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(Fwd) Notizie Est #489 - Serbia/Montenegro
- Subject: (Fwd) Notizie Est #489 - Serbia/Montenegro
- From: "Davide Bertok" <davide.bertok at adriacom.it>
- Date: Sun, 4 Nov 2001 19:13:39 +0100
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Sconvolgenti conclusioni... Davide ------- Forwarded message follows ------- From: "Est" <est at ecn.org> To: "Notizie Est" <est at ecn.org> Date sent: Sun, 4 Nov 2001 17:29:08 +0100 Subject: Notizie Est #489 - Serbia/Montenegro Send reply to: est at ecn.org Priority: normal "I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani ======================================== NOTIZIE EST #489 - SERBIA/MONTENEGRO 4 novembre 2001 ======================================== UNA "JOINT-VENTURE" PER LA MORTE [A Belgrado e a Bruxelles sono contemporaneamente in corso due procedimenti che riguardano entrambi l'uccisione di 16 lavoratori della TV di stato serba (RTS) causata dai bombardamenti NATO nell'aprile del 1999. Tra i tanti crimini commessi della NATO durante i bombardamenti, l'uccisione di questi civili e' stato uno dei piu' emblematici di tale guerra e coinvolge direttamente, insieme ai vertici dell'alleanza militare occidentale, anche quelli jugoslavi. Le famiglie delle vittime infatti sono convinte, e numerosi fatti ne danno conferma anche se mancano le prove definitive, che la NATO, come in altre numerose occasioni, avesse preavvisato i vertici di Belgrado dell'obiettivo dell'imminente bombardamento. Questi ultimi, da parte loro, avrebbero avvisato del fatto l'intera dirigenza della RTS (che infatti non era presente nell'edificio nel momento dei bombardamenti), non avvertendo tuttavia i lavoratori di piu' basso grado, molti dei quali sono quindi morti nell'edificio colpito. La NATO pertanto avrebbe disposto il bombardamento di un obiettivo civile con la consapevolezza di potere uccidere dei civili, dando tuttavia "in appalto" dietro le quinte al governo di Belgrado la "organizzazione in loco" della scena del crimine. Le autorita' di Belgrado, da parte loro, avrebbero ritenuto utile in tale momento trarre degli "utili da propaganda" lasciando morire un po' di "manodopera", ma facendo attenzione a salvare i propri colleghi "businessmen", cioe' i dirigenti della RTS. Un tragico esempio di "joint-venture" per la morte che ci pare in questo momento particolarmente eloquente e utile a capire con quali modalita' vengano combattute le guerre "umanitarie" o quelle di "crociata". Non a caso, come riportiamo sotto, il rappresentante britannico che difende la NATO nel procedimento presso il Tribunale Europeo si e' preoccupato immediatamente di affermare che l'eventuale svolgimento di un processo contro la NATO costituirebbe una minaccia per l'attuale "collaborazione internazionale". Intanto, negli stessi giorni, Milosevic compariva nuovamente all'Aia presentandosi questa volta come uno dei primi e piu' coerenti difensori della civilta' dalla minaccia del terrorismo di Bin Laden. Da parte sua, Kostunica ha pensato bene, sempre negli stessi giorni, di premiare la macchina da stragi che nello stesso 1999 operava in Kosovo, dandone incarico a un noto criminale di guerra (si veda il trafiletto piu' sotto). Davvero un bel quadro complessivo - A. Ferrario] CHI E' COLPEVOLE PER LA MORTE DEI 16 LAVORATORI DELLA TV SERBA? di Vera Didanovic - (AIM Beograd, 16 settembre 2001) **Un mese dopo l'inizio del processo a Belgrado, alcune delle famiglie dei lavoratori della RTS [TV statale serba - N.d.T.] morti durante i bombardamenti NATO dell'aprile 1999, testimonieranno di fronte al Grande Consiglio del Tribunale Europeo per i Diritti Umani in relazione alle denunce da loro sporte contro i 17 membri dell'Alleanza** Quasi due anni e mezzo dopo che 16 lavoratori della RadioTelevisione Serba (RTS) sono morti durante gli attacchi aerei della NATO, a Belgrado e' cominciato il 13 settembre il processo contro Dragoljub Milanovic, ex direttore della RTS, accusato di essere colpevole di avere provocato un pericolo generale, vale a dire di non avere fatto nulla per salvare le vite dei suoi dipendenti. Il processo e' stato interrotto gia' venerdi', in seguito alla decisione dell'avvocato di Milanovic, Branimir Gugl, di rifiutare l'incarico, ed e' stato fissato il proseguimento per il 9 ottobre, data entro la quale l'ex capo della televisione di stato dovrebbe trovare un nuovo difensore. Gugl ha motivato la sua decisione con l'impossibilita' di preparare in maniera valida una difesa, poiche' non ha avuto accesso ai documenti originali relativi al caso. Secondo l'opinione del giudice Radmila Dragicevic Cicic, nonche' delle famiglie dei deceduti e dei loro rappresentanti legali, tuttavia, e' in atto un tentativo di fare ostruzione nei confronti del procedimento legale. Le famiglie dei deceduti (per la maggior parte giovani lavoratori della RTS) che da quell'infausto 23 aprile 1999 hanno continuato a darsi da fare per scoprire i colpevoli e portarli di fronte alla giustizia, non sono rimaste soddisfatte dell'inizio del processo contro l'uomo che ritengono il principale responsabile. Il processo contro Dragoljub Milanovic, in particolare, riguarda due accuse contemporanee: per la morte di 16 persone, ma anche per abuso di potere in campo economico. La pena massima per entrambe le accuse e', secondo le parole di un rappresentante legale delle vittime, Borivoj Borovic, pari a 15 anni di prigione. "Con l'esame contemporaneo del caso della morte dei lavoratori e degli atti di criminalita' economica vengono svalutate la responsabilita' di Milanovic e l'entita' della tragedia", ritiene un rappresentante legale delle famiglie delle vittime, l'avvocato di Belgrado Slobodan Sisic, commentando la decisione del Collegio giudicante di rifiutare la sua richiesta di separare i due procedimenti. A giudicare dalle dichiarazioni dell'"avvocato dimissionario" di Milanovic, Branimir Gugl, l'ex direttore della RTS continuera' a cercare di dimostrare che "le capacita' produttive non sono state trasferite dalla sede della Aberdareva, per il motivo che non vi erano luoghi piu' sicuri", nonche' che egli non era a conoscenza del fatto che l'edificio della RTS sarebbe stato bombardato. L'avvocato Borovic, tuttavia, e' convinto che tramite il procedimento legale verra' confermato proprio quello su cui le famiglie delle vittime insistono, e cioe' che Milanovic sapeva che l'edificio sarebbe stato bombardato. In tale caso, secondo le sue parole, l'accusa potrebbe essere estesa a quella di omicidio premeditato (secondo l'attuale Codice penale della Serbia per un tale atto e' prevista addirittura la pena di morte, ma la nuova Legge, la cui approvazione e' imminente, cancella tale possibilita'). In tal modo vi sarebbe la possibilita', almeno teoricamente, che anche Milanovic passi al ruolo di testimone, sfruttando cosi' le facilitazioni della nuova legge, che prevede pene piu' miti per gli esecutori o i complici di crimini che portano a scoprire il mandante. Convinto del fatto che tra i potenziali mandanti vi possa essere l'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, l'avvocato Borovic e' dell'opinione che Milanovic, in quanto da lunghi anni fedele collaboratore di Milosevic, non sfruttera' questa opportunita' fornita dalla nuova legge. Giovedi' scorso Gugl, affermando che "dalla formulazione dell'accusa fino all'ordine di incarcerazione e' stato citato solo il mancato rispetto delle misure di sicurezza, cercando solo in un secondo tempo di ottenere prove sul fatto che Milanovic sapesse o meno che la RTS sarebbe stata bombardata" e menzionando i due rifiuti da parte del procuratore capo del Tribunale dell'Aia, Carla Del Ponte, di fare una deposizione riguardo all'esistenza di eventuali prove sul caso di fronte al tribunale olandese, ha cercato di avanzare la conclusione che si tratti di un "processo montato". Le sue argomentazioni aggiuntive si riferiscono al fatto che la difesa, a differenza dei rappresentanti delle vittime, non ha avuto la possibilita' di esaminare i materiali di prova sui quali si basa l'accusa. Gli "scambi di fuoco" procedurali iniziali hanno dato esito fin dal principio a un'interruzione della procedura, che il giudice ha motivato con la necessita' di consentire alla difesa di esaminare personalmente i documenti che non e' possibile copiare perche' costituiscono segreto militare. Secondo l'opinione di Borovic, si e' trattato solo di grossolane formalita' "che possono gettare ombra sullo stesso procedimento, senza alcun motivo, perche' esistono fin troppe prove esaurienti contro Milanovic". Giovedi' l'avvocato Borovic ha espresso la speranza che il giudice accetti nel corso del procedimento le proposte della parte danneggiata di chiamare a testimoniare alti funzionari dell'esercito e della polizia, al fine di giungere alla verita' definitiva su chi, tra tutti, fosse informato del previsto bombardamento della RTS e su come e' stata presa la decisione di non evacuare i lavoratori dall'edificio che era stato indicato come obiettivo. Nell'udienza di venerta', tuttavia, sono comparsi come testimoni solo i giornalisti della RTS Angelina Vucic, Milorad Komrakov e Milos Markovic. E' stato invitato a deporre anche il presidente della Serbia, Milan Milutinovic, il quale ha giustificato la sua assenza adducendo il motivo di una malattia, e l'ex ministro della polizia serba Vlajko Stoiljkovic, al quale la convocazione come testimone, a quanto e' risultato, non e' stata consegnata. Milanovic e' stato arrestato il 13 febbraio "per il pericolo che influisse sui testimoni nel corso delle indagini relative alla morte dei lavoratori della RTS". L'indagine e' stata disposta dalla Procura Distrettuale, ma l'incriminazione e' stata richiesta anche dal rappresentante delle famiglie dei lavoratori deceduti. Il giudice per le indagni ha annunciato in tale occasione che nel corso delle indagini avrebbe cercato di confermare se Milanovic avrebbe potuto evitare i pericoli e le conseguenze del bombardamento contro l'edificio della RTS. Nel frattempo e' stata aperta un'indagine contro di lui anche per il sospetto che egli abbia arrecato un danno di otto milioni di dinari alla RTS, cioe' la somma di cui il Partito Socialista della Serbia (SPS), un tempo al governo, e' rimasta debitrice nei confronti della televisione di stato per materiali ripresi nel corso della campagna elettorale. Esattamente nel giorno dell'anniversario del bombardamento dell'edificio della RTS Milanovic e' stato rilasciato dalla prigione, con la costernazione dei genitori delle vittime, che sono venuti a conoscenza di tale notizia mentre partecipavano a una cerimonia commemorativa di fronte al monumento alle vittime intitolato "Perche'?" nel parco di Tasmajdan, di fronte all'edificio della RTS. La "nuova" RTS ha celebrato questo avvenimento inusuale con un oscuramento delle trasmissioni di mezzo minuto. Due settimane dopo, il giudice per le indagini ha nuovamente disposto l'incarcerazione di Milanovic, mentre le accuse relative alla creazione di un pericolo generale e alle malversazioni finanziarie sono state formulate all'inizio di agosto. Secondo le valutazioni di Borovic, il procedimento durera' svariati mesi, un particolare che dara' all'ex capo della principale "orchestra mediatica" di Milosevic molto tempo per sottoporre a prova la propria capacita' di resistere alla tentazione di accusare l'ex padrone. Durante tale periodo, i parenti delle vittime, con l'aiuto del Centro per i Diritti Umani di Belgrado, condurranno una lotta anche su un altro binario. Le famiglie di quattro lavoratori uccisi e di uno rimasto ferito hanno presentanto due anni fa un'accusa di fronte al Tribunale Europeo per i Diritti Umani, contro 17 stati firmatari della Convenzione Europea che sono allo stesso tempo membri della NATO. Se si tiene conto della clausola secondo cui di fronte al Tribunale Europeo si puo' presentare come parte accusata solo un singolo paese, e non un'organizzazione internazionale, coloro che hanno sporto denuncia considerano come un primo successo il fatto che il Tribunale non abbia rifiutato fin dall'inizio la loro richiesta come priva di basi legali. La loro argomentazione si basa sulla posizione secondo cui, visto che le decisioni vengono prese dalla NATO solo in presenza dell'accordo di tutti gli stati, i membri della NATO sono responsabili del destino dei lavoratori della RTS, perche' avevano la possibilita' di impedire, con il loro voto contrario, il bombardamento dell'edificio della televisione. "La NATO ha ucciso mio figlio e quelli qui da noi sono stati dei complici. Per questo cerchiamo di stabilire la responsabilita' di entrambe le parti", afferma Borka Bankovic, madre di uno dei lavoratori della RTS uccisi. La lotta concreta per stabilire le responsabilita' degli "assassini" comincera' un mese dopo l'inizio del procedimento contro i "complici": per la fine di ottobre sono previste, presso il Gran consiglio del Tribunale Europeo per i Diritti Umani, le deposizioni delle famiglie che hanno deciso di lottare per la verita' anche sul piano internazionale. [NOTA: Il processo e' ancora in corso. Nel frattempo Milanovic ha ottenuto la liberta' provvisoria ed e' stato ascoltato dal giudice nel corso di una seduta chiusa, nella quale sono stati trattati argomenti oggetto di "segreto di guerra". Nei prossimi giorni verranno sentiti i primi testimoni dell'accusa, tra i quali Natalija Simonovic, un'impiegata figlia di un alto dirigente della RTS, che il 23 aprile 1999, appena prima dell'attacco aereo NATO, e' stata letteralmente trascinata fuori dall'edificio della televisione dal padre, evidentemente informato dell'imminente attacco] IL PROCEDIMENTO PRESSO IL TRIBUNALE EUROPEO Nelle scorse settimane alcuni media dell'Europa Occidentale hanno riferito in breve dell'apertura presso il Tribunale Europeo del procedimento relativo ai bombardamenti NATO del 23 aprile 1999 contro la RTS. A suo tempo, tali bombardamenti erano stati definiti dalla NATO "legittimi" per il ruolo che la RTS aveva nella campagna propagandistica del regime di Belgrado. I paesi oggetto dell'accusa sono tutti i membri della NATO (Italia inclusa, quindi), eccetto gli Stati Uniti e il Canada, i quali, non essendo paesi europei, non sono vincolati alla Convenzione Europea sui Diritti Umani alla quale fanno appello le famiglie delle vittime. La principale linea di difesa dei paesi NATO non riguarda oggi la sostanza dei fatti, ma si basa esclusivamente sulla tesi secondo cui il Tribunale Europeo non ha il diritto di giudicare perche' i bombardamenti sono stati compiuti in un paese, la Jugoslavia, che non e' firmatario della Convenzione Europea per i Diritti Umani. Infatti, come riferisce il "Daily Telegraph" del 25 ottobre, il governo britannico, che provvede alla difesa comune dei 17 paesi per il tramite del suo rappresentante Christopher Greenwood, afferma che coloro che sono morti nel corso dei raid rientravano esclusivamente nella giurisdizione della Jugoslavia, che non ha firmato la convenzione, il cui Articolo 1 afferma che i paesi firmatari devono "garantire a tutti coloro che vivono nelle loro giurisdizioni" i diritti e le liberta' che essa afferma. Se dovesse passare l'ammissibilita' delle accuse, ha affermato, Greenwood, "una persona rientrerebbe nella giurisdizione di uno stato, ai sensi della convenzione, semplicemente perche' ha risentito [sic] di un attacco aereo condotto da un alleato di tale stato". Insomma, la NATO e' un poliziotto che puo' operare fuori dalla propria giurisdizione, ma proprio per il fatto di essere fuori giurisdizione non puo' essere accusato per quello che ha fatto - tradotto in parole povere, la NATO puo' fare quello che vuole, dove vuole e quando vuole. Vale la pena di notare inoltre come Greenwood si sia sentito in dovere di sottolineare che "[un eventuale processo alla NATO] avrebbe delle conseguenze estremamente dannose per la collaborazione internazionale in un momento in cui tale collaborazione e' piu' necessaria che mai". Per completare il quadro di tutta questa squallida vicenda va sottolineato che i media occidentali hanno sistematicamente evitato, nel riferire della procedura in corso presso il Tribunale Europea, ogni menzione del processo contemporaneamente in corso a Belgrado e del fatto che vi siano ampi e fondati motivi per ritenere che il bombardamento della RTS fosse stato oggetto di comunicazioni preventive tra la NATO e il regime di Belgrado. KOSTUNICA PREMIA LA GUERRA Il 27 ottobre scorso il generale Nebojsa Pavkovic, attuale capo di stato maggiore dell'Esercito e uno dei maggiori responsabili della guerra condotta nel 1999 dall'esercito jugoslavo contro la popolazione del Kosovo, ha conferito per conto del presidente jugoslavo Kostunica svariate onorificenze a unita' del Terzo Corpo d'Armata, competente, in passato come formalmente ancora oggi, per il territorio del Kosovo. Il Corpo di Pristina ha avuto una decorazione di guerra di Primo grado, mentre decorazioni di guerra di terzo grado sono state conferite ad altre unita', dalla brigata motorizzata, fino ai gegneri e alla brigata di artiglieria. Nel conferire le decorazioni, Pavkovic ha affermato di fronte ai soldati che "molti vostri predecessori, come voi oggi, dando la vita per la difesa della patria e del proprio popolo [...] sono riusciti a creare un'immagine di invincibilita' del nostro esercito e della sua piena dedizione al popolo e allo stato". Tra gli ufficiali presenti, vi era un altro criminale di guerra, il generale Vladimir Lazarevic, attualmente comandante del Terzo Corpo. Sia Pavkovic che Lazarevic erano ascesi ai piu' alti gradi dell'esercito sotto Milosevic, grazie ai servizi che avevano reso a quest'ultimo con il loro ruolo nelle repressioni e nella guerra in Kosovo, delle quali a sua volta il Terzo Corpo d'Armata era stato una pedina fondamentale (da "Danas", 29 ottobre 2001). __________________________________________________________ "Notizie Est" e' una mailing list di notizie sui Balcani, pubblicata dal sito web "I Balcani" e archiviata su web all'indirizzo: http://www.ecn.org/est/balcani Se desiderate abbonarvi (gratuitamente) o essere rimossi da questa lista e' sufficiente che lo comunichiate a: est at ecn.org ------- End of forwarded message -------
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