la Commissione Europea: www.grid.unep.ch/btf/final/index.htmlhttp://www.grid.unep.ch/btf/final/ index.htm © Copyright M CHOSSUDOVSKY 2004 (...)
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