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La condizione dei bambini e delle bambine in Jugoslavia
- Subject: La condizione dei bambini e delle bambine in Jugoslavia
- From: Enrico <enricoto at yahoo.it>
- Date: Thu, 9 May 2002 17:43:20 +0200
Appello perche' la solidarieta' non cessi La condizione dei bambini e delle bambine in Jugoslavia La situazione nel nostro paese e' ancora molto difficile, anzi sempre più difficile. La nostra città , Kragujevac ,cuore operaio del paese e fino a pochi anni fa dei Balcani interi, adesso è il cuore dei licenziati. L'onda dei licenziamenti e' partita proprio dalla nostra città, in cui 2/3 degli abitanti dipendeva dalla Zastava. Dopo 10 anni di embargo, sanzioni e l'aggressione della Nato , adesso con gli ultimi licenziamenti il nostro paese si trova tra i paesi più poveri del mondo. Pur essendo nel cuore dell' Europa noi ci sentiamo ancora isolati, con continui ricatti e minacce di un altro embargo, se non vengono consegnati al Tribunale dell'Aja altri cittadini serbi che essi vogliono; la conseguenza è che ci troviamo al penultimo posto tra i paesi sull'elenco IDA, cioè tra i più poveri del mondo. Naturalmente le conseguenze di tale situazione colpiscono maggiormente la popolazione piu' debole, come i bambini e le bambine. Oltre alla situazione economica disastrosa la cosa molto grave è la perdita generale del senso di vita; i bambini nati e cresciuti nel periodo piu' difficile, cioè quello di questi ultimi dieci anni, sono maturati troppo presto, i loro desideri , sogni ecc. sono diversi da quelli che hanno i loro coetanei di altri paesi. Si potrebbe scrivere un libro, sulla vita che fanno i nostri bambini, delle loro sofferenze e dei piccoli desideri che gli sono stati strappati. Sto raccogliendo le lettere piu' significative che i nostri bambini scrivono alle famiglie che li adottano a distanza, perché penso, che in quelle parole e righe ci sono tutte le spiegazioni di come essi vivono e cosa hanno dentro l'anima. Basterebbe dire che ultimamente quasi tutti (1.450 adottati con ancora 10.000 in attesa ) ringraziano degli aiuti ricevuti perche' i genitori possono così pagare le bollette della corrente, comprare materiale scolastico, agrumi, oppure possono comperare le scarpe perche' cosi' non si vergognano di andare a scuola. Un'altro aspetto drammatico è la situazione sanitaria disastrosa: con un costante aumento dei disturbi psichici causati dai bombardamenti e del terrore vissuto, con conseguente stati di stress; aumento continuo di bambini malati di diabete, asma, per non parlare di leucemie ed altro. Per quanto riguarda i diritti dei bambini proclamati dall' Unicef nessuno di questi diritti e' oggi garantito nel nostro paese, per il figlio di un lavoratore: - il diritto di andare a scuola ( scuole bombardate, sistema energetico bombardato, mancata erogazione di corrente, costi spesso non affrontabili dai genitori ) - il diritto a un cibo sano: ancora non sono state pubblicate ( alcuni scienziati dicono che è ancora presto ) le analisi delle conseguenze dei bombardamenti con l' uranio impoverito e le altre armi chimiche e biologiche usate contro il nostro popolo. - il diritto ad essere curati, come gia' detto: mancanza di apparecchiature sanitarie efficienti e di medicine, causa i dieci anni di embargo e sanzioni; mancanza dei mezzi economici per essere curati, e cosi' via per ogni altro diritto, tranne forse quello di usare i minorenni come lavoratori. Solo questo diritto da noi e' rispettato, e penso con amara ironia: questo perche', con centinaia di migliaia di disoccupati nel nostro paese, non c'e lavoro nemmeno per gli adultiŠ Quale strada per tornare ad una situazione di pace e sviluppo L'unico modo per costruire la pace è lasciare che siano i popoli a decidere da soli del proprio destino: senza giochi, arroganza e prepotenza dei padroni o potenti del mondo. Che ogni popolo abbia il diritto alle proprie tradizioni culturali e storiche, alla propria religione, alle proprie scelte politiche, ai propri governi scelti senza la ''tutela'' o il necessario gradimento degli stessi padroni del mondo; con una costruttiva collaborazione tra i popoli e i loro governi, per l'uguaglianza e lo sviluppo di ciascun popolo, perche' il mondo appartiene a tutti e tutti devono avere gli stessi diritti. Sono cosciente che, nel mondo di oggi sembra un utopia. Nei Balcani c'e stato un conflitto grave, purtroppo il fuoco non e' ancora spento e nel Kosovo ogni giorno ancora oggi, anche se ormai viene solo più riportato in trafiletti di pochi giornali, ci sono nuove vittime e continue persecuzioni. E' necessario reinstaurare la tolleranza, il diritto di essere differenti e nello stesso tempo di rispettarci tra di noi. Anche se, per quanto riguarda la Serbia e la nostra "piccola" Jugoslavia ( a parte il Kosovo che è sotto controllo delle forze occidentali, ma dove è rimasto solo qualche enclave serba, e tutto il resto occupato da popolazione albanese), bisogna dire che è sempre rimasto multietnico, come era sempre stato e non ci sono stati mai conflitti di tipo religioso, culturale ecc., ci sono sempre stati matrimoni misti e ci sono ancora. E va anche detto, che tutti i profughi delle ex repubbliche jugoslave ( circa 1.200.000) compresi gli albanesi ( 100.000) scappati dalle violenze dell'Uck, qui da noi hanno trovato rifugio e solidarietà, al di là di appartenenze etniche o religiose, senza distinzioni e ancora oggi si trovano nella Jugoslavia attuale. Il sostegno a distanza, oltre ad essere un aiuto economico prezioso,ha un significato forte anche come appoggio morale ai nostri bambini ed al nostro popolo. Di non sentirsi soli ,isolati ed abbandonati. Dopo migliaia di lettere che traduco tutti i giorni, sono convinta che questi bambini e ragazzi adottati e adottanti che si scrivono, costruiscono rapporti di amicizia costruttivi che, contribuiranno ad un mondo migliore e forse, in futuro non permetteranno aggressioni alla terra dei propri amici. Anche grazie a queste amicizie imparano altresi' la storia, le tradizioni e culture reciproche, descrivono come e cosa si festeggia nelle rispettive terre e nonostante le differenze diventano piu' vicini e solidali. La speranza e l'invito è quello di non far cessare tutto questo, se possibile rafforzarlo, non lasciare soli i nostri bambini è come non lasciare solo nessun bambino del mondo, vittime innocenti dei giochi e dei profitti dei potenti del mondo. Rajka Veljovic- Ufficio adozioni a distanza - Sindacato Samostalni Zastava, Kragujevac Aprile 2002 Cari Amici e Amiche Cari compagni e compagne Come potete leggere dall'appello che ci giunge dalla Zastava di Kragujevac, la situazione sociale in Jugoslavia è in peggioramento continuo. Chiunque in questi anni è stato più volte nel paese, ogni volta che ritorna trova un ulteriore deterioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Coloro che con i "cambiamenti" dell'ottobre 2000 avevano sperato in un miglioramento della situazione, si trovano ora in una condizione di " disperazione sociale ": decine di migliaia di licenziamenti, disoccupazione, abbattimento di quelle misure minime di difesa sociale che esistevano fino all'ottobre 2000 e che riguardavano i prezzi, la sanità, i servizi, la scuola, la casa, i sussidi per pensionati e fasce deboli. Oggi, queste misure sono state abolite come conseguenza delle privatizzazioni selvagge che sono in pieno corso nel paese e che riguardano TUTTI i settori. Di fronte a tutto questo, che è conseguenza di un embargo decennale e dei bombardamenti che hanno messo in ginocchio il popolo jugoslavo e lo hanno portato indietro di quasi 100 anni ( come dichiarato da analisti internazionali dell'ONU a settembre ), io penso che come lavoratori, come compagni, come uomini e donne coscienti, sostenitori della pace e della solidarietà tra i popoli, abbiamo un debito civile e morale verso questi lavoratori ed i loro figli. Verso quelle vedove e orfani di guerra, vittime innocenti di quei bombardamenti e di giochi politici internazionali effettuati sulle loro vite, di cui noi tutti, volenti o nolenti, siamo responsabili e coinvolti, causa le scelte dei nostri governi ( e le 1381 azioni effettuate da nostri aerei su quelle terre, portando non certo cibo o medicineŠ). Ci viene richiesta SOLIDARIETA', non elemosina, perché la solidarietà è anche richiesta di giustizia. Perché la solidarietà spesso è l'unica arma che possiede chi lavora, perché la solidarietà fa parte del patrimonio del movimento operaio e della storia dei popoli. Perché con la solidarietà aiutiamo a non far morire il sentimento della speranza per questi lavoratori, i loro figli e forse anche per noi. Perché solidarietà significa anche dignità, e chiunque è stato in Jugoslavia, tra quelle genti, tra quei lavoratori, SA, che dignità e fierezza si trovano e si respirano in ogni angolo di quel martoriato paese. E spesso ciascuno di noi andando là, stando tra quelle genti, ha non solo imparato ma si è arricchito, nell'anima e nella coscienza. Solidarizzare, sostenere chi è vittima di una guerra non voluta o scelta, è anche questo lotta per la pace, contro la guerra, intesa come atto e politica di imposizione. Anche così si è contro logiche liberiste e di impoverimento dei popoli. Contro derive politiche, etiche e culturali, di società come la nostra, dove non solo è impossibile e difficile, di questi tempi impedire di andare in guerra come paese, ma anche mantenere e far vivere culture e sentimenti di solidarietà, di giustizia, di emancipazione e progresso. Anche così si resiste e si dice NO allo stato di cose presente! Siamo in pochi, ma ci siamo, tutto è difficile ma ci proviamo. Nel mondo sindacale, in ambiti politici, nell'associazionismo internazionale, isole di resistenti e solidarizzanti, continuano a cercare di rompere muri di indifferenza e sordità. Come presidente dell'Associazione " SOS Yugoslavia " e insieme agli appartenenti della nostra Associazione, che in questi anni ha cercato di fare la sua piccola ma dignitosa parte, ma anche a nome di tutti coloro che nel nostro paese stanno facendo ogni sforzo perché queste parole giunteci da Kragujevac, NON restino " lettere morte " : vi chiedo-chiediamo di non essere sordi, di non far morire almeno la speranza in tempi migliori e più giusti, perché senza anche quella, le nostre responsabilità verso i nostri figli e le nuove generazioni, sarebbero ingigantite e incancellabili. "Šnon so se c'è un tempo della fine, ma so che c'è sempre la SPERANZA. La SPERANZA come coscienza e la coscienza come lotta per la vitaŠ SENZA FINEŠ". LEGGI, FAI LEGGERE E CIRCOLARE QUESTO APPELLO ! Contattaci, organizziamo presentazioni, serate, coinvolgiamo chiunque abbia una coscienza e disponibilitàŠa non essere indifferente. (328/7366501 - 338/1755563 ) Enrico Vigna - Associazione " SOS Yugoslavia "- Torino
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