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da Coord. RSU - Ritorno dalla ZASTAVA
- Subject: da Coord. RSU - Ritorno dalla ZASTAVA
- From: andrea <andreamartocchia at libero.it>
- Date: Wed, 20 Mar 2002 11:21:36 -0500
- Sender: andreamartocchia at libero.it
Subject: da Coord.RSU - RITORNO DALLA ZASTAVA Date: Tue, 19 Mar 2002 23:38:57 +0100 From: "Rossi Alma" <alma at pmp.it> Vi inviamo i primi materiali sul viaggio appena concluso alla zastava di Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza. Seguiranno altre informazioni più approfondite. Per i titolari delle nuove adozioni procederemo da domani ad organizzare la spedizione delle schede relative ai bambini adottati. ciao Alma Rossi - email - alma at pmp.it indirizzo internet del Coordinamento RSU - http://www.ecn.org/coord.rsu/ ============= L'intervento, a nome del coordinamento Rsu, fatto da Alma Rossi all'assemblea dei lavoratori della Zastava, tenutasi il 17 marzo 2002 in occasione della consegna delle adozioni a distanza raccolte a favore delle famiglie dei lavoratori tutt'ora senza lavoro e senza salario a causa dei bombardamenti delle fabbriche della Jugoslavia. Innanzitutto vi portiamo l'abbraccio ed il saluto dei lavoratori Italiani Oggi portiamo le adozioni a distanza di lavoratori, famiglie, studenti di tante città. Bari - Torino - Milano - Roma - Firenze - Pistoia - Siena - Genova - Venezia - Padova - Trieste - Piacenza - Lodi, così come ieri sono state portate le adozioni dei lavoratori di Lecco ed a gennaio quelle dei lavoratori di Torino. Alcune adozioni che consegniamo oggi sono nuove, ed altre sono dei rinnovi. Anche se siamo distanti tanti chilometri, pur tra tante difficoltà, non dovete pensare che i lavoratori Italiani non vi sentano vicini e fratelli. Anche oggi vogliamo dirvi quanto siete presenti nei nostri pensieri. Così come vi abbiamo avuto nei nostri pensieri Quando sono iniziati i bombardamenti sulle vostre città. Quando ci giungevano le notizie dei bombardamenti sulle fabbriche Quando abbiamo organizzato lotte e scioperi contro la guerra, per fermare i bombardamenti Non si è trattato solo di solidarietà, ma di rabbia. Di tanta rabbia. Rabbia contro una guerra assurda. Una guerra che non abbiamo condiviso, che sapevamo essere solo una guerra per l'egemonia economica, territoriale e politica. Una guerra che ha colpito soprattutto i lavoratori, i pensionati e le loro famiglie. Li ha colpiti nel loro diritto al lavoro, al salario, ad una aspettativa previdenziale, ad una degna assistenza sanitaria. Già solo per questo la Nato, ed i governi che la compongono, andrebbero condannati per crimini contro l'umanità. Una guerra che ha segnato un punto di svolta che ha colpito non solo voi ma anche i lavoratori Italiani ed Europei, nel loro diritto alla protesta ed alla critica, nei valori che stanno alla radice del mondo del lavoro. Vogliamo qui ricordare che in questi giorni 15 tra lavoratori e studenti sono sotto processo a Firenze per una manifestazione contro la guerra tenutasi in quella città il 13 maggio del 1999. La guerra, la subordinazione degli stati europei ai progetti di egemonia americana ha portato anche ad una svolta di destra nei nostri governi. Una svolta che si è resa ancora più esplicita in occasione dei tragici avvenimenti del luglio scorso a Genova, dove è stata repressa in modo "fascista" una grande manifestazione che aveva tra i suoi contenuti anche la protesta contro la guerra e le mire di egemonia dei "grandi della terra". Una svolta che stanno pagando anche e soprattutto i lavoratori a cui si chiede solo di stare zitti, di subordinarsi alle politiche economiche di sostegno ai profitti. Anche in questo siamo vicini. I lavoratori Italiani sono oggi impegnati in un difficile scontro col Governo. Un Governo che vuole imporre la libertà di licenziare, che vuole ridurre i salari e le pensioni, che vuole dividere ed indebolire i lavoratori. E contro questo Governo stiamo lottando e faremo a giorni un grande sciopero generale. Ma non basterà !! Così come voi siete oggi impegnati in una altrettanto difficile vertenza per la difesa degli stessi diritti per cui lottiamo noi. Per il diritto al lavoro, al salario, ad un futuro degno per voi e per i vostri figli. Siate vicini a noi nella nostra lotta, così come noi siamo e saremo vicino alla vostra lotta. La nostra non è dunque semplice solidarietà, ma è uguaglianza nell'essere lavoratori che lottano per gli stessi diritti, contro lo stesso padrone ... "il profitto" in qualunque forma questo si presenta. Ci piace pensare a noi tutti non come lavoratori di diverse nazionalità, ma semplicemente come lavoratori, perché è questo che ci fa più vicini ... e più forti, che ci fa uguali e amici. E di questo dobbiamo ringraziare la Rajka che nel suo infaticabile lavoro, nelle tante riunioni ed assemblee fatte nelle fabbriche e tra i lavoratori Italiani ci ha aiutati a capire tante cose ed a sentirci vicini a Voi. Dobbiamo ringraziare quanti, tra questi soprattutto la Milia per il testardo e meticoloso lavoro organizzativo grazie al quale ci ha aiutati a tenere vive dopo tanti anni, la rete di relazioni che hanno fatto vivere, ed ancora fanno vivere questo nostro progetto. Dobbiamo ringraziare soprattutto Voi che nonostante le difficoltà in cui vi trovate. Riuscite a tenere vive le energie necessarie per difendere il vostro sindacato. Impariamo questo dalla nostra esperienza ma anche dagli insegnamenti di quanti prima di noi hanno capito e praticato quell'internazionalismo che vuole insegnare a tutti che il mondo non si divide in Italiani, Jugoslavi ecc., ma che si divide in lavoratori e padroni, in chi rivendica la soddisfazione dei suoi bisogni e chi invece impone i suoi interessi sopra a tutto. Impariamo che noi e voi siamo fratelli in nome di quella uguaglianza, di quella voglia di giustizia sociale che nessuna guerra e nessun potente potrà mai sconfiggere. Ed anche se oggi dobbiamo costruire questa speranza in mezzo a tante e maggiori difficoltà non smettiamo di volere un mondo migliore, non smettiamo di lottare. E ancora questo voglio dire ai bambini ed alle bambine, ai ragazzi ed alle ragazze oggi presenti. Siate fieri di avere questi genitori. Non potevate averne di migliori. In loro, nel cuore, nei sogni e nell'intelligenza di ogni lavoratore c'è la speranza, c'è il coraggio di chi vuole cambiare il mondo. Una cosa che solo le grandi donne ed i grandi uomini possono fare. Questa grande amicizia che ci unisce sconfiggerà il grigio pensiero di chi, sentendosi forte, sa solo dimostrare arroganza, violenza e stupidità. Tutti noi, invece, (anche voi, bambini e bambine) siamo le piccole formiche che, unite, sapranno far crollare la grande e marcia quercia "dell'imperatore", così che tutte le piccole piantine del mondo torneranno a vedere il sole. ================= Marzo 2002 - Ritorno dalla Zastava di Kragujevac Siamo partiti il 15 marzo da Firenze raccogliendo altri per la strada. Alla fine la delegazione era formata da 7 compagni. Oltre alla sottoscritta, Patrizia da Firenze, Elvira e Lino di Milano, Milena di Bari, Enzo di Padova e Gilberto da Trieste. Siamo arrivati la mattina del 16 a Belgrado per consegnare materiali all'orfanotrofio ed abbiamo poi proseguito per Kragujevac. Il 17 marzo sono state convocate due assemblee (una la mattina ed una il pomeriggio) per la consegna delle adozioni a distanza alle famiglie dei lavoratori Zastava. Immediatamente dopo siamo ripartiti per l'Italia. Quello che abbiamo poturo verificare è un peggioramento della situazione in cui versano le famiglie, ma anche una rinnovata capacità di iniziativa da parte del sindacato in difesa dei diritti dei lavoratori e per conquistare prospettive produttive per la fabbrica. I lavoratori attualmente impiegati in azienda sono 15.000 ma non lavorano tutti i giorni. Sono praticamente in una sorta di cassa integrazione a rotazione che li impegna nei pochi reparti attivi, sopratutto l'utensileria (dal punto di vista del salario ciò vuol dire che non raggiungono i 200 euro al mese). La produzione di auto e camion è praticamente simbolica ed a oggi non ha prospettive di ripresa anche perchè con le nuove leggi del Governo è stata liberalizzata l'importazione di auto nuove ed usate (noi stessi abbiamo contato alla frontiera e lungo l'autostrada decine di Tir cariche di auto che venivano sopratutto dall'Italia e dalla germania). Oltre a questi, per effetto della ristrutturazione in corso altri 9.200 lavoratori sono stati collocati in esubero (quindi pur mantenendo la titolarità del posto di lavoro non sono mai chiamati a lavorare e rimangono in una situazione paragonabile alla nostra cassa integrazione a zero ore con una indennità mensile che non raggiunge i 25 euro al mese) e 3.500 sono stati licenziati, percependo così una indennità di disoccupazione pari a 8/10 euro al mese. A questi si aggiungono gli oltre 800 lavoratori della Zastava di Pec (in Kosovo) che, in quanto di nazionalità Serba, sono stati cacciati dalla fabbrica di Pec. Oggi questi lavoratori (praticamente senza reddito) sono assistiti dal sindacato zastava di Kragujevac per quel che può fare. Veramente commovente è stata la consegna di una adozione alla vedova di uno di questi lavoratori, ucciso a Pec dall'UCK mentre era al lavoro, durante una delle varie iniziative squadriste organizzate per cacciare i lavoratori Serbi dalla fabbrica. A questo riguardo è bene sottolineare che alla Zastava di Kragujevac lavorano anche lavoratori Kosovari-Albanesi che non hanno mai subito alcuna violenza. Ciò a dimostrazione di come non è dal mondo del lavoro che nascono i nazionalismi ed i razzismi. Durante la nostra permanenza abbiamo inoltre potuto farci un quadro aprossimativo della situazione sindacale. Si sono tenuti in questi giorni i rinnovi delle cariche sindacali in Zastava. Il risultato è che il "Sindacato autonomo Zastava" ha mantenuto il 90% dei consensi tra i lavoratori iscritti riuscendo così a riconfermarsi il primo sindacato della fabbrica. Gli altri sindacati (nati per scissione dal sindacato autonomo zastava e sostenuti dalle varie forze politiche presenti nel Governo e nella amministrazione comunale) si sono dimostrati del tutto minoritari. Oggi il sindacato autonomo zastava si trova di fronte a problemi enormi. Deve tenere uniti i lavoratori nonostante le forti pressioni alla disgregazione del tessuto sociale e deve lottare per costruire una prospettiva di lavoro per il maggior numero di lavoratori. Un compito immane che si scontra con una politica aziendale che si limita a gestire in termini liquidatori una linea di vendita al capitale estero dei pochi pezzi di fabbrica rimasti attivi (l'utensileria sopratutto) e con un Governo che ha approntato una politiva sociale ed economica non dissimile da quella che stiamo contrastando in Italia contro il Governo Berlusconi. Anche in Jugoslavia sono all'ordine del giorno lo smantellamento del sistema contrattuale nazionale, i diritti e le tutele, le pensioni, la libertà di licenziamento. Significativo l'attacco alle tutele per le lavoratrici madri che oggi si sono viste decurtare a 3 mesi il periodo di copertura al 100% contro i 5 in vigore precedentemente. Continua inoltre l'impennata dei prezzi. Sopratutto di luce, gas ed acqua. L'apertura dell'embargo se ha favorito l'importazione delle merci ne ha aumentato i prezzi che rendono le merci irraggiungibili per un normale reddito da lavoro. Particolarmente colpite sono le città operaie (Kragujevac, Pancevo, Nis) in cui la totale distruzione delle fabbriche da cui dipendeva la loro economia le ha cacciate in una fascia di vera e propria povertà. Contro tutto questo anche in Jugoslavia si stanno facendo manifestazioni e scioperi, nonostante le enormi difficoltà in cui versa il mondo del lavoro. Questa è solo una prima relazione di resoconto del viaggio. Seguiranno ulteriori approfondimenti anche a cura degli altri partecipanti il viaggio. Ciao Alma Rossi.
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