(Fwd) N.E. Balcani #827 - Bosnia-Erzegovina



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NOTIZIE EST #827 - BOSNIA-ERZEGOVINA
15 settembre 2004

SARAJEVO FILM FESTIVAL: UN DECENNIO DI CRESCITA
di Jasenka Kratovic, da Sarajevo

Il più grande evento cinematografico dei Balcani: 180 film, divisi in 
12 categorie, con la possibilità di seguire in un programma speciale 
la produzione cinematografica dell’intera regione. Polemiche sui 
tentativi di rendere il festival simile alle manifestazioni più 
famose di questo tipo

Secondo la maggior parte degli sarajevesi, che hanno passato tre anni 
e mezzo sotto l’assedio serbo e sotto continui bombardamenti, la 
parte meno piacevole del Sarajevo Film Festival erano i fuochi 
d’artificio che in un grande cinema all’aperto hanno annunciato 
l’inizio della decima edizione giubilare di questo evento, che anno 
dopo anno conquista sempre più attenzione sia da parte del pubblico, 
sia da parte del mondo cinematografico regionale ed europeo.

Il decimo Sarajevo Film Festival (SFF) ha avuto luogo nella capitale 
bosniaca dal 20 al 28 agosto di quest’anno. Durante questi giorni gli 
interessati hanno avuto l’occasione di vedere 180 film, divisi in 12 
categorie diverse. Al festival hanno partecipato 600 professionisti 
accreditati, 300 giornalisti, mentre il numero del pubblico che ha 
seguito le proiezioni si è avvicinato a 100.000 visitatori. Il 
festival è stato aperto con la proiezione del film bosniaco “Kod 
amidze Idriza” (Dallo zio Idriz) del regista Pjer Zalica, vincitore 
del programma regionale dell’anno scorso con il suo primo 
lungometraggio, “Gori vatra” (ndr. Benvenuto Mr. President, in 
Italia). Il secondo film di Zalica è un’altra storia locale, 
ambientata sulle colline di Sarajevo, che tratta delle conseguenze 
emotive della guerra. Secondo i voti del pubblico il nuovo film di 
Zalica si è classificato secondo dopo il famoso “Farenheit 9/11” di 
Michael Moore.

La parte competitiva del SFF ha riguardato i film delle regione 
balcanica. Il vincitore di questa edizione è stato il film “Mila s 
Marsa” (Mila del Marte) della giovane autrice bulgara Zornica Sofia. 
La sua opera, che è anche la tesi di laurea dell’autrice, parla delle 
strane vicissitudini di una sedicenne in fuga.

Il primo Sarajevo Film Festival si è tenuto nel 1995, al tramonto 
della guerra. Le esplosioni di allora erano vere e non facevano parte 
dello spettacolo di apertura. Si sentivano prima, durante e ancora, 
per alcuni mesi, dopo il primo film festival. Organizzare un film 
festival nella città assediata è stata un'idea un po’ bizzarra e 
molto coraggiosa di Miro Purivatra e di una decina di entusiasti 
unitisi intorno a lui. Oggi all’organizzazione del SFF lavorano circa 
400 persone e Miro Purivatra è tuttora il direttore di questa 
manifestazione sempre più in crescita. Parlando degli inizi e del 
percorso del festival Miro Purivatra dichiara: “Tutto è nato perché 
volevamo dare un nostro contributo allo spirito e alla cultura della 
città assediata. Era un modo per resistere all’aggressione, per 
superare il terrore e la violenza. Registi famosi come Carax, 
Mancevski, Benson sono venuti a Sarajevo attrversando il monte Igman 
e portandosi sulle spalle 40 kg di nastri. Da allora sono passati 
dieci anni e il SFF è diventato sempre più importante. Ci siamo 
impegnati parecchio e da 7.000 spettatori che hanno seguito il primo 
festival, siamo arrivati a 100.000 visitatori che assisteranno a 
questa edizione”.

A parte gli autori famosi come John Malcovich, Quentin Tarantino e 
altri, i cui film riempiono le grandi sale, gli organizzatori del 
festival sono orgogliosi anche del programma “new currents” 
all’interno del quale vengono presentati i film di autori alternativi 
provenienti dai vari paesi del mondo, che puntano a soddisfare anche 
gusti particolari e bisogni diversi, che infrangono i luoghi comuni 
sull’arte cinematografica. L’ospite d’onore di quest’anno era il 
controverso autore francese, di origini argentine, Gaspar Noe. Il 
regista del conosciuto e molto discusso “Irreversible”, che da da 
lungo tempo provoca numerose reazioni contraddittorie, ha avuto 
l’occasione di presentare la sua opera al pubblico sarajevese.

Tuttavia, dal 2001 la sezione regionale del SFF comincia a 
conquistare sempre più spazio. Si tratta di una scelta precisa 
dell’organizzatore e oggi il programma regionale rappresenta la parte 
centrale del festival. Al momento il SFF é il più grande evento di 
questo tipo di tutta la regione balcanica. La responsabile del 
programma regionale Elma Tataragic ne spiega i motivi e illustra la 
direzione in cui è andato a svilupparsi il SFF: “Il Sarajevo Film 
Festival aveva bisogno di qualcosa che l’avrebbe fatto diventare 
diverso dagli altri festival europei. Abbiamo pensato al programma 
regionale. Negli ultimi 3 anni il SFF è diventato una manifestazione 
che nella sua parte competitiva accoglie film che arrivano dalla 
Slovenia, dalla Croazia, dalla Bosnia Erzegovina, dalla Serbia e 
Montenegro, dalla Macedonia, dall’Albania, dalla Bulgaria e dalla 
Romania. L’idea di concentrarci maggiormente sulla regione è nata 
grazie ai nostri ospiti dall’estero, che hanno dato prova di un 
notevole interesse verso i film prodotti nell’area balcanica, che 
difficilmente riescono a vedere altrove. In questo modo, col tempo il 
programma regionale è diventato l’identità del Festival. Abbiamo 
sviluppato anche il progetto Cinelink Market che durante il SFF 
unisce un centinaio di produttori cinematografici della regione, 
cercando di aiutare anche in questa maniera gli autori e le 
cinematografie della zona”.

La Tataragic spiega che sulla decisione di sostenere il programma 
locale ha influito anche sull'inspiegabile successo della 
cinematografia bosniaca del dopoguerra. “Per un film festival è 
importante potersi appoggiare su una cinematografia di successo che, 
in fondo, è quella che lo promuove. Negli ultimi quattro anni il 
cinema bosniaco ha avuto un successo notevole, un successo che le 
altre cinematografie della regione non hanno avuto durante tutta la 
loro esistenza. Con giovani autori come Tanovic, Zalica, Imamovic, 
Vuletic, il cinema bosniaco è riuscito a ottenere vari premi 
internazionali, Oscar e Palma d’oro inclusi. Anche per questo motivo 
sembra logico che Sarajevo diventi il centro delle iniziative 
regionali”, conclude la Tataragic.

Crescendo nel tempo, il SFF è diventato anche sempre più un evento 
"glamour". Dall’anno scorso gli organizzatori hanno allestito perfino 
un tappeto rosso davanti al Teatro nazionale dove viene proiettato il 
programma regionale. Anche quest’anno sono venuti diversi ospiti 
famosi come Gerard Depardieu, Carol Bouquet, John Malcovich, Mike 
Leigh, Anthony Minghella e altri. Sono rimasti piacevolmente colpiti 
dalla particolare atmosfera amichevole, semplice e vivace che da 
sempre caratterizza questo evento, e hanno ammirato la spontaneità e 
lo charme locale. E proprio qua nascono varie perplessità. Molti 
fedeli e appassionati del festival, che lo seguono dai primi anni, 
temono che nel tentativo di assomigliare a Cannes o a qualche altro 
festival più famoso, il SFF rischi di perdere la propria anima e la 
propria identità, che si trova proprio nella semplicità e nella 
scioltezza locale. La manifestazione in fondo era stata creata per il 
suo pubblico, per gli amanti del cinema, che insieme agli autori e 
agli ospiti famosi si godevano i film proiettati. Nella migliore 
tradizione sarajevese le star non venivano assalite dai fan 
impazziti. Al massimo venivano salutati con un discreto cenno del 
capo, mentre passeggiavano liberamente per la città o sorseggiavano i 
loro drink in uno dei numerosissimi bar all’aperto. Sembrava cioè che 
la città e gli ospiti vivessero il festival insieme, uniti dall’amore 
per l’arte cinematografica.

Tuttavia, da un paio di anni le cose sembrano leggermente cambiate. 
Assistere al SFF sta diventando sempre più difficile. L’evento sta 
diventando esclusivo. Il numero dei posti riservati ai “VIP” è sempre 
più alto e i comuni mortali sono costretti a fare lunghe file. Milan 
Cvijanovic, critico cinematografico del settimanale bosniaco “Dani” 
ha scritto: “Mi pare che le persone che hanno organizzato questo 
evento, crescendo insieme al festival abbiano dimenticato un po’ il 
motivo principale per cui hanno dato vita all'evento nell’ormai 
lontano 1993, nel pieno della guerra. Tutti i programmi dell'Obala 
Art Center di allora trovavano la loro “raison d’etre” nel pubblico 
di Sarajevo. Il festival veniva organizzato grazie agli ospiti e agli 
amici dall’estero, e non per loro stessi. Veniva fatto esclusivamente 
per i sarajevesi”. Ma nonostante le critiche è evidente che durante i 
giorni del festival la città si risveglia e si ha la sensazione che 
stia succedendo qualcosa di importante.

Il 28 di agosto vi è stata la chiusura del SFF e, un’altra volta, i 
fuochi d’artificio. I sarajevesi per un attimo si sono sentiti di 
nuovo al centro dell’universo. Per fortuna questa volta il motivo è 
molto più piacevole rispetto a quelli che attiravano l’attenzione del 
mondo su questa città solo alcuni anni fa.

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