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Intervento Deiana su Essential Harvest in Macedonia
- Subject: Intervento Deiana su Essential Harvest in Macedonia
- From: "Forum delle Donne" <forumdonne.prc at rifondazione.it>
- Date: Tue, 18 Sep 2001 15:05:10 +0200
COMMISSIONI RIUNITE III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI E 3A (AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE) E 4A (DIFESA) DEL SENATO DELLA REPUBBLICA AUDIZIONE Seduta di martedì 21 agosto 2001 Comunicazioni del ministro della difesa e del ministro degli affari esteri in ordine alla partecipazione di un contingente militare italiano alla missione NATO Essential Harvest in Macedonia. ELETTRA DEIANA. Rappresento una voce fuori dal coro. Esprimo un dissenso molto meditato e responsabile rispetto a questo ulteriore impegno italiano nella regione dei Balcani. Il dissenso è espresso a nome del gruppo di Rifondazione comunista ed è legato sia allo specifico della missione sia al problema che i ministri degli esteri e della difesa hanno ben espresso, relativo alla continuità che questa missione presenta in relazione alle nuove strategie di difesa del nostro paese. Si tratta di nuove strategie di difesa che sono legate al nuovo concetto strategico della NATO, di cui prima, con grande acutezza, il senatore Andreotti rilevava le incongruenze, le contraddizioni e le non trasparenze sul piano della metodica dei trattati di diritto internazionale: voglio infatti ricordare che la ridefinizione dello statuto della NATO, avvenuta nel vertice svoltosi a Washington il 24 e 25 aprile del 1999 in piena guerra cosiddetta umanitaria, che sancisce un nuovo concetto strategico, cioè un ruolo attivo di intromissione che va oltre la definizione che la NATO dava di se stessa nell'articolo 6 del precedente trattato istitutivo -, non è mai stata sottoposta a discussione e ratifica da parte dei parlamenti interessati. Tutto questo prefigura un nuovo concetto di difesa dei paesi dell'Alleanza atlantica che ritengo, come tanti altri cittadini e cittadine di questo paese, non legato assolutamente alla giusta esigenza di difesa dei confini, ma ad una volontà di ingerenza e di gendarmeria planetaria. Quindi, quegli aspetti di continuità della missione che i ministri - giustamente - rivendicavano, rappresentano gli elementi strategici di fondo in base ai quali noi già alla Camera abbiamo votato contro il provvedimento che proroga le missioni italiane all'estero. Questo perché rileviamo che nel provvedimento in questione è presente un affastellamento di iniziative e missioni delle quali non sono assolutamente chiare la natura e le finalità. Soprattutto non è decifrabile l'intenzione di pace; noi pensiamo che su questo terreno l'iniziativa debba essere presa da un organismo internazionale rilegittimato come l'ONU; il solo organismo che possa parlare ed operare a nome della stragrande maggioranza dei paesi intenzionati a collaborare e a far convivere pacificamente i popoli e le popolazioni. Sulla base di questo ragionamento, a nome del mio gruppo avanzo al Governo due richieste: innanzitutto di soprassedere all'invio del contingente italiano. Infatti, non ci sono le condizioni che prima il ministro Martino illustrava, le condizioni che sulla carta, sulle dichiarazioni dell'accordo rendono legittimo e operativo l'accordo stesso e cioè la tregua firmata, il processo di pacificazione ed il cessate il fuoco tra l'UCK e la Macedonia. Mi pare una missione incongrua relativamente al suo profilo ed alla sua stessa configurazione. Se c'è un accordo bilaterale così definito e stringente, non si capisce perché bisogna inviare un ulteriore contingente di militari a svolgere un'operazione di questo genere. Basterebbe istituire centri di raccolta spontanei che le forze in campo potrebbero gestire. VALDO SPINI. E' proprio questo il punto! Gli albanesi non vogliono consegnare le armi. ELETTRA DEIANA. Appunto, non le vogliono consegnare; quindi, di fatto, c'è una non realizzazione delle condizioni di cui parla il trattato cartaceo. In realtà l'operazione si configura come non contigua, non coerente con quello che il trattato di pace asserisce. Credo non esistano quelle condizioni di sicurezza, di assenza di rischi, di basso profilo operativo di cui i ministri ci hanno parlato. In realtà sulla missione si addensano tutte le incognite, tutti i rischi e le ambiguità di cui queste missioni, cosiddette di pace, sono cariche. Tra l'altro vorrei parlare anche del terribile incidente in cui sono morti i due alpini. Certo, ne parleremo dopo, però gli argomenti in questione presentano una logica d'intreccio con quella vicenda; siamo sempre nell'ambito di quel teatro operativo riguardante operazioni che presentano molti elementi di contiguità. Poi vedremo che cosa ci dirà il ministro Martino riguardo all'insieme delle informazioni di cui possiamo disporre relativamente alla missione in cui sono morti quei due ragazzi. Bisogna stabilire se si trattava di una missione operativa o di addestramento; comunque, se si è trattato di una missione di addestramento, bisognerà chiarire a che cosa fosse rivolto l'addestramento. Il quadro in ogni caso è fortemente a rischio; è un quadro, ripeto, in cui non è chiara la natura delle missioni svolte dai militari italiani e da quelli dell'Alleanza atlantica. Invito il Governo ad un ripensamento complessivo e totale sulle missioni di pace all'estero, missioni che sono la conseguenza del nuovo quadro di difesa dell'Alleanza atlantica, per cui non si tratta quindi di missioni di pace. Ripeto, ben altro dovrebbe essere l'impegno dell'Italia per riattivare quegli istituti internazionali rappresentativi di tutti i paesi che, effettivamente, operano in questo senso. È terribile la presunzione dei paesi appartenenti all'Alleanza atlantica di essere tutor e detentori del diritto di pace, come sono stati tutor e detentori della guerra umanitaria. Queste conclusioni le traggo dall'analisi dei processi che sono avvenuti in Macedonia. Prima è stato detto da alcuni colleghi e dai ministri che le forze della NATO hanno svolto un ruolo di pacificazione e di stabilizzazione. Io lo nego! Dico che il ruolo è stato di destabilizzazione e di accensione di conflittualità. Prima dell'arrivo dei contingenti NATO, la Macedonia era uno Stato relativamente pacifico, in questi ultimi dieci anni si era mantenuta fuori da un processo di etnicizzazione dei conflitti e di conflittualità interna. Credo che la legittimazione che è stata concessa dalla NATO all'UCK e lo scarso impegno a controllare il traffico delle armi in quei territori abbiano contribuito fortemente ad un processo di destabilizzazione e riaccensione del conflitto. Mi sembra che ci siano ragioni - finisco veramente, signor Presidente - di fondo affinché si desista e si ripensi a tutto. Forum delle donne di Rifondazione comunista Viale del Policlinico 131 - CAP 00161 - Roma Tel. 06/44182204 Fax 06/44239490
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