Re: Una storia da fantascienza - "Oslobodenje"



On 5 Jun 2001, at 11:53, Paola Lucchesi wrote:

> Ai tempi della Jugoslavija, ogni repubblica aveva il suo quotidiano
> centrale, [...] ovviamente tutti sorretti con
> denaro pubblico, che tendenza avessero segue logicamente, centinaia e
> centinaia di dipendenti con buone paghe e tutti i benefici... cosa 
che
> ovviamente ha molto a che vedere con il disastro economico e la
> confusione di oggi. 

Questi giornali, ed alcuni altri, hanno avuto anche una funzione 
pubblica ed educativa, e se sono i denari pubblici, significa che li 
abbiamo potuto guadagnare e contribuire alla stampa. E se sono stati 
sperperati, sono andati verso il mondo della parola scritta. 

Più che disastro economico, queste "buone paghe e i benefici" potevano 
(ma non obligatoriamente a tutti) indurre il conformismo del 
intelettuale, ed assenza del massiccio disenso. Ecco perchè anche nella 
ex-Jugoslavija, tra l'altro, non era accresciuto il dissidentismo. 
Spesso i rari dissidenti erano quelli non giunti in tempo o 
semplicemente per caso, alla posizione lavorativa idonea. Oggi, 
troviamo la situazione dove alcuni dissidenti - recente oposizione 
nella Jugoslavija, necessitano di scogliersi il precedente distacco, e 
si umiliano ai apparatchiki del ex-regime.  

>Tenete presente che le singole repubbliche che
> componevano la Jugoslavija hanno mercati "micro" (vendite di qualche
> decina di migliaia di copie sono gia' un successo eccezionale), >mercato 
> pubblicitario potete immaginare, quindi da dove diavolo dovrebbero
> saltar fuori i soldi per pagare centinaia di stipendi? Mistero.

E da dove anche saltano fuori i soldi per alcuni giornali del presente? 
Per. es. (nel presente) con tutto dovuto rispetto nei confronti dei 
alcuni giornalisti e giornali, sono _anche_ le risorse di alcuni grossi 
"benefattori". Ed in più risulta che è possibile vivere bene dal questo 
business della stampa, e del libro. Nel ultimo decennio e adesso, per. 
es. nella Jugoslavija (Sr+Cg) proliferano i giornali e vengono stampati 
libri. Dalle altre repubbliche ex-jugoslave, vengono ancora per 
ritrovare o comperare le nuove edizioni. Mi auguro che vedremo sempre 
più collaborazione nei stati di ex-Jugoslavija, nell' area di 
letteratura, linguistica.  Arriva momento per ristampare tutta la 
letteratura classica dei Balcani.
 
[...]
 
> La cosa piu' tragica pero' e che, in gran parte, manca una classe
> sindacale capace di tirar fuori le unghie. 

Manca esperienza, ma sono nella fase di costruzione, lavorano. Nelle 
circostanze quali sono. Visto che il premier serbo sottolinea che 
ognuno di due parti rappresenterà la parte propria: sindacati staranno 
dietro i operai, e il governo dietro i ns. "confindustriali". Più 
trasparente di questo, non si può. Se i sindacati jugoslavi nel Marzo 
di quest' anno non hanno reagito come hanno reagito, si avrebbe sentito 
molto meno del fabbisogno del operaio. Dopo di che, il governatori 
hanno continuato con la frase "Accordo Sociale" per mesi, sembra che 
abbiano imparato il significato, e fondi per mantenimento delle 
famiglie povere, pensionati, sono stati creati immediatamente.

> Questo non e' un problema che abbia portato la Nato, 

D'accordo, ma lo aveva portato qualcuno dal occidente, lo stesso. Senz' 
altro, in qualsiasi tipo di crisi sociale, emergono i problemi causati 
dalla mafia, mercato nero, ecc. Che cosa è meglio: tenere uno stato 
integro o semi-integro (confederazione, dove Milosevic ha rinunciato, 
sapendo molto bene che per Croazia la confederazione sarebbe stata solo 
una breve sosta verso la indipendenza)? Siccome, nel stato stabile, non 
scoppiano i problemi, vengono attenuati almeno. 

>per quanto le
> amministrazioni coloniali in Bosnia e Kosovo stanno peggiorando e non
> migliorando la situazione, e agli "investitori esteri" spesso faccia
> comodo pescare nel torbido (mica sempre pero', perfino loro ci si
> spaccano le gambe).

E se gli si spaccano, significa che erano consapevoli dei problemi che 
li aspettavano, e probabilmente hanno incorporato il fattore rischio 
del business. Anche in una Slovenia nei anni 93-94- piaceva molto ai 
investitori esteri, trovare i partner più velocemente, magari nella 
figura di qualche direttore di azienda, che talvolta si assumeva il 
compito di portare la impresa verso l'impoverimento al più presto 
possibile. Però, perdono tutti, soprattutto la parte che eternamente 
deve nascondere lo stato delle mutande. Anche i poteri del 'Occidente 
sembra che abbiano inghiottito il manico della scopa, hanno capito. E 
nel vs. paese, avete i stipendi più/o meno congelati, dal 92.
Noi abbiamo capito quasi tutti molto bene, per quanto riguarda la parte 
subconscia e mentre sono nel corso le denazificazioni dovute (da tutte 
le parti non ancora) questa esperienza, mi auguro, non la riscriveremo 
ogni 50 anni.  
 
> Un aiuto serio alla gente di la' sarebbe un trasferimento di 
>esperienze
> di organizzazione sindacale seria, un sostegno a capire i meccanismi 
>di
> quel che sta succedendo e idee su come battersi per i proprio 
>diritti.

Giusto. Per sostenere un sindacato nel ex-Jugoslavija, non servono 
tanti soldi. Il RSU dei sindacati italiani già sta facendo una bella 
cosa, nel limite possibile, donando aiuti, con i risparmi dagli operai 
italiani. E creano i legami, incorraggiano, istruiscono.    

Dk 

=========
Nel Sarajevo, anni '50... fochista Camil Kurtovic, partiggiano di una 
volta, con la moglie Shaha e due figlie di ettà scolastica, vive in un 
appartamento piccolo, e sogna uno grande e migliore. Dice al 
giornalista: - Quando vogliamo sentire su quanto stiamo bene, 
accendiamo la radio.
=========