Riunione a Belgrado del Comitato Internazionale di Difesa di Slobodan Milosevic



Dear John (and other foreign correspondents), due to an incredible amount
of  commitments, among other travels my evidence in Derry, Northern
Ireland, to the Inquiry on Bloody Sunday, I don't have the time to
translate this report on my visit to Belgrade in mid-June. I hope you can
manage. The report provides an exhaustive report on the present situation,
the works of the International Committe for the Defence of Slobodan
Milosevic, the mass-rally on Saturday 16 June, the conditions of Slobodan
Milosevic, the prospects for his extradition to the The Hague Tribunal.
Cheers, Fulvio.

DA FULVIO GRIMALDI

Riunione a Belgrado del Comitato Internazionale di Difesa di Slobodan
Milosevic. Nuove iniziative e mobilitazioni del Partito Socialista Serbo.
Situazione politica, sociale, economica in Jugoslavia al 20 giugno 2001

Tasso di disoccupazione 60%. Tasso d'inflazione dall'ottobre scorso 85%,
con un salto del 18% nell'ultimo mese. Lavorano a tempo pieno, perlopiù
nell'edilizia, solo 850.000 operai. L'industria lavora al 10% della sua
capacità. Quasi tutti i salari arrivano con due, tre mesi di ritardo. Lo
stipendio medio è di 100DM, sufficienti per comprare mezzo paio di scarpe.
Mancano spesso i generi di prima necessità. Tagli della corrente elettrica
di sette ore ogni 24. La maggioranza dei raccolti sono falliti per mancanza
di fertilizzanti e anticrittogamici e per la mancata bonifica dei campi
costellato di bombe a grappolo.Fame diffusa.  Negli ultimi due mesi le
bollette di luce, gas, telefono sono aumentate del 16%. Ai disoccupati
arriva un sussidio di 13 DM. Sono stati aboliti i buoni-cibo. Viene
richiesto l'arretrato delle bollette che, durante il governo di Milosevic
non era stato esatto. Il governo jugoslavo ha approvato un disegno di legge
per la cooperazione con il Tribunale dell'Aja che stenta a passare in
parlamento per l'opposizione del SNP (Partito Socialista Montenegro),membro
della coalizione DOS. Djindjic, premier serbo, capo della DOS, rinnegato al
servizio della Germania prima e degli USA oggi, "ordinando" al parlamento
di approvare la legge, ha dichiarato che l'alternativa sarebbe "il
disastro", cioè la negazione dei prestiti-capestro dei club di Londra e
Parigi, del FMI e di altri creditori. Kostunica ha dato il suo assenso alla
modifica della costituzione determinata da questa legge. Si cerca di
evitare la necessità di modificare la Costituzione affermando che essa
vieta l'estradizione di cittadini jugoslavi a stati stranieri, non a
organizzazioni o organismi (che al tempo della redazione della costituzione
ovviamente non esistevano). Nell'ipotesi peggiore, il permier serbo
Djindjic ipotizza la dissoluzione del governo federale e, dunque della
federazione. La costituzione verrebbe così abolita e l'ostacolo superato.
La Serbia, separata dal Montenegro, come auspicano gli USA, potrebbe da
sola decidere l'estradizione. In  Bulgaria, ci ha detto il prof. Velko
Valkanov, copresidente del Comitato, parlamentare bulgaro e presidente
dell'Unione antifascista bulgara, si sta costruendo una prigione che
dovrebbe ospitare coloro che, su ordine del Tribunale dell'Aja, si riuscirà
ad arrestare e condannare.
Per superare questo impasse e premere sugli oppositori e dubbiosi è in
questi giorni a Belgrado la procuratrice dell'Aja, Carla del Ponte. Putin,
durante una breve visita a Belgrado domenica scorsa, non si è pronunciato
sull'estradizione di Milosevic e sul Tribunale dell'Aja (di cui, del resto
Mosca ha già chiesto lo scioglimento per evidente illegalità e parzialità),
ma ha nuovamente condannato i bombardamenti Nato e la protezione fornita
dalla KFOR ai pulitori etnici albanesi in Kosovo, ora all'opera in
Macedonia. A luglio si svolgerà la Conferenza dei "donatori" che dovrebbe
prendere in esame una ricostruzione jugoslava oggi totalmente ferma dopo
che durante il precedente governo, in un solo anno, la Jugoslavia aveva
ricostruito oltre metà delle sue infrastrutture in pieno regime di sanzioni.
Finora alla Jugoslavia il FMI ha concesso un prestito di 150 milioni di
dollari. Questo è servito per ripagare un prestito ottenuto da banche
svizzere e norvegesi, a sua volta erogato perché la Jugoslavia potesse
ripagare un debito di tale ammontare allo stesso FMI. Continuano le partite
di giro chiamate "aiuti". Implicitamente si preme  per la totale
subordinazione di Belgrado all'Aja, per la consegna di Milosevic e per il
rapido avvio delle privatizzazioni di tutte le maggiori industrie dello
Stato. Condizione per i prestiti: che i lavori di ricostruzione siano
affidate a imprese straniere e che le aziende dismesse siano cedute a
prezzi infimi alle multinazionali. Queste, se competitive nei confronti di
aziende occidentali, verranno chiuse. E' successo, tra tanti altri esempi,
alla Light Bulb, grande fabbrica elettrica di stato ungherese, acquistata
per pochi soldi dalla General Electric americana. La stessa ricetta shock
inflitta, con i noti risultati, a Polonia, Ucraina, Bulgaria, Romania, ecc.
In tutto il paese si susseguono scioperi, perlopiù nel settore del pubblico
impiego, mentre le maggiori fabbriche, a partire dalla Zastava, pur in
buona parte ricostruite sotto il precedente governo, sono ferme e sono in
corso trattative per la vendita. Gli operai ricevono 13 DM al mese e
devono, per sopravvivere, arrangiarsi facendo i braccianti nelle aziende
agricole dei dintorni.
Tre milioni su dieci sono oggi sotto il livello della povertà e non
riescono a sfamarsi.
Ignote, perché celate dal governo, nonostante organismi indipendenti ed
enti locali abbiano fatto ricerche che hanno prodotto risultati drammatici,
le condizioni di una popolazione tutta contaminata dall'inquinamento
chimico e radioattivo prodotto dai bombardamenti. L'istituto d'igiene del
lavoro a Pancevo (120.000 abitanti) ha registrato 8000 nuovi casi di cancro
dalla fine dei bombardamenti, solo tra la popolazione femminile. Dati
analoghi sono diffusi, ma non pubblicizzati dai media e dalle istituzioni,
da organismi sanitari e scientifici di varie città. Assolutamente nulla
viene fatto perché la popolazione sia informata o curata. Dall'estero non
sono arrivati neppure gli apparecchi di misurazione delle contaminazioni da
tempo richieste dai laboratori jugoslavi. Dopo i primi due provvedimenti
legislativi presi dal governo al suo insediamento - amnistia e restituzione
dei beni all'ex-re di Jugoslavia e amnistia, su ordine Nato, dei terroristi
albanesi processati e condannati, accompagnata dall'arresto di Milosevic e
di 250 dirigenti e militanti del Partito Socialista - viene ora avviata la
privatizzazione dei servizi pubblici, già prevista dal programma elettorale
di Kostunica  e a me da lui confermata in un'intervista, a partire da
istruzione e sanità. Le rette universitarie sono state quadruplicate (per
Giurisprudenza da 300 a 1200 DM, ed è la retta più bassa) e per le scuole
superiori è stata introdotta una "partecipazione" finanziaria delle
famiglie. La Jugoslavia, come Iraq, Cuba, Vietnam e altri stati vittime di
aggressioni USA o Nato, garantiva l'assoluta gratuiticità di pubblica
istruzione e sanità a ogni grado e livello. Nelle presenti condizioni del
paese, questi costi significheranno l'espulsione dal sistema sanitario e
scolastico superiore di almeno il 50% della popolazione.
Dopo quasi tre mesi di detenzione, prolungata due volte oltre i tempi
stabiliti, è terminata l'inchiesta che avrebbe dovuto appurare le
responsabilità di Slobodan Milosevic per quanto attiene a "abusi di
potere". Specificamente gli era stato imputato di aver ordinato a un
ministro e al direttore delle dogane di stornare fondi verso destinazioni
ignote. Dopo aver ascoltato centinaia di testimoni, gli inquirenti non sono
riusciti a trovare una sola prova a carico di Milosevic. E' probabile che
ora, su suggerimento di Carla del Ponte, verranno sollevate nuove accuse,
anche se, per legge, l'ex-presidente dovrebbe essere scarcerato. Lo stesso
giudice inquirente e il presidente del Tribunale hanno confessato
all'avvocato Christopher Black (titolare del più grande studio legale
canadese e membro del Comitato Internazionale di Difesa di Milosevic) che
non vedono più motivi per tenere in prigione Milosevic e, in privato, hanno
ammesso che lo scarcererebbero se non fossero a rischio le loro future
carriere e, forse, qualcos'altro.
Il Comitato Internazionale di Difesa di Slobodan Milosevic si è recato in
carcere ed ha incontrato l'ex-presidente. Erano presenti due militari che
hanno preteso la traduzione della conversazione svoltasi in inglese.
Milosevic è apparso in buona forma, soprattutto psichica e, all'apparenza,
anche fisica. Se ne poteva constatare un'irritazione cutanea tra fronte e
naso, dovuta secondi i medici alla tensione psicologica. Soprattutto si è
mostrato combattivo e estremamente determinato a proseguire la lotta contro
la persecuzione giudiziaria di cui è vittima, al pari di tutto il paese.
Milosevic si rende perfettamente conto che l'accanimento giudiziario contro
di lui e l'eventuale estradizione all'Aja puntano alla distruzione
definitiva di una sovranità anche solo formale dello stato jugoslavo e,
nell'immediato, a responsabilizzare l'intero popolo serbo, che lo aveva
eletto per ben tre volte, per i crimini commessi dalla Nato. E' probabile
che si vorrà arrivare non solo alla rinuncia da parte jugoslava di ogni
risarcimento di danni di guerra, ha detto Milosevic, ma addirittura alla
richiesta a Belgrado di pagare ai paesi Nato i costi delle distruzioni e
delle operazioni. Così fu fatto col Vietnam quando gli USA; con il ricatto
di un embargo genocida, pretesero dal Vietnam di pagargli anche le spese
incorse dal governo fantoccio di Saigon per armarsi contro il proprio paese.

Quanto allo stato di salute di Milosevic e al trattamento riservatogli,
l'ex-presidente ci ha detto di aver fermamente respinto una recente offerta
dei suoi carcerieri di curarlo per via intravenosa. Ci si rende facilmente
conto, nell'Italia dei caffè al cianuro, cosa questo potrebbe comportare.
Le patologie di Milosevic mi sono state illustrate dalla squadra di legali
(10 studi con 50 avvocati, tutti volontari) che assistono l'ex-presidente
(e tuttora presidente del Partito Socialista Serbo), capeggiati dal
principe del Foro Toma Fila. Secondo Fila, si cerca di uccidere il detenuto
per superare lo scoglio dell'estradizione ostacolata. Milosevic ha subito
un infarto (ischemia acuta) a metà maggio e soffre di forte ipertensione,
probabilmente causata dallo stress, del quale danno indicazione anche da
una forma di dermatite rilevate sul suo viso. Dopo una lunga discussione
tra Milosevic e i suoi carcerieri, l'ex-presidente è stato portato
all'Ospedale Militare, attrezzato con un reparto cardiaco altamente
specializzato, da lui preferito all'infida clinica privata  che gli
volevano imporre. L'ECG è risultato fortemente alterato e, dopo una
coronarografia, anziché essere ricoverato in animazione, come richiesto dai
sanitari, è stato subito ricondotto in prigione. Nelle sue condizioni un
nuovo, fatale infarto è altamente probabile.  Questa diagnosi è stata
firmata da 19 medici indipendenti, insieme a un appello all'OSCE per il
ricovero immediato di Milosevic , in clinica o nella sua abitazione. Contro
il presunto pericolo di fuga (quello di influenzare i testimoni è stato
superato dalla deposizione di tutti i testimoni convocati), gli avvocati di
Milosevic hanno offerto come cauzione  la sua residenza. Al Tribunale non è
bastato. Non sono bastate neppure le abitazioni e i patrimoni di tutti i
dirigenti e di molti militanti del PSS offerti in cauzione.

L'ICDSM (Comitato Internazionale di Difesa di Slobodan Milosevic) si è
riunito nei giorni 16, 17 e 18 giugno e, al termine, ha denunciato in una
conferenza stampa le violazioni giuridiche e il degrado politico e morale
impliciti nelle manovre per l'estradizione di Milosevic e di molti altri
dirigenti serbi, le violazioni delle norme sanitarie a sua protezione, la
continua repressione e persecuzione esercitata dal governo e dalle sue
bande di teppisti nei confronti di esponenti del precedente assetto
istituzionale e di centinaia di semplici funzionari e dirigenti d'impresa
senza qualifica politica, ma le cui posizioni sono ambite da esponenti DOS,
nonché le procedure di strangolamento messe in atto dalle istituzioni
finanziarie internazionali per distruggere del tutto l'economia jugoslava.
L'ICDSM è stato fondato a Berlino, il 24 marzo scorso, durante il primo
Forum Europeo della Pace. I suoi esponenti provengono da 20 paesi e
sostegno alle sue attività è stato offerto da 600 personalità accademiche,
politiche, culturali e giuridiche di oltre 30 paesi, tra i quali nomi
prestigiosi come il commediografo britannico Harold Pinter, 98 deputati su
130 della Camera Alta russa, William Spring presidente di "Cristiani contro
la Nato" (Londra), il poeta greco Georgios Kakudilis, i dirigenti del
Partito Comunista e del Partito dei contadini ucraini, dirigenti
dell'International Action Center (N.Y.) di Ramsey Clark. E'presieduto da
Ramsey Clark e Velko Valkanov (parlamentare bulgaro, presidente dell'Unione
Antifascista). Vicepresidenti sono Fulvio Grimaldi (Tribunale Ramsey Clark,
Italia e PRC), Jared Israel (giornalista USA), Sergei Dovgan (Presidente
del Partito dei Contadini di Ucraina), Liana Kaneli (deputato indipendente
per il Partito Comunista Greco).
Al termine dei lavori che, visto che tutte le sedi nazionali e molte locali
sono state sottratte al PSS, si sono svolti nella sede cittadina del
Partito Socialista Serbo (interamente rinnovato e ringiovanito nella
direzione, presidente ad interim l'ex-ministro degli esteri Zivadin
Jovanovic, con l'esclusione spontanea o forzata di tutti gli elementi
opportunisti), un edificio parzialmente restaurato dopochè i teppisti del
golpe lo avevano demolito, saccheggiato e incendiato, sono stati diffusi
alcuni documenti. Uno di questi riassume le conclusioni di Christopher
Black, responsabile del team di giuristi internazionali che controllano la
procedura messa in atto a Belgrado (e nel quale sarebbe auspicabile ed
urgente che entrassero altri avvocati stranieri con possibilità di recarsi
per brevi periodi a Belgrado). Black, incontrati i magistrati inquirenti e
i legali di Milosevic, ribadisce che non vi è più nessun elemento che possa
giustificare la continuata detenzione del prigioniero. L'avvocato canadese
ha sottolineato il carattere tutto politico di quanto viene inflitto a
Milosevic, motivato: 1) dalla sua decennale resistenza alla Nato e ai
diktat imperialistici; 2) dalla sua posizione di presidente del PSS, unico
partito di opposizione in Serbia e nella Federazione; 3) dal diktat USA la
cui data ultimativa per l'arresto, 31 marzo, è stata disciplinatamente
osservata dai quisling di Belgrado; 4) dalle costanti pressioni del
Tribunale dell'Aja, un  tribunale del tutto illegittimo perché nominato dal
Consiglio di Sicurezza al quale la Carta del'ONU non conferisce tale
diritto, e non in base a un trattato ratificato dai paesi interessati; 5)
da USA, organismi finanziari internazionali e paesi creditori che rinnovano
il ricatto della negazione di prestiti e intanto mantengono in vigore le
sanzioni del 1993 e del 1999;6) dalla necessità di distruggere, eliminando
il massimo punto di riferimento, tutte le forze jugoslave che difendono la
sovranità nazionale.
Black ha poi denunciato il carattere illegittimo poiché retroattivo di un
eventuale provvedimento legislativo per l'estradizione e ha rivelato
particolari relativi all'arresto di Milosevic (che non ha mai voluto
sottrarsi fuggendo, pur consapevole di quanto si stava per verificare)il 31
marzo scorso, poche ore dopo il mio lungo colloquio con lui. Il primo
tentativo di arresto è stato compiuto da una banda di uomini mascherati che
sono stati respinti dalle guardie e dalla folla che circondava la
residenza. Si voleva effettuare un rapimento, come già successo per
dirigenti serbi nella Repubblica Serpska. Nelle vicinanze della residenza
era pronto un elicottero che avrebbe dovuto trasportare l'ex-presidente
all'appuntamento con gli scherani dell'Aja. Fallito questo tentativo, nelle
trattative successive è entrato Kostunica (assente dal paese al momento del
tentato sequestro), che ha accettato la consegna di Milosevic a reparti
ufficiali di polizia, alla presenza dei suoi amici politici. Le armi
trovate nella residenza di Milosevic appartenevano al reparto dell'Esercito
ufficialmente incaricato della sua protezione. Infine, Black ha ribadito
che, dopo centinaia di interrogatori, non una sola prova è emersa che
giustificasse l'accusa di "abuso di potere". In compenso il viceministro
della giustizia, Sarkic, non ha esitato a rivelarci le sue motivazioni
personali:"Anni fa, ero magistrato, Milosevic mi sospese per 4 mesi dalla
professione . Capirete che non ho gradito e che questo pesa. Eppoi non ho
simpatie per socialisti e comunisti. Molti di noi vorrebbero vederli tutti
appesi a un lampione. Ciò non toglie che, dal punto di vista giuridico, non
vi è al momento alcun motivo per temere Milosevic in carcere." I magistrati
inquirenti lavorano in questa atmosfera. Uno di loro ha candidamente
ammesso: "Io voglio fare l'avvocato. Ma qui, per fare quel mestiere, devi
prima fare cinque anni il magistrato. Se io non mi piego alle pressioni che
mi vengono dall'alto, posso dare l'addio al mio futuro professionale".
A ciò Toma Fida e gli altri legali del detenuto hanno aggiunto la denuncia
della montatura circa gli 85 corpi ritrovati nel Danubio, chiusi in un
camion che, su ordine di Milosevic non suffragato da alcun documento o
testimonianza, sarebbe stato fatto sprofondare nel fiume nel 1999. La
scoperta sarebbe stata fatta da un subacqueo dilettante che avrebbe
scoperto il camion a una profondità di 30 metri, allorchè la visibilità in
quelle acque non supera un metro. Quei corpi sarebbero stati poi seppelliti
nella fossa comune scoperta nelle vicinanze dell'aeroporto militare di
Belgrado, dove i media occidentali avrebbero denunciato la presenza di ben
800 corpi, per poi tacersi del tutto. Il ricordo va a Timisoara, dove al
tempo della satanizzazione di Ceausescu, la stampa mondiale "trovò" 2000
"vittime del dittatore", che risultarono poi corpi giustapposti, sottratti
dall'obitorio e da un vicino cimitero. Scopo evidente: riesumare la
montatura delle famigerate fosse comuni, nessuna delle quali, dopo aver
scavato in mezzo Kosovo, ha potuto essere trovata (tranne una, con 136
corpi serbi). Il PSS chiede ora che sui corpi ritrovati si effettui l'esame
del DNA e lo si confronti con quello dei famigliari  di 1300 serbi
scomparsi, nonché dei famigliari di albanesi denunciati come scomparsi. Si
ricorderà che la cifra ufficiale sulle vittime del Kosovo è di 3000, di cui
1300 serbi uccisi e altrettanti scomparsi.
Questo, dopo una guerra tra esercito e separatisti e 78 giorni di
bombardamenti Nato.
L'ICDSM ha anche redatto un documento sugli avvenimenti in Macedonia, visti
come la continuazione dell'aggressione Nato ai Balcani con l'utilizzo come
fanteria delle bande terroristiche UCK, istigate ed armate dagli USA e
dalle sue agenzie militari, come lo sono anche le forze armate macedoni. Lo
scopo evidente è frammentare ulteriormente la regione per creare una serie
di mininarcostati, affidati al controllo militare USA (in netta
contraddizione con gli interessi europei) e alla criminalità organizzata
albanese. Si ripete il modello Kosovo. Con l'obiettivo della Grande
Albania, inizialmente portata avanti da Mussolini e Hitler con la cacciata
di decine di migliaia di serbi dal Kosovo, si utilizzano le bande UCK per
disintegrare la Macedonia con il pretesto dei diritti civili da riconoscere
alla minoranza (20%) albanese e che, peraltro, in Macedonia sono largamente
riconosciuti (come lo erano da parte di Belgrado in Kosovo). E' iniziata la
costruzione del corridoio 8 in partenza dal Mar Nero in Bulgaria e che,
attraversata Serbia meridionale e Macedonia settentrionale, deve arrivare
sull'Adriatico in Albania. Un corridoio che taglia fuori dai rifornimenti
energetici l'Europa  e di cui gli USA vogliono garantirsi, attraverso lo
smantellamento di autorità statali nazionali, l'assoluto controllo.
L'attacco alla Macedonia, in partenza dal Kosovo controllato da 50.000
militari Nato e condotto con armi pesanti fornite dagli USA, dimostra che
nessuna subordinazione alla Nato protegge un paese dal terrorismo
grandalbanese organizzato dalla Nato. Il governo macedone ha eseguito tutti
gli ordini della Nato. Ha accettato l'associazione alla Nato tramite la
"Partnership for Peace" (fase che precede l' ingresso vero e proprio, cui
anela anche Djindjic), ha accettato truppe Nato sul proprio territorio, ha
chiesto di entrare a far parte dell'UE, ha consentito alla Nato di
utilizzare il proprio territorio per condurre attacchi contro l'amica
Jugoslavia. Tutto ciò dimostra che se uno stato cede anche una piccola
parte della propria sovranità nazionale alla Nato, la Nato presto o tardi
se la prende tutta. La Nato non ha amici, solo future vittime. Se ne
accorgeranno anche le sue attuali quinte colonne in Jugoslavia, la DOS
(Opposizione Democratica Serba, il caravanserraglio di 17 partitini
perlopiù etnici o localistici, aggregati al Partito Democratico di Djindjic
e Kostunica) e Otpor.
Il responsabile del PSS per le relazioni internazionali, Vladimir
Krlsjanin, un comunista, si chiede il perché di uno sforzo così immane
della Nato e degli USA contro un piccolo paese, di appena dieci milioni di
abitanti, totalmente inoffensivo. 100.000 truppe Nato concentrate in soli
due anni nei Balcani. La più grande base militare USA dal tempo del
Vietnam. Un impegno militare e finanziario quattro volte superiore a quello
della guerra del Golfo, dove si trattava di eliminare una importante
potenzia regionale che minacciava gli interessi USA e israeliani. Una
pletora di finte
ONG, in particolare italiane, che strombazzavano diritti femminili,
solidarismi, pacifismi, ambasciate di pace, e, finanziate da George Soros,
costituivano il bacino di raccolta per la banda CIA Otpor, con in prima
fila i centri sociali del Nord Est. 10.000 giovani reclutati in questo
sottobosco di infiltrati e sabotatori sono stati da Otpor avviati a corsi
di formazione insurrezionale a Sofia, Skopje, Budapest, Timisoara. Lo
ammettono - e se ne vantano - oggi gli stessi protagonisti di
quell'operazione cilena pianificata dagli USA per la Jugoslavia. Vladimir
si risponde: "L'episodio che ha visto l'aggressione alla Jugoslavia fa
parte di una guerra complessiva, dai risvolti psicologici e sociali,
oltrechè militari ed economici. Altrimenti non si spiegherebbe la messa in
opera da parte dell'imperialismo di tutto il suo enorme armamentario: USA,
ONU, UE, Nato, OCSE. La distruzione della Jugoslavia e del suo modello
politico di convivenza e relativa protezione sociale doveva essere prima
demonizzato e poi cannibalizzato. Noi eravamo un posto di blocco sulla
strada della globalizzazione all'insegna del mercato e del profitto.
Rappresentevamo un'alternativa, anche orgogliosa e ostinata. Di questa
politica Milosevic era il simbolo, come la Nato è il simbolo e la soluzione
finale per la globalizzazione capitalista. Bisognava dare un avvertimento a
popoli, stati e classi i quali ritengono di opporsi a questo imperialismo
genocida, che avanza sui corpi di miliardi di affamati e narcotizzati.
Bisognava lanciare segnali anche a Russia e Cina, i temuti futuri rivali
degli USA in un mondo che potrebbe tornare multipolare e perciò più
equilibrato, sottratto all'arbitrio degli USA. Ricordi il bombardamento
dell'ambasciata cinese, inizio di una sequela di provocazioni pesantissime
contro quel grande paese? Gli USA già temevano un ingrfesso di Pechino
nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, con un netto cambio di
equilibri in quell'organismo che oggi regola scambi ineguali e assassini,
grazie alla funzione di guida che la Cina potrà assumere per i paesi del
Terzo Mondo, o comunque contrari all'imperialismo USA.  La pressione per la
consegna - o la morte - di Milosevic si spiega così: Devono mostrare di
sapere, oltrechè disintegrare con bombe, chimica, uranio, chiudere in
fretta i dossier aperti, prima che le contraddizioni sociali suscitino
ripensamenti e quindi conflitti. In questo caso il dossier
Nato-Kosovo-Rambouillet-crimini di guerra. Tutto questo prima che la gente
e gli storici confermino che a noi non facevano difetto i diritti umani e
la democrazia e che i responsabili della catastrofe balcanica ed europea
innescata da tedeschi e americani daql 1991 ad oggi".

 Girando per la Jugoslavia ho potuto raccogliere altri dati. Sono 40.000 i
manager, imprenditori, funzionari, professionisti cacciati dai propri posti
di lavoro con la feroce epurazione condotta da Otpor e dalla DOS. Come il
PSS ha denunciato all'OSCE, senza esito alcuno, la DOS ha estromesso con la
violenza la maggior parte degli eletti del PSS nelle amministrative del
settembre scorso, quando il PSS aveva conquistato il 34,9% dei comuni. O
attraverso la rimozione forzata delle giunte, o attraverso commissariamenti
arbitrari, la DOS ha insediato proprie giunte in 29 comuni amministrati dal
PSS e dai suoi alleati di sinistra. Questi comuni erano stati conquistati
dalle sinistre nonostante l'allarme lanciato dalla solita Otpor, che "i
villaggi e le città che avessero votato socialista sarebbero stati di nuovo
bombardati dalla Nato". Minaccia nient'affatto incredibile, se si ricorda
con quale cinico razzismo l'Unione Europea decise, all'indomani
dell'aggressione, di rifornire di quantità di combustibili, peraltro
misere, soltanto i centri amministrati dalle destre. Una pratica cui si è
piegata anche la CGIL nei suoi aiuti al Kosovo.
Mira Markovic, moglie di Milosevic, ha rilevato che nonostante a loro
carico siano state elevate accuse - dimostrate fondate - ben più gravi di
abuso di potere, corruzione e quant'altro, nessuno si è mai sognato di
incarcerare per un solo giorno, in attesa di processo, uomini di stato come
Helmut Kohl, Giulio Andreotti, Bettino Craxi e molti dirigenti dei paesi
est-europei. E ha detto:"Se si tiene conto che questo tribunale (inventato
dagli USA e commissionato all'ONU illegittimamente, pagato dagli USA,
diretto dagli USA, con PM Carla del Ponte e portavoce la sua nuora croata
Florence Hartmann, con pratiche accusatorie che fanno rizzare i capelli
all'ultimo pretore di una dittatura del Terzo Mondo) e questa carcerazione
sono stati destinati ai serbi, è davvero strabiliante che serbi spediscano
i loro connazionali al Tribunale e in prigione, alla mercè degli stragisti
che hanno distrutto la Jugoslavia e che ne vogliono il genocidio economico,
sociale e biologico. Sarebbe stato altrettanto illogico che gli ebrei
spedissero i loro fratelli di fede ad Auschwitz o Mathausen, nei campi di
concentramento e nelle camere a gas. L'Aja è l'equivalente per i serbi di
quei campi di concentramento".

Sono stato invitato dal PSS, insieme all'avv. Black, come rappresentante
del Comitato di Difesa di Milosevic, alla grande manifestazione di sabato
16 giugno, in piazza della Repubblica a Belgrado. Si sono riunite, in una
piazza stracolma di bandiere jugoslave moderne dell'epoca di Tito, di
bandiere rosse  con la falce e il martello della coalizione comunista e di
ritratti di Che Guevara, oltre 25.000 persone (effettive, nonostante i
giornali se la siano poi cavata con la cifra di "più di 5000"), in leggero
aumento, cioè, rispetto alla manifestazione di 20.000 del 24 marzo scorso,
anniversario dell'attacco Nato. La manifestazione era stata preceduta da
mobilitazioni in molti centri jugoslavi. Impresa tanto più riuscita quanto
meno l'opposizione ha oggi accesso ai mezzi d'informazione, tutti
indistintamente in mano alla DOS, o facenti parte, come Radio B-92, del
circuito mediatico europeo allestito dalla CIA  L'unico giornale rimasto al
PSS, "24 ore", ha dovuto chiudere per mancanza di fondi, imposta anche dal
totale boicotaggio degli inserzionisti pubblicitari. Il PSS tenta ora, con
poverissimi mezzi, di allestire una propria stazione televisiva regionale.
La composizione dei manifestanti era ad altissimo tasso proletario. Quasi
solo facce operaie e contadine, con un grande numero di donne, studenti e
militari. E' poi partito un corteo che, per sette chilometri, ha
attraversato la città per arrivare alla prigione centrale, in cui è
rinchiuso Milosevic. I manifestanti, trattenuti a fatica da un servizio
d'ordine efficace ma discreto, hanno anche effettuato alcuni tentativi di
superare le cancellate che circondano il carcere. Tra le parole d'ordine
della manifestazione: il rifiuto della consegna di cittadini serbi o
jugoslavi a autorità o enti stranieri. La liberazione immediata di
Milosevic. La fine delle violenze politiche e delle montature processuali.
La fine di misure legislative che accentuino la dipendenza dell'economia
nazionale dall'estero e stanno riducendo alla fame milioni di jugoslavi. Il
ritorno in assoluta sicurezza dei 400.000 profughi dal Kosovo prima che vi
si tengano elezioni e l'attuazione della risoluzione 1244 dell'ONU che
sancisce la sovranità di Belgrado su Kosovo e Methoja. La verità sulle
oltre 1300 persone di origine serba scomparse in Kosovo.

Zivadin Jovanovic, intimo collaboratore di Milosevic, a suo tempo
universalmente rispettato come ministro degli esterei jugoslavo, ha
attirato l' attenzione sull'imminente impiego di militari italiani anche in
Macedonia e sul presunto disarmo "volontario" che si chiede all'UCK . "Si
ripete la farsa del Kosovo dove il disarmo dell'UCK si è trasformato nella
creazione di una polizia armata onnipotente, chiamata Corpo di Protezione
del Kosovo, che ha attuato in prima persona l'unica, vera pulizia etnica
condotta in Kosovo, quella che ha portato alla cacciata di quasi tutta la
popolazione serba e all'assassinio di migliaia di inermi cittadini di ogni
etenia. L'ingresso Nato in Macedonia equivale a quello in Kosovo ed è
destinato a dare copertura alle attività disgregatrici dei terroristi
albanesi, al fine di smembrare anche la Macedonia e porre l'intera regione
sotto il controllo USA, presente con la più grande base statunitense
d'Europa, costruita e manutenuta dalla compagnia USA Halliburton, di cui è
capo il vicepresidente Dick Cheney. La Halliburton controlla anche il
consorzio AMBO che ha iniziato a costruire, in coincidenza con la
sovversione in Macedonia, il famigerato corridoio 8 dal Caucaso alla
Macedonia e all'Albania". Quanto all'esito della contesa sulla consegna di
Milosevic, Jovanovic prevede la possibilità, in caso di impasse
parlamentare, di una dichiarazione unilaterla di indipendenza della Serbia
dalla Federazione Jugoslava, in combutta con il governo montenegrino del
narcotrafficante Milo Djukanovic, che da tempo briga per la separazione.
Jovanovic ha anche fatto riferimento alle manovre destabilizzanti
dell'Ungheria in Vojvodina, dove si sta effettuando una pulizia etnica
amministrativa e politica nei confronti dei serbi nelle zone a maggioranza
ungherese. Il parlamento ungherese ha approvato una legge finalizzata a
stimolare le ambizioni separatiste in Jugoslavia (350.000 ungheresi), ma
anche in Romania, Slovacchia e Ucraina) attraverso la concessione di
privilegi residenziali, sociali, scolastici e lavorativi  ai cittadini dei
paesi vicini che dimostrino un'ascendenza magiara.

Non si vedono più in giro ne i teppisti di Otpor, la cui ultima impresa era
stata la campagna di cartelloni con il patriottico slogan "CONSEGNATELO"
(Milosevic) e che dagli USA vengono tenuti in serbo nell'eventualità che si
debba esercitare pressioni sull'attuale regime o destabilizzarlo, né le
inquietanti "camicie nere" a testa rasata che costituivano la guardia
pretoriana di Djindjic. Un amico accademico, da sempre apartitico, mi
racconta che, da criminali che erano, sono stati tutti assunti in polizia.
Venti sono diventati guardie del corpo del primo ministro serbo, con una
paga di 2.500 DM al mese. Tutti i maggiorenti della DOS sono circondati da
nugoli di gorilla, quando Milosevic, al tempo della sua presidenza, si
avvaleva di un'unica guardia del corpo. Il ministro degli interni,
Mihailovic, e quello della giustizia, Batic, sono tra i più accaniti
sostenitori della consegna di Milosevic e dell'attuazione dei programmi di
svendita del patrimonio produttivo jugoslavo alle transnazionali. Continua
è la loro campagna contro "l'infido" generale Pavkovic, comandante di
Kosovo, dove straordinariamente è riuscito ad evitare bagni di sangue
etnici, e ancora oggi capo di stato maggiore delle FA. E' stato Pavkovic a
sventare  il tentativo di rapimento di Milosevic e pare che per ora goda
ancora del sostegno di Kostunica. Quest'ultimo, secondo sondaggi recenti,
avrebbe il 60% dei consensi della popolazione, contro il 9% di Djindjic e
il 27% del Partito Socialista (17% alle elezioni). Sulla storia del camion
con 85 corpi fatto precipitare nel Danubio, Mihailovic ha mostrato alla
stampa un video di 90 secondi  in cui si vedevano un corpo  e resti di un
altro cadavere, estratti dalla presunta "fossa comune". Ha poi accennato ad
altri corpi probabilmente seppelliti sotto l'autostrada Belgrado-Pristina.
La cosa curiosa è che sul luogo dove si sarebbe scoperta la fossa comune
svettavano grossi cespugli ed arbusti, vecchi di alcuni anni.
Ricordate Rade Markovic, l'ex-capo dei servizi segreti? Era stato accusato
da mezzo mondo dell'attentato a Vuk Drasakovic, allora leader
dell'opposizione al governo, nonché dell'assassinio di altri oppositori.
Ora che le sue presunte vittime sono al potere, l'accusa si è ridotta alla
sola "rivelazione di segreti di stato". Quale rivelazione? Quelle delle
accuse mosse a Milosevic, "rivelate" allo stesso Milosevic.
Secondo molti oppositori della DOS, Kostunica non sarebbe quell'onest'uomo,
difensore della nazione, cui i serbi hanno dato  fiducia perché difendesse
il paese e al tempo stesso lo facesse uscire dalla morsa degli aggressori.
Secondo verbali del Congresso, sarebbero stati gli stessi USA a indicare in
Kostunica, liberista integralista e filomonarchico, il successore di
Milosevic. I 75 milioni di dollari dati alla DOS e ad Otpor nel 1998, i 30
milioni del 1999, i 200 e passa del 2000, sarebbero stati stanziati dal
governo USA e da George Soros a condizione che si scegliesse Kostunica,
visto come vetrina serbista in grado di meglio ingannare gli elettori.
Parte attiva nella mobilitazione popolare avrebbe avuto la mafia,
pesantemente controllata e limitata sotto Milosevic e oggi allo scoperto,
ricompensata dal potere.
Mentre ero a Belgrado, il ministro degli esteri federale Svilanovic ha
detto, riferendosi alle richieste di danni di guerra da parte della Bosnia
(40.000 miliardi di lire), che Belgrado non è in grado di pagare, ma che
può offrire immobili, centrali elettriche, stabilimenti, aziende.
Contemporaneamente ha ritirato la precedente richiesta jugoslava di danni
di guerra a Croazia e Bosnia, per la cacciata e uccisione dei serbi e la
distruzione o requisizione dei loro beni. Svilanovic ha anche ritirato la
denuncia di 60.000 pagine contro la Nato mossa dal precedente governo, con
la documentazione dei danni subiti nell'aggressione.
Una storia uscita sul giornale croato "Feral Tribune", ma non ripresa dai
media serbi, racconta dello zar del contrabbando balcanico di sigarette e
stupefacenti, Stanco Subotic Zane, che avrebbe regalato al presidente
montenegrino Milo Djukanovic e al premier serbo Djndjic un aereo privato
ciascuno, in cambio di assoluta libertà d'azione. Ci troviamo dunque con la
Jugoslavia afflitta da un racket mafioso interno, e da uno altrettanto
criminale esterno, nel quale gli USA intimano:"O mi dai una fetta del tuo
business, o ti faccio saltare per aria l'azienda".
Il viceministro federale Miroljub Labus ha detto in una conferenza
stampa:"Abbiamo 38 miliardi di dollari di debito. Se non consegniamo
Milosevic, non ci saranno salari, pensioni, lavoro". E' una cifra curiosa.
Quando la Jugoslavia, nel 1992, fu espulsa dal FMI, il debito estero
ammontava a 5 miliardi di dollari. Da allora più nessun prestito, ma gli
interessi sul debito hanno portato la cifra a 12 miliardi. A che cosa siano
da attribuire gli altri 26 non è dato sapere. Forse sono i danni di guerra
che Belgrado intende risarcire alla NatoŠ
Alla manifestazione del PSS circolava un volantino intitolato "Chi ci
processa?" con sopra tre citazioni significative: " La Nato è amica del
Tribunale dell'Aja. I paesi Nato lo hanno istituito e lo finanziano", Jamie
Shea, portavoce Nato, 16/5/99. "La Nato è un criminale di guerra. In Kosovo
i comandanti Nato hanno violato le leggi di guerra. Non hanno impedito gli
attacchi a tre ponti quando era evidente che vi sarebbero state vittime
civili". Amnesty International, Rapporto del giugno 2000. "Non c'è base per
aprire indagini sulla Nato, o in rapporto con qualsiasi altro incidente
provocato dai bombardamenti sulla Jugoslavia". Carla del Ponte,
procuratrice del Tribunale dell'Aja per i crimini di guerra in Jugoslavia.
Sono indimenticabili le mani di operai e operaie che ci hanno salutato e
stretto nel corso della manifestazione per la liberazione di Milosevic.
Tante storie. Un giovane:"Ho lavorato ai ponti distrutti. Ne avevamo
ricostruiti 24 in pochi mesi. Ora tutto è finito e fermo". Una donna sui
40:"Prima del 5 ottobre eravamo liberi. Ora siamo comprati e venduti". Un
giovane veterano della Krajna e della Bosnia mostra cinque profonde e vaste
cicatrici, dalle spalle alle gambe:"Neanche una lira di pensione". Davanti
ai cancelli della prigione sale su uno sgabello e parla un giovane
dirigente del PSS. Mi dicono che è stato arrestato per il solito "abuso di
potere", ma che hanno dovuto rilasciarlo dopo 30 giorni di sciopero della
fame. Ha i capelli lunghi e la faccia bianchissima. Manco a farlo apposta
assomiglia al martire nordirlandese Bobby Sands. Mi si avvicina, davanti
alla prigione, una donna fasciata in un tricolore jugoslavo. Ha una rosa in
mano. Apre la borsetta e mi mostra la foto di un  ragazzo in divisa. Ucciso
in Kosovo. "Non me l'ha ucciso Slobo. Era un uomo di pace lui. Anche
troppo. Perché non sono morta io? Ora quei ragazazi  che difendevano la
patria e sono stati massacrati dai terroristi albanesi, i nostri dirigenti
li chiamano "cani da guerra"". E' incontenibile il suo pianto sulla mia
spalla. Sempre alla prigione una compagna comunista mi abbraccia:"Sappiamo
che i comunisti italiani si battono per noi. Qui siamo tutti compagni.
Grazie di essere con noi e buona fortuna a noi e ai comunisti italiani.
Dillo quando torni a casa". Sento di arrossire fino alla punta dei capelli.
Davanti al carcere, come durante tutto il corteo e in piazza della
Repubblica, tuona l'urlo "Slobo - Slobo".
Questa è la Jugoslavia che ho visto a giugno. Questo è il destino di uno
dei popoli più coraggiosi e più provati del mondo. Questa è la cricca di
traditori e speculatori che lo sta portando alla svendita, all'umiliazione
e alla rovina. Questa era la culla di un'Europa unita, democratica,
rispettosa e amica di tutti i popoli dentro e fuori le sue frontiere.
Questo è il paese su cui la viltà e l'opportunismo hanno fatto calare un
sipario. Che non sia un sudario.