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Quel muro di silenzio sul dossier del Sisde. La replica alle dichiarazioni di Trantino
- Subject: Quel muro di silenzio sul dossier del Sisde. La replica alle dichiarazioni di Trantino
- From: "José F. Padova" <jospadov at tin.it>
- Date: Sun, 5 Oct 2003 17:50:42 +0200
Quel muro di silenzio sul dossier del Sisde La replica alle dichiarazioni di Trantino di Carlo Bonini e Giuseppe D'Avanzo ("la Repubblica", 4 ottobre 2003) ROMA - Ieri, il presidente della Commissione Telekom, Enzo Trantino, in una conferenza stampa, ha risposto al dossier pubblicato da Repubblica venerdì. Qui di seguito le sue contestazioni e le nostre repliche. Punto 1: Antonio Volpe. «Volpe non ha avuto alcun seguito quando poteva essere una spalla preziosa per lo stesso Marini. Di fatti è apparso il 31 luglio scorso in commissione per consegnare un plico che gli era stato dato dal Romanazzi. Il dossier viene trasmesso in archivio senza che da parte nostra sia stato degnato di alcuna istruttoria. Poi Volpe sparisce e non ne so più niente ». Il dossier Volpe, che il presidente disdegna oggi, fu da lui considerato così influente che, il 31 luglio, con gran rumore mediatico, ne annunciò «d'immediata segretazione», prassi notoriamente riservata adatti di rilievo. Va da sé che in quello stesso frangente fonti autorevoli della commissione "informarono" che nel dossier Volpe c'era il riscontro alle accuse di Marini. Trantino spiega che il 31 luglio «Volpe sparisce». E' vero. Lascia San Macuto in compagnia dell'onorevole Alfredo Vito, commissario tangentista oggi fattosi inquisitore squisito. Riappare in piazza san Silvestro. Quando? Il 4 settembre. Con chi? Con Vito. Sorpresi dalla Guardia di Finanza a scambiarsi documenti. Se la collaborazione di Volpe non doveva avere alcun seguito, perché Vito incontrava Volpe?E Trantino era informato di quegli incontri? Punti 2 e 7: Il dossier del Sisde. «Il dossier dei servizi segreti è arrivato alla segreteria della commissione. Non a quella del presidente, il 13 maggio scorso dopo essere stato spedito l'8 maggio. Alla commissione viene comunicato l'arrivo del dossier il 14 maggio. E sulla base delle indicazioni contenute in quel dossier viene convocato Giovanni Garau (vicedirettore diTelekom Serbia, ndr) per l' 11 giugno. Tempi più celeri non li conosco. Forse dovevo dare notizia alla commissione del dossier prima ancora che arrivasse? Palazzo Chigi ha trattenuto il dossier? E a quale fine? Il depistaggio può essere condotto anche dal Vaticano! Dall'Onu. Mica Palazzo Chigi ha l'appalto delle poste. Garau viene ascoltato in una seduta molto tesa, durante la quale lo ammonisco a dire la verità. Garau non convince e perciò, noi che siamo Marini-dipendenti, si chiede ancora una volta soccorso al Sisde. Il Prefetto Mori, a questo punto, ci indica un ufficiale che viene ascoltato dalla commissione in settembre e ci invia nuovamente lo stesso dossier già acquisito. In seguito all'audizione del colonnello del Sisde viene riconvocato per l'8 ottobre prossimo Garau, questa volta come teste e non come semplice audito. Va così in fumo la trametta dei sette mesi di ritardo nel rendere noto il dossier ». Preoccupato di proteggere Palazzo Chigi, Trantino finge di non sapere che l'intelligence fornisce informazioni al Presidente del Consiglio non per uso privato e discrezionale (mi conviene diffondere questa notizia?), ma nell'interesse del Paese che, in febbraio, si chiede che cosa è accaduto nell'affare Telekom Serbia. Il documento del Sisde propone una prima possibile risposta. Il governo non ritiene utile trasmetterla alla Commissione che è alle prese con le frottole di un mestatore anonimo (Volpe). Lo fa tre mesi dopo la Guardia di Finanza (malaccorta). Tocca ora a Trantino. Dell'arrivo del dossier Sisde in Commissione Trantino dà notizia il 14 maggio, ma nella trascrizione agli atti del Parlamento in quella comunicazione cade qualsiasi riferimento alla provenienza dai servizi di intelligence civile. Perché? Trantino sembra non essere al corrente che quelle informazioni provengano dal Sisde. Se lo sa, non lo dice. Se lo ignora, appare inspiegabile che, dopo l'audizione di Garau, si rivolga proprio all'autore del dossier, il direttore del Sisde, prefetto Mori, chiedendo «ancora una volta soccorso» (in quale altra occasione Trantino è stato soccorso da Mori?). Il 12 settembre, nel ricevere l'ennesimo e identico dossier dal Sisde, Trantino tace alla Commissione che si tratta di un doppione. Perché?Perché Trantino, l'11 giugno, durante l'audizione di Garau, nonostante sia sollecitato dal commissario Maurizio Eufemi, «si riserva» di trasmettere le notizie di reato alla Pro cura di Torino per poi tenersele chiuse in un cassetto? Ecco allora la "trametta". a) Il rapporto Sisde fu inviato a Palazzo Chigi il 7 febbraio e di lì non si è mai mosso (avrebbe potuto raddrizzare i passi storti della Commissione). b) Il rapporto Sisde non è mai approdato agli uffici della Procura di Torino (avrebbe potuto dare un'accelerazione alle indagini). c) Il solito Alfredo Vito, due giorni prima che il Sisde trasmettesse il dossier a Palazzo Chigi e alla Finanza, già era in grado di contestare quegli stessi fatti contenuti nel documento al dirigente di Telecom Miranda. Perché Trantino non ha detto che Vito è un mago? Punto 3: l'anonimo su Paoletti. «L'anonimo arrivò a San Macuto l'8 gennaio, nonostante la data di affrancatura fosse dei primi di dicembre. Anche io non mi spiego i motivi di questo ritardo. Pensavo che vi fosse un disguido, oppure che vi fossero ritardi per la coincidenza delle festività natalizie. Se avessi voluto congelare la consegna alla commissione di quella lettera, allora sarebbe stato facile occultare la data dell'affrancatura dei primi di dicembre. Ma a quale fine? ». Trantino conferma che l'anonimo èdel 4 dicembre. E che ne diede comunicazione soltanto l'8 gennaio. Dovrebbe dare conto del suo ritardo (o di quello della sua segreteria?). E' possibile a San Macuto, è addirittura «facile» occultare la data della corrispondenza? Davvero, presidente Trantino? Punto 4: Volpe, il quinto burattinaio. «La commissione inizia i lavori nel 2002 mentre Volpe, quinto burattinaio di serie, a me ignoto, è secondo Repubblica all'opera da maggio. Dovevo prevederlo almeno due mesi prima ?». Non prevederlo, Trantino non è mica un mago come Vito. Ma prendere atto del passato oscuro di Volpe quando gliene parla il consulente Guido Longo il 10 gennaio 2003 era una necessità. Tenere in considerazione l'allarme del poliziotto consulente quando gli dice «Presidente, Volpe è inattendibile», era un dovere. Punto 5: 1 due croati Zoran Persen e Tom Tomic. «I due croati entrano nel mirino della commissione a seguito di informazioni provocate proprio da Repubblica che nel febbraio del 2001 (altri tempi) scrisse delle tangenti di Milosevic. Era una pista da seguire. Guido Longo ha fatto sì che fossero portati a conoscenza del presidente questi due nomi, così come la fonte li aveva riferiti, vale a dire non con il nome dell'anagrafico, ma con nomi ricorrenti. Persen e Tomic risultano inoltre collegati a3 banche svizzere. Quando salta fuori il nome di Paoletti e la pista del riciclaggio si ipotizzò un collegamento tra l'avvocato romano e la pista serba. Ciò conferma quanto detto da Longo, considerato un inutile super poliziotto per Repubblica. Attendiamo inoltre di conoscere la fine dei documenti asseritamente scambiati tra Volpe e l'on. Vito a piazza San Silvestro ». E' falso. Come si può agevolmente verificare dagli archivi di "Repubblica", l'inchiesta del febbraio 2001 non ha mai evocato i nomi di questi due sconosciuti croati. Cosa c'entrano le 3 banche svizzere di cui Trantino parla e cui Persen e Tomic risultano collegati? Quando Trantino, il 14 gennaio, fa quei due nomi non esiste un solo atto, una sola informazione che colleghi Persen e Tomic a banche o tangenti. Trantino dice che l'«equivoco» sul nome di Tomic è dovuto alla fonte che ne aveva rivelato il nome. Il presidente vuole indicare quale è la fonte che lo ha ingannato? Il presidente sa - come "Repubblica"- che due sole persone chiamavano Tomic, «Tom»: sono Antonio Volpe e Igor Marini. Punto 6: Longo e Volpe. «Il 31 luglio appare Volpe in commissione. Non c'è alcun incontro e commento da parte del dottor Longo su Volpe perché partiamo tutti per le ferie ». E'deliziosa l'abitudine di Trantino alla variazione obliqua. Buona per i tribunali, appare pessima per rendere trasparente, come è doveroso, un affare così opaco. Chi ha detto che Longo parla di Volpe il 31 luglio? A "Repubblica"risulta (dovrebbe risultare anche a Trantino) che il dottor Longo parla di Volpe 7 mesi prima, il 10 gennaio. Il 31 luglio tutti partono per le ferie, dice Trantino. Devono essere state ferie brevi perché il 7agosto la commissione è a Torino, carcere delle Vallette. C'è un'urgenza: sentire Marini e sulla base delle sue dichiarazioni chiedere l'arresto di Prodi, Dini, Fassino (lo fa Carlo Taormina). Punto 8: Deiana, «Una persona assolutamente sconosciuta invia in agosto 2 dossier. Però nessuno se ne occupa. A settembre informo la commissione dell'arrivo di questi due dossier e li invio agli archivi senza mai chiedere di assumere alcuna iniziativa. Ma non era funzionale a Volpe quello che invece per noi era carta straccia? Deiana che non conosco non mai visto in vita mia se la prendeva con Prodi e Nomisma. Ho capito perciò che voleva usare la commissione e l'ho ignorato con sdegno ». Senza lo sdegno che oggi le accompagna, le denunce farlocche di Deiana sono state veicolate all'esterno della commissione. Sarebbe piaciuto a "Repubblica" che con la stessa solerzia, la pubblicazione su un quotidiano milanese di quei «veleni» fosse stata accompagnata dall'intervento severo e chiarificatore di un presidente gentiluomo. Trantino, ahinoi, tacque. In realtà, come sembra dimostrare il modus operandi della commissione, tutti questi figuri che la assediavano dovevano essere «a disposizione» per essere, secondo convenienza, accesi o spenti. Punto 9 postscriptum: la buca delle lettere «E' un'ipotesi teatrale. Ma la lettera anonima su Paoletti arrivò alla mia casella postale di Montecitorio, e questa, così come le altre caselle, ha la chiave appesa fuori perciò chiunque, parlamentari, segretari di parlamentari, potrebbe aver sottratto la lettera per un periodo, per poi rimetterla in un secondo momento. L'obiettivo potrebbe essere stato evitare che l'anonimo arrivasse a me, con l'intento di danneggiarmi ». Per una volta, il presidente ha ragione. Siamo alla farsa. (Carlo Bonini e Giuseppe D Avanzo) P. S. Prendiamo atto che dal presidente non viene una parola sulla lettera di Francesco Pazienza che annuncia con largo anticipo la Grande Trappola.
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